domenica 30 giugno 2013

I sentimenti dello Scrittore - parte 1

«Ero uno scrittore di fama mondiale. Le mie storie piacevano a tutti e venivano tradotte in diversi Paesi nel mondo. Avevo articoli su riviste e giornali, anche in prima pagina. Venivo invitato ad eventi e trasmissioni televisive in cui parlavo dei miei libri. Tenevo delle lezioni a scuole ed università, in cui parlavo agli alunni della bellezza dello scrivere e le sensazioni che si potevano provare e far provare a chi legge le nostre storie, i nostri pensieri, le nostre emozioni. Ma ora.... ora non ci riesco, non riesco più a scrivere! È terribile: mi metto davanti al pc e niente... il foglio di word rimane bianco. Allora esco, vado a fare una passeggiata, in attesa che l'ispirazione mi colpisca. Vado al parco, mi siedo su una panchina, vedo la gente passare: coppie di innamorati, bambini che giocano, anziani che passeggiano, ragazzi o ragazze che portano a spasso il proprio cane... ed io sono lì, con un taccuino in una mano e la penna nell'altra. Taccuino destinato a rimanere vuoto. Eppure sento che dentro di me, nel profondo, la voglia di scrivere c'è. Lei cosa ne pensa dottore? È grave? Esiste un rimedio?»

Jacob McCansey fu un talentuoso scrittore. Per due anni è stato sulla cresta dell'onda, restando sempre nelle prime posizioni delle classifiche. I suoi libri vendevano tanto, le sue storie appassionavano grandi e piccini di qualunque sesso e religione. Ma da qualche mese oramai non riusciva più a scrivere nulla. Era nella tipica fase del 'blocco dello scrittore' in cui uno scrittore vorrebbe scrivere, ma non riesce a tirare fuori nulla. Neppure una misera idea. Si era quindi rivolto ad uno psicologo, il Dr. Mennell, per riuscire a guarire da questo blocco.

Mennell: «Beh caro signor McCansey, sembra proprio il classico caso del blocco dello scrittore. Purtroppo non esistono cure, deve aspettare che passi. Lei deve comunque impegnarsi ogni giorno, cercando di trovare ispirazione ovunque, anche nelle piccole cose»

Jacob: «Ma è quello che faccio! Le ho provate davvero tutte, ma di risultati ancora nulla. La prego, deve esserci almeno un modo!»

Mennell: «Beh, un modo ci sarebbe... però non è sicuro»

Jacob: «La prego, farei qualsiasi cosa!»

Mennell: «Si tratta di utilizzare una tecnica di ipnotismo: grazie a questa, quando lei dormirà, potrà colloquiare direttamente con il suo subconscio. Non si hanno ancora testimonianze certe dell'avvenuta riuscita del colloquio, è una tecnica ancora in fase sperimentale...»

Jacob: «Va bene, proviamola subito!»

Mennell: «Ne è sicuro? Deve firmarmi questi documenti, non voglio assumermi la responsabilità delle conseguenze»

Jacob: «Firmerò ogni cosa, basta che possiamo procedere!»

Dopo aver firmato quei documenti, il Dr. Mennell fece la seduta di ipnotismo a Jacob, il quale ringraziò e tornò a casa. Era sera e Jacob non vedeva l'ora di andare a dormire.

Jacob: «Bene, è ora di dormire! Però sono troppo eccitato.... non riesco! Vediamo.. proviamo a contare le pecore.... una... due... tre....»

«quattro... cinque... sei... set...AIO! Stai più attenta! Stupida... p-pecora? Dove diavolo sono capitato?»

Jacob era stato appena colpito da una pecora intenta a saltare una staccionata in un giardino che pareva infinito.

«Stai sognando»

Jacob: «Ah, alla fine sono riuscito ad addormentarmi! Chi sei tu?»

«Sono il tuo subconscio. Puoi chiamarmi Alias»

La figura che Jacob aveva davanti era quella di un essere umano tutto scuro, ma non si riusciva a capire se fosse un uomo o una donna.

Jacob: «Che fortuna trovarti subito! Hai qualche storia interessante da raccontarmi?»

Alias: «Vai subito al punto tu, eh? Sì, ho delle storie che potrei raccontarti, però devo avvertirti: non abusarne. Posso anche darti qualche dritta, ma questo è un problema che devi risolvere tu stesso. Siamo intesi?»

Jacob: «Sì sì, ma adesso dammi la storia!»

Alias: «Sigh, è incorreggibile... d'accordo, seguimi»

I due entrarono in una folta nube... per poi risbucare in un luogo incantato, con boschi fatati, magiche creature ed un fantastico castello.

Alias: «Per cominciare direi che possiamo prendere in considerazione una storia per bambini. C'era una volta....»

Alias iniziò a raccontare e tutto ciò che raccontava, Jacob poteva viverlo in prima persona.

"C'era una volta, una piccola ranocchia di nome Anya. Non era molto bella ed in più la sua voce era rauca e sgradevole. Gli altri animali non volevano giocare con lei a causa di questi difetti anzi, la prendevano in giro.
'Sei veramente brutta' disse il rinoceronte, 'la tua voce mi fa venire il mal di testa' lamentò l'usignolo, 'quando entri tu nell'acqua, sporchi tutti' sentenziò il coccodrillo. La povera ranocchia era triste per tutte le cose cattive che le dicevano e quindi piangeva. Pianse così tanto da allagare l'intero regno. Il livello dell'acqua si alzò fino ad arrivare alla stanza più alta del castello, dimora del principe Gaspare di soli 6 anni. Il principe, udendo questo pianto straziante, si affacciò alla finestra e vide la ranocchia sopra una foglia di ninfea che continuava a piangere.

'Ciao! Posso chiederti perché stai piangendo?' chiese il principe.
'Tutti mi prendono in giro per il mio aspetto e la mia voce, dicono che sono orrenda'
'Ma non è vero, non starli ad ascoltare'
'Non trovi che io sia orrenda?'
'No, affatto. Perché non entri nella mia camera e giochiamo un po', ti va?'

Anya non se lo fece ripetere due volte. I due giocarono per tutto il giorno e nacque subito una splendida amicizia.

'Sai, ho sentito una storia: parla di una principessa che baciò un ranocchio e questo si trasformò in un bellissimo principe. Magari se provassimo, io potrei diventare bellissima!' disse Anya.
'Perché mai dovremmo fare una cosa simile? Sei perfetta così come sei. E poi da tempo desideravo una vera amica. Mia madre mi fa giocare sempre con principi e principesse.... non è divertente!' rispose il principe.

La ranocchia fu contenta di sentire quelle parole. I due rimasero per sempre amici e non si lasciarono mai!"

Alias: «Fine della storia. Allora, che ne dici? Può funzionare?»

Jacob: «Sì sì, non è affatto male! Preparatevi, Jacob McCansey sta tornando!»

Giunse la mattina, Jacob si svegliò di ottimo umore: si mise al pc e cominciò a scrivere ciò che aveva vissuto la sera prima. Mandò la storia subito al suo editore che provvedé a mandarla in stampa immediatamente. La storia fu un successo tra i giovanissimi e Jacob tornò sulla cresta dell'onda. "Il ritorno in gran stile di McCansey" scrivevano i giornali. Alla radio la notizia veniva trasmessa con regolarità. Ci fu anche un servizio su diversi TG. Jacob era finalmente felice... ma non gli bastava! Voleva ancora di più: più fama, più successo, più visibilità. Voleva essere al centro dell'attenzione.

Passò qualche giorno ed una sera....

Jacob: «Alt, brutte pecoracce! Oh... ma non c'è nessuno»

Alias: «Eh già, oggi niente pecore. Allora, sei rimasto soddisfatto del successo ottenuto?»

Jacob: «Certo che sì, ma non mi basta! Hai qualche altra storia?»

Alias: «Beh, a dir la verità sì, ma dovresti pensare tu stesso ad inventarne delle altre...»

Jacob: «Ma tu sei "me stesso"! Quindi se le chiedo a te è come chiederle a me»

Alias: «Quello che sto cercando di dirti è che potrebbe diventare pericoloso...»

Jacob: «Suvvia, per due storie che mi racconti! Andiamo, raccontamene un'altra!»

Alias: «... e va bene. Ma che sia l'ultima! Andiamo»

Questa volta l'ambientazione era medievale: principesse, cavalieri, castelli, battaglie.... non era più roba per bambini.

Jacob: «Figo, finalmente si inizia a ragionare! Vediamo un po' cosa ci propone questo scenario»

"Melissa era la principessa del regno di Tamaral. Era bella, era aggraziata, era.... FORTE! Così forte che non doveva essere salvata anzi, era lei a salvare i principi in pericolo o in difficoltà, finendo poi per avere una fila di spasimanti. Lei però rifiutava tutti: non voleva che il suo sposo fosse più debole di lei. I vari principi e cavalieri che chiedevano la sua mano erano soliti sfidarla a duello: chi l'avrebbe sconfitta, avrebbe avuto la sua mano. Nessuno però riusciva a sconfiggerla. Un bel giorno, mentre era ad allenarsi sopra i tetti delle stalle, mise il piede in malo modo e cadde.... per fortuna un uomo in armatura stava passando di lì e la prese al volo... beh, non proprio: Melissa gli cadde letteralmente addosso.

'Che male.... per fortuna che passavate di qua messere! Mi avete salvato la vita!' disse Melissa con profonda ammirazione per quel giovane.
'Beh, non ho fatto niente, mi siete solo caduta addosso mia principessa....', rispose il giovane.
'Posso sapere il nome del mio salvatore?'
'Ehm, Lancer'
'Oh prode Lancer, accetti questo mio umile dono come ringraziamento'. Melissa porse al ragazzo un candido fazzoletto di seta. In quel momento, i loro sguardi si incrociarono. Lancer era un ragazzetto con una faccia non troppo sveglia, le lentiggini, un naso a patata, capelli corti e biondi ed occhi castani. Non era proprio il tipo che potesse interessare a Melissa. Ma a lei questo non importava: le aveva salvato la vita, quindi doveva diventare suo marito! Cominciò quindi a pedinarlo in ogni cosa che facesse, cercando di sedurlo il più possibile. Ma Lancer sembrava non vederla. Questa cosa dava sui nervi a Melissa che si domandava come mai non provasse interesse per lei. Provò a donargli dei fiori, a dedicargli un sonetto, dandogli ogni genere di dono... tutte cose che vennero brutalmente respinte. Alla fine Melissa scoppiò: 'Non è possibile che rifiuti tutte le mie attenzioni! Cosa c'è che non va in me?'
'Non c'è nulla che non va, mia principessa. È solo che a me non piacciono le donne' disse Lancer.
'Come non ti piacciono le donne? E come mai sei un cavaliere?' chiese sorpresa Melissa.
'Non ho mai detto di essere un cavaliere' replicò Lancer.
'Ma indossi un'armatura!', Melissa cominciò ad agitarsi.
'Oh, questa non è mia: è di Sir Nicolas, il mio fidanzato. Ogni tanto la indosso per andare a fargliela lucidare o per aggiustarla, così si trasporta più facilmente. Ora dovete scusarmi mia principessa, ma il mio pucci pucci  mi sta aspettando. I miei omaggi'. Detto questo, Lancer si allontanò saltellando in maniera molto poco virile.
'Sir Nicolas... una volta ci provai con lui e mi rifiutò... ora capisco il perché... Voglio morire. PERCHE' DEVO ESSERE COSI' SFIGATA!'
'Hai sentito qualcosa tesorino?' disse Lancer
'Forse è una capra che urla, non farci caso... guarda piuttosto la luna, non è bellissima? Certo, non bella quanto te....' esclamò Nicolas."

Alias: «Fine! Che ne dici? È abbastanza originale, non trovi? Sicuramente troverà il consenso dei più grandicelli»

Jacob: «A me ha un po' inquietato... però devo ammettere che è divertente tutto sommato! Appena mi sveglio, mi metterò subito al lavoro»

Alias: «Beh, allora cosa aspetti? SVEGLIATI!»

