mercoledì 18 febbraio 2015

You've met with a terrible fate, haven't you?

Tramonto. La piana di Hyrule viene inondata da una splendente luce dorata. Il mercato sta per chiudere in città ed il ponte levatoio sta per essere innalzato. Nel vicino villaggio di Kakariko, i carpentieri tornano a casa stanchi, pronti a gustare un delizioso pasto preparato loro dalle proprie consorti. Perfino il becchino troverà un pasto caldo ad accoglierlo. Nel ranch Lon Lon, Talon, aiutato da Ingo, mette il bestiame nelle stalle, mentre Malon prepara la cena per tutti. Sul Monte Morte, i Goron banchettano con delle succulente pietre, mentre nel Dominio degli Zora, la principessa Ruto si diverte ancora a nuotare, aspettando il chiaro di luna. Le Gerudo continuano la loro ronda ininterrottamente, mentre nella foresta Kokiri, i suoi piccoli abitanti festeggiano la fine della giornata. Tutti tranne uno.
Nella profondità del Bosco Perduto, una povera fanciulla solitaria piange disperata, stringendo tra le mani una lettera. Indossa degli strani abiti ed un bizzarro cappello a punta. Non vi erano dubbi: era una Skull Kid, una bambina che si era persa nel Bosco Perduto e che non è stata più in grado di uscirne.
Piangeva, quella fanciulla, piangeva disperatamente mentre continuava a leggere quella lettera, inzuppandola di lacrime.

«Perché... perché sta succedendo questo? Perché proprio a me? Perché... dopo tutto l'impegno messo.... dopo tutta la costanza... Era l'unica cosa che desiderassi al mondo... perché è dovuta finire in questo modo?». La poverina non si dava pace e continuava a ripetere quelle frasi, come fosse un mantra, continuando a piangere e a singhiozzare.

Il sole era quasi calato del tutto. Qualche timido raggio faceva ancora la sua apparizione tra le foglie degli alberi della foresta. Il vento soffiava lieve, quasi volesse consolare la fanciulla. Qualche lucciola stava per fare la comparsa, mentre il suono dei flauti degli altri Skull Kid faceva presagire che anche nel Bosco Perduto era iniziata la consueta festa di fine giornata.

«Hai incontrato un fato terribile, non è così?»

Una voce misteriosa si udì alle spalle della fanciulla, che si asciugò di corsa gli occhi e si girò per vedere chi ci fosse lì, insieme a lei. Forse uno dei suoi amici? O forse un Kokiri che si era perso? Nessuno dei due. Davanti a lei vi era un uomo con un grosso zaino sulle spalle, da cui spuntavano delle maschere. Orecchie a punta, occhi socchiusi, bocca spalancata in un terribile ghigno. Quell'uomo vestito di viola le metteva abbastanza disagio, ma era troppo disperata per fuggire via.

«C..chi s..sei t-tu?» chiese timorosa e singhiozzante la fanciulla.

«Io? Non sono nessuno, solamente un semplice venditore di maschere. Sto partendo per un lungo viaggio verso un arcipelago lontano, nella speranza che possa trovare delle nuove maschere da poter poi vendere qui a Hyrule. Stavo per uscire dalla foresta, quando ho sentito il tuo pianto e quindi mi sono incuriosito. Dimmi, piccola creatura, cos'è che ti angoscia tanto?». L'uomo sembrava premuroso e gentile, malgrado il suo aspetto sinistro. La fanciulla decise quindi di confidarsi, cercando di contenere le lacrime.

