venerdì 16 maggio 2014

I Tre Demoni Bianchi (HDRemix) - capitolo 1 - Le Tre Sorelle

CAPITOLO 1
LE TRE SORELLE

C'erano un tempo, in una terra lontana, tre sorelle: forti come demoni e belle come angeli, indossavano delle eleganti armature bianco perla. Erano tre mercenarie, le più temibili mercenarie che il continente di Gatam avesse mai conosciuto. Erano i Tre Demoni Bianchi.
Titania, la sorella maggiore, abile ed impavida guerriera. I lunghi capelli rossi e lisci che le scivolavano lungo la schiena, gli occhi rossi, pieni di rabbia, un viso dai lineamenti forti e decisi ed un corpo grande, possente, ma comunque femminile, di una bella donna, in grado di sopportare il peso di quell'imponente armatura. Un'armatura che nemmeno i più forti cavalieri del regno riuscirebbero a trasportare, adornata da simboli e ghirigori vari che ne aumentavano la bellezza e con, sulla schiena, l'immagine di un falco. Nessun graffio o scheggiatura. Questo faceva capire quanto temibile potesse essere Titania.
Leonora, la secondogenita, abile nelle arti magiche. Portava dei capelli a caschetto viola e un paio di occhiali dalle rotondi lenti che risaltavano i suoi grandi e timorosi occhi neri. Aveva un bellissimo fisico, il più bello tra le tre sorelle. Ovunque andasse, incrociava sempre gli sguardi della gente che la osservava. Sguardi pieni di desiderio per gli uomini e di invidia per le donne. La sua armatura era più aggraziata rispetto a quella di Titania, avendo anche un gonnellino per facilitare i movimenti. Sulla sua armatura, erano riportate diverse rune magiche e, sulla schiena, l'immagine di un gufo.
Kate, la più piccola delle sorelle, non era seconda a nessuno nell'utilizzo dell'arco. Aveva dei bellissimi capelli dorati, abbastanza corti ed ondulati. I suoi occhi azzurri invece erano cristallini ed innocenti, proprio come quelli di un bambino. E pieni di speranza, come ogni giovane. Aveva anche due belle e soffici guance con sfumature di rosso. Uno dei passatempi preferiti dalle sorelle era quello di strapazzarle. Non era molto alta, essendo ancora una ragazzina, però era agile e scattante. La sua armatura era la più leggera delle tre ed anche quella con meno accessori. D'altronde, per un cecchino non è necessario essere protetti in ogni punto. Sulla schiena, l'armatura riportava l'immagine di un'aquila.

Il loro nome era temuto su tutto il continente. Al solo udirlo, la gente scappava o tremava in preda al terrore. Da brave mercenarie quali erano, dovevano fare ciò che gli veniva ordinato: uccisioni, rapine, trasporto di merci preziose, spedizioni... ogni cosa a loro andava bene, purché ben pagata. Non avevano regole... eccetto una: nessun legame affettivo. Non potevano permettersi nessuna debolezza data dal sentimentalismo. Come mercenarie, il loro compito era di terminare la missione assegnatagli con successo, senza esitazione. Tuttavia, tra di loro c'era un legame indissolubile: tutte avrebbero dato la vita pur di salvare un'altra del gruppo in difficoltà. Titania in particolare, essendo la maggiore, era molto protettiva nei confronti delle sorelle.

Un giorno, le tre sorelle furono inviate ad uccidere un drago per conto del re di Garland, uno dei più grandi feudi di tutto il continente di Gatam. La missione durò diversi giorni, ma alla fine le ragazze riuscirono ad avere la meglio su quel drago. Come prova della riuscita della missione, Titania decise di riportare la testa del drago al castello di Garland.
Giunsero infine davanti alle porte di ingresso della città, sporche e puzzolenti, con una testa di drago in putrefazione e stanche per l'estenuante viaggio intrapreso.

«Bene, siamo finalmente giunte a Garland! Ora non mi resta che andare a consegnare la testa di questo drago al re e ricevere la nostra meritata ricompensa... forse chiederò anche un piccolo extra, non è stata proprio una passeggiata sconfiggere 'sto bestione» disse Titania trionfante.

«Hai ragione sorellona, per un attimo me la son vista veramente brutta... per fortuna che avevo da poco appreso quell'incantesimo temporale per rallentare i nemici, altrimenti mi avrebbe fatta a fettine!» replicò Leonora.

«In quel caso ci avrei pensato io, con una freccia dritta nell'occhio destro. Però mi domando... quand'è che hai imparato quell'incantesimo?» domandò curiosamente Kate.