Jacob si svegliò nella sua stanza. Era mattina ed alcuni raggi di sole penetravano lievemente le tende alla finestra della sua stanza.

Jacob: «Devo mettermi subito al lavoro!»

In men che non si dica, il racconto era subito pronto. Il suo agente approvò e venne mandato subito in stampa. Anche qui, successo clamoroso. "Un'avventura nello humor e la malizia: il grande scrittore McCansey colpisce ancora!", le recensioni dei giornali erano entusiaste! Jacob era felice, ma non ancora pienamente soddisfatto del risultato. Voleva ancora più fama, ancora più visibilità.

Jacob: «Tutto ciò non mi basta ancora. Voglio di più. VOGLIO ANCORA PIU' FAMA E GLORIA! ANCORA, ANCORA ED ANCORA!»

Jacob ancora non sapeva di aver intrapreso una strada di non ritorno....

sabato 29 giugno 2013

I Tre Demoni Bianchi - capitolo 4

CAPITOLO 4: IL GRANDE PROBLEMA DI TAMURIL

Mancava ormai poco all'arrivo a Tamuril e sia Kate che Leonora erano taciturne, tristi ed affrante, ripensando a ciò che era successo al villaggio di Adumio.

Titania: «Beh, che cosa vi prende? Siete state zitte per tutto il viaggio. Vi ho lasciato fare, ma ora basta, non rattristatevi! È vero, abbiamo fatto una strage che avremmo potuto evitare, però così non saremmo state in grado di annullare la maledizione. Pensateci: è meglio aver dato la pace eterna a quella povera gente o lasciarli in un limbo infinito costretti a soffrire in eterno? Secondo me abbiamo fatto la scelta migliore»

Leonora: «Ma quelle povere persone innocenti.... si sono fidate ciecamente di noi. E noi... non siamo state in grado di salvarle...»

Kate: «O forse loro avevano previsto fin dall'inizio come sarebbe andata, però non ci hanno detto nulla. Forse volevano veramente farla finita, smettere di soffrire a quel modo»

Titania: «Kate ha ragione. Probabilmente si erano accorti di tutto e ci hanno lasciato fare ugualmente per raggiungere la pace eterna»

Leonora: «Forse avete ragione....»

Titania: «Certo che abbiamo ragione!»

Leonora sembrava più sollevata. Si ripromise di non prendere più decisioni alla leggera, ma di ponderare bene sulla giusta decisione da prendere.

«Guardate!», disse Kate correndo, precedendo Titania.

Titania: «Siamo arrivate... questa è Tamuril!»

Davanti a loro si prestava uno spettacolo magnifico: Tamuril, il secondo più grande feudo di tutto Gatam. La città era costruita in argilla con tetti in mattone, nulla a che vedere con le capanne di legno di Garlant. Il mercato era una cosa fantastica, pieno di bancarelle che vendevano oggetti e cibo provenienti da diversi villaggi. Ma il pezzo forte era il palazzo imperiale che sovrastava tutto con la sua imponenza.

Titania: «Ragazze, direi di recarci subito a palazzo per avere udienza con re Tolomeo e...»

«I TRE DEMONI BIANCHI!»

Un ragazzo urlò a squarciagola quando le vide, attirando subito una folla di curiosi che cominciò a fare domande come di rito.

«Ma è vero che Titania può sollevare fino a 1000 kg?»
«Leonora sei bellissima, sposami ti prego!»
«Kate, riusciresti a colpire una formica da un km di distanza?»

Leonora: «Scusateci, andiamo di fretta»

Kate: «Volevamo chiedere udienza al re»

«Ma il re non riceve così, senza preavviso. Dovete scrivere una lettera per chiedere udienza ed aspettare una sua risposta»
«Già, anche se siete i Tre Demoni Bianchi, non credete che avrete un trattamento speciale»
«Io la mia lettera l'ho mandata tre anni fa e sto ancora aspettando una risposta!»

«Per loro il re farà un'eccezione»

Una guardia imperiale irruppe in mezzo alla folla, seguita da altre guardie imperiali.

Guardia: «Il re vorrebbe avervi a palazzo per un'udienza, è estremamente importante»

Titania: «Bene, era proprio quello che volevamo. Solo una cosa non mi convince... come facevate a sapere che eravamo in città? Non sarà mica una trappola?»

Guardia: «Nessuna trappola. Il mago di corte, Menémago, può vedere tutto, è un divinatore eccezionale. Ha previsto il vostro arrivo, ecco perché siamo qui»

Titania: «Sareste potuti arrivare anche un po' prima, ci saremmo risparmiate questa scenetta patetica con questi villici»

«Hey attenta a come parli tu! Chi ti credi di essere?»

Titania: «VIENI A DIRMELO IN FACCIA SE NE HAI IL CORAGGIO!», tuonò la ragazza.

La folla si dileguò impaurita.

Leonora: «Avresti potuto urlare prima, eheh»

Guardia: «Bene, visto che abbiamo risolto la seccatura, vi prego di seguirci»

Il corteo imperiale scortò le tre sorelle fin dentro al castello, nella sala del trono. La sala era lussuosissima, con tappeti pregiati, tende di velluto, quadri e stendardi. Il trono era rivolto nella direzione opposta del centro della sala. Un piccolo uomo pieno di folti capelli castani che gli coprivano il viso, era lì vicino: «Sire, sono arrivate».

«Grazie Menémago, gira pure il trono». Il piccolo uomo eseguì l'ordine. Sul trono era seduto un uomo non troppo anziano, ma con barba, baffi, sopracciglia e capelli completamente bianchi. Sembrava un uomo forte per la sua età, con un fisico ben scolpito. I suoi occhi neri infondevano una sensazione di paura ed inferiorità. Egli era re Tolomeo, uno dei più grandi re di tutto Gatam.

Tolomeo: «Ben arrivate, mie dolci ospiti. Sono desolato per avervi convocato qui in fretta e furia, ma la situazione è abbastanza critica»

Titania: «Non dovete preoccuparvi, avevamo comunque intenzione di chiedervi udienza per sapere se c'era qualcosa che potevamo fare in cambio di denaro»

Tolomeo: «È proprio quello che vorrei proporvi!»

«Ma se ha con se un indovino, non doveva già sapere che volevamo chiedergli udienza per un lavoro?», bisbigliò Kate a Leonora, la quale ridacchio.

Menémago: «Smettetela di confabulare voi due, può capitare che faccia degli errori, non sono infallibile!»

«Chiedo scusa per l'indisponenza delle mie due sorelle», disse Titania lanciando un'occhiataccia alle due ragazze, facendole rabbrividire.

Tolomeo: «Non ha importanza, Menémago non se l'è mica presa. E poi ci sono questioni più importanti da discutere»

Titania: «Vi ascoltiamo, procedete pure»

Tolomeo: «Come ben saprete e avete avuto modo di vedere, Tamuril è un grande feudo. Il suo mercato ha merci provenienti da diversi villaggi, limitrofi e non. Il sostentamento di Tamuril si basa principalmente sul commercio: senza di esso, il feudo se la passerebbe veramente male. Qual è il problema quindi? Semplice: gli orchi! Da qualche tempo, un gruppo di orchi provenienti dalla catena montuosa di Kulas, sta razziando e distruggendo le risorse destinate a Tamuril dei villaggi vicini: distruggono i campi, decimano il bestiame, si cibano perfino degli agricoltori e allevatori stessi! È veramente un terribile cataclisma, a lungo andare saremo costretti ad allontanare la gente del feudo altrimenti non ci sarebbe abbastanza cibo per tutti»

Kate: «Perdonate l'intromissione e l'insolenza, ma non basterebbe inviare delle truppe per fermarli?»

Tolomeo: «Credi che non ci abbia già pensato? Ho inviato truppe su truppe, ma nessuno riesce a fermare quegli orchi. Credo abbiano qualcosa di diverso... ma non so dire cosa»

Leonora: «E cosa vi fa pensare che noi possiamo fermarli?»

Tolomeo: «Ragazza, credi davvero che sia così sprovveduto? Voi siete i Tre Demoni Bianchi, conosciute in lungo e in largo. Le vostre gesta sono oramai delle leggende. Avete addirittura ucciso un drago, solo voi tre. Noi per uccidere un drago abbiamo dovuto unire gli eserciti di Tamuril e Cornelia, ricevendo comunque copiose perdite. Vi prego, siete la nostra unica speranza....»

Menémago: «È la prima volta che il nostro re Tolomeo supplichi qualcuno. Come potete vedere, la situazione è veramente disperata. Verrete lautamente ricompensate se è questo che vi preoccupa»

Titania: «Accettiamo l'incarico! Rispediremo quegli orchi a calci nelle loro montagne desolate!»

Tolomeo: «Che notizia magnifica! Bene, vi darò i dettagli del piano». Il re batté le mani ed una guardia portò una mappa della zona, proseguendo con: «Come potete vedere, questa è la mappa del territorio intorno a Tamuril. Fin'ora gli orchi hanno razziato le risorse di Rabastra, Neptunia e Zagaria, proseguendo sempre verso ovest. La prossima in lista è Calladio. E qui c'è un problema ancora più grande: tra qualche giorno dovrebbe presentarsi lì la Compagnia di Endo, è una compagnia che usiamo per effettuare degli scambi commerciali con le città lontane e vicine. L'avevamo mandata a prendere delle provviste alla città di Valicus ed ora dovrebbero andare a prendere il restante carico a Calladio. Se però dovessero arrivare lì e trovare gli orchi, l'intero carico sarà perduto, rappresentando un'enorme perdita per Tamuril. E questo non possiamo assolutamente permetterlo. Posso mettervi a disposizione cavalli, uomini, armi.... chiedete e vi sarà dato. Qualsiasi cosa pur di fermare quegli orchi»

Kate cominciò ad innervosirsi: "La Compagnia di Endo.... dove c'è anche Marcus... non posso permettere che gli capiti qualcosa di male!", pensò.

Titania: «Abbiamo avuto modo di incontrare la Compagnia di Endo, sappiamo quanto sia importante il loro lavoro. Allora, per prima cosa ecco cosa faremo: noi tre andremo a Calladio per prime. Ci serviranno cavalli forti, robusti e resistenti per portare noi e le nostre armature, cavalli in grado di portare oltre 200 kg di peso»

Tolomeo: «Modestamente la nostra scuderia ha una parte speciale di cavalli di razza, addestrati appositamente per guerrieri d'elite appartenenti alla guardia imperiale di Cornelia con il compito di difendere l'imperatore. Questi stalloni sono forti, decisi, resistono a pesi e pressioni estreme, riuscendo comunque ad essere veloci. Avrete tre di quei cavalli. Serve altro?»

Titania: «Perfetto, in questo modo noi saremo le prime ad arrivare e potremmo scontrarci direttamente con gli orchi. Ad un giorno di distanza dalla nostra partenza, invierete una seconda spedizione formata da 10 guardie scelte insieme ad una carovana di provviste imperiali. Se tutto va come previsto, dovrebbero arrivare dopo che avremmo sconfitto gli orchi, così da poterci ristabilire senza togliere le preziose risorse destinate al mercato di Tamuril. Qualche obiezione?»

Tolomeo: «Nessuna, son ben disposto a separarmi da qualche mia provvista personale, pur di salvare il mio regno ed il mio popolo. Quando avete intenzione di partire?»

