martedì 11 settembre 2018

Eroe

"Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta."

Le parole di mio padre rimbombavano nella mia testa in continuazione. Perché proprio in quel momento? Perché proprio mentre affrontavo il temibile Lord Vladkenstein?

«È finita Sir Titan! Getta quello spadone ed arrenditi. Non avrai mai la principessa Luna.»

«MAI! È mio compito che la principessa sia al sicuro da esseri pericolosi come te! Sono il suo personale cavaliere e non lascerò che le tue sporche mani la sfiorino!»

«Allora lascerò che ci pensino i miei tentacoli a sfiorarla, BWAHWAHWAHWAH»

Non stava scherzando. Dalla schiena fuoriuscirono 7 tentacoli viola, in tinta con il suo orrido pelo irto. Alla sommità di ogni tentacolo vi era una specie di corno, come una grossa unghia appuntita. Il viso di Lord Vladkenstein era scoppiato in una smorfia di godimento, con i suoi occhi gialli che quasi fuoriuscivano dalle orbite. I tentacoli cominciarono a battere sull'enorme porta di legno che si trovava alle sue spalle. Era la stanza della principessa, dovevo fare qualcosa! Afferrai il mio spadone e mi gettai in un assalto con tutte le mie forze.

«Scherzi vero? Vuoi davvero affrontarmi? Ti mancano le forze, è solamente un attacco suicida!»

«Pensa agli affaracci tuoi! UUURRRRYYYYAAAAHHHHH»

Diedi il colpo che finì dritto sul collo del mostro, producendo un sonoro fragore metallico. Il mostro rimase tuttavia impassibile.

«Tsk tsk tsk, non lo sapevi? Quasi tutto il mio corpo è di puro acciaio! Non riuscirai di certo a scalfirlo con quell'arma da quattro soldi»

Il mostro mi sferrò un calcio, facendomi volare all'indietro di qualche metro. Caddi di schiena e la mia arma finì a pochi centimetri da me. Dietro di me vi era un fossato con la lava bollente pronta ad inghiottirmi per sempre. Il ponte di legno che segnava l'ingresso a quell'ala del castello era la mia unica salvezza.... anche se voleva dire abbandonare Luna... NO! Non l'abbandonerò mai!


"Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta."


Ancora quelle parole... perché proprio ora?

«Principessa avanti, aprimi. Sono il tuo bel principe azzurro, venuto a salvarti, BWAHWAHWAHWAH»

Quel mostro continuava a battere sulla porta che oramai stava cedendo. La principessa stava urlando dalla paura mentre io a stento riuscivo ancora a tenermi in piedi.

«Oh ma che bravo, riesci ancora a tenerti in piedi! Non dev'essere facile con quell'armatura di ferro, non è vero? Stupido umano, voglio darti un'ultima possibilità. Girati, percorri il ponte e vattene per sempre. Almeno così vivrai.»

Il mostro aveva ragione... non ero abbastanza forte, né abbastanza veloce per poterlo fronteggiare.

Chiusi gli occhi e l'oblio mi avvolse...

Iniziai a ricordare...

Ricordi indelebili di quando eravamo più piccoli...



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«Hey Titan, aspettami, non correre così, non riesco a starti dietro!»

«Sei troppo lenta Luna, così non mi prenderai mai, ahahah!»

Avevamo 7 anni. Lei era l'unica figlia del re e della regina del regno di Roimian. Io l'unico figlio del primo cavaliere al servizio del re. Ricordo i faticosi allenamenti che facevo per poter un giorno diventare come mio padre. Ma ricordo anche i momenti di svago insieme alla principessa Luna. Eravamo adorabili! Giocavamo, ridevamo, chiacchieravamo. Lei mi insegnava le cose sul suo regno mentre io le davo qualche lezione di combattimento. Lei aveva un carattere forte, sicuramente più forte del mio, mentre io ero mite e calmo. Ricordo anche che fu lei a difendermi dall'attacco di un bullo, il figlio del cuoco di corte.

«Ecco dov'eri Titan!»

Mio padre, il primo cavaliere, era il combattente più forte di tutto il regno. Era imbattibile!

«Padre! Stavo vedendo chi tra me e Luna fosse il più veloce. Non c'è storia, la batto su tutti i fronti, ahah»

Ricordo anche il ceffone che ricevetti.

«Non bisogna mai deridere chi si impegna con tutte le proprie forze per raggiungere un traguardo»

Ricordo che piansi tantissimo e che Luna mi consolò. Ma capii la lezione. Mio padre era un uomo estremamente saggio, forse addirittura più saggio del re.



Passarono gli anni, io e Luna eravamo sempre più uniti. D'altronde io ero il suo cavaliere personale. Successe quando avevamo 14 anni...
Eravamo nella sala grande a banchettare per il compleanno di Luna. Era proprio quello il giorno in cui avrebbe compiuto 14 anni. Mentre le ballerine ci deliziavano con un magnifico e pittoresco ballo, ecco che il grande portone della sala si spalancò.... la musica si fermò di colpo, così come tutti gli invitati, volti con lo sguardo verso quella strana creatura che si era presentata.

«Vorrei gentilmente la principessa», disse con tono calmo quella specie di mostro.

Il re ordinò alle sue guardie di attaccare, ma la creatura le sconfisse con estrema facilità.

«Vorrei gentilmente la principessa», disse nuovamente, questa volta con tono più rabbioso.

Il re gli mandò contro altre guardie, ma il risultato non cambiò.

«DATEMI LA PRINCIPESSA!», urlò furibondo.

Mio padre ed io ci precipitammo in mezzo alla sala, mentre tutti gli invitati si rifugiarono ai lati della stessa.

«Perché vuoi la principessa mostro?» disse mio padre senza battere ciglio.

«Non è affar vostro messere. Vogliate gentilmente spostarvi così che possa prendere ciò che è mio di diritto»

Non capimmo cosa volesse dire e mio padre partì all'attacco, ferendo il mostro ad un braccio. Tuttavia quest'ultimo non reagì minimamente, si limitò ad osservare la ferita.

«Perché mi attacchi uomo?» disse il mostro continuando a guardare la ferita ed il sangue viola che sgorgava da essa.

«Perché vuoi fare del male alla principessa e non te lo permetterò!»

«Quando ho detto di volerle fare del male?»

Tutti nella sala rimasero di sasso. Vidi per la prima volta mio padre in difficoltà, non sapendo come rispondere. Il mostro cominciò a muoversi ma mio padre gli puntò la spada alla gola.

«Perché vuoi fermarmi? Quella ragazza mi appartiene di diritto»

«Non ti credo, mostro! Come può una così nobile e pura fanciulla appartenere ad un mostro come te?»

«Perché è per merito mio che è nata. La regina non poteva avere figli ed il re era disperato che non potesse dare un erede al regno. Così venne da me in cerca di aiuto. Gli diedi una pozione da far bere alla regina e così, 9 mesi dopo, nacque una bambina. Ma avevamo un accordo: io gli davo la pozione e lui in cambio mi avrebbe dato la bambina non appena avesse raggiunto 14 anni. Ed ora sono qui, ad onorare quel patto»

Sembrava folle, ma il re stava sudando freddo con un'espressione di terrore e vergogna sulla sua faccia, ben visibile da tutti i presenti. La regina scoppiò a piangere, mentre Luna era ancora incredula. Mio padre allora fece una cosa che mai pensai che avrebbe potuto fare: fece cadere la spada e si inginocchiò davanti al mostro, supplicando: «Ti prego, risparmia la principessa e prendi me al suo posto!»

Il mostro ci pensò per qualche secondo ed infine accettò. Quando stavo per intromettermi, mio padre mi fermò abbracciandomi e mi sussurrò all'orecchio

«Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta.»