«Oh, è grazie a questo libro che ho 'preso in prestito' dagli archivi segreti della biblioteca reale. Ahahah!»

«E brava la mia sorellina! Bene, mentre io vado a consegnare questa testa, tu Leonora vai a cercare una locanda, mentre tu Kate vai a comprare qualcosa da mangiare per cena. Hai ancora qualche soldo, vero?»

«Certo sorellona! Solo che non capisco come mai non ci facciamo ospitare dal re in persona... insomma, alla fine gli abbiamo fatto un grosso favore ed il minimo che potrebbe fare sarebbe ospitarci per la notte!»

«Abbiamo già affrontato questo discorso Kate... siamo delle mercenarie e non siamo viste di buon occhio. Oggi abbiamo aiutato il re di questo feudo, domani potremmo assassinarlo per ordine di qualcun altro. Dormire nelle stanze del castello sarebbe troppo pericoloso, rischieremo di venire uccise dalle guardie reali e non voglio assolutamente correre questo rischio» sentenziò Titania.

«Ho capito... beh, allora vado a comprare qualcosa per cena. Cosa preferite, carne o pesce?»

«Carne!»
«Pesce!»

«... arriverà il giorno in cui riuscirete a mettervi d'accordo su cosa mangiare?» disse sconsolata Kate.

«Oggi si mangia carne, devo recuperare le forze. Mi son portata questa testa di drago dalla grotta in cui l'abbiamo scovato, fino a qui. Avrò diritto a scegliere cosa mangiare per cena?» disse autorevolmente Titania.

«Ed io allora, che ve l'ho immobilizzato e gli ho dato il colpo di grazia con quella lastra di ghiaccio?» replicò polemicamente Leonora.

«Ma veramente l'ho ucciso io con una freccia nel cuore!» disse stizzita Kate.

«RAGAZZE! Io sono la sorella maggiore, io decido: oggi si mangia carne» tagliò corto Titania.

«Non potrai utilizzare questa scusa per sempre!» si lamentò Leonora.

«Sì invece: sono e resterò sempre la sorella maggiore, ahahahah!»

«... imparerò un incantesimo per invecchiarmi ed allora sarò io la sorella maggiore!»

«... forse è meglio muoversi, si sta facendo buio» disse Kate per chiudere la discussione.

«Hai ragione. Bene ragazze, ci vediamo nella piazza centrale tra due ore. Siate puntuali»

«Quanto vorrei che quella testa ti mordesse», bisbigliò Leonora.

«GUARDA CHE TI HO SENTITA!», urlò Titania in lontananza.

Benché fosse uno dei feudi più grandi ed importanti di tutto il continente di Gatam, Garland si presentava come un tranquillo villaggio rurale, composto da un mercato e poche attività commerciali. Dalla piazza, subito dopo l'ingresso principale, si dipanavano altre tre vie: quella a nord puntava al quartiere residenziale, dove vi erano le abitazioni degli abitanti ed il castello del re. Mentre Titania stava percorrendo quella via, gli sguardi degli abitanti si posavano sull'enorme testa di drago che la ragazza stava trascinando, macchiando la strada ciottolosa di pezzi di scaglie di drago. Quella ad ovest puntava al mercato, dove si era diretta Kate, mentre quella ad est portava al quartiere adibito al ristoro, pieno di locande e stalle. Era qui che Leonora doveva trovare un luogo dove passare la notte.

"Se non riuscissi a trovare una locanda dove passare la notte e dovessimo accontentarci di una stalla in cui dormire, è la volta buona che Titania mi staccherà la testa" pensò timorosamente Leonora.

Kate stava girando per le varie bancarelle del mercato, in cerca di carne di qualità. Purtroppo si era fatto tardi, il sole stava quasi per tramontare e la carne migliore era già stata acquistata. Ma Kate non demorse e continuò a cercare. Dopo aver girovagato un po', notò una bancarella semi nascosta in un viottolo. Sul bancone c'era carne di tutti i tipi: maiale, manzo, vitello e vari volatili. È lì che vide le più belle bistecche di cinghiale che avesse mai visto in vita sua.

«Bistecche di cinghiale! Titania sarà contentissima, è il suo piatto preferito» disse entusiasta. Poi, rivolgendosi all'anziano uomo dietro al bancone, disse: «Mi scusi, quanto vengono queste bistecche?»

«Il cinghiale è un animale abbastanza raro da queste parti piccola... sicura di avere abbastanza soldi?» chiese dubbioso il vecchio.

«Certo che sì! Per i mercenari non c'è prezzo che non si possa pagare»

L'uomo scrutò meglio la ragazza ed esclamò: «Perbacco, sei un Demone Bianco! Perdona questo povero vecchio, purtroppo la mia vista non è più quella di una volta...»