Titania: «Immediatamente! Non c'è tempo da perdere, prima arriviamo e meglio sarà»

Tolomeo: «Perfetto, vi faccio preparare i cavalli. Quando sarete pronte, recatevi ai cancelli di ingresso di Tamuril, troverete ciò che avete chiesto»

Titania: «Vi ringraziamo re Tolomeo. Ci rivedremo tra qualche giorno. Non vi preoccupate, tutto si sistemerà per il meglio»

Le tre ragazze non persero tempo e, dopo aver mangiato qualcosa alla taverna del paese, si presentarono ai cancelli di Tamuril dove le attendevano tre stalloni purosangue: Diablo, Fenrir e Luna. Diablo era uno stallone possente ed imponente: con un manto nero come la notte e gli occhi rossi come il sangue, sembrava un cavallo dell'oltretomba. Poteva trasportare tranquillamente 500 kg senza accusare nessun fastidio e raggiungere contemporaneamente la velocità di 30 km/h. Fenrir deve il suo nome al re dei lupi: aveva un manto argenteo che brillava nella notte, insieme ai suoi occhi gialli. Riusciva a trasportare sui 200 kg senza sforzo, raggiungendo i 50 km/h. Era più debole di Diablo, ma sensibilmente più veloce. L'ultima, Luna, era una cavalla dal manto bianco, con gli occhi azzurri. Poteva trasportare solamente 150 kg senza sforzo ed arrivare ad una velocità di 40 km/h. A differenza degli altri due però, riesce a resistere per molto più tempo sotto sforzo, andando avanti anche per giorni senza mangiare.

Titania e Diablo si guardarono intensamente e.... improvvisamente si diedero una testata. Entrambi non fecero una piega, quindi la ragazza disse: «Ho trovato il mio destriero» e montò in sella. Leonora era affascinata dal manto di Fenrir che lo fissava senza dire una parola. Il cavallo le si avvicinò e si chinò, come fosse un invito a farla salire. Anche Leonora aveva trovato il suo destriero. Rimanevano solo Luna e Kate, che esclamò: «Sei rimasto solo tu». La cavalla nitrì indispettita.

Kate: «Ah ma sei una femmina! Avevano detto che ci avrebbero dato degli stalloni... scusa mi dispiace». La cavalla sfregò il suo viso con quello di Kate che ridacchiò: «Sembri simpatica, vuoi essere il mio destriero?». La cavalla nitrì forte.

Kate: «Ok allora... andiamo!» e saltò in sella. Le tre ragazze erano pronte e partirono alla volta di Calladio. I cavalli erano veloci e non si lamentavano del peso che stavano trasportando.

Titania: «Che velocità! Di questo passo arriveremo a Calladio prima di sera, giusto in tempo per preparare una strategia contro questi orchi»

Leonora si era addormentata sul soffice manto di Fenrir.

Kate: «Ma guarda quella... riesce a dormire anche mentre sta galoppando!»
Luna: «Hhhhiiiiiiiiii»
Kate: «Sei d'accordo con me anche tu vero? Eheh»

La cavalcata procedette senza intoppi e finalmente le tre sorelle arrivarono nel villaggio di Calladio. Le persone, vedendo Diablo, temettero che fossero arrivati degli invasori e diedero l'allarme.

«A-andate v-v-ia!» urlò un contadino mentre puntava un forcone verso Diablo e Titania.

Titania: «Non abbiate paura, non siamo degli invasori. Siamo stati mandati qui da re Tolomeo per impedire agli orchi di radere al suolo anche questo villaggio»

Contadino: «Orchi?»

Titania: «Sì, non siete stati avvertiti? Degli orchi stanno facendo razzia nei villaggi vicini, il prossimo bersaglio siete voi, quindi il re....»

Contadino: «ORCHI! E STANNO ARRIVANDO QUI! SI SALVI CHI PUO'!»

Ci fu un trambusto generale di gente che scappava in maniera confusa e disordinata.

Titania: «Ora capisco perché il re non aveva divulgato la notizia....»

Diablo scosse la testa.

Leonora: «.... ehm yaaaaaawwnnnn siamo già arrivati?»

Kate: «Ben svegliata, eh?»
Luna: «Hhhhhhiiiiiiiii»

Leonora: «Cosa mi son persa?»

Titania: «La grande fuga degli abitanti di Calladio. Ora il villaggio è completamente nostro!»

Leonora: «Bene, possiamo fare baldoria allora!»

Kate: «Leonora sei incorreggibile... presto, mettiamo i cavalli nella stalla e pensiamo subito ad una strategia di difesa»

Leonora: «.... sei proprio antipatica, sai?»

Fenrir sbuffò.

Dopo aver sistemato i cavalli nella stalla, le tre sorelle entrarono in una capanna ed iniziarono a discutere su di una possibile strategia.

Titania: «Allora, cosa sappiamo degli orchi?»

Leonora: «Io li ho studiate: generalmente sono stupidi, ma abbastanza intelligenti da poter parlare e fare dei semplici ragionamenti. Non sono così stupidi da invadere il territorio degli umani per esempio»

Titania: «Esatto e questo è già il primo punto che non mi torna: perché una banda di orchi dovrebbe invadere i nostri territori? Continua pure Leonora»

Leonora: «Seconda cosa, la loro forza: un orco in media ha l'equivalente di forza di 5-6 uomini adulti. Gli esponenti più forti possono raggiungere le 8-9 volte. Ma anche così i conti non tornano: supponendo di avere un gruppo di 10 orchi, inviando un piccolo esercito che li indebolisca dalla distanza e poi dia il colpo di grazia nel combattimento ravvicinato, non dovrebbero esserci problemi nello sconfiggerli»

Titania: «Esatto anche qui. Mi sono meravigliata quando re Tolomeo ha detto che non sono riusciti a farli fuori... che si tratti di orchi anormali?»

Leonora: «Non è da escludere. Visto che non sappiamo con che tipo di orchi avremmo a che fare, direi di ideare una strategia basata sull'effetto sorpresa. Titania, tu costruirai delle trappole intorno al perimetro del villaggio in modo da rallentarli; io piazzerò delle trappole magiche nel villaggio facendo in modo che si attivino solo sugli orchi, mentre tu Kate sarai di vedetta sulla collina qui vicino ed attaccherai a distanza. Siete d'accordo?»

Titania: «Un piano impeccabile, non conoscendo il numero e la forza dei nostri avversari, puntare sull'effetto sorpresa è la cosa migliore. Bene direi di...»

Kate: «Credo che il tuo piano non si possa attuare.... ho sentito un rumore»

Le tre sorelle uscirono dalla capanna e videro avvicinarsi in lontananza delle oscure figure.

Kate: «Distinguo chiaramente sette individui... sì sono sette orchi»

Leonora: «C'è qualcosa che mi turba.... riesco a captare qualcosa nell'aria, ma non riesco a capire cosa»

Titania: «Qualunque cosa sia, tenete gli occhi bene aperti. Anche se sono solamente in sette, non dobbiamo abbassare la guardia»

I sette orchi si fermarono improvvisamente.

Titania: «Beh? Perché non si muovono più?»

Kate: «Forse ci stanno studiando?»

Leonora: «Lo escluderei, gli orchi sono troppo stupidi per studiare i propri avversari e decidere delle strategie»

Titania: «HEY VOI! VENITE QUI SE NE AVETE IL CORAGGIO!»

Leonora: «Non credo sia il caso di indispettirli in questo modo....»

Titania si voltò verso Leonora e disse: «Non conosco altri modi per attirare l'attenzione del nem...»

Un grosso masso colpì in pieno Titania, facendola volare contro la capanna, distruggendola parzialmente.

«TITANIA!» urlarono all'unisono le altre due ragazze.

Leonora: «Sono incredibilmente forti e veloci per essere degli orchi! Titania si è distratta solo un secondo»

Kate: «Stai attenta, ne stanno arrivando degli altri!»

Le due ragazze riuscirono ad evitarli tutti. Uno, però, stava cadendo proprio sulla capanna dove era rimasta sepolta Titania. Una forte onda d'urto fece volare via i detriti ed una mano disintegrò quel masso. Era Titania che si era ripresa dal colpo ricevuto poc'anzi. Un rivolo di sangue scendeva lentamente dalla sua fronte, fino ad arrivare alla bocca. Titania lo leccò con la sua lingua: «Però, niente male questi orchi. Penso che mi divertirò». Impugnò la sua Bastard Sword e si buttò all'attacco. Gli orchi, vedendo che Titania veniva loro contro, si divisero formando coppie da due ed andando ogni coppia contro una delle ragazze. Un solo orco rimase sulle retrovie a guardare.

Leonora: «Strategie di gruppo? Ma non è possibile! Di solito gli orchi attaccano in branco, senza dividersi tra gli avversari!»

Kate cercava di colpire i suoi avversari, ma questi si muovevano troppo velocemente: «Accidenti, sono più agili di quanto credessi!»

Leonora: «Altra anomalia... gli orchi sono forti, non agili! C'è veramente qualcosa di strano in questi esseri.... vediamo come se la cavano con il fuoco, il loro nemico naturale!». La ragazza iniziò ad attaccare con magie basate sul fuoco. Lanciò prima delle palle di fuoco che furono opportunamente schivate. Passò poi ad un muro di fuoco per proteggersi. Qui però assistette ad una cosa che mai avrebbe pensato di assistere in vita sua: un orco saltò attraverso la barriera di fuoco, superando la paura e facendosi giusto qualche ustione superficiale sull'armatura di pelle che indossava. Leonora poté vedere in faccia quell'orco: aveva la pelle completamente nera e gli occhi rosso sangue, con delle lacrime di sangue che scendevano fino alle guance. La ragazza era paralizzata dallo stupore. L'orco le diede una sberla e la fece volare a pochi metri lontano da lì. Anche Kate non se la passava bene, costretta ad indietreggiare sempre di più fino a raggiungere un punto morto. Decise quindi di utilizzare una bomba fumogena per potersi coprire la fuga, ma quegli orchi non ci cascarono e riuscirono a catturarla. Uno di questi la teneva per la vita, nella sua enorme mano. L'unica che riusciva a tenergli testa, seppur con qualche difficoltà, era Titania. Malgrado i suoi colpi di spadone, gli orchi continuavano ad attaccare, senza sentire il dolore. Leonora venne presa per una gamba e trascinata verso l'orco che era rimasto in disparte.

Leonora: «Quello deve essere il loro capo... vogliono offrirmi in sacrificio!»

Kate: «Dannazione, non riesco a muovermi!»

Titania: «Maledetti, ma perché non vanno giù? Eppure li sto colpendo con tutta la mia forza!»

Un orco riuscì a fare uno sgambetto a Titania che cadde in ginocchio. Quando alzò la testa, vide che l'altro orco stava per colpirla con una mazza chiodata.

«HHHHHIIIIIIIHHHHHIIIIIIIII»

Un nitrito fece fermare l'attacco dell'orco che si girò dalla direzione da cui proveniva.... venendo colpito fortemente da uno zoccolo. Questo colpo lo fece allontanare di alcuni passi finendo per cadere a terra.

Titania: «Diablo? Cosa sei venuto a fare?». Il cavallo non mosse un muscolo, continuando a fissare il nemico. La ragazza si rimise in piedi, asciugandosi il sudore dalla fronte e disse: «Così vuoi combattere al mio fianco eh?»

Diablo: «PPPPPRRRRRFFFFF HHHHIIIIIIIII»

Titania: «Bene, allora... fatevi sotto!»

Dall'altra parte, Kate era ancora a battere le mani sulla mano dell'orco, nella speranza che la lasciasse andare: «Lasciami, lasciami, lasciami andare stupido orco!»

«HHHHIIIIIIIIII», un calcio ben assestato e l'orco mollò la presa.

Kate: «Luna! Sei venuta a salvarmi, grazie!»

Luna: «HHHIIIIIII!»

Kate: «Bene, ti mostrerò quanto può essere temibile un'arciere a cavallo!». La ragazza saltò in sella a Luna e cominciò a scoccare frecce intorno ai due orchi, mentre la cavalla galoppava a gran velocità. Dopo aver formato un cerchio di frecce, Kate urlò: «CRYSTAL NET!». Non appena finì di pronunciare quelle parole, una rete di cristallo intrappolò i due orchi. «Visto Luna? Anch'io mi intendo un po' di magia! Se ne staranno buoni per un po'»

Luna: «Hhhhhhiiiiiiii»

Leonora: «Lasciami andare, brutto orco puzzolente! Mi stai rovinando tutto il vestito!»