«Io sono una Skull Kid. Siamo bambini maledetti, intrappolati per sempre in questo Bosco Perduto e con sembianze bizzarre. Chiunque ci veda, ci prende in giro o ci tira dei sassi contro, chiamandoci 'mostri'. Quindi indossiamo delle maschere per spaventare chi osa addentrarsi in questo posto maledetto, per evitare che possano farci soffrire. Ed anche per impedire che a loro tocchi una sorte come la nostra...
Un giorno, vidi entrare nel Bosco Perduto un giovane Kokiri. Era davvero molto carino, quindi decisi di volerlo incontrare e diventare così sua amica. Ma in questo stato, l'avrei fatto sicuramente scappare o prendersi gioco di me... così ho lasciato che si perdesse. Lo so, la mia è stata un'azione egoista... ma per una volta avrei desiderato qualcuno con cui instaurare un rapporto più intimo. Così divenne uno Skull Kid e diventammo amici per la pelle, ovviamente senza mai sapere che fui io a spingerlo in quel destino orribile». La fanciulla fece un lungo sospiro. Non andava fiera di ciò che aveva fatto e ricordarlo la faceva sentire triste.
«La nostra era un'amicizia fantastica: pensavamo allo stesso modo, ci piacevano le stesse cose, eravamo tutto il giorno insieme. Ed io mi stavo pian piano innamorando di lui.... Che cosa bizzarra, vero? Un mostro che si innamora». Cominciò a tremare in preda alla rabbia. «E poi avvenne quel giorno... quel giorno infausto in cui mi disse di aver trovato una via d'uscita da questo inferno. Mi propose di scappare insieme a lui, saremmo stati io e lui soltanto, in giro per il mondo. Ero al settimo cielo!». Le lacrime cominciarono a fuoriuscire copiosamente. «Ero così felice... che... che... che mi dichiarai senza pensarci su. Lui inizialmente restò come pietrificato. Forse non si era mai accorto dei miei sentimenti o faceva finta di niente. Non mi disse però nulla e, silenziosamente, si allontanò. Io non ebbi il coraggio di seguirlo. Da quel giorno non lo rividi più. Passarono diverse settimane in cui non ebbi sue notizie... settimane infernali in cui non sapevo più cosa fare. Ed oggi, casualmente, ho trovato, in mezzo a dei cespugli, questa lettera, legata intorno ad una freccia. La data riportata è quella del giorno dopo la mia dichiarazione....». La fanciulla fece un altro profondo respiro e, con un filo di voce, disse: «Se n'è andato. Lui non mi ama e quindi se n'è andato senza di me. Dice che l'ha fatto per il mio bene, perché possa dimenticarlo. MA SE L'HA FATTO PER IL MIO BENE, PERCHÉ STO COSÌ MALE? PERCHÉ STO PROVANDO UN DOLORE COSÌ INTENSO? Lui.... lui era tutto per me.... io... non posso vivere... senza di lui...». La fanciulla cadde in ginocchio in un pianto straziante.
L'uomo la guardava dall'alto, con quel grosso zaino che aveva sulle spalle che sembrava trasportare senza il minimo sforzo.

«Come ti chiami?» chiese lui.

«Che importanza vuoi che abbia?»

«Forse posso aiutarti»

«In che modo?»

«Posso lenire il tuo dolore, donandoti un po' di ristoro»

«Davvero puoi farlo?». La fanciulla si fece speranzosa.

«Certamente. Sei disposta però a dimenticarlo? A dimenticare tutti i momenti passati insieme? Sei disposta a perdere tutto?» disse cupamente l'uomo.

«Io ho già perso tutto, non ho nient'altro da perdere» rispose decisa la fanciulla, asciugandosi le lacrime.

«Bene allora, ci vorrà un attimo. Tu chiudi gli occhi e rilassati». L'uomo posò lo zaino a terra e cominciò ad intonare una melodia con la sua voce.

"SI - LA - FA - SI - LA - FA - SI - LA - MI - RE - MI".

La fanciulla, che teneva gli occhi chiusi, si sentiva inebriata da quel suono, dalla voce dello strano individuo. Tutto sembrava non avere più importanza ora, c'era solo quel dolce suono. Si stava calmando. La mente si stava liberando dai brutti pensieri. Il suo cuore, carico di dolore e di odio, stava raggiungendo la serenità. Una fortissima luce la stava circondando ed un senso di felicità la pervase tutta. Era finalmente in pace.
Finita la canzone, della fanciulla non vi era più nessuna traccia. Dove prima lei giaceva in ginocchio, ora vi era una strana maschera.

«Speravo diventassi una bella maschera, ma non pensavo potessi essere così bella!» esclamò l'uomo mentre la osservava dall'alto. Prese la lettera stropicciata e bagnata di lacrime da terra, curioso di leggere cosa vi fosse scritto.

"Cara Majora"

«Quindi il tuo nome era Majora? Davvero un bel nome! Questo non farà altro che aumentare il valore della maschera» disse volgendo una rapida occhiata alla maschera a terra, continuando poi a leggere: «blablablabla non provo ciò che provi tu blablablabla non proverò mai dei sentimenti di amore per te blablablabla mi sono infilato di nascosto in una carovana di mercanti diretti verso Termina blabla spero che resteremo buoni amici blablabla con affetto, Skull Kid». L'uomo accartocciò la lettera e la buttò a terrà, si mise lo zaino in spalla e raccolse da terra la maschera, ammirandola più da vicino. Provò una strana sensazione, come se la maschera fosse viva e gli stesse parlando. Fissò intensamente gli occhi della maschera e vide come un brillio. E, senza farci caso, disse bisbigliando:

«L'arcipelago può aspettare, devo fare una deviazione verso Termina...»

lunedì 2 febbraio 2015

Un anno


"L'Amore è come Pokémon. Inizi con uno starter e ti affezionerai a lui. Ma durante il tuo cammino, incontrerai tanti altri Pokémon. Alcuni li catturerai con una Pokéball, altri con una Mega Ball o addirittura con una Ultra Ball. Incontrerai anche dei Pokémon rari e perfino qualche leggendario. Potrai catturarli oppure no, sta a te decidere. Ma non importa cosa farai: conserva la tua Master Ball. Conservala per quel Pokémon, quel Pokémon che è veramente Leggendario"