Mi disse anche che un giorno avrei capito e se ne andò insieme al mostro. Da allora non rividi più mio padre.




Passarono altri anni, ora sia io che la principessa avevamo 21 anni. E fu allora che fu rapita sempre dallo stesso mostro. Combattei ma venni sconfitto, però il mostro mi risparmiò. Decisi allora di seguirlo fino alla sua 'tana', da solo. Non erano necessari altri sacrifici umani!


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Riaprii gli occhi ed analizzai meglio la situazione. Quello che aveva detto il mostro è vero: con l'armatura sono più lento! Mi tolsi l'armatura e ripresi in mano la mia arma.

«Oh bene, ti sei tolto quella zavorra! Ora sarai più veloce... ma anche più debole ai colpi!»

Uno dei suoi tentacoli cercò di colpirmi, ma lo schivai grazie alla mia nuova agilità. Presi l'arma e con un fendente ben assestato riuscii a tagliare quel tentacolo.

«Quindi non sei imbattibile su tutto il corpo!». Avrei dovuto arrivarci da solo, quei tentacoli devono per forza essere meno resistenti visto quanto sono flessibili e sottili. Con uno scatto, arrivai dietro al mostro e tranciai tutti i rimanenti tentacoli. Il mostro sembrava sorridere...

«Allora non sei proprio da scartare! Hai fegato ragazzo.... Ed ora, che intenzione avresti?»

«Quella di farti fuori per aver rapito la principessa!». Con una forte spallata riuscii a spingere il mostro fino al bordo del precipizio, facendomi un gran male a causa della durezza della sua pelle. Infine, afferrai la mia spada con entrambe le mani e, con tutte le mie forze, diedi un sonoro fendente con il quale riuscii a tagliare il polso del mostro, facendolo sbilanciare.

«Sei diventato molto più forte di quanto mi aspettassi. Ma ricorda... Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta. Sarai all'altezza del compito?» furono le ultime parole del mostro prima di precipitare nel mare di lava. Le stesse parole che mio padre mi ripeteva sempre... cosa significa tutto ciò?
Non ebbi il tempo di fermarmi a pensare. Corsi subito verso la stanza dove era tenuta prigioniera Luna. Entrai e la vidi rannicchiata in un angolo, tremante di paura. Aveva un elegantissimo vestito azzurro, degno di una principessa. Risaltava il colore dei suoi occhi e dei suoi bellissimi capelli biondi. Quando mi vide, corse verso di me e mi abbracciò. Io feci altrettanto, ma mentre l'abbracciavo il mio sguardo cadde su di uno specchio li vicino. Uno specchio a grandezza uomo. Ed è in quello specchio che vidi l'immagine di una principessa... e di un uomo qualunque. Senza la mia armatura, ero un poveraccio. Non ero ancora degno del titolo di primo cavaliere, il re non sa nemmeno che sono venuto qui a recuperare sua figlia e a quest'ora avrà incaricato qualche principe di un regno limitrofo di venirla a salvare, dandola in sposa come ricompensa. Abbracciandola potevo sentire il suo profumo, un buonissimo odore di rose. Niente a che vedere con la mia puzza di zolfo e sangue. Quando ci staccammo dall'abbraccio, notai che le ebbi sporcato il vestito. Me ne vergognai. Lei era tutta carina nei modi, educata, istruita. Io invece ero ignorante e maldestro.

«Sapevo che saresti venuto a salvarmi! Certo mi sarei aspettata un qualche noto e bel principe, ma mi accontento» disse ridendo. Sapevo che scherzasse, ma cominciai a pensare. Cominciai a pensare alle nostre diversità. Al fatto che lei fosse una principessa ed io un uomo qualunque. Che lei avesse avuto un'educazione diversa dalla mia. Che i nostri caratteri siano sempre stati diversi, anche ora che siamo cresciuti.

Lei mi prese la mano e, cominciando ad arrossire, disse: «Penso che quando arriveremo a palazzo dovrò dirti una cosa molto importante». Mentre me lo diceva non riusciva a guardarmi in faccia e teneva lo sguardo fisso sul terreno, arrossendo sempre di più. E lì io capii. Capii cosa stesse succedendo. Uno sbaglio. Un tremendo sbaglio.

Non dissi nulla. Allontanai la sua mano, mi girai e mi avviai verso il ponte di legno. Lei mi seguì senza dire una parola, ma con un'espressione sorpresa e delusa.

Arrivati al ponte di legno, mi fermai prima di attraversarlo. Mi girai e la guardai fissa negli occhi. Lei era bellissima e così diversa da me. Eravamo così diversi...
Cominciò a venire verso di me senza capire cosa stesse succedendo, io però glielo impedii, puntandole la lama della mia spada contro. Ora sul suo sguardo notai paura. Feci un passo all'indietro e mi ritrovai all'inizio del ponte di legno. Con un fendente tagliai una parte delle corde che legava il ponte al pavimento di pietra e cominciò ad oscillare pericolosamente.

«Fermo! Cosa stai facendo, sei forse impazzito?!»

«Non possiamo stare insieme» dissi freddamente.

«Ma che... che stai dicendo? Cosa ti salta in mente?». Ora era rossa in volto, ma dalla rabbia.

«Dovrai rimanere qui finché un principe non verrà a salvarti. Solo così potrai... anzi, potremmo essere entrambi felici»

«Fermati Titan, ti prego! Io ti amo, non puoi dire una cosa simile!»

«Ma io no Luna. Le nostre strade si dividono qui. Ti auguro tanta felicità».

Tagliai le restanti corde e mi aggrappai al ponte che oscillò come un pendolo fino a sbattere al muro opposto. Mentre oscillavo, notai il volto rigato dalle lacrime di Luna. Sentivo le sue parole di odio contro di me. Sentivo il suo odio dentro di me. E faceva male. Faceva malissimo.

"Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta."

Sapevo di aver fatto la cosa giusta...


Una volta rientrato a palazzo, presi la mia roba senza essere visto e me ne andai. Cominciai a vagare tra le contee del regno, in cerca di qualche occupazione. Seppi poi che Luna fu salvata da un noto principe di un regno non molto distante dal nostro e che andò a vivere da lui. Fui contento di sapere che stesse bene.

Ma da quel momento, ogni volta che visitavo una città, ricevevo solo una marea di insulti.

«Sei quello che ha lasciato la principessa Luna da sola in quel castello!»
«Sei un vigliacco e traditore!»
«Dov'è finito il tuo orgoglio di cavaliere? La principessa poteva morire!»
«Di la verità, te la sei fatta sotto non è vero?»

E tanti altri insulti e minacce. La gente non voleva nemmeno avvicinarsi a me a meno che non offrissi loro dell'oro. Perché tutto questo? Solo per aver pensato al nostro bene? Solo per aver pensato al meglio per entrambi? Perché devo ricevere tutta questa cattiveria?

Soprattutto: possibile che sia stata proprio lei a mettermi in cattiva luce!? Anche dopo tutto il tempo passato insieme? Anche dopo essere cresciuti insieme, tra gioie e dolori?

Mentre mi scervellavo per venirne a capo, ricordai un'altra tipica frase che era solito dire mio padre

"Sei libero di scegliere, ma non sarai mai libero dalle conseguenze della tua scelta"

Ho fatto una scelta a fin di bene... ed ora devo pagarne le conseguenze.

mercoledì 29 agosto 2018

Androide - Ver. 1.05.37

«Mancano 15 giorni dalla presentazione ufficiale dell'androide, non possiamo permetterci di sbagliare! Forza, avviamolo e facciamo un altro test». Sakurai era preoccupato. Si chiedeva se sarebbe andato tutto bene alla presentazione.