L'orco buttò la ragazza davanti al suo capo. Il grosso e possente orco la guardava intensamente con i suoi occhi iniettati di sangue. Stava per colpirla con la sua mazza, quando improvvisamente si sentì un urlo.

«HHHHHIIIIIUUUUUUU»

Sembrava un verso di un lupo.... ma anche quello di un cavallo! Era Fenrir, il cui manto brillava intensamente sotto i raggi lunari. Con un calcio allontanò il possente orco e portò in salvo Leonora in un posto sicuro.

Leonora: «Grazie per avermi salvata Fenrir»

Fenrir: «PPPPAAAARRRFFFF»

Leonora: «Sai... sei veramente strano per essere un cavallo! Ad ogni modo, ho capito cos'è capitato a questi orchi»

«Leonora! Stai bene?», Kate arrivò galoppando.

Leonora: «Sì sto bene anche se me la sono vista brutta, fortuna che è arrivato Fenrir a salvarmi.... tu invece come te la sei cavata?»

Kate: «Anche io me la stavo vedendo brutta, ma poi è arrivata Luna che mi ha liberata dalla morsa di quell'orco. Grazie al Crystal Net son riuscita ad intrappolarli!»

Leonora: «E brava la mia sorellina! Hai visto che quelle lezioni di magia non sono state una perdita di tempo?»

«Ragazze, tutto bene?», anche Titania si riunì al gruppo.

Kate: «Titania! Per fortuna stai bene... che fine hanno fatto i tuoi avversari?»

Titania: «Ah li ho sistemati, è stato facile»

«HHHHHIIIIIII», replicò Diablo, quasi disarcionando Titania.

Titania: «Hey hey, calmati. Sì, lui mi ha dato una mano»

Diablo scosse la testa contrariato.

Leonora: «Comunque ragazze, ho capito cosa affligge questi orchi: sono vittime di un incantesimo chiamato Insania Vena. Questo incantesimo aumenta in maniera spropositata l'afflusso e la quantità di sangue nel corpo. Ecco perché hanno tutto quel sangue negli occhi, non riuscendo neppure a contenerlo completamente. Solitamente questo incantesimo uccide il bersaglio su cui viene lanciato, non riuscendo l'organismo a gestire quelle enormi quantità di sangue. Però se lanciato su un bersaglio particolarmente robusto e resistente come appunto un orco, potrebbe funzionare, creando dei super guerrieri: il costante afflusso di sangue al cervello ed al resto del corpo, li rende veloci e pericolosi. Fortunatamente esiste una cura: basterà lanciare un incantesimo di ghiaccio per bloccare momentaneamente l'afflusso di sangue ed annullare così l'incantesimo. Mentre io vado ad occuparmi degli orchi che avete messo fuori combattimento, voi sistemate gli altri»

Titania: «Sarà uno scherzetto, vero Diablo?»

Diablo non fece una mossa.

Titania: «Eddai, stavo scherzando prima, non te la sarai mica presa?»

Diablo: «Ppprrfff»

Kate: «Andiamo a prendere quei bruti! Sei pronta Luna?»

Luna: «HHHHHIIIIIIIIII»

Le due ragazze, grazie all'aiuto dei propri destrieri, affrontarono senza difficoltà i due rimanenti orchi.

Titania: «Bene, resta solo il capo... questo me lo voglio prendere io da sola. Non te la prendere Diablo».

Il cavallo sembrò capire. Non appena la ragazza scese, si allontanò silenziosamente.

Kate: «Fagli vedere chi sei Titania!»

Il combattimento iniziò quasi istantaneamente: lo spadone di Titania e la mazza chiodata dell'orco si scontrarono più e più volte, senza che nessuno ebbe la meglio. L'orco allora diede un forte pestone al terreno, facendolo tremare. Titania non riuscì a mantenere l'equilibrio e cadde all'indietro. L'orco ne approfittò subito colpendola in testa con la sua mazza.

«..... tsk, ora sei scoperto!», Titania contrattaccò dando un sonoro pugno direttamente in faccia all'orco. Il colpo di mazza chiodata ricevuto però, era particolarmente forte e la ragazza cadde a terra frastornata. L'orco si accarezzo lievemente la guancia colpita dal pugno, alzò nuovamente la mazza chiodata, pronto a colpire con tutta la forza che aveva in corpo. I cavalli erano troppo lontani per poter intervenire, mentre Kate non sarebbe riuscita a colpirlo in tempo con una delle sue frecce.

«TORMENTA ABISSALE!»

Dal terreno sotto all'orco si levò una tormenta che lo investì in pieno, congelandolo all'istante.

Leonora: «Ops, forse ci sono andata pesante»

Titania: «L'avrei sistemato anche da sola»

Leonora: «Un semplice grazie è più che sufficiente. Non avresti comunque potuto batterlo, era troppo potente in quello stato. Però sono rimasta impressionata, sei riuscita a colpirlo con un pugno in pieno viso!»

Orchi: «Capo! Come staiiiii? Perché essere diventato ghiacciolo?»

Leonora: «State tranquilli, domani mattina starà già meglio. Che ne dite ora di andarci a fare una bella dormita? Siamo tutti stanchi»

Orchi: «Noi d'accordo»

È notte fonda. Umani ed orchi dormivano sotto lo stesso tetto, nella capanna del capo villaggio, abbastanza grande per ospitarli tutti. Ma c'era qualcuno che non riusciva a prendere sonno.

«Non sono riuscita a batterti.... ed ora sei un pezzo di ghiaccio. Mi basterebbe un solo pugno per mandarti in frantumi. DANNAZIONE!». Titania tirò un pugno al terreno per la rabbia: «Perché non sono più forte? Come spero di difendere le mie due sorelle in questo stato? Io... devo diventare più forte, devo proteggerle. L'ho promesso alla mamma....»

La notte passò e finalmente giunse il giorno. Gli abitanti del villaggio cominciarono a riavvicinarsi al villaggio.

Contadino: «Hey guardate gente! Qui c'è un orco surgelato! Mi basterà un solo colpo per farlo fuori, state a guardare»

«Prova solo a sfiorarlo e sei morto». Da dietro la lastra di ghiaccio comparve Titania. Era stata sveglia tutta la notte a fare la guardia all'orco. Il povero contadino fuggì impaurito.

Capovilaggio: «Finalmente se ne sono andati tutti, che bello tornare a casa!», ma non appena aprì la porta di casa, si trovò davanti a se un orco.

Capovillaggio: «UN ORCOOOOO SI SALVI CHI PUO'!»

Ricominciò il caos del giorno prima.

«FERMI TUTTI!» tuonò Titania. I villani si bloccarono per la paura. Titania spiegò a tutti la situazione e finalmente si calmarono. Il capo villaggio fu contrariato che degli orchi abbiano dormito in casa sua, ma bastò qualche moneta d'oro per fargli cambiare idea. Giunse di nuovo la sera ed arrivarono le provviste ed i rinforzi richiesti da Titania. Nel frattempo il capo degli orchi si era finalmente scongelato.

Titania: «Finalmente sei uscito da quella prigione di ghiaccio»

«Yaaaaaaa libero finalmente! Grazie umana per vegliato su di me. Mio nome è Ogretto. Come fare per ricompensare te per aver salvato me e miei uomini da incantesimo cattivo?»

Titania: «Un modo ci sarebbe... però vieni, andiamo a mettere qualcosa sotto i denti. Dobbiamo rimetterci in forze!»

Lo stomaco di Ogretto brontolò: «Già avere tu ragione. Si mangia!»

Quella sera venne organizzato un bel banchetto, con tanto di balli e musica. Gli orchi e la gente si divertivano e riuscivano a coesistere pacificamente.

Contadino: «Allora non sono vere le storie su voi orchi, che siete cioè dei mostri assetati di sangue!»

Orco: «Assetato sangue io? No, io mangiare foglie di albero ed erba»

Contadino: «Un orco vegetariano... non l'avrei mai detto! Se vuoi posso darti qualche verdura del mio orto, ci stai?»

Orco: «Non vedere l'ora di assaggiare, gnammy!»

Paesana: «Ma è vero che voi orchi non sentite la fatica?»

Orco: «No»

Paesana: «Ed è vero che potete stare intere settimane senza mangiare?»

Orco: «No»

Paesana: «Ed è vero che puzzate?»

*scorreggiando* Orco: «Zì»

«AHAHAHAH»

Ogretto: «Ogretto deve proprio ringraziare te umana Titania per questa festa. Dimmi ora tuo desiderio!»

Titania: «Vorrei scontrarmi con te. Un incontro a mani nude, senza armi. Il primo che va al tappeto, perde»

Ogretto: «Tu volere sfidare me a incontro di botte? Tu essere pazza»

Titania: «Che c'è, hai paura?»

Ogretto: «Paura io? AHAHAHAHAH! Io accetta. Spera che tu non cada subito»

Titania: «Stavo per dire la stessa cosa»

Finita la festa, gli orchi e gli abitanti del villaggio si radunarono intorno a Titania ed Ogretto per assistere allo scontro del secolo.

Ogretto: «Io essere pronto, quando vuoi tu»

Titania: «Che lo scontro abbia inizio!»

Fu uno scontro memorabile che durò diversi giorni. Nessuno dei due voleva cedere: entrambi continuavano a tirare pugni in faccia all'altro, sperando che questi crollasse. Alla fine però, la svolta.

Titania: «Anf... anf.... però, non credevo fossi così forte anche da normale!»

Ogretto: «Anf... anf... io no credere.... anf.... che tu essere.... anf.... così forte per umana.... anf»

Titania: «Beh.... è il momento di farla finita»

Ogretto: «Sono d'accordo..... anf»

I due si scagliarono l'uno contro l'altra, urlando con tutto il fiato che avevano in corpo. Entrambi si colpirono con un pugno in faccia, cosa che li fece sbalzare all'indietro. Stavano vacillando, ma nessuno ancora cedette. Dopo qualche secondo, il colpo di scena.

Orchi: «NO CAPO!». Ogretto era a terra, stremato.

Capovillaggio: «LA VINCITRICE È TITANIA LA STERMINATRICE!»

La folla era in visibilio.

«Anf... anf... hai visto? Ce l'ho fatta a batterti.... anf...», disse Titania con il sangue che le usciva dal naso e la gengiva gonfia.

«Brava umana... bel lavoro!», rispose Ogretto con un occhio mezzo chiuso e la guancia gonfia.

La ragazza allungò una mano verso l'orco per aiutare ad alzarlo. Quel gesto ribadì il legame di pace e rispetto che incorreva tra gli orchi e gli umani.

"Vorrei tanto sapere chi ha avuto la brillante idea di lanciare quell'incantesimo su questi orchi....", Leonora non riusciva a togliersi dalla mente questo pensiero.

«HEY SONO ARRIVATI! È ARRIVATA LA COMPAGNIA DI ENDO!». Un contadino avvertì tutti dell'atteso arrivo della compagnia.

Kate non era più in se per la gioia. Finalmente l'avrebbe rivisto. Finalmente avrebbe rivisto Marcus.

I Tre Demoni Bianchi - capitolo 3

CAPITOLO 3: IL VILLAGGIO MALEDETTO

*click*

Titania: «Ecco, la porta è chiusa a chiave. Dovremmo poter stare tranquille ora»

Leonora: «Secondo me ti stai preoccupando un po' troppo, Titania. Magari quelle persone sono solo un po' stressate e quindi straparlano»

Titania: «Sorellina, dovresti sapere meglio di me che in questo mondo non bisogna fidarsi di niente e di nessuno. Per questa sera è meglio rimanere qui in questa stanza»

Leonora: «Ma io sto sentendo i morsi della fame, non credo di poter resistere!»

Titania estrasse dalla sua sacca un sacchetto più piccolo contenente delle bacche, le stesse che diede a Kate quella mattina: «Ecco, possiamo mangiare queste. Ce ne sono in abbondanza per tutte»

Leonora: «... non riusciranno mai queste bacche a riempire il mio stomaco! Morirò di fame, lo so....»