Ricordi queste parole? Ti piacevano molto e me le consigliasti per dichiararmi a quella fantomatica ragazza che mi piaceva, ignara che fossi proprio tu. Ma io avevo già deciso di dichiararmi così con te, prima ancora che tu me lo suggerissi. Ma non l'ho fatto a causa della mia ottusità. Mi feci scoprire troppo presto, mandando tutto all'aria per colpa della mia fretta e irrequietezza. Ma forse è stato meglio così sai? Non so come avrei reagito ad un tuo rifiuto dal vivo. Non so nemmeno se avrei avuto la forza per dichiararmi sinceramente. Ma dopo quell'episodio siamo rimasti amici, nessuno dei due voleva allontanarsi dall'altro. Ed allora ho cominciato a sperare. Ho sperato con tutte le mie forze che un giorno, tu potessi ricambiare i miei sentimenti. Ma così non è stato. Passò molto tempo e cambiarono un po' di cose, così mi dichiarai un'altra volta, ma sotto quel punto di vista rimase tutto come un tempo. Anzi, mi dicesti chiaramente che mai avresti ricambiato ciò che provavo per te. Ed allora presi la decisione più difficile di tutta la mia vita, quella cioè di allontanarmi da te. Dovevo ritrovare la forza per andare avanti ed averti vicino solo come amica mi faceva stare male. Sono stato un perfetto egoista ed un idiota, me ne rendo conto. Ho preferito pensare a me stesso invece che a te, che eri in una situazione delicata, in un brutto periodo della tua vita. Mi detesto per questo. Se potessi tornare indietro, resterei al tuo fianco e farei di tutto per vederti felice, anche se ciò mi farebbe del male.

Decisi di allontanarmi quindi, credendo ingenuamente che questo potesse farmi bene, potesse farmi dimenticare di te, di tutti i bei momenti passati insieme e di quello che provo per te. Oggi, 3 febbraio 2015, è passato precisamente un anno da quel nefasto lunedì in cui scelsi di scappare. È servito a qualcosa? No. Mi sento meglio? Per niente. Sono riuscito a dimenticarti? Nemmeno per un secondo. Il sentimento che provo per te è sempre vivo ed incontenibile, continua a bruciare di passione e a logorarmi pian piano. Durante questo anno ci siamo sentiti sporadicamente o meglio, sono stato io a farmi sentire qualche volta per auguri vari. E tu hai sempre risposto freddamente, come se fossi obbligata, solo per cortesia (e posso immaginarlo, visto che conosco il tuo carattere, gentile con chiunque). Questo dovrebbe scoraggiarmi, non è così? No, nemmeno questo riesce a scoraggiarmi. Nemmeno questo riesce a far sparire quel sentimento che provo per te.

Perché allora sto scrivendo tutto questo? Essenzialmente per chiederti scusa: sei la ragazza che amo e mi dispiace per tutto il male che ti ho fatto. Mi dispiace essermi allontanato nel momento del bisogno e mi dispiace anche di essermi innamorato di te, incrinando la nostra splendida amicizia. Perché non ti dico queste cose direttamente allora? Un po' per vergogna, un po' per non disturbarti visto che non vuoi chiaramente sentirmi. Ed allora scrivo. Scrivo questi pensieri nella speranza che tu possa leggerli, prima o poi, che sia tu a leggerli o che sia qualcun altro a farteli leggere. Che capisca quanto grandi siano i sentimenti che mi legano a te. Che possa accettare le mie scuse. E non credere che lo faccia per farti cambiare idea: "al cuore non si comanda", non è possibile quindi costringere qualcuno ad amare qualcun altro.

Concludo riprendendo la metafora iniziale. In vita mia ho avuto solamente due Pokémon: il mio starter ed un Pokémon abbastanza comune, come può esserlo un Rattata o un Pidgey. Ed anche se in giro vedevo Pokémon belli ed anche rari, ero affezionato ai miei due perché erano stati loro a scegliermi. Poi però rimasi solo e per di più senza Pokéball, ma solamente con una sola Master Ball. Decisi allora che il prossimo Pokémon da catturare sarebbe stato il Pokémon perfetto, il Leggendario che ho sempre sognato. Ed alla fine arrivasti, bella come non mai. Eri tu quel Leggendario a cui tanto ambivo ed ambisco tutt'ora. Provai a catturarti, ma mi sfuggisti.
Ora vago senza una meta, nella speranza di incontrarti di nuovo. So che, molto probabilmente, è tutto inutile. So che non puoi, anzi, che non vuoi essere catturata da me, né ora, né mai.

Ma ciò non mi importa.

Conserverò la Master Ball.
La conserverò per te, che sei QUEL Pokémon. Quel Leggendario che ho sempre desiderato. Darò fondo a tutte le mie energie, se necessario.
Perché sei tu, e ne vali assolutamente la pena.