«Lei sai chi sono?»

«Solo un pazzo o un cieco non saprebbe chi siano i tre Demoni Bianchi! D'altronde, quell'armatura bianca non da luogo a dubbi... e siccome stavo facendo il madornale errore di scambiarti per una normale ragazzina, ti farò un 'piccolo' sconto: solo una moneta d'argento a bistecca! Normalmente ne costerebbero cinque, ma non posso far pagare così tanto ad una così abile assas... ehm, volevo dire, ad una così graziosa ragazza!». Il vecchio era visibilmente intimorito.

«Non so come ringraziarla! Allora ne prendo sei, la mia sorellona ha un appetito da leone»

Il vecchio cominciò a tremare. "Si starà riferendo al 'Demone Possente, Titania la Sterminatrice'... spero che la carne sia di suo gradimento... non voglio morire....", pensò tra sé e sé.

«Allora la ringrazio! Spero che a mia sorella piaccia questa carne»

Il vecchio urlò e scappò in preda al panico.

«Cosa avrò mai detto di male?» disse Kate. Un piccolo sorriso comparve sul suo viso.

Il sole era ormai completamente calato. La ragazza mise la carne nella sua borsa e si incamminò per raggiungere il luogo dell'appuntamento. Appena uscita dal vicolo però, si scontrò con qualcuno. L'urto la fece sbalzare all'indietro, facendola cadere a terra insieme alla borsa contenente le bistecche.

«Ti sei fatta male?», disse cordialmente una voce.

«Ai ai... ma vuoi guardare dove vai?! Forse non ti è chiaro chi io sia, perché altrim...», la ragazza non riuscì più a pronunciare una parola. Davanti a lei c'era un ragazzo alto, bello e distinto, benché fosse vestito solamente di stracci. Aveva dei lunghi capelli castani che gli si posavano dolcemente sulle spalle e due grandi occhi azzurri che rapirono immediatamente la ragazza. Un bel mento marcato chiudeva il quadro di quello che sembrava un viso scolpito di una statua.

«Perdonami, ero sovrappensiero e non guardavo dove andassi» disse il ragazzo.

«...eh? Come? Cosa? Chi sei tu?» Kate era ancora confusa.

Il ragazzo raccolse la borsa da terra e la porse a Kate: «Mi chiamo Marcus, piacere di conoscerti Kate!»

«Ah, p-piacer.... un momento, come fai a conoscere il mio nome?»

«Ma vuoi scherzare? Tutti in tutto il continente conoscono il leggendario trio dei Demoni Bianchi: il Demone Possente, Titania la Sterminatrice. Il Demone Avvenente, Leonora l'Ancestrale. Ed infine tu, il Demone Silente, Kate l'Eterea. Si può dire che io sia un vostro grande ammiratore, però non pensavo proprio avrei avuto la fortuna di imbattermi in una di voi, specialmente tu! Dovresti essere quella che non si fa sorprendere, ma che anzi, sorprende sempre la sua vittima e la fredda con il suo poderoso arco! Non è così?»

«S-sì che è così! Ero semplicemente sovrappensiero, tutto qui!», disse con una punta di rabbia, proseguendo con: «Grazie comunque per avermi raccolto la borsa»

«È così che fa un vero gentiluomo» il ragazzo porse gentilmente la borsa a Kate. «Ora però devo andare, mi ha fatto veramente piacere conoscerti! Spero di incontrarti ancora in futuro»

«A-anche per me... M-M-Marcus!», le guance di Kate iniziarono ad arrossire più del solito.

Il ragazzo sorrise dolcemente e se ne andò. Kate rimase immobile per qualche minuto a fissare il vuoto. Una bambina le si avvicinò e le disse: «Perché stai lì ferma immobile? Non ti senti bene? Sei tutta rossa in viso»

Una donna corse ad afferrare la bambina e la portò via da lì: «Maria, ma sei pazza? Quella è una dei Tre Demoni Bianchi! Avrebbe potuto ucciderti!»

Kate, che aveva sentito tutto, tornò in se e, chinando la testa, si avviò verso la piazza centrale.


Giunse la sera e le ragazze erano alla locanda 'Il Drago Imperiale'. Una locanda tranquilla, con pochi tavoli per mangiare al piano terra e tre camere da letto al piano superiore. Nessun bardo ad allietare la gente con le sue canzoni. Titania odiava i bardi e Leonora si assicurò che non ve ne fossero quella sera. L'insegna raffigurava un drago nero con una corona in testa ed una lancia in una zampa, con le ali spiegate ed in posizione eretta. 