Titania: «È meglio che non mangi troppo, rischieresti di ingrassare. Sei la più carina del gruppo, se dovessi ingrassare invece che 'Demone Avvenente' ti chiameranno 'Demone Tondeggiante'»

Leonora: «Non sei spiritosa, sorellona cara»

Titania: «Suvvia, fattela una risata qualche volta!»

Kate: «Silenzio voi due.... il sole è tramontato e c'è del movimento in città»

Le tre sorelle si affacciarono alla finestra della loro stanza, situata al primo piano della locanda. Ciò che videro fu uno spettacolo raccapricciante: l'intero villaggio era gremito di gente armata intenta a ferirsi ed uccidersi a vicenda. Uomini adulti, anziani, donne, bambini... tutti avevano almeno un'arma: coltelli, forconi, asce, accette, balestre, spade, archi, pietre, bastoni.... ce n'era per tutti i gusti. Uomini che accoltellavano a sangue freddo le loro donne. Gruppi di bambini armati di armi contundenti che circondavano uomini e donne, assaltandoli ripetutamente provocando tagli più o meno profondi, fino a far morire le vittime dissanguate. Anziani che si davano fuoco tenendo per mano dei bambini senza lasciarli fuggire. Donne che tagliavano la testa ai loro mariti e ai loro figli. Ed ancora, bambini che dai tetti armati di arco e balestre colpivano gli anziani, più lenti ed indifesi, colpendoli alla testa o al collo. Anziani che avvelenavano donne e bambini facendogli mangiare torte avvelenate o direttamente la fiala di veleno. Uomini intenti ad impiccare i propri figli. Le tre sorelle erano rimaste interdette.

Leonora: «Ma che diavolo sta succedendo qui?»

Kate: «Che spettacolo orribile...»

Titania: «Deve essere la maledizione di cui parlava il locandiere»

Improvvisamente la porta della loro stanza cominciò a tremare. C'era qualcuno fuori alla porta che voleva entrare con insistenza.

Titania: «State indietro, me ne occupo io»

La porta stava cedendo sotto i colpi incessanti di un'ascia. Si aprì una fessura dalla quale le ragazze poterono  vedere il locandiere intento a dare colpi alla porta per farla crollare.

Kate: «Ma non era stato lui ad assicurarsi di non uscire dalla stanza? Perché ora vuole attaccarci?»

Titania: «Guarda i suoi occhi... sono spenti. Non è in se, è come se stesse agendo inconsciamente»

La porta cedette ed il locandiere si scagliò contro Titania, facendo cadere la sua ascia sulla testa della ragazza.

Leonora: «Attenta!»

Titania afferrò l'ascia con le sue mani, fermando il colpo: «Tsk, come se questo possa risultare un problema». Subito dopo diede una sonora testata al locandiere che finì a terra con la testa fratturata, in un lago di sangue.

Leonora: «Uff, c'è mancato poco»

Kate: «Di che ti preoccupi? La sorellona è imbattibile!»

Improvvisamente un sasso ruppe il vetro della finestra ed alcune schegge ferirono Kate al bracco sinistro.

Titania corse subito alla finestra per vedere chi fosse stato, mentre Leonora provvide subito a medicare Kate. Fuori, di fronte alla locanda, c'era un gruppo composta da tre bambini ed una bambina, tutti armati di sassi, fionde e coltelli. Il gruppo iniziò a tirare tutto ciò che aveva sotto mano, colpendo la bianca armatura di Titania o sfiorandola. Bastarono pochi secondi per far spazientire la ragazza che con un balzo li raggiunse. I bambini impugnarono i coltelli e corsero verso Titania.

Titania: «Che seccatura... se li colpisco rischierei di fargli molto male. Non mi resta nient'altro da fare»

La ragazza si voltò dando le spalle ai bambini e, rivolgendosi verso la finestra, disse: «Ragazze, tappatevi le orecchie!»

Leonora: «No aspetta, non vorrai!»

Kate: «È troppo tardi, finirai di medicarmi dopo. Tappati le orecchie, presto!»

Le ragazze si coprirono le orecchie. Titania fece un profondo respiro, si girò e, mentre un bambino era saltato per accoltellarla alla faccia, cacciò un urlo devastante. Lo spostamento d'aria generato da quell'urlo fece sobbalzare all'indietro di svariati metri quel povero bambino che si trovava a distanza estremamente ravvicinata con Titania, oltre a fargli sanguinare le orecchie, il naso e gli occhi a causa di lesioni interne. Gli altri bambini invece svennero. Nel raggio di 10 metri tutti i vetri vennero frantumati, mentre nel raggio di 2 metri, le abitazioni subirono danni ingenti. L'urlo si protrasse molto più avanti, mettendo all'erta gli altri abitanti del villaggio e facendo scappare gli animali nelle vicinanze. Uno stormo di uccelli si levò dalla vicina foresta, fuggendo terrorizzato.

Titania: «Ecco fatto, spero abbiano capito la lezione!»

Le altre due sorelle si affacciarono, alterandosi contro la loro sorella maggiore.

Leonora: «Ma sei impazzita? Stavo medicando Kate, ti sembra il modo!?»

Kate: «Non era il caso di usare l'urlo del Demone, non trovi?»

Titania: «Beh, ma almeno così il problema è stato risolto. Che c'è di male scusate?»

Kate: «Potevi trovare un modo meno traumatico per risolvere la questione... hai praticamente fatto una strage»

Titania: «Veramente ho fatto fuori solamente il locandiere ed un bambino che stava per accoltellarmi alla faccia... gli altri son solo svenuti. Da quando sei così sentimentale, eh Kate? Non sarà per via di quel tuo 'amico'?»

Kate: «M-ma di c-che stai parlando!»

Titania: «Ed allora perché sei diventata tutta rossa?»

Kate: «D-deve essere per via delle cure di Leonora!»

Leonora: «Ma se ti ho semplicemente fasciato il braccio!»

Kate: «.... ad ogni modo, guarda gli effetti del tuo urlo cara sorellona!»

Un folto numero di persone con aria poco amichevole si stava dirigendo verso Titania.

Titania: «Uff... ed io che volevo evitare di fare una strage»

Leonora: «Aspetta... guarda, sta sorgendo il sole»

I primi raggi dell'alba colpirono il villaggio ed i suoi abitati che improvvisamente si fermarono e lasciarono cadere a terra le armi. Come per magia i danni alle abitazioni vennero riparati: i vetri rotti tornarono come prima, le travi ammaccate tornarono lisce e splendenti, le case bruciate tornarono come nuove. In più, tutte le persone che quella sera erano state brutalmente uccise o si erano suicidate, tornarono in vita senza nemmeno un graffio.

Titania: «Ma che sta succedendo qui....»

Leonora vide che il locandiere si stava rialzando: la ferita alla testa era sparita, come anche il sangue in terra e sui vestiti. Era come se non fosse successo nulla.

Locandiere: «Ah siete voi.... buongiorno. Spero abbiate riposato bene», disse volgendo lo sguardo altrove.

Leonora, in preda ad uno scatto d'ira, corse verso l'uomo e lo afferrò per il collo, alzandolo pochi centimetri da terra: «Buongiorno? Dormito bene? MA STAI FORSE SCHERZANDO?»

Kate si strinse il braccio sinistro e notò che le faceva ancora male. Intanto Titania era tornata in stanza.

Titania: «Leonora, lascialo andare. Il nostro amico qui deve spiegarci molte cose. Dove possiamo parlare»

Leonora lasciò andare l'uomo che cadde in ginocchio e tossendo disse: «V...venite nel mio ufficio... vi racconterò tutto...»

L'ufficio del locandiere era in realtà una cantina. Lì erano presenti vecchi libri e scartoffie varie.

Locandiere: «Tutto iniziò due settimane fa. Il nostro era un villaggio tranquillo ed ospitale. Non abbiamo mai fatto del male a nessuno, anzi ci siamo sempre resi molto disponibili nel caso qualche straniero venisse a farci visita.

Kate: «Ed infatti il vostro villaggio ci è stato consigliato da una persona della Compagnia di Endo»

Locandiere: «Mi dispiace signorina, non abbiamo molti contatti con il mondo esterno. Non conosco questa Compagnia di Endo»

Titania: «Avete una foresta ed un ruscello nelle vicinanze, risorse ed animali non vi mancano è normale che non abbiate motivo di interessarvi al mondo che vi circonda. Continua pure»

Locandiere: «È proprio come dice lei. Ad ogni modo, la nefasta notte di due settimane fa accadde il misfatto: gli abitanti del villaggio divennero particolarmente aggressivi e cominciarono ad attaccarsi a vicenda, mietendo numerose vittime. Nessuno sembrava in grado di agire liberamente, era come se qualcuno ci controllasse. Tutto questo vortice di morte e distruzione continua fino al sorgere del sole: quando le prime luci dell'alba colpiscono il villaggio, torniamo ad avere il controllo di noi stessi. I danni causati vengono riparati come per magia e chi è deceduto torna di nuovo in vita»

Kate: «Ma è terribile...»

Locandiere: «E non è tutto, ora arriva la parte più terribile: ognuno di noi mantiene il ricordo di ciò che è successo! Sono due settimane che andiamo avanti ad ucciderci a vicenda per poi ricordare tutto. È una vera agonia!»

Kate: «Poverini, provo pena per loro. Chi può essere stato a fare una cosa tanto crudele?»

Titania: «Il mondo è crudele, piccola Kate. Anche senza un motivo, la gente può fare del male al suo prossimo. Prima capirai questa cosa e prima riuscirai a vivere decentemente»

Kate: «Ma non c'è niente che possiamo fare?»

Leonora: «TROVATA!»

Tutti si girarono verso la ragazza che improvvisamente aveva urlato, apparentemente senza motivo.

Titania: «Cosa hai trovato?»

Leonora: «La maledizione che affligge questo villaggio!»

Kate: «Dove hai preso quel libro che hai in mano?»

Leonora: «Ehm... l'ho 'preso in prestito' dalla sezione proibita della biblioteca reale del castello di Garlant. Sono sicura che non se ne accorgerà mai nessuno, era lì a prender polvere! Ad ogni modo... ecco qui. Mi sembrava di aver già sentito questa maledizione... ed eccola qui: Proelium Decretorius. È un'antica maledizione di tipo demoniaco, chiunque l'abbia lanciata deve essere in grado di interagire col regno dei demoni. In pratica, al calar delle tenebre, visto che i demoni odiano la luce del sole, chiunque si trovi nel raggio della maledizione perde qualsiasi sentimento umano e diventa simile ad un demone, non provando sentimenti ma solo voglia di uccidere. Tutto ciò fino alla ricomparsa del sole che inibisce momentaneamente la maledizione, facendo tornare tutto alla normalità. La maledizione non agisce sui singoli individui, bensì su di un'area»

Titania: «Beh ma allora perché non vi allontanate dal villaggio? Basterebbe questo per non essere più soggetti alla maledizione, giusto?»

Leonora: «Purtroppo non è così semplice. Chiunque sia stato influenzato almeno una volta dalla maledizione, è legato ad essa in modo indissolubile. Se prova ad allontanarsi dall'area di azione della maledizione, viene carbonizzato all'istante. Credo di capire a cosa servano quei cartelli a forma di 'X' poco distanti dal villaggio...»

Locandiere: «Esatto signorina, ha indovinato. Abbiamo delimitato i limiti su cui agisce la maledizione. Oltrepassando quel punto moriremo all'istante, senza possibilità di salvarci o tornare in vita»

Kate: «Ma... questo vuol dire che siamo condannate anche noi!?»

Leonora: «Fortunatamente no, la maledizione colpisce solamente nel momento in cui è stata lanciata. Presumo che foste tutti nel villaggio quando successe»

Locandiere: «Solamente alcuni di noi erano fuori a raccogliere della legna... ricordo ancora che quella sera provarono a farci ragionare e noi li uccidemmo brutalmente.... la mattina quando tornammo in noi fu traumatico. Uno di quegli uomini fu ucciso proprio da sua moglie e suo figlio, fu una tragedia. Ricordo ancora le lacrime di quella donna, non smetteva di piangere...»