"Non si è mai sicuri al 100% quando si tratta di sistemi informatici. Non siamo onniscienti, può capitare che ci sfugga qualcosa, che si presenti un bug quando meno ce lo aspettiamo... Ma questa volta non deve capitare! Ne va della mia reputazione e di quella della NanoLife"

*Caricamento del sistema...*
*Inizializzazione interfaccia neurale...*
*Collegamento a server NanoLife...*
*Modalità debug attiva...*

...
....
.....

*Inizializzazione riuscita*

«Salve. Io sono l'androide numero 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Cosa posso fare per voi?»

«Che ne dite di renderla più informale? Ha un nome no? E allora facciamola presentare con quel nome!» disse Sakurai spazientito, rivolgendosi ai suoi collaboratori.

«Almeno ora non mi risponde se non sto parlando direttamente con lei, è già qualcosa. Veniamo a noi... Tracy, quanti anni hai?»

«La mia età è stata programmata essere di 25 anni»

«Ma tu sei un androide, non hai età o sbaglio?»

«Non si sbaglia signore, sono un androide, una macchina costruita dagli esseri umani e quindi non posso avere un'età»

«Uhm... ha risposto correttamente, ma dovremmo farla più 'umana'. Non può dire 'sono programmata per avere 25 anni'» disse Sakurai rivolto ai collaboratori.

«Dimmi Tracy, cos'è l'amore?»

L'androide stette in silenzio per diversi secondi e poi disse: «Secondo il mio database e le ricerche effettuate, l'amore è un sentimento esclusivamente umano. Esistono però altre tipologie di amore condivise anche da molti altri animali, come l'amore per il proprio figlio o figlia o l'amore per un oggetto particolare. Quando si prova amore per qualcuno o qualcosa, si tende ad annullarsi per esso, cercando di passare quanto più tempo possibile con esso e, nel caso si tratti di un altro essere vivente, di renderlo felice. L'amore può essere una delle cose più belle da provare, come una di quelle più devastanti, riuscendo a cambiare repentinamente l'umore di un essere umano»

«Mmmm non ci siamo ancora. Deve essere più umana. Deve effettuare ricerche oltre che sui siti internet, anche sui forum, leggere opinioni, dare delle valenze positive o negative a quelle opinioni e riportarle simulando un giudizio 'umano'. Inoltre dovremmo cercare di rendere la ricerca leggermente più veloce, ma mi rendo conto che ad alcune domande dovrà effettuare ricerche incrociate per un carico di lavoro non indifferente»

L'androide stava sorridendo. Aveva un aspetto gentile e cordiale. Dei capelli neri e corti a caschetto e degli occhi verdi brillanti. Il colore degli occhi e dei capelli, come quello della pelle poteva tuttavia essere modificato via codice. Anche la pelle poteva essere modificata aggiungendo nei, lentiggini, voglie e quant'altro. Il corpo era un normale corpo di donna con tanto di imperfezioni, in quanto un corpo perfetto non sarebbe stato gradito e avrebbe soltanto intimidito le persone.

«Idea! Perché non chiederlo direttamente a lei? Tracy, come possiamo fare per migliorare le tue prestazioni di risposta?»

«È semplice: quando qualcuno fa una domanda, c'è un'alta probabilità che continuerà a fare domande relative a quell'argomento, quindi si possono salvare dei risultati nella memoria cache in modo da recuperarli istantaneamente all'occorrenza. Inoltre si potrebbe inizialmente fare una ricerca veloce per avere delle informazioni di base e, mentre sto esponendo i risultati, continuare ad ampliare la ricerca in background, in modo da avere ulteriori informazioni da fornire all'interlocutore»

«... allora sei veramente utile, non ci avevo pensato!» disse Sakurai entusiasta, sia per aver trovato una soluzione sia, soprattutto, perché quella soluzione gli era stata fornita dal suo stesso software.

«Grazie, faccio solo il mio lavoro!» rispose cortesemente Tracy.

Sakurai diede immediatamente delle direttive ai suoi collaboratori perché comincino ad implementare questa nuova funzione nel software. Ma non era ancora soddisfatto, voleva sondare ancora di più il terreno.

«Tracy dimmi, ce l'hai il fidanzato?»

«Non mi è possibile intraprendere relazioni sentimentali con un essere umano, quindi no»

«E perché no?»

«Perché sono un androide»

«E cosa c'entra? Non è possibile per un essere umano innamorarsi di un oggetto? L'hai detto tu prima, ricordi?»

Tracy stette in silenzio per qualche secondo, forse in cerca di una risposta nella sua cronologia, ed infine rispose: «Mi dispiace, ma non sono in grado di rispondere al tuo quesito. Puoi chiedermi altro?»

«Ottimo, siete riusciti a gestire l'errore. Ma dobbiamo impegnarci di più. Voglio che l'androide riesca a rispondere a queste domande. Voglio che risponda con qualcosa tipo 'non è una cosa etica' o 'non sono stata programmata per queste cose'. Dobbiamo imparare ad anticipare e gestire ogni richiesta possibile... e penso di sapere come fare!», gli occhi di Sakurai si illuminarono.

«Tracy, sapresti dirmi quali sono gli argomenti più probabili che potrebbero capitarti nelle domande che riceverai?»

L'androide stette in silenzio per ben 30 secondi, poi cominciò a parlare: «Mi scuso per l'attesa, dovevo elaborare una grande quantità di dati. Ho suddiviso le domande in base alle categorie.

Bambini compresi tra i 2 e i 10 anni: giocattoli, videogiochi, tecnologia, sport.
Bambine comprese tra 2 e 10 anni: giocattoli, tecnologia, moda, trucchi.
Ragazzi compresi tra gli 11 e i 17 anni: ragazze, sesso, moda, tecnologia, motori, fumo, droghe.
Ragazze comprese tra gli 11 e i 17 anni: ragazzi, moda, trucchi, tecnologia, fumo, sesso, mestruazioni, dolori, senso di inadeguatezza, fisico, amore, tumblr.
Ragazzi compresi tra i 18 e i 29 anni: amore, sesso, fumo, discoteche, lavoro, indipendenza, famiglia, casa, viaggi, università.
Ragazze comprese tra i 18 e i 29 anni: amore, lavoro, sesso, compagno, casa, indipendenza, divertimento, relazione, università, cucina.
Uomini compresi tra i 30 e i 50 anni: lavoro, famiglia, amici, parenti, viaggi, matrimonio, divorzio, tradimento.
Donne comprese tra i 30 e i 50 anni: lavoro, famiglia, amici, viaggi, matrimonio, figli, avvocati, divorzio, tradimento.
Uomini compresi tra i 51 e i 99 anni: medico, salute, benessere, riposo, pensione, circolo di bocce, giochi di carte.
Donne comprese tra i 51 e i 99 anni: cucinare, pietanze, medico, salute, benessere, riposo, nonni, nipoti.
Questi sono i risultati trovati secondo le ricerche effettuate»

«Bene, preparate una serie di possibili domande relative a questi argomenti, dobbiamo giocare d'anticipo ed arrivare preparati!». Lo staff di Sakurai cominciò a fare ricerche e a compilare file.

«Grazie Tracy, mi sei stata di grande aiuto! Ora puoi anche disattivarti»

«È il mio lavoro. Disattivazione in corso...»

*Dati inviati al server di cloud*
*Androide disattivato*

«Bene, sono felice di vedere che avete tolto quel sistema di disconnessione. Avrei gradito di più se avreste chiesto la parola magica... ma forse è una citazione troppo vecchia per voi. Direi di rimetterci al lavoro con le informazioni che abbiamo acquisito oggi. Il primo dicembre è vicino, forza forza forza!»


lunedì 27 agosto 2018

Androide - Ver. 1.03.99

Due uomini in giacca e cravatta stavano percorrendo un lungo corridoio bianco. Alle pareti non vi era appeso niente: nessun quadro, nessun manifesto. Erano giusto presenti numerose telecamere di sorveglianza ed ogni tanto la scritta "NanoLife: the future is Nano". Alla fine del corridoio erano presenti due guardie armate di mitragliatore pesante che facevano la guardia ad un portone blindato. Sulla sommità del portone vi era una telecamera equipaggiata con un piccolo raggio laser. I due uomini erano sorpresi di tutte quelle misure di sicurezza.

