sabato 15 aprile 2017

La cometa

«Oggi è il gran giorno!» disse l'uomo dalla sommità del suo minuscolo pianeta. Gerald era un anziano signore distinto, con un elegante completo nero, camicia rigorosamente bianca, cilindro e papillon. Aveva due bei baffi bianchi con cui giocava spesso quando era nervoso od impaziente, due occhi castani, quasi spenti, che lasciavano trasparire tutto il dolore provato nella sua vita, ma che, un solo giorno all'anno, si riempivano di speranza. La speranza di rivederla.
Gerald tirò fuori dalla tasca della giacca un orologio d'oro. Segnava le dieci in punto di mattina. Rimise l'orologio nella tasca e posò una mano sul suo bastone di legno.

«Tra poco sarà qui e potrò rivederla!»

L'uomo era visibilmente eccitato. La mano poggiata sul bastone tremava, mentre con l'altra si accarezzava i suoi folti baffi. Guardava in un punto non definito, verso l'orizzonte, nello spazio profondo. Il suo pianeta era molto piccolo e pieno di sassi. Era così piccolo che l'uomo non poteva nemmeno costruirsi una casa. Era così piccolo che all'uomo bastavano 10 passi per girarlo tutto. E su quel pianeta, l'uomo era solo. Nelle vicinanze non vi erano altri pianeti, solamente una stella che dava costantemente luce. Non si sapeva né come né quando quell'uomo fosse giunto su quel pianeta, ma erano oramai diversi anni che viveva lì serenamente. Almeno fino al giorno del misfatto.

Gerald era lì, intento a fissare l'orizzonte. Nella sua mente affioravano i ricordi...

Anni fa Gerald, in mezzo a tutti i sassi del suo pianeta, ne trovò uno particolare: non era più bello degli altri, non risplendeva più degli altri se colpito dalla luce, non profumava, non aveva un buon sapore... era un semplice sasso. Però l'uomo ci si affezionò e cominciò a portarlo sempre con se. Passava le ore ad osservarlo, a parlare con lui. Gli aveva dato anche un nome: Luna. "Guarda Luna, quella è la nostra stella che ci da la luce, necessaria per vivere. Senza di essa, vivremo nell'oscurità più totale... e non è bello vivere al buio, non trovi?". Passava così le giornate Gerald, in compagnia di Luna e dei suoi sassi. Quello era il suo piccolo mondo: un mondo solitario ma, tutto sommato, felice. Finché un giorno, passò accanto al suo pianeta una cometa. Gerald la vide e ne rimase estasiato. Guardò Luna e cominciò a provare un senso di invidia. "Perché non sei anche tu come quell'enorme sasso infuocato che è appena passato?". Da quel giorno tutto cambiò: Gerald divenne nervoso, frustrato ed affranto: voleva di più dalla sua Luna. Passava le giornate a passeggiare, ad accarezzarsi i baffi, a scrutare l'orizzonte con la speranza di rivedere un'altra di quelle comete. Finché un giorno, fece ciò che non avrebbe mai voluto fare.

"Se non puoi darmi ciò che chiedo, è meglio che le nostre strade si separino!" disse adirato fissando Luna con occhi pieni di tristezza. E, in uno scatto d'ira, lanciò la pietra lontano. La lanciò così forte che la pietra vinse la forza di gravità del pianetino e finì nello spazio aperto, avanzando senza sosta.

Gerald era incredulo. Si rese subito conto dello sbaglio che avesse fatto... ma fu troppo tardi, non poté rimediare in alcun modo. Continuò ad osservare il punto in cui Luna si diresse, forse con la speranza di vederla tornare indietro, ma così non fu. Da quel giorno Gerald cambiò ulteriormente, questa volta diventando taciturno e triste. Passava le giornate a piangere e fissare lo spazio aperto, nella speranza di rivedere la sua Luna.

Un bel giorno però, accadde l'inaspettato: un'altra cometa, diversa dalla precedente, passò accanto al suo pianeta. Era più piccola dell'altra e a Gerald sembrò familiare.

"Luna! Sei proprio tu?.... Certo che sei tu! Sei tornata da me!" urlò Gerald pieno di gioia. Ma la cometa non si fermò e proseguì la sua corsa. L'uomo prese l'orologio dalla tasca e vide l'ora. "Le dieci e trenta del mattino... segnato!". Si segnò l'ora ed il giorno di quella fantastica comparsa e fece bene, visto che l'anno dopo si ripresentò nello stesso giorno alla stessa identica ora. L'uomo non smise però di maledirsi per ciò che avesse fatto e pensò ad un modo per rimediare, senza nessun risultato. Non poteva cambiare il passato e, per quanto si sforzasse, nemmeno il presente. Doveva accettare le conseguenze della sua folle scelta ed andare avanti. Ma rimase comunque con la speranza che, almeno una volta all'anno, potesse rivederla, anche se per pochi secondi. In quell'occasione poteva dirle ciò che sentiva veramente: poteva chiederle scusa, dirle che non avrebbe mai voluto rovinare tutto per il suo egoismo. Dirle che quelli passati insieme a lei, erano giorni felici e che vorrebbe tornassero.

«Questa volta le dirò cosa provo. Le dirò tutto!». I pensieri dell'uomo svanirono e si concentrò sul presente e su quello che tra poco avrebbe fatto. Passarono i minuti, ma di Luna non vi era ancora nessuna traccia. I minuti divennero ore ed ancora nessun avvistamento. L'uomo, in preda allo sconforto, cadde sulle ginocchia, aggrappandosi al bastone con entrambe le mani. Durante la caduta, l'orologio scivolò via dal taschino. Segnava sempre le dieci del mattino, benché fossero passate diverse ore da allora. L'orologio era fermo. Da quanto tempo? Era davvero il giorno fatidico quello? Che ore erano? Gerald non lo sapeva. Ormai non aveva alcun punto di riferimento, ma ciò non gli fece perdere la speranza. Sapeva che prima o poi l'avrebbe rivista. Sapeva che prima o poi le cose si sarebbero sistemate, che quei giorni felici sarebbero tornati. Doveva solo attendere il momento opportuno. Senza fretta.
D'altronde, aveva tutto il tempo del mondo visto che il tempo stesso era fermo... in una magica illusione, piena di speranza.

giovedì 6 aprile 2017

Guardo e Sorrido

È come se vedessi il mondo per la prima volta:

Guardo il cielo limpido... e sorrido.

Guardo la terra sconfinata... e sorrido.

Guardo gli alberi crescere rigogliosi... e sorrido.

Guardo i fiori sbocciare... e sorrido.

Guardo gli uccelli che volano liberi... e sorrido.

Guardo il sole che splende radioso... e sorrido.

Guardo la pioggia scrosciante... e sorrido.

Guardo un concerto di musica dal vivo... e sorrido.

Guardo i pesci che nuotano fieri nel fiume... e sorrido.

Guardo la neve candida sulla cima delle montagne... e sorrido.

Guardo le foglie che cambiano colore in autunno... e sorrido.

Guardo la gente sorridere... e sorrido a mia volta.

Ed infine, guardo te. Mi specchio nei tuoi occhi, mi irradio del tuo sorriso e mi entusiasmo per la tua voce.

Guardo te... ed il mio cuore sorride.


La vita è meravigliosa, ora che fai parte del mio mondo