«Non potevi scegliere un'altra locanda? Questo nome mi disgusta» si lamentò Titania.

«Oh no, mi dispiace tanto, io non sapevo che i draghi ti disturbassero!» disse ridacchiando Leonora.

«Non sei simpatica, sapevi BENISSIMO quanto odiassi i draghi, mi son lamentata per tutta la missione. Non l'avrei accettata se il compenso non fosse stato lauto»

«Sarà.... eheh» Leonora si divertiva a punzecchiare Titania.

«Dannata sfrontata, osi prenderti gioco di me così apertamente... sai che potrei fartela pagare?»

«Dai, quando vuoi!»

«NON OSARE SFIDARMI!» urlò Titania, battendo un colpo sul tavolo.

Il silenzio avvolse la locanda. Tutti i presenti smisero di mangiare e di bere per osservare cosa stesse succedendo. La quiete fu rotta dall'arrivo del cameriere: «Ecco a voi le vostre bistecche, cotte a puntino come ci avete ordinato... spero siano di vostro gradimento»

«Era ora, stavo morendo di fame! E voi tutti, continuate a mangiare!», tuonò la ragazza, facendo voltare immediatamente tutti i presenti che ripresero a mangiare.

«E brava Kate, questa vota hai fatto proprio un colpaccio! Era da tanto che non mangiavo delle bistecche di cinghiale. Avrei preferito del pesce spada certo, ma mi accontento» disse Leonora con l'acquolina alla bocca.

«Sai che non ho avuto scelta...» rispose sconsolata Kate. «Beh ragazze, buon appetito!»

Kate stava per avventarsi sulla bistecca, quando Titania si alzò in piedi e, con un rapido colpo, fece cadere la bistecca a terra con tutto il piatto che si frantumò in mille pezzi provocando un forte rumore. Il silenzio calò di nuovo, ma questa volta nessuno ebbe il coraggio di girarsi. Il cameriere accorse subito al tavolo delle tre ragazze e chiese timoroso: «C...c'è f-forse qualcosa che non va?»

«Queste bistecche... assaggiane una» disse Titania fissando negli occhi il cameriere. Uno sguardo quasi demoniaco fece tremare di paura il cameriere. Malgrado ciò, acconsentì senza problemi ad assaggiare un pezzo della bistecca di Leonora. Immediatamente la sua bocca si riempì di bava e collassò a terra in preda agli spasmi, finché non rimase immobile, senza più respirare. Qualche persona urlò, altre svennero, altre ancora fuggirono dal locale in preda alla paura. Al suono di quelle grida, i cuochi uscirono dalla cucina e si precipitarono da Titania, seguiti dal padrone della locanda.

«Cosa sta succedendo qui?» disse il locandiere.

«Uno dei vostri cuochi ha messo del veleno nelle nostre bistecche. E mi ero pure raccomandata di non fare scherzetti, che tanto me ne sarei accorta!» disse in modo autoritario Titania.

«Ma veramente noi non abbiamo messo nessun veleno! Figuriamoci se siamo così pazzi da sfidare il temibile trio dei Demoni Bianchi!» disse uno dei cuochi.

«Ed allora chi è stato? Sicuramente non il cameriere visto che ha assaggiato la pietanza senza batter ciglio. Se avesse saputo che fosse avvelenata, avrebbe quantomeno opposto resistenza!»

«Non può essere stata una di voi invece?»
Dalla cucina uscì un altro cuoco, completamente vestito di nero e con una mannaia in mano.

«E questo da dove esce fuori?» chiese ironicamente Leonora, continuando con: «Perché mai avremmo dovuto avvelenare la nostra stessa cena?»

«Non ne ho la più pallida idea. So solo che ho sentito delle urla e sono uscito dalla cucina con questa mannaia. Se cercavate una scusa per creare problemi, l'avete trovata»

Titania fece uno scatto verso il cuoco e gli assestò un sonoro pugno sul naso, fracassandoglielo all'istante. Il cuoco finì a terra, senza avere il tempo di reagire in alcun modo. «Io non ho bisogno di scuse per creare problemi. Se solo volessi, potrei radere al suolo questa locanda! Credi di poterci minacciare con una stupida mannaia?»

Il locandiere intervenì per mettere fine alla discussione: «Forse dovremmo tutti calmarci.... Mi dispiace in primo luogo per l'accaduto e per il comportamento del mio subordinato. Le assicuro che non accadrà più. In secondo luogo, mi permetta di offrirvi il miglior pasto e la migliore stanza che la nostra locanda dispone, il tutto gratuitamente»

«Avete capito finalmente con chi avete a che fare. Bravo locandiere, sei un uomo saggio! Forza ragazze, rimettiamoci a tavola» disse Leonora.