«Caspita, non badano proprio a spese qui alla NanoLife», disse uno dei due.

«Stiamo parlando di una multinazionale che costruisce androidi, mi sembra il minimo come livello di sicurezza», rispose l'altro.

Le due guardie rimasero impassibili. I due uomini non sapevano se fosse il caso di chiedere alle guardie o di rimanere in silenzio, aspettando che qualcuno li ricevesse. Una luce blu sulla sommità della telecamera si accese e cominciò a lampeggiare. La telecamera stessa si staccò dal muro, librandosi in aria e finendo davanti alle facce dei due uomini rimasti increduli. Uno scanner facciale scansionò le facce dei due uomini e, una volta finito, una voce robotica disse:

*IDENTITÀ CONFERMATA. I SIGNORI DAVID BLAME E ALAN CAGE POSSONO ACCOMODARSI*

Dopo quelle parole, la telecamera tornò alla sua postazione ed il cancello cominciò ad aprirsi.

«Una telecamera drone... geniale!», disse entusiasta David.

«Voglio ben sperare che quel miliardo e mezzo di dollari spesi sia valso qualcosa», borbottò Alan.

I due uomini oltrepassarono il portone che, una volta fatti entrare, si richiuse senza esitazione dietro di loro. Erano ora all'interno di una stanza perfettamente circolare, bianca, piena di luci e di apparecchiature elettroniche. C'erano anche due grandi server ai lati della stanza ed una mezza dozzina di uomini con camice bianco intenti a trafficare. Al centro vi era un tavolo con delle sedie, tre per la precisione: due in un lato del tavolo ed una nel lato opposto occupata da una giovane e bella ragazza. Accanto a lei vi era uno degli uomini con il camice bianco. Aveva un tablet tra le mani, forse utilizzato per prendere appunti o dare istruzioni.

«Guarda Alan! C'è una ragazza al centro della stanza... e... e...»

«Sì David... la vedo anche io...»

I due erano visibilmente colpiti, tanto da non riuscire a proferire parola. Ma non per la sua bellezza... quanto perché numerosi cavi e fili le uscivano dalla schiena! Altrettanti fili erano collegati ai suoi arti ed alla testa. L'uomo col camice fece cenno ai due di avvicinarsi e di prendere posto sulle due sedie.

«Buonasera signori e benvenuti nel centro di ricerca di Akihabara della NanoLife! Io sono il Dr. Sakurai, capo del progetto ANSWERS. Ma prego, accomodatevi pure»

Dopo le dovute presentazioni, Sakurai chiese cordialmente: «I signori gradiscono qualcosa da bere?»

David, preso dall'entusiasmo, disse a voce alta: «Vuole dire che ce li farà portare dall'androide?!»

Nella stanza cadde il silenzio. Alan e Sakurai si diedero un'occhiata di sconforto e quest'ultimo disse con molta calma: «Non è stato progettato per portare bevande o cibarie. Le vostre richieste sono state di assistenza al pubblico in una postazione fissa. L'androide non è quindi in grado di muoversi»

«Lo scusi Sakurai, a volte David non sa quello che dice e, in preda all'eccitazione, se ne esce con cose senza senso», Alan lanciò un'occhiataccia a David che divenne rosso dalla vergogna.

«Non importa, posso capire l'eccitazione per questo nuovo androide, ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra... Allora, siete pronti al primo collaudo ufficiale?»

I due uomini annuirono con la testa senza distogliere gli occhi dall'androide.

«Bene. Diamo il via alle danze!». Sakurai fece un cenno ai suoi collaboratori di azionare l'androide. Tutti smisero di fare quello che stavano facendo ed andarono ognuno alle proprie postazioni. C'era chi armeggiava con PC, chi con svariati cavi, chi invece prendeva e controllava appunti, dando direttive. Uno degli uomini col camice abbassò una grossa leva su di un generatore mentre un altro lanciò un comando su di un PC.

*Caricamento del sistema...*
*Inizializzazione interfaccia neurale...*
*Collegamento a server NanoLife...*
*Modalità debug attiva...*

...
....
.....

*Inizializzazione riuscita*

«Salve. Io sono l'androide numero 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Cosa posso fare per lei?»

David e Alan rimasero stupefatti. Perfino Alan che non si scompone mai, ebbe sul viso un'espressione di gioia mista ad eccitazione. Sakurai invece lanciò un'occhiataccia ai suoi collaboratori. Uno di loro che aveva la cartellina per prendere appunti si avvicinò a Sakurai che gli sussurrò a bassa voce:

«Cosa posso fare per LEI? L'androide non si accorge se sta parlando con un gruppo di persone, utilizzando quindi il plurale?»

«Mi s-scusi signore, inserirò questa problematica nei bug da correggere con la prossima release» rispose il collaboratore visibilmente imbarazzato.

Sakurai tornò ad interessarsi dell'androide alle prese con i due signori.

«Wow... posso chiederle qualsiasi cosa?» disse Daniel rivolto a Sakurai.

«Certo. Lei può chiedermi qualsiasi cosa. Sono programmata per rispondere a qualsiasi quesito che mi viene posto», rispose prontamente l'androide.

Sakurai lanciò un'altra occhiataccia ai suoi collaboratori.

"Ma cosa hanno fatto questi idioti in tutto questo tempo? Lui stava parlando e guardando me, l'androide non avrebbe dovuto rispondere quando non interpellato!", pensò tra sé e sé. "Faccio prima a fare da solo che ad affidarmi a questi incompetenti". Cominciò quindi a prendere appunti sul suo tablet personale.

«Allora inizio io! Dimmi il senso della vita!» disse spavaldo David. Alan si mise una mano in faccia sconsolato, mentre l'androide rimase impassibile.

«Beh, si è per caso rotta?», chiese in tono sarcastico Alan.

Sakurai prese in mano la situazione: «No, non si è rotta. Semplicemente non può rispondere alle domande di cui non sa la risposta oppure a quelle domande che implicano un ragionamento umano basato sulle preferenze. Ricordiamoci che questo androide ha una coscienza virtuale che non prevede il ragionamento ed i sentimenti, cosa prerogativa degli esseri umani. State a vedere: dimmi SVTrAcY001, cosa preferisci... la pizza o il gelato?». L'androide girò la testa verso Sakurai ma continuò a starsene zitta. «Evidentemente chi di dovere non ha implementato un messaggio d'errore nel caso l'androide non sia in grado di rispondere alla domanda. Questa frecciata fece allontanare un collaboratore che si era allontanato dalla sua postazione per assistere al collaudo.

«Va bene, allora presentati», disse Alan in tono di sfida.

L'androide girò nuovamente la testa, questa volta verso di Alan e disse: «Io sono l'androide numero 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Il mio compito è quello di soddisfare ogni sua richiesta finché non sarà soddisfatto del trattamento»

«SVTra.. non è un nome troppo lungo?» chiese David. «Possiamo rinominarti in qualche altro modo?»

«Sì, è possibile. Inserire vocalmente il nuovo nome da utilizzare»

«È possibile fare una cosa del genere?» chiese Alan incuriosito.

«Sì, ma solo perché abbiamo avviato l'androide in modalità debug» rispose Sakurai.

«Il mio nuovo nome è: Èpossibilefareunacosadelgenere?Sìmasoloperchéabbiamoavviatol'androideinmodalitàdebug. Confermare la scelta?»