Titania: «Ora capisco anche il comportamento degli abitanti del villaggio e perché perfino i bambini non sono allegri e spensierati»

Kate: «Esiste per caso una cura?»

Locandiere: «Purtroppo temo di no.... siamo destinati a questo girone infernale per l'eternità»

Leonora: «Ed invece no! Qui viene descritta una procedura per spezzare la maledizione: basta eliminare tutti coloro colpiti dalla stessa! In questo modo la maledizione scomparirà»

Locandiere: «Non mi sta prendendo in giro signorina?»

Leonora: «Leggi tu stesso!»

Locandiere: «Ehm... purtroppo non so leggere, mi dispiace! Ma voglio fidarmi! Ma chi può essere in grado di eliminare tutti gli abitanti del villaggio? Perfino noi non arriviamo ad eliminarci completamente a vicenda in una notte»

Titania: «Ci penseremo noi tre!»

Locandiere: «Voi tre signorine? Siete sicure di farcela contro tutte quelle persone?»

Titania: «Sicuramente non lo sai, vivendo in questo sperduto villaggio, ma noi siamo i Tre Demoni Bianchi, dei mercenari fortissimi ed assetati di sangue! Per noi sarà uno scherzo farvi fuori tutti!»

Locandiere: «Ah ecco! Non ho mai sentito quel nome, ma se dite così mi fido! Bene, cosa possiamo fare per ringraziarvi del vostro aiuto?»

Titania: «Calma buon uomo, non vendere la pelle dell'orso prima di averlo preso. Prima di tutto dobbiamo radere al suolo l'intero villaggio! Dobbiamo avere un territorio di caccia privo di ostacoli, in modo che nessuno possa nascondersi!»

Locandiere: «Bene, andiamo nella piazza centrale, dobbiamo divulgare la notizia a tutti!»

Una volta nella piazza centrale, le tre sorelle parlarono a tutti gli abitanti del villaggio lì riuniti. Inizialmente erano abbastanza titubanti, ma poi grazie all'aiuto del locandiere, si fidarono ed acconsentirono a stare al piano. Cominciò quindi la demolizione del villaggio. Titania a mani nude riusciva a demolire una casa, Leonora grazie alla sua magia riusciva ad incendiare più abitazioni contemporaneamente, mentre Kate aiutava gli altri uomini demolendo con martelli, asce e quant'altro. Riuscirono a radere al suolo l'intero villaggio in tempo per la sera.

Locandiere: «Non sappiamo come ringraziarvi... davvero, grazie per l'aiuto che ci state offrendo»

Il sole stava calando. Nella piazza si erano formati due gruppi: l'enorme gruppo dei villici a sinistra e le nostre tre eroine sulla destra.

Locandiere: «Oramai il sole sta calando... è quasi ora. Speriamo di non farvi troppo male!»

Titania: «Casomai è il contrario, non venite a lamentarvi la mattina di come vi abbia fracassato la testa!»

Ci fu una risata generale.

Locandiere: «Bene, è giunta l'ora. Ci vediamo in mattinata... in bocca al lupo e... grazie!»

Il sole era calato. Gli occhi dei villici si erano spenti ed il loro atteggiamento divenne aggressivo.

Titania: «Ci siamo... mi raccomando, non trattenetevi. Nessuna pietà!»

«Ricevuto!», dissero le altre due in coro.

La battaglia si scatenò. Titania era irrefrenabile: uccideva a destra e a manca, divertendosi. Leonora carbonizzava tutti coloro che le venivano contro, mentre Kate si occupava della gente sui tetti. Tutto stava filando liscio: un massacro a regola d'arte.

Kate: «E questo è l'ultimo!», la ragazza scoccò una freccia che si impiantò proprio nella fronte del locandiere.

Leonora: «Finalmente è tutto finito! Abbiamo sconfitto la maledizione»

Nell'udire quelle parole, Titania si accorse troppo tardi dell'enorme sbaglio che avevano fatto. Il sole spuntò ed illuminò le macerie ed i corpi senza vita dei villici. Ma non succedeva nulla.

Kate: «Un momento... come mai non tornano in vita?»

Leonora: «Già, è strano.... eppure abbiamo seguito le istruzioni alla lettera! Che sta succedendo?»

Kate: «Forse abbiamo commesso qualche errore?»

«Nessun errore» disse Titania seriamente, «Abbiamo semplicemente sconfitto la maledizione. E visto che non c'è più la maledizione, non possono più tornare in vita»

Kate: «Che... che cosa abbiamo fatto....»

Leonora: «... dannazione! Perché non mi è venuto subito in mente? Dannazione, dannazione, dannazione!», la ragazza era in ginocchio, tirando pugni al terreno.

Titania: «Forza ragazze... non è il momento di farsi prendere dai sentimentalismi. Qui non abbiamo più niente da fare. Prendiamo le nostre cose ed andiamocene. Proseguiamo verso Tamuril»

Kate: «Ma Titania...»

Titania: «Niente 'ma'. Coraggio, muoviamoci»

Titania cominciò ad avviarsi, lasciando indietro le sorelle.

Kate: «Forza Leonora, alzati.... Titania ci sta lasciando indietro»

Leonora: «... a volte la invidio davvero tanto. Vorrei avere io il suo carattere freddo e distaccato. Come fa a rimanere così impassibile di fronte a quanto abbiamo fatto?»

Kate: «È la nostra maledizione. D'altronde abbiamo deciso tutte insieme di diventare dei mercenari ed ora non possiamo lamentarci»

Leonora: «Hai ragione... dai raggiungiamola»

Le tre sorelle ripresero il cammino verso la loro meta: Tamuril. Quando furono abbastanza lontane, il villaggio ed i suoi abitanti cominciarono a sparire pian piano. Nel giro di pochi minuti, quelle terre tornarono vuote, come se non ci fosse mai stato nessun villaggio. Era come se Adumio non fosse mai esistito.

venerdì 28 giugno 2013

I Tre Demoni Bianchi - capitolo 2

CAPITOLO 2: IL VIAGGIO

Giunse finalmente l'alba. Kate si svegliò con i primi raggi del sole che illuminarono il suo dolce viso angelico.

Titania: «Ben alzata dormigliona!»

Non appena si fu completamente svegliata, Kate vide Titania intenta a trattare della selvaggina, mentre Leonora stava accendendo un fuoco con della legna e l'uso della magia.

Kate: «Buongiorno sorellone», disse sbadigliando, «come mai siete già in piedi?»

Titania: «Già in piedi? Sei tu che dormi troppo! È già l'alba e non abbiamo ancora fatto colazione. Forza, non perdiamo ulteriore tempo che abbiamo molta strada da fare»

Leonora: «Come al solito Titania si è svegliata prima di tutte, è andata nei boschi qui vicino a prendere un po' di legna ed a cacciare un po' di selvaggina per colazione»

Kate: «Di nuovo carne a colazione...»

Titania: «Tieni», disse lanciando qualcosa a Kate che afferrò al volo: «È un sacchetto di bacche, penso siano ottime per fare colazione a te che non gradisci la carne.... come farai a diventare grande e forte se ti nutri di quelle cose ancora lo devo capire»

Kate: «Grazie sorellona!», la ragazza cominciò a gustarsi le bacche. Anche se sembrava una burbera autoritaria, Titania farebbe di tutto per le sue due sorelle. Dopo aver fatto colazione, le tre ripresero il cammino verso la loro prossima meta.

Kate: «Dove andiamo di bello questa volta?»

Titania: «Stiamo andando a Tamuril, il feudo di Re Tolomeo. È un feudo molto più grande ed importante di Garlant. Lì sicuramente troveremo qualche bel lavoretto ben remunerato»

Kate: «Ma non ci bastano i soldi che abbiamo guadagnato con l'ultima missione?»

Leonora: «Kate ha ragione, con l'ultima missione dovremmo aver guadagnato abbastanza da poter oziare per minimo tre settimane»

Titania: «Beh, ho voluto donare gran parte della somma a tutti quei bambini che non hanno più una famiglia ed un posto dove andare. E fidatevi che Garlant era piena di questi piccolini»

Le altre due ragazze guardarono Titania con uno sguardo dolce e compassionevole.

Titania: «E SMETTETELA DI GUARDARMI COSI'! SAPETE BENISSIMO PERCHE' L'HO FATTO! ED ORA INCAMMINIAMOCI, NON VOGLIO TARDARE ULTERIORMENTE!»

Le due ragazze risero. Sotto quella corazza batteva un cuore d'oro, benché tutte e tre fossero delle spietate assassine all'occorrenza. Le tre sorelle si incamminarono verso quello che era il secondo feudo più grande di tutta Gatam: Tamuril. Il viaggio si stava svolgendo con calma e tranquillità, senza imprevisti o sorprese varie... finché non incontrarono un folto gruppo di persone con cavalli e carovane, intente a fare una sosta.

Titania: «Che fortuna incontrare delle persone proprio qui, magari possono darci delle informazioni utili! Andiamo a sentire cosa possono dirci riguardo a Tamuril»

Le tre ragazze furono accolte benevolmente dal gruppo che iniziò subito a stringersi intorno a loro facendo complimenti e domande.

«Non ci posso credere, i Tre Demoni Bianchi! Ragazze io sono un vostro grande ammiratore!»
«È vero che una volta avete sconfitto dieci draghi con un colpo solo?»
«Io so che Titania una volta diede un calcio ad una montagna, facendola diventare una pianura!»
«Leonora, è vero che puoi evocare le creature dall'oltretomba?»
«Kate sei bellissima! Possiamo vedere il tuo arco?»
«Se si unissero a noi, la nostra compagnia sarebbe imbattibile, oltre che i nostri affari salirebbero alle stelle!»

«Calmi calmi, lasciatele respirare». Un grosso uomo pelato si stava facendo largo tra la folla di curiosi, fino ad arrivare faccia a faccia con Titania. Era più alto di lei, muscoloso, con dei simpatici baffetti. I suoi occhi marroni osservavano con intensa ammirazione la ragazza.

Endo: «Salve, mi presento: il mio nome è Endo. Sono a capo di questa compagnia mercantile che si occupa di scambi commerciali per conto di Cornelia, la città imperiale»

Titania: «Caspita, allora sei un pezzo grosso!»

Endo: «Beh, la nostra compagnia è abbastanza importante, riforniamo sia la corte imperiale, sia la città. Senza di noi, l'impero avrebbe dei forti problemi.... quindi direi di sì, siamo importanti AHAHAHAH!»

Titania: «Quindi conoscete queste terre?»

Endo: «Beh dipende... dove dovete andare?»

Titania: «Siamo dirette a Tamuril, volevamo avere un'udienza con Re Tolomeo»

Endo: «Ah sì sì conosco Tamuril. Vieni pure nel mio 'ufficio' così che possa spiegarti bene quale strada prendere»

Titania: «Uomo, ci stai forse provando con me?»

Endo: «Provarci con Titania la Sterminatrice? Nemmeno un pazzo oserebbe tanto»

Un sorrisetto beffardo comparse sulla faccia della ragazza: «Meglio così, non sarò costretta ad ucciderti»

Endo: «G-grazie! Prego, da questa parte»

Titania si allontanò insieme ad Endo, mentre Kate e Leonora rimasero intrappolate nella morsa dei curiosi.

«Da quanto tempo è che pratichi la magia?»
«È difficile fare la vita che fate? Come siete arrivate a diventare dei mercenari?»
«Quanto pesa il tuo arco Kate?»
«Esiste un incantesimo per curare la peste?»

Le due ragazze erano esasperate. Improvvisamente un gruppo di bambini con una donna si misero davanti a Leonora e supplicarono: «Per favore signorina maga, possiamo vedere qualche magia?»

Leonora, che non sapeva resistere ad un dolce faccino di un bambino innocente, acconsentì e si allontanò, seguita da tutta la folla curiosa di vedere delle magie dal vivo. Kate rimase da sola.... ma notò che una persona era rimasta lì anziché seguire la folla.

