mercoledì 9 novembre 2016

Come una tempesta

Come una tempesta, inizia tutto improvvisamente. O meglio, le avvertenze ci sono: la temperatura che cambia, le nuvole in arrivo, il profumo di bagnato nell’aria... tutti segnali che preannunciano l’arrivo di una tempesta. A questo punto, ci sono due possibili comportamenti: la si affronta a viso aperto oppure ci si ripara, sperando di subire meno danni possibili. Ma qualunque sia la scelta, il danno sarà inevitabile: possiamo illuderci di non bagnarci, di ripararci come meglio possiamo, di affrontare una tale forza della natura... sarà tutto inutile, verremo travolti in ogni caso. Tuoni, lampi e fulmini, pioggia che cade incessante, vento che soffia dalla potenza inaudita. In balia di queste forze, lottiamo per cercare di prevalere, venendo inevitabilmente trascinati. Ci illudiamo di avere un qualche tipo di controllo, specie quando la pioggia è solamente una leggera pioggia primaverile, il vento è un delicato e dolce vento tiepido ed in cielo risplende l’arcobaleno. Ma le cose, pian piano, iniziano a peggiorare, a farsi più serie: il vento soffia più forte e diventa gelido, la pioggia si abbatte con più insistenza e pressione ed il cielo viene oscurato da minacciosi cumulonembi, salvo poi venir illuminato da lampi e fulmini per pochi secondi.


Una volta finita, la tempesta lascia un po’ di tregua, giusto un attimo per riprendere fiato e ricomporsi. Sempre che si abbia la forza per alzarsi in piedi e rimboccarsi le maniche, in attesa della prossima tempesta. Oppure restare a terra stremati, senza un briciolo di speranza e senza la forza per affrontare la successiva. In attesa di un aiuto. In attesa della persona disposta a condividere il proprio ombrello con noi.