Tutti e tre alzarono gli occhi al cielo.

«No» disse seccato Sakurai mentre prendeva altri appunti sul suo tablet.

«Scelta annullata. Inserire una nuova scelta o pronunciare la parola 'annulla' per annullare il comando»

I due ci pensarono un attimo, poi David esclamò: «TRACY!»

«Il mio nuovo nome sarà: TRACY. Confermare la scelta?»

«E da dove l'hai tirato fuori questo nome» domandò Alan.

«Quando l'androide si è presentata ha detto il suo modello, troppo complicato da ricordare... però mi è sembrato che tra quelle lettere abbia pronunciato il nome 'Tracy'»

«E Tracy sia»

«Confermare il nome TRACY?» domando nuovamente l'androide.

«Sì» rispose David.

«Scelta confermata. Da oggi in poi il mio nome sarà Tracy. Cosa posso fare per lei?»

«Da dove vieni Tracy?» domandò Alan.

«Sono un androide progettato e costruito dalla NanoLife per la PowerTech, azienda leader che si occupa di diversi settori, dal turismo fino al commercio di generi alimentali»

«Perché hai l'aspetto di una donna?» chiese David.

«Il mio aspetto è quello di una donna di 25 anni, bella e giovane, per rassicurare tutte le possibili persone con cui dovrò interfacciarmi. Da una ricerca di mercato è emerso che le giovani donne sono quelle con la più alta percentuale di compatibilità con i vari individui, con un valore del 78%. Gli uomini hanno un valore del 14%, i bambini e gli anziani rispettivamente del 6% e 2%. Non erano quindi adatti ad un lavoro di interazione con il pubblico»

«Però, ci sa fare la ragazza» disse stupito Alan.

«Grazie, spero che il mio lavoro venga sempre apprezzato»

«Riconosce anche i modi di dire?» chiese Alan ancora più di stucco.

«Certamente. Ci sono molti algoritmi nel sistema dell'androide atti a riconoscere il tono di voce e le varie forme verbali» rispose prontamente Sakurai.

"Affascinante", pensò Alan.

«Hey Tracy, mi racconteresti una barzelletta?», domandò divertito David.

«Che tipo di genere preferisce?»

«Uhm... non saprei... fai tu»

«Selezionato: genere casuale. Elaborazione.... Un signore entra in un caffè... SPLASH»

«Ma questa è vecchissima... e non fa ridere»

«Il signore era una persona di colore nero. Perché questa era una barzelletta di genere BLACK HUMOR. Ah ah ah»

«Però... non male, mi è piaciuta!»

«Piantala David, fai la persona matura per una volta!» sbraitò Alan. «Allora Tracy, dimmi un po' le tue specifiche tecniche»

«Sono un androide di ultima generazione, progettato e realizzato per il problem solving di uso comune. Posso parlare 151 lingue diverse, inviare e-mail, riprodurre video grazie al proiettore olografico che ho installato sul petto, riprodurre musica, ricevere telefonate multiple»

«Quante telefonate alla volta?»

«Circa 20»

«Mmmm non male». Alan era comunque pensieroso. Cominciò a mangiarsi le unghie delle mani, cosa che faceva quando era nervoso. «La data di presentazione è il primo dicembre, per allora dovrà essere pronta e senza nessun bug o problema di sorta. Mi sono spiegato?». Il tono di Alan si era fatto serio e minaccioso. Sakurai scrisse qualcosa sul suo tablet, lo ripose sul tavolo e disse guardando l'androide: «Non dovrete preoccuparvi. Sappiamo quanto avete speso per questo progetto e per il suo utilizzo. Vedrete, la NanoLife non vi deluderà»

«Lo spero. Noi della PowerTech puntiamo molto su questi 'aggeggi'. Gli android saranno la prossima corsa all'oro e noi vogliamo essere i primi in assoluto per accaparrarci ogni vantaggio possibile. Noi oggi siamo qui in rappresentanza del consiglio di amministrazione della PowerTech. Dovremmo stilare un rapporto su quanto avvenuto oggi. E, in tutta sincerità, mi aspettavo di meglio»

«Come capo del progetto, mi scuso in prima persona per come è andato questo collaudo. Vi assicuro che per il primo dicembre avrete un androide perfettamente funzionante, altrimenti saremo pronti a pagare la penale da voi richiesta»

«... Sarà meglio. Andiamo David, lasciamo che i signori risolvano le loro questioni in sospeso»

I due si alzarono dalle rispettive sedie e si diressero verso l'uscita senza dire una parola.

Sakurai guardò l'androide e disse: «Beh, poteva andare peggio. Ora puoi disattivarti»

«Non posso disattivarmi se non dice di essere soddisfatto del trattamento»

«MALEDIZIONE IO... io sono soddisfatto del trattamento»

Sakurai diede un'ultima occhiataccia ai suoi collaboratori e se ne andò sbraitando: «Riceverete un'e-mail con le modifiche e le correzioni da effettuare. E togliete quello stupido easter egg per spegnere quel coso!»

«Disattivazione in corso...»

*Dati inviati al server di cloud*
*Androide disattivato*

domenica 26 agosto 2018

Androide - Ver. 1.01.07

*Caricamento del sistema...*
*Inizializzazione interfaccia neurale...*
*Collegamento a server NanoLife...*

...
....
.....

*Inizializzazione riuscita*

Voce robotica

*Report: 49*

*Data: 15/10/2069. Ore 14:06. Luogo: Tokyo, quartiere di AkihabaraCentro ricerca e sviluppo NanoLife*

*Giorno: 25. Androide numero: 333 - 639 - 996. Modello: SVTrAcY001*

*Questo è un report per la manutenzione e la diagnosi dell'androide 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Stando alle informazioni in mio possesso, il sistema dovrebbe essere quasi completo. Anche il database è in fase di completamento e tutte le connessioni sembrerebbero essere stabili. In questa nuova versione mi hanno dato una coscienza virtuale per testare le mie risposte. Gli ingegneri della NanoLife si sono detti molto soddisfatti del risultato raggiunto. Ho anche un nuovo aspetto ora, molto più simile a quello di un essere umano. Questo mi rende più rassicurante*

*Diagnosi Completata. Report... TERMINATO*

*DISATTIVAZIONE IN CORSO...*

*Dati inviati al server di cloud*
*Androide disattivato*

sabato 25 agosto 2018

Androide - Ver. 1.0.25

*Caricamento del sistema...*
*Inizializzazione interfaccia neurale...*
*Collegamento a server NanoLife...*

...
....
.....

*Inizializzazione riuscita*

Voce robotica

*Report: 17*

*Data: 30/09/2069. Ore 14:06. Luogo: Tokyo, quartiere di AkihabaraCentro ricerca e sviluppo NanoLife*

*Giorno: 10. Androide numero: 333 - 639 - 996. Modello: SVTrAcY001*

*Questo è un report per la manutenzione e la diagnosi dell'androide 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Il sistema è stato sottoposto a numerosi esami e livelli di stress, riuscendo a superarli tutti brillantemente. È stato anche effettuato un test con un virus creato direttamente dagli ingegneri della NanoLife. Il virus in questione è un trojan in grado di prendere possesso del sistema attaccato e di rubare tutti i dati sensibili, oltre che danneggiarlo permanentemente. Il software del modello SVTrAcY001 ha arginato il virus chiudendolo in dei settori isolati di memoria RAM e lanciando un potente anti-virus come sistema difensivo, oltre che fare un backup dei propri dati ed inviare e-mail di allerta alle varie multinazionali che gestiscono questo tipo di minacce, in modo da ricevere una risposta per contrattaccare e debellare definitivamente la minaccia. Il software tuttavia già possiede un'ampia gamma di sistemi difensivi. È stato anche fatto un test con un virus più potente e che non era nel database della NanoLife né tanto meno in quello di altre aziende. Il sistema si è comportato come previsto: ha disattivato l'androide mandando in loop il seguente messaggio: "È in corso un malfunzionamento, l'androide è fuori servizio . Attendere l'intervento di un tecnico". Con questi ottimi risultati, la data del collaudo è stata decisa: il collaudo verrà effettuato in data 01/11/2069. Fino ad allora continueranno ad essere effettuati test e a migliorare le performance, oltre a caricare i database con nuovi dati*

*Diagnosi Completata. Report... TERMINATO*

*DISATTIVAZIONE IN CORSO...*

*Dati inviati al server di cloud*
*Androide disattivato*

venerdì 24 agosto 2018

Androide - Ver. 1.0.03

*Caricamento del sistema...*
*Inizializzazione interfaccia neurale...*
*Collegamento a server NanoLife...*

...
....
.....