Kate: «TU! Che ci fai tu qui?»

Marcus: «Ciao Kate! Io lavoro per la Compagnia di Endo anche se sono stato assunto da poco e per ora mi occupo dei compiti ingrati come prendersi cura dei cavalli e pulire le carovane. Non mi fanno ancora avvicinare alle merci, non si fidano. Ma è giusto così. Tu invece, perché sei qui?»

Kate: «Io e le mie sorelle ci stavamo dirigendo verso Tamuril. Ora mia sorella maggiore Titania è andata a parlare con Endo per farsi spiegare bene la strada»

Marcus: «Caspita è ancora abbastanza lontano e sta calando il sole.... forse vi conviene andare ad Adumio»

Kate: «Adumio?»

Marcus: «È un piccolo villaggio non lontano da qui. Ci sono stato un paio di volte, lì la gente è cordiale e disponibile, sicuramente non avrete problemi a farvi ospitare per passare la notte»

Kate: «Beh, grazie del consiglio Marcus! Voi invece dove andate di bello?».

Marcus: «Siamo diretti a Cornelia, la città imperiale, ma prima dobbiamo racimolare la merce alla città di Valicus»

Kate: «Ed è lontano? Ce la fate ad arrivarci prima che faccia buio?». Kate diventava particolarmente apprensiva quando c'era di mezzo quel ragazzo.

Marcus: «Sì sì, non ti devi preoccupare. Saremmo potuti andare insieme, se solo Valicus non si trovasse dalla parte opposta di Tamuril. Anche perché, dopo aver fatto rifornimento, dovremmo passare comunque per Tamuril prima di andare a Cornelia, abbiamo delle consegne da fare anche lì»

Kate: «Capisco... è un vero peccato»

Marcus: «Già, ci avrebbe fatto comodo avere come scorta i famigerati Tre Demoni Bianchi, eheh»

Kate: «.... antipatico!»

Marcus: «Ora scusami, ma devo tornare alle mie mansioni. Mi ha fatto veramente piacere rivederti, spero potremmo vederci presto di nuovo!»

Kate: «Già, ha fatto piacere anche a me», disse arrossendo in viso, «Buon lavoro!»

Marcus si allontanò fino a sparire, così la ragazza raggiunse sua sorella maggiore intenta a far divertire i bambini.

Leonora: «E questo è il trucco del fuoco che assorbe l'acqua»

Bambini: «Ancora! Ancora!»

Leonora: «Bambini... basta, sono stremata, non ce la faccio più»

Bambini: «NOOOOOOOOO», scoppiò un pianto generale.

Leonora: «Su bambini, non fate così.... non piangete... »

Kate: «Che cattiva che sei, hai fatto piangere questi poveri bambini!» disse sorridendo.

Leonora: «Ah sei qui tu? Dove sei stata per tutto questo tempo? Aiutami con questi bambini, forza»

«SILENZIO!»

Una voce cupa ed autoritaria fermò quel piagnisteo infernale.

Leonora: «Titania, per fortuna che sei tornata»

I bambini alla vista della ragazza scapparono via impauriti. Solo uno rimase.

Titania: «Bene bene, abbiamo un impavido!»

Bambino: «N-non m-mi f-f-fai p-paura»

Titania: «Ah sì? Beh vediamo....». La ragazza si avvicino al bambino, fino ad esserne faccia a faccia: «..... BUH!»

Il bambino non riuscì più a trattenersi e si fece la pipì addosso. Successivamente scappò via piangendo. Alle altre persone non piacque il comportamento adottato dalla ragazza, allontanandosi sdegnati ma senza farlo notare.

Leonora: «Ci serviva Titania per avere un po' di pace»

Titania: «È perché voi due non siete così autorevoli. Bisogna avere il polso di ferro, anche con dei bambini»

Kate: «Hai parlato con Endo? Che ti ha detto?»

Titania: «Purtroppo c'è ancora un bel po' da camminare prima di arrivare a Tamuril. Per questa notte dovremmo trovare un posto per accamparci.

Leonora: «Uff... dormire di nuovo all'aperto.... questo non farà bene alla mia pelle ed alla mia schiena»

Titania: «Sempre a lamentarti tu»

Leonora: «Beh, scusami se preferisco dormire in un comodo letto!»

Kate: «Ragazze ragazze, non litigate, ho io la soluzione! Prima ho parlato con una persona che mi ha detto che nelle vicinanze c'è un piccolo villaggio di nome Adumio. Mi ha detto che lì la gente è ospitale, non avremmo problemi a farci ospitare per la notte!»

Leonora: «Ma è fantastico! Che stiamo aspettando? Partiamo subito!»

Titania: «Un momento... chi è questa persona? È affidabile?»

Kate: «È un ragazzo che ho già incontrato quando eravamo a Garlant. Mi è sembrato abbastanza affidabile»

Titania: «Mmmmm non sono molto convinta»

Leonora: «Suvvia Titania, cosa potrà mai capitarci? Siamo i Tre Demoni Bianchi, non c'è niente che non possiamo affrontare! E poi ho seriamente bisogno di un letto dove dormire!»

Kate: «Se vuoi posso rimanere alzata io a fare la guardia questa notte, se proprio non ti fidi»

Titania: «Ok, mi avete convinto. Dirigiamoci verso questo villaggio»

Leonora: «Kate, ti devo un favore!»

Kate: «Lo aggiungerò alla lista»

Leonora: «Ma che antipatica!»

Le due ragazze risero mentre Titania era immersa nei suoi pensieri. Il gruppo salutò la Compagnia di Endo e si diresse verso il villaggio di Adumio. Dovettero attraversare una folta foresta prima di raggiungere il villaggio. Fortunatamente lungo il tragitto non trovarono ostacoli di nessun tipo. Titania si tranquillizzò leggermente. Una volta uscite dalla foresta, videro all'orizzonte il villaggio. Sembrava un posto tranquillo. Però a circa 100 metri dal villaggio e per tutto il perimetro, c'erano delle strane insegne a forma di 'X' piantate nel terreno, come a rappresentare il territorio di proprietà del villaggio.

Titania: «Strano che un villaggio così piccolo voglia marcare così visibilmente il proprio territorio. Contando anche il fatto che non mi sembra abbiano chissà quali raccolti o mandrie»

Leonora: «Magari son semplicemente dei fanatici, smettila di preoccuparti inutilmente»

Titania: «Scusami se ci tengo alle nostre vite!»

Kate: «Non mi sembra il caso di litigare. Piuttosto andiamo a chiedere a qualcuno se c'è una locanda in cui passare la notte»

Le tre ragazze arrivarono nel villaggio e videro che la gente era silenziosa, camminando a testa bassa. Anche i bambini erano seduti e tranquilli invece che correre e giocare spensierati.

Titania: «Almeno qui sono tutti calmi e non dovrò alzare la voce»

Kate si avvicinò ad una giovane donna e chiese se c'era una locanda che potesse ospitarle per la notte. La donna se ne andò senza nemmeno guardarla in faccia.

Leonora: «Certo che son parecchio maleducati... il tuo amico non aveva detto che erano ospitali?»

Kate: «Non è un mio amico, ci conosciamo appena! E comunque sì, è abbastanza strano...»

Un'anziana vecchietta si avvicinò alle ragazze per offrire loro aiuto.

Vecchia: «Scusate... cercate per caso un alloggio dove passare la notte?»

Kate: «Sì signora, lei sa dove possiamo trovarlo?»

Vecchia: «Andate in fondo a questa strada... sulla destra troverete la "Locanda delle Illusioni". Troverete senz'altro una stanza per passare la notte»

Kate: «La ringraziamo infinitamente signora, è stata gentilissima!»

Vecchia: «Se fossi in voi mi accamperei nella foresta qui vicino.... è sicuramente un luogo più sicuro». Detto questo, l'anziana signora si allontano rapidamente.

Kate: «Che strana vecchietta...»

Leonora: «Poverina, non ci sta più con la testa»

Titania era sempre più dubbiosa. Arrivate alla locanda, riuscirono a prenotare una stanza. Il padrone diede loro le chiavi della stanza e mentre stavano dirigendosi verso essa, egli fece una raccomandazione alle tre sorelle: «Quando il sole sarà calato, non uscite dalla vostra stanza per nessun motivo»

Titania: «Cosa intende dire?»

Padrone: «Questo villaggio.... E' MALEDETTO!»

giovedì 27 giugno 2013

La battaglia dei Guardiani

In origine fu il caos. Nell'universo non vi era nessuna regola, nessuna legge. Tutto era in disordine. L'essere Onnipotente che creò quell'universo decise allora di porvi rimedio: generò i pianeti, le leggi fisiche, le forme di vita... diede finalmente un ordine alle cose. Infine creò quattro guardiani in modo che anche il ciclo vitale avesse un suo ordine: Gaia, lo spirito della madre, aveva il compito di prendersi cura degli esseri viventi e crescerli forti e sani. Thanatos, lo spirito della guerra, aveva il compito di portare morte e distruzione decimando vite qualora fossero in abbondanza. Despiro, lo spirito della disperazione, aveva il compito di far provare forti sensazioni negative in modo da annientare definitivamente un essere vivente. Ed infine Hoop, lo spirito della speranza, aveva il compito di portare a nuova vita coloro che avevano perso la voglia di vivere. E questo è il grande cerchio vitale: Gaia si prende cura degli esseri viventi, Thanatos li danneggia, Despiro li distrugge, Hoop li porta a nuova vita. Questo cerchio continua in un loop infinito. I Guardiani però non erano d'accordo e si lamentarono più volte con l'Onnipotente.

Gaia: «Mio Signore, io sono stufa di crescere ed accudire i miei figli e vederli soffrire a causa di Thanatos e Despiro!»

Thanatos: «Ed io che devo dire che ogni volta che faccio il mio lavoro arriva Hoop ed è stato come se non fosse successo nulla? Diglielo anche tu Despiro»

Despiro: «È vero, mi impegno tanto a far disperare le forme di vita, poi arriva Hoop e quelli tornano più forti di prima»

Hoop era in silenzio, l'unico che non aveva nulla da obiettare.

Onnipotente: «Capisco il vostro punto di vista, ma questo è il ciclo vitale, non si può cambiare. Ho creato appositamente un meccanismo perfetto che non si inceppasse»

Gaia: «Ma se ci lamentiamo, vuol dire che tanto perfetto non è»

Onnipotente: «COME OSI MANCARMI DI RISPETTO?»

Thanatos: «Non è mancanza di rispetto mio Signore, però avremmo anche noi diritto di scegliere, giusto?»

Onnipotente: «E tu cosa avresti in mente, sentiamo?»

Thanatos: «Beh ecco... veramente non saprei... »

Despiro: «Io un'idea ce l'avrei: organizziamo una battaglia. Ognuno dei guardiani potrà incarnarsi in qualcosa e combatterà per avere la supremazia sugli altri, che ne dite?»

Thanatos: «Ma così non c'è storia, io sono il Guardiano della guerra e combattere è il mio pane quotidiano!»

Gaia: «Che c'è Thanatos, hai paura di perdere?»

Thanatos: «Io? Paura? Organizziamo questa battaglia, poi non venite a lamentarvi, ahah!»

Despiro: «Allora è deciso. Ci da il permesso o mio Signore?»

Onnipotente: «Beh, Hoop non ha ancora espresso il suo parere e se non siete tutti d'accordo non posso permettere una simile cosa»

Hoop: «.... per me potete tranquillamente fare ciò che volete»

Thanatos: «Perfetto, anche il piccoletto è d'accordo!», mentre pensava tra se e se: "Poveri stolti, l'unica possibilità che avevate era che Hoop non fosse d'accordo, ed invece quel pazzo si è scavato la fossa con le sue stesse mani. La vittoria è praticamente mia!".

Onnipotente: «Bene, questa sarà la battaglia di Armageddon. Che vinca il migliore!»