«NO», tuonò Titania, «Noi non resteremo qui un minuto di più. Hanno provato ad avvelenarci e ci hanno accusato di essere noi le responsabili. Decliniamo l'offerta e ce ne andiamo. A mai più rivederci»

«Ma Titania... dove mai andr...» Leonora non riuscì a finire la frase. Lo sguardo di Titania era quello di un demone pieno di rabbia. La ragazza sapeva che quando era in quello stato non era il caso di discuterci, quindi si zittì e chinò la testa. Le tre ragazze si allontanarono, mentre un forte chiacchiericcio cominciò ad innalzarsi per tutta la locanda.

«Quella è una pazza, mi ha rotto il naso!» disse il cuoco, alzandosi e raccogliendo la mannaia da terra

«Ma hai una minima idea di chi fossero quelle ragazze?» gli domandò il locandiere.

«No... ma se le ribecco, non saranno così fortunate!» disse il cuoco mentre faceva oscillare la mannaia.

«Sei così desideroso di morire? Quelle tre ragazze sono i Tre Demoni Bianchi! Possibile che tu non le abbia mai neanche sentite nominare?»

Il cuoco divenne bianco in volto e cominciò a sudare freddo. La mannaia gli cadde dalle mani, conficcandosi a terra. Non aveva mai visto di persona i Demoni Bianchi, ma ne aveva sempre sentito parlare. Storie raccapriccianti.

«Ora capisci? Mi domando chi sia il pazzo ad aver provato ad avvelenarle.... mai e dico mai mettersi contro i tre Demoni Bianchi» disse il locandiere scuotendo la testa.


Le tre ragazze si allontanarono dalle mura della città, cacciarono qualche cervo e si accamparono intorno ad un fuoco, mangiando le loro prede. Titania aveva sbollito la rabbia, la caccia l'aveva sfogata per bene.

«Titania, perché non sei voluta rimanere? Avremmo avuto un pasto da re ed una lussuosa camera, piuttosto che dormire per terra e mangiare carne di cervo!» si lamentò Leonora

«Non ti piace il cervo?» disse sarcasticamente Titania

«Non è questo il punto! Il punto è che...»

«Il punto è che non potevamo rimanere lì» tagliò corto Titania.

Calò un imbarazzante silenzio. La sorella maggiore proseguì: «Avevamo attirato troppo l'attenzione, la gente avrebbe saputo che avremmo pernottato lì e quindi avremmo potuto correre parecchi rischi. Già questa storia dell'avvelenamento non mi piace proprio. Kate, domani dovrai portarmi nel luogo dove hai acquistato quella carne»

«Stai sospettando del venditore?»

«Sì, sospetto che lui ti abbia riconosciuta e che quindi abbia provato a fregarti, mettendo del veleno nella carne»

Kate rispose contrariata: «Sai benissimo che non è così, che me ne sarei accorta. Non sono così stupida, so riconoscere se c'è del veleno su della carne cruda! Alla locanda c'erano troppe spezie e non ho potuto accorgermene... per fortuna che ci hai pensato tu. Ad ogni modo, escludo nella maniera più assoluta che possa essere stato il vecchio che me l'ha venduta: inizialmente non si era accorto chi fossi, quando però mi ha guardata meglio e se n'è accorto, il suo atteggiamento è cambiato; provava paura, leggevo il terrore nei suoi occhi. Mi ha perfino scontato il prezzo della carne, un ottimo scontro aggiungerei! E comunque sono stata attenta, non ha fatto movimenti strani e sono sicura di aver controllato la carne quando me l'ha data»

«Ed allora tutto questo rimane un bel mistero.... oh beh, avremmo tempo domani mattina per approfondire l'argomento. Sarà meglio andare a dormire ora»

«È stata una giornata davvero snervante, sono esausta.... Beh buonanotte ragazze» disse sbadigliando Leonora

«Buonanotte» rispose freddamente Titania.

Con un veloce colpo di mano, il Demone Possente generò uno spostamento d'aria talmente forte che spense il fuoco. Non c'era luna quella sera, così l'oscurità le avvolse all'improvviso.

«Buonanotte....». Kate era irrequieta. Non faceva altro che pensare a quel ragazzo.

"Marcus.... possibile che sia stato lui? Ma no, che vado a pensare... è solo un sempliciotto. Un bel sempliciotto... ma cosa sto pensando?! Forse è il caso che vada a dormire....", dopo questo pensiero, la ragazza chiuse gli occhi e si addormentò.

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