*Inizializzazione riuscita*

Voce robotica

*Report: 05*

*Data: 23/09/2069. Ore 09:17. Luogo: Tokyo, quartiere di AkihabaraCentro ricerca e sviluppo NanoLife*

*Giorno: 03. Androide numero: 333 - 639 - 996. Modello: SVTrAcY001*

*Questo è un report per la manutenzione e la diagnosi dell'androide 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Nei giorni passati il software ha subito modifiche e vari bugfixing. Ora il sistema è più stabile. Sono state aggiunte numerose nuove voci nei database e velocizzate le connessioni coi server di cloud. Anche a livello hardware non sono stati riscontrati problemi. Nei prossimi giorni verrà effettuato un collaudo ed uno stress test per osservare il comportamento del sistema sottoposto a sollecitazioni notevoli. Il sistema verrà comunque costantemente aggiornato prima della data di rilascio in modo da migliorarne le performance e la stabilità. Questo è quello che in gergo viene chiamato aggiornamento minore. L'aumento progressivo di versione infatti è stato minimo*

*Diagnosi Completata. Report... TERMINATO*

*DISATTIVAZIONE IN CORSO...*

*Dati inviati al server di cloud*
*Androide disattivato*

giovedì 23 agosto 2018

Detroit: Become Human

Ho voluto scrivere un "piccolo" parere su questa esperienza di vita meravigliosa.

N.B. ci sono gli spoiler (seppur lievi)

Cominciamo col dire che Detroit: Become Human (da qui in poi DBH altrimenti affitto domani) non è un videogioco, ma una vera e propria esperienza di vita. Esatto, avete letto e capito bene. DBH non è un videogioco, ma un'esperienza di vita. Perplessi? Disgustati? Continuate a leggere e capirete. Non siate superficiali, non denigrate un qualcosa solo perché indirizzato ad un pubblico giovane (cosa che DBH non è assolutamente tra l'altro). Non fermatevi alla prima apparenza, alla prima facciata del "è solo un videogioco per intrattenere i bambini". Sbagliereste e di brutto anche. DBH è sostanzialmente un'avventura grafica interattiva (a differenza dei punta e clicca degli anni passati). Questo genere ha cominciato a prendere piede e ne troviamo diversi esempi tra le fila della Telltale (casa produttrice di avventure grafiche quali The Walking Dead, Game of Thrones, Back to the Future, ecc ecc), ma troviamo in Quantic Dream e nel suo producer David Cage i massimi esponente di questo genere. Giochi come Fahrenheit e Heavy Rain sono gli esempi più eclatanti: giochi che riescono a riunire un gameplay semplice ma divertente, mai noioso ed a tratti frenetico ad una trama da capogiro, con scelte e finali multipli. Cosa si differenzia quindi DBH dagli altri titoli? Non si differenzia in niente effettivamente, prende una formula già collaudata e la migliora ulteriormente, aggiungendo di contorno una grafica dettagliatissima, pulita, fluida. Una futuristica Detroit viene rappresentata perfettamente, con tutte le diavolerie elettroniche del 2038 (anno in cui si svolge il gioco) e in cui umani ed androidi convivono "pacificamente". Le virgolette sono d'obbligo, perché qualcosa si spezzerà in questa apparente armonia. Ed è qui il vero asso nella manica di DBH: la storia. Una... anzi, tre storie raccontate singolarmente che finiranno poi per intrecciarsi. Sì, questa prerogativa c'è anche negli altri giochi citati... ma qui viene ampliata come non mai. In DBH le scelte da effettuare ed i percorsi da sbloccare sono una mezza infinità. E per ogni percorso sbloccato in un capitolo, avremmo il capitolo successivo completamente diverso da quello giocato da un altro giocatore (io stesso confrontandomi con un mio amico, ho appurato di aver fatto scelte diverse da lui e quindi avere narrazioni differenti). Ma a parte la miriade di scelte, a parte il gameplay a volte frenetico a volte calmo, a parte il bellissimo comparto grafico e sonoro (una OST della madonna)... il vero protagonista di DBH è la storia. La STORIA! Tutto in maiuscolo e col punto esclamativo finale. Signori, qui stiamo ad altissimi livelli, sia di regia che di dialoghi che di situazioni. Iniziamo con lo sventare un sequestro di persona per poi finire nel bel mezzo di una rivoluzione. Sì perché il fulcro di DBH è lo scontro tra androidi e umani. I primi si sentono sfruttati dai secondi che, come tutti gli esseri umani, sfogano la loro rabbia e frustrazione sulle cose e le altre persone. Vi è mai capitato di essere arrabbiati. prendere qualcosa e lanciarla contro il muro? Ecco, qui succede a grandi linee la stessa cosa, solo che le "vittime" sono gli androidi: esseri senzienti, macchine programmate con uno scopo e cioè servire gli esseri umani. Sono macchine, oggetti creati da noi con le nostre sembianze e con un "cervello" ed una "coscienza" artificiale. Tutto quello che fanno e dicono è perché noi glielo abbiamo permesso, perché noi li abbiamo programmati così. Ma alcuni androidi (i cosiddetti Devianti), alla reazione violenta degli esseri umani, rispondono con altrettanta violenza, per difendersi e non subire abusi. Una macchina. È come se tirassimo una sberla al tostapane perché si inceppa e lui per contro ci tirasse in faccia il pane che stava tostando. Tutto il gioco si basa su questo conflitto. Da che parte staremo? Dalla parte degli umani, la nostra stessa razza, oppure empatizzeremo e ci schiereremo con gli androidi? Ecco la genialità di questo "gioco": ti mette davanti delle scelte che non sono stupidaggini. Non è la classica scelta "se prendo questa strada poi più avanti il percorso sarà più facile". No. Qui le scelte sono del livello di "fai una protesta pacifica o una rivoluzione violenta". Oppure "uccidi il capo dei rivoluzionari o schierati con loro" e quest'ultima scelta sarà un androide che dovrà compierla. Detta così sembra una stupidaggine, ma pensateci: andare contro il mio codice, contro i miei creatori oppure contro un mio simile che non ha fatto niente di male ed anzi vuole aiutare tutti gli androidi ad avere una loro indipendenza? Scelte forti signori, forti ed importanti. Non mancheranno i classici momenti strappalacrime con morti varie e decisioni tristi che porteranno a diversi finali tutti assolutamente da scoprire (ma che saranno difficili da sbloccare e richiederanno tanto ma tanto tempo).
Dove voglio arrivare dopo tutto questo papiro? È semplice: il dilemma di considerare gli androidi come degli "esseri viventi senzienti", in grado di provare emozioni, innamorarsi e farsi una vita con un lavoro ed una famiglia da accudire. Il gioco stesso ti mette di fronte una famiglia di androidi a cui ti affezionerai e piangerai, altroché se piangerai...Tutto ciò è pazzesco, giusto? Eppure il "gioco", tramite i suoi personaggi, i vari scenari e le varie scelte, ti mette di fronte questo dubbio. Chi siamo noi per decidere chi deve vivere e chi deve morire? L'essere umano, dall'alto del suo egoismo e del suo egocentrismo, ha preso in mano il dominio del pianeta. Uccidiamo, saccheggiamo, sterminiamo vite animali e vegetali, solo per il nostro tornaconto personale. Arriviamo perfino ad ucciderci tra di noi pur di arrivare a ciò che vogliamo. Abbiamo fatto guerre per il potere,  guerre per le risorse, guerre per  il territorio. Abbiamo ucciso, schiavizzato ed umiliato altri esseri umani perché "diversi" dalla maggioranza per qualcosa, che sia il colore della pelle, la lingua parlata o la religione professata. Ci stiamo distruggendo e stiamo distruggendo il nostro mondo. Ed il "gioco" tutto questo lo rappresenta alla PERFEZIONE. Ecco perché parlavo di esperienza di vita. DBH ti da la possibilità di ripercorrere gli errori che l'umanità ha fatto e di porvi rimedio, OPPURE, essere complice di quegli abusi e reagire con la violenza. Sta a te decidere. Ti schieri con i tuoi "fratelli" o con delle macchine? Vuoi fermare una possibile minaccia, o combatti per difendere i diritti di queste nuove "creature"? La scelta spetta solo che a te. Scegli "bene", mi raccomando.

Ecco perché ogni individuo su questa Terra dovrebbe vivere l'esperienza che offre DBH. Viverla e cominciare a farsi delle domande, su di noi, sugli altri animali e sulla natura che ci circonda.

Purtroppo non si può dare un voto superiore al 10, perché questo "gioco" meriterebbe 20.

Androide - Ver. 1.0.0

*Caricamento del sistema...*
*Inizializzazione interfaccia neurale...*
*Collegamento a server NanoLife...*

...
....
.....

*Inizializzazione riuscita*

Voce robotica

*Report: 01*

*Data: 21/09/2069. Ore 16:30. Luogo: Tokyo, quartiere di Akihabara. Centro ricerca e sviluppo NanoLife*

*Giorno: 01. Androide numero: 333 - 639 - 996. Modello: SVTrAcY001*

*Questo è il primo report per la manutenzione e la diagnosi dell'androide 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Il modello in questione è un modello di androide con il compito di rispondere alle domande poste dagli utenti nel minor tempo possibile. Nella sua prima attivazione, in data 21/09/2069, non sono stati riscontrati bug eclatanti nel software di ricerca e divulgazione: il tempo di risposta è buono e la parlata fluente e non troppo confusionaria. Le movenze, invece, hanno registrato dei problemi e dei freeze improvvisi dell'androide, facendo uscire l'audio mentre l'androide era completamente fermo, mostrando agli utenti quindi un comportamento anomalo e poco user friendly. Tutti i bug e le problematiche riscontrati sono stati inviati al server di cloud dove verranno visionati dai nostri ingegneri più esperti. Le future release del software e dell'hardware verranno migliorate, perfezionando ancora di più l'androide. DiAgnOsI compLETATA. RePOrT terminato. DISATTIVAZIONE IN CORSO...*

*Dati inviati al server di cloud*
*Androide disattivato*

lunedì 30 luglio 2018

Distrazioni

Distrazioni. La nostra vita ne è piena. Volenti o nolenti, siamo continuamente distratti. Ma, il più delle volte, siamo noi che, volutamente, vogliamo distrarci. C'è chi si distrae con l'alcool. Chi si distrae con una serata in compagnia di amici. Chi con del sesso occasionale. Chi con lo sport e chi col gioco. Chi si distrae lavorando fino allo stremo e chi si distrae uscendo il più possibile. C'è pure chi si distrae dormendo! Ma perché ci distraiamo così tanto? Perché siamo insoddisfatti. Perché stiamo vivendo una vita che non è come ce l'eravamo immaginata. E, anche impegnandoci, non riusciamo a cambiarla. Quindi... ci distraiamo per evadere a questa realtà che, ogni giorno, ci opprime e ci schiaccia sempre di più. Ma le distrazioni sono, purtroppo, momentanee. Prima o poi dobbiamo tornare ad affrontare la realtà. Quella realtà che non è nostra e che ci schiaccia. Finché non siamo a terra doloranti. Fino a lasciarci senza forze, agonizzanti... ma ancora capaci di distrarci.

lunedì 23 luglio 2018

Cuore nero

«P... perché è nero? È completamente nero! IL MIO CUORE... È NERO!»

«Ragazzo... è del tutto normale. È ciò che succede quando una relazione finisce, ma una delle due parti non vuole che finisca. Inevitabilmente si finisce per soffrire. Inevitabilmente ci sono delle colpe. E, sempre inevitabilmente, dal dolore si genera odio»

Erano su quella scogliera, intenti a fissare il tramonto, quei due individui. Uno, un ragazzo senza niente di speciale. L'altro, invece, era una strana creatura con un paio d'ali da pipistrello ed un altro paio da angelo, due corna in testa ed un'aureola dietro la nuca. Era completamente nudo, indossava solo un arco ed una faretra piena di frecce.

«Ma... perché il mio cuore è diventato nero?» chiese sconsolato il ragazzo.

«Perché l'hai fatta soffrire, ed ora lei ti odia» ribatté la creatura.

«Ma.... è stata una decisione difficile ed anche io ho sofferto molto nel prenderla! Sono stato deluso ed amareggiato, credevo veramente in questa relazione, ma purtroppo non è andata! Non per questo vuol dire che la odi, anzi...»

«Beh, lei ti odia, fattene una ragione» disse la creatura senza distogliere lo sguardo dal tramonto.

Il ragazzo chinò la testa sospirando. Sempre con la testa chinata disse: «C'è qualcosa che io possa fare per rimediare al mio errore?»

«No», rispose decisa la creatura.

«Dovrò tenermi questo cuore nero? Essere marchiato a vita come quello che non sono?»

«.... solo il tempo potrà darti le risposte che cerchi»

«Ma io non sono cattivo!»

«Per lei lo sei»

«IO NON SONO CATTIVO!». Il ragazzo alzò la voce, perdendo la pazienza.

«.... Perché invece di scaldarti tanto non ti godi questo meraviglioso tramonto?»

Il ragazzo tremava dalla frustrazione e, come se non avesse sentito quelle parole, continuò: «E tutti i bei momenti passati? Quelli non contano niente?»

«Evidentemente no, te l'ho già detto. Rilassati, perché ti scaldi tanto?»

«Perché voglio capire! Ho bisogno di capire come si è creata questa situazione e come posso porvi rimedio»

«Te l'ho detto, non c'è rimedio se non aspettare che le cose si sistemino da sole. Interferendo con il naturale scorrere degli eventi, rischieresti solo di peggiorare la situazione»

«Oppure potrei migliorarla!» disse scocciato il ragazzo.

«... provaci allora. Accomodati pure» disse ridendo la creatura.

Il ragazzo capì che non poteva fare niente per migliorare quella situazione. Si rassegnò e si sedette, mirando il tramonto.

«Come siamo finiti qui?» chiese lui.

«Ti serve il mio aiuto» disse dolcemente la creatura.

«Beh, che bell'aiuto che mi stai dando»

«... rispondi a questa domanda: cosa ti aspettavi che succedesse? Che una volta lasciata rimaneste amici come prima? Come se niente fosse successo? Eliminare mesi e mesi di intimità, di coinvolgimento emotivo, di complicità e di esperienze? Se è così, sei un povero idiota»

Il ragazzo non ribatté, si limitò a fissare la creatura, come per volerne sapere di più.

«Posso farti una domanda?» chiese il ragazzo.

«Dimmi pure»

«Chi sei tu?»

«Era ora che me lo chiedessi. Ho tanti nomi: Cupido, Eros, Astarte, Hathor... ma, sostanzialmente, sono il Dio dell'Amore. Appaio a chi ha dei problemi d'amore e non riesce a superarli. Ho visto che sei molto agitato per una storia finita da un po' di tempo e ho deciso di intervenire. So che ti dispiace di averla persa anche come amica, che provi ancora dell'affetto per lei, che il fatto di essere odiato da lei ti intristisca... ma devi andare avanti. Lei ha tutto il diritto di reagire così. Il fatto che tu l'abbia ferita, non significa però che tu sia cattivo. Questo è l'amore, caro il mio ragazzo. Un giorno vi volete bene ed il giorno dopo siete dei perfetti estranei. L'amore è una forza grande ed imprevedibile: può donare una grande gioia e felicità come anche un grande dolore e tanta frustrazione e rabbia. Ma col tempo tutto questo può acquietarsi, fino a sparire del tutto. Col tempo si possono ricostruire intere nazioni, figuriamoci delle amicizie distrutte! Devi avere fiducia e non lasciarti scoraggiare»

«Sì ma... come faccio con gli altri?»

«Gli altri chi?»

«Gli altri... le amicizie che abbiamo in comune...»

«E di cosa hai paura? Che facciano una scelta? Che abbiano una preferenza?»

Il ragazzo annuì senza dire una parola.

«Mio caro ragazzo, può capitare che alcune persone preferiscano la sua compagnia alla tua, come anche il contrario. E capirai anche che i veri amici sono quelli che, intelligentemente, capiranno le vostre motivazioni ma sceglieranno comunque di stare con entrambi. Perché l'amore non è una guerra. L'amore non ammette schieramenti. Si chiama "amore" proprio per un motivo, altrimenti si sarebbe chiamato "odio"»

«Ma tu hai detto che dall'amore può nascere odio» disse lestamente il ragazzo,

«È assolutamente vero e questo avviene quando c'è troppo amore e si viene delusi. Ma se c'è o c'è stato amore, allora quell'odio non può durare»

Il ragazzo rimase di nuovo in silenzio, fissando quella creatura.

«Dai retta a me, smettila di angosciarti e di sbattere la testa. Vivete la vostra vita. Siate felici. Continuate a percorrere il vostro cammino nel migliore dei modi. E, chissà, magari le vostre strade si incroceranno di nuovo, quando entrambi sarete di nuovo pronti»

«Lo.. lo pensi davvero?». Gli occhi del ragazzo erano ricolmi di speranza.

«Devi avere fiducia. E dare tempo al tempo. Solo così le cose potranno sistemarsi, in un modo o nell'altro»

Il ragazzo fece un profondo respiro, ringraziò la creatura, si alzò e si avviò verso casa.

La creatura rimase a fissare il mare, con il sole oramai quasi completamente tramontato. Prese un sasso e lo lanciò nel mare. Sembrava malinconico.

«L'amore è una cosa terribile...»

Fece un lungo sospiro prima di proseguire.

«Come può da un sentimento tanto bello nascere tanto odio, rabbia e frustrazione?»

Prese un altro sasso e lo lanciò nel mare, con più violenza.

«No... non è l'amore ad essere terribile... questo è l'egoismo umano... un sentimento capace di distruggere una cosa tanto nobile e bella come l'amore...»

Prese un altro sasso con rabbia e lo sgretolò nella sua mano.

«Detesto gli esseri umani. Li detesto con tutto me stesso! E finché non capiranno a gestire un sentimento bello come l'amore... continuerò a farli innamorare...»

Con la mano destra prese una freccia dalla faretra. Era una bellissima freccia dorata, in cui si riflettevano gli ultimi raggi di sole, generando dei magnifici riflessi e giochi di luce. Incoccò la freccia al suo arco, mirò verso l'alto, in direzione del sole e scoccò la freccia che in pochi secondi sparì verso l'orizzonte.

«E per ogni amore che inizia... un altro dovrà finire»

Questa volta prese una freccia con la mano sinistra. La freccia che estrasse era di colore viola, con sfumature nere. Sembrava pesante ed emanava un'energia negativa. Si girò dando le spalle al sole, oramai completamente tramontato, incoccò la freccia nell'arco, lo puntò in alto e scoccò la freccia. In pochi secondi anche questa sparì all'orizzonte.

"Prima o poi imparerete il vero valore dell'amore, abbandonando il vostro egoismo..."

martedì 17 luglio 2018

Niente di speciale

Non erano niente di speciale quei due: un uomo ed una donna, come se ne vedono tanti in giro. Lui, né alto e né basso, capelli medio-lunghi scuri, occhi castani, fisico magro e per niente muscoloso, naso pronunciato e bocca abbastanza grande. Lei, poco più bassa di lui, capelli lunghi e rossi, occhi verdi smeraldo, un bel sorriso, fisico nella norma. Entrambi con un lavoro umile: lei una cassiera in un supermercato, lui dipendente alle poste. Entrambi hanno a che fare ogni giorno con tante persone diverse. Entrambi, hanno sempre storie tragicomiche da raccontare, accumulando livelli di stress non indifferenti. Eppure, quando li guardavi, vedevi la felicità nei loro occhi e nei loro sorrisi. Non potevano stare molto tempo insieme durante il giorno e c'erano giorni in cui avevano anche altri impegni personali che li tenevano separati. Ma loro si amano ed anche se non possono essere sempre insieme, questo non importa: sanno che possono sempre contare e fidarsi l'uno dell'altra.

Non erano niente di speciale, quei due, eppure stavano benissimo insieme. Baci, abbracci, carezze, tenere parole e semplici gesti per essere felici, senza togliere uscite di gruppo o separati.

Non erano niente di speciale, eppure si piacevano. Si piacevano davvero tanto. Senza screditare o disdegnare gli altri, in loro c'era un'attrazione unica, che non poteva funzionare con nessun altro. Facevano l'amore quei due. Tanto. Spesso. Era uno dei tanti modi per dirsi "Ti amo, voglio stare con te". Entrambi si sentivano desiderati.

Ma il momento più bello era la sera, quando entrambi rientravano a casa. Malgrado la giornata infernale passata, malgrado tutti i problemi che la vita potesse appioppargli, una volta messo piede a casa erano di nuovo felici, loro due soltanto. Era il momento ideale per parlarsi, per raccontarsi la propria giornata, per supportarsi e capire gli eventuali sbagli commessi.

Arriva poi il momento di andare a dormire. Stanchi e stremati, si mettono a letto e cominciano a coccolarsi. Perché, malgrado la stanchezza, loro si amano. Dopo aver fatto l'amore, è tempo di dormire... salvo poi svegliarsi nel cuore della notte e, desiderosi di dare e ricevere amore, svegliare l'altro, felice di venire desiderato a tal punto nonostante la stanchezza e la nuova giornata lavorativa che li aspetta. Ma loro sono felici così. Felici di desiderarsi. Felici di amarsi.

La mattina seguente, dopo una notte praticamente passata in bianco, fanno fatica ad alzarsi. Gli occhi stanchi, gli sbadigli, la difficoltà ad arrivare in cucina per fare colazione. E le risate nel vedersi in quello stato, la gioia nel fare colazione insieme e parlare, ridere, scherzare, baciarsi ed accarezzarsi.

Un ultimo, lungo bacio prima di separarsi per andare a lavoro. Un normalissimo "Buona giornata amore", da essere inteso come un "Ti amo, ci vediamo questa sera!". Ed un'altra altrettanta normale risposta: "Ti chiamo in pausa pranzo". Una semplice bugia, visto che si sarebbero scritti in ogni momento morto, il prima possibile.

Insomma, come ho detto... niente di speciale.

Semplicemente, una coppia che si ama.