Però l'Onnipotente sapeva che chiunque avesse vinto, avrebbe alterato definitivamente l'equilibrio della vita. Ma lui continuava a sperare che le cose potessero sistemarsi.

I quattro guardiani scelsero la Terra come luogo della loro battaglia. Ognuno poi scelse una forma in cui incarnarsi: Thanatos scelse di diventare un essere umano gigante, con la faccia da teschio formata da tantissime altre facce umane. Gaia divenne una lupa, il simbolo della maternità, un animale che dimostra una grande forza nel proteggere i propri piccoli. Despiro si tramutò in una zebra, capace di correre senza mai fermarsi. Infine Hoop scelse di diventare una fenice, l'animale sacro in grado di tornare in vita dalle proprie ceneri. La battaglia era iniziata.

La prima a muoversi fu Gaia che doveva prendersi la rivincita contro Thanatos.

Gaia: «Pagherai per tutto il dolore e la sofferenza che hai portato ai miei figli, Thanatos!»

Thanatos: «Ma non farmi ridere, cosa può fare una piccola lupa in confronto ad un gigante come me». Il colosso sferrò un pugno verso Gaia, ma quest'ultima, con un balzo, lo evitò, finendo sul suo braccio. La lupa percorse tutto il braccio fino ad arrivare al collo di Thanatos e lo addentò. Il gigante gridò dal dolore.

Gaia: «Hai visto? Anche se sono piccola, non vuol dire che sia meno forte!»

Thanatos: «Tu, maledetta!». Il bestione cercò di scrollarsi di dosso Gaia, ma senza successo.

Thanatos: «Despiro aiutami avanti!»

Despiro: «Arrivo!»

Dall'orizzonte arrivò ad elevata velocità una zebra gigante che, con tutta la forza che aveva in corpo, diede un forte calcio a Thanatos, facendolo sbalzare e cadere all'indietro. Gaia riuscì a saltare giù prima, senza riportare troppi danni.

Thanatos: «Ma sei impazzito?! Ti avevo chiesto di aiutarmi, non di danneggiarmi!»

Despiro: «Questa è una battaglia, non ci sono legami»

Intanto Hoop si godeva la scena dall'alto.

Thanatos: «Ora vi faccio vedere io». Estrasse due grosse pistole dal terreno e cominciò a sparare dove gli capitava. Gaia, essendo piccola, riuscì ad evitare i colpi ed a nascondersi. Il povero Despiro invece era troppo grande per poter fuggire e venne colpito ripetutamente. Infine, Thanatos puntò le armi in cielo e disse: «E tu dove credi di andare?», prese la mira e sparò una decina di colpi. Uno solo riuscì a colpire in pieno Hoop che cadde a terra, lontano da loro.

Thanatos: «Fuori uno! Ne restano tr...»

Un forte calcio lo raggiunse in pieno viso, facendolo cadere di nuovo.

Thanatos: «Ancora tu Despiro? Ma ti avevo colpito più volte, come fai ad essere già in piedi?»

Despiro: «Dimentichi che io sono lo spirito della disperazione.... quando qualcuno è disperato, è in grado di fare tutto non curandosi di nulla!»

La disperazione di Despiro però lo portava anche a non ragionare: stava infatti correndo a testa bassa verso una città, intento a distruggerla. Gaia però si era accorta della cosa e si mise tra lui e la città.

Gaia: «Non ti lascerò distruggere i miei figli!». Detto questo, divenne gigante anche lei e si scontrò con Despiro, riuscendo a fermarlo. Thanatos intanto si era ripreso ed aveva puntato la città anch'egli.

Thanatos: «E se distruggessimo questa bella città? D'altronde è compito della guerra portare morte e distruzione nei centri abitati, AHAHAH!». Il colosso puntò le sue pistole verso gli edifici e premette il grilletto.... ma Gaia si interpose tra lui e la città, venendo colpita dalle pallottole. Era a terra sanguinante.

Gaia: «N...non ti permetterò di uccidere i miei figli.... non di nuovo....»

Despiro e Thanatos si accanirono in maniera disumana contro la povera Gaia. Intanto dalla foresta vicino, apparve Hoop.

Hoop: «Facile due contro uno vero?»

Despiro: «E questo che ci fa qui? Thanatos, non l'avevi fatto fuori?»

Thanatos: «L'avevo colpito in pieno sì!»

Despiro: «Bah, le tue armi non valgono nulla.... ci penso io!». La zebra assestò un potentissimo calcio al povero Hoop che precipitò lontano da lì: «Questa volta è sicuramente morto. Torniamo ad occuparci di questa cagna»

Gaia: «S...sono una lupa... e NON MI FARO' BATTERE DA VOI, DIFENDERO' I MIEI FIGLI!»

Con uno scatto, la lupa azzannò al collo Thanatos e lo fece volare lontano. Con un balzo poi, azzannò il fianco di Despiro, facendolo urlare dal dolore. La zebra però non sembrava arrendersi e cominciò ad agitarsi e saltare, arrivando a buttarsi contro le montagne pur di ferire Gaia. Alla fine la lupa, stremata, mollò la presa. Despiro assestò un ulteriore calcio al volto di lei, mandandola definitivamente K.O.

Despiro: «Ora capisci chi è il più forte?»

*click*

«Certo che lo capisco.... SONO IO!»

*BANG*

Thanatos spuntò improvvisamente da dietro Despiro e gli sparò a bruciapelo alla tempia, facendolo crollare.

Thanatos: «HO VINTO IO! SONO IL PIU' FORTE TRA I GUARDIANI E POSSO COMANDARE IO FINALMENTE! AHAHAHAH»

«Non starai cantando vittoria troppo presto?»

Una voce provenire da dietro Thanatos fece sobbalzare il colosso. Era Hoop.

Hoop: «Lo spirito della guerra che si spaventa per così poco... davvero comico»

Thanatos: «Tu... maledetto. Quante volte ancora dobbiamo ucciderti?»

Hoop: «Non lo so... perché non lo scopriamo?»

Thanatos: «NON PRENDERTI GIOCO DI ME, RAGAZZINO!». Il colosso cominciò a crivellarlo di colpi, colpendolo ripetutamente. Si fermò solo dopo averne sparati un centinaio.

Thanatos: «Anf... anf... ce... ce l'ho fatta, ho vinto io!»

Il corpo della fenice prese fuoco e bruciando, tornò a nuova vita.

Hoop: «Stavi dicendo?»

Thanatos: «.... non è possibile! Come diavolo ci riesci?»

Hoop: «Te lo spiego dopo... ora fammi il favore di farti sconfiggere!». Detto ciò, la piccola fenice generò un vortice di fiamme che avvolse il colosso e lo carbonizzò per bene.

«BASTA COSI'!»

L'Onnipresente accorse a mettere fine allo scontro: «Mi sembra chiaro ed evidente che il vincitore sia Hoop. Ora vi riporterò nella nostra casa così potremmo decidere il da farsi». Con un battito di mani fece sparire tutti.

Thanatos: «Aaaahhhh la mia testa... dove siamo?»

Despiro: «A te fa male la testa? Amico, mi hai sparato in faccia!»

Gaia: «E tu che mi hai mollato quel calcio? Ma ti sembra il modo di trattare una signora?»

Onnipresente: «SILENZIO! Hoop è il vincitore della sfida, quindi spetta a lui decidere cosa fare. Prego Hoop, a te la parola»

Hoop: «Grazie mio Signore. Come avete potuto ben vedere ho vinto la sfida. Volete sapere come ho fatto? Perché sono lo spirito della speranza. E come si dice: 'la speranza è l'ultima a morire'. È la speranza che ci permette di andare avanti, sia nei momenti belli che, specialmente, in quelli brutti. Anche se la situazione è tragica, anche se non sembra esserci una soluzione, con la speranza noi riusciamo ad andare avanti. Voi non avreste mai potuto sconfiggermi. Tu Gaia, senza la speranza non puoi sperare in un futuro per i tuoi figli. E voi, Thanatos e Despiro, potete distruggere ed annientare gli esseri viventi quante volte volete, ma loro si alzeranno sempre in piedi grazie alla speranza. Ecco perché non siete stati in gradi di distruggermi»

Thanatos: «Cavolo... ma allora è lui il più forte di tutti.... ora quindi ci toccherà vivere in un mondo fatto solo di speranza? Sai che noia....»

Hoop: «È qui che ti sbagli Thanatos. Provo a spiegarti meglio la situazione: se avesse vinto Gaia, l'universo si sarebbe sovrappopolato sotto la sua guida e presto ci sarebbero stati problemi per sfamare tutte quelle forme di vita»

Gaia: «Non dire sciocchezze, avrei senz'altro trovato il cibo per sfamare tutti i miei figli, qualsiasi numero fossero stati!»

Onnipotente: «Gaia, non mentire a te stessa. E comunque, non interromperlo»

Hoop: «E tu Thanatos, se l'universo fosse stato sempre in guerra, prima o poi sarebbe morto, senza più forme di vita. Un discorso simile si può fare anche per te Despiro, un universo pieno di disperazione non avrebbe portato a nulla di buono»

Despiro: «Beh, sarebbe stato senz'altro interessante, eheh»

Hoop: «Ed infine giungiamo a me.... un universo pieno di speranza, senza difficoltà. La speranza come ho detto prima ci da la forza per andare avanti, specialmente nei momenti brutti.... ma se non ci sono momenti brutti, a cosa serve la speranza? Gli esseri viventi devono continuare a lottare contro le difficoltà, grazie alla speranza. Ecco perché il ciclo vitale creato dall'Onnipotente era perfetto: un equilibrio destinato a durare in eterno, dove bene e male coesistono in maniera alchemica. Quindi io chiedo che tutto torni com'era prima e di non provare mai più a scombinare i piani dell'Onnipotente»

Onnipotente: «Sapevo che saresti stata la mia speranza Hoop, ben fatto! E voi, prendete esempio da lui, più giovane e più saggio di voi tre messi assieme»

Gli altri guardiani non sapevano cosa dire per la vergogna. E fu così che il ciclo vitale venne ripristinato, riportando l'universo alla normalità.

L'ultima lacrima

"Io ti salverò! Non lascerò che ti tenga ancora prigioniera"

Un prode guerriero è nel castello del temibile Lord Demon, il quale ha rapito una persona a lui molto cara. Il prode guerriero ha attraversato pianure, foreste, deserti, fiumi, laghi e perfino mari, combattendo contro ogni genere di creatura. Tutto questo solo per salvare lei, la donna di cui è segretamente innamorato.

"Quel maledetto di Lord Demon, come ha osato catturarla? Perché proprio lei? Non è una principessa, non ha doti magiche.... è una semplice contadina!"

All'interno del castello, orde di mostri si avventavano senza sosta contro il prode guerriero.

"Levatevi di mezzo, non siete alla mia altezza, non fatemi perdere tempo!"

Grazie alla sua arma, la Spada del Prode, si faceva largo, uccidendo chiunque gli si parasse davanti. Arrivato nella stanza centrale del castello, trovò ad attenderlo un demone.

«IO SONO IL GRANDE E POSSENTE DEMONE TITAN! NON TI PERMETTERO' DI RAGGIUNGERE IL NOSTRO SIGNORE E PADRONE LORD DEMON!»

Guerriero: «Togliti di mezzo se ci tieni alla vita!»

Titan: «SOLO SE RIUSCIRAI A SCONFIGGERMI! COMBATTIAMO!»

Il demone fece uno scatto verso il guerriero, sfoderando un prodigioso pugno. Il guerriero schivò facilmente il colpo, che colpì il suolo sgretolando il terreno.

Guerriero: «Sei forte, ma sei lento ed impreciso»

Titan: «TI FACCIO VEDERE IO CHI È LENTO!»

Titan eseguì uno scatto, aumentando sensibilmente la sua velocità. Riuscì a colpire il guerriero in pieno volto, facendolo sbattere contro il muro alle sue spalle.

Guerriero: «Arg.... non me l'aspettavo. Ma il dolore che sto provando ora, non è niente in confronto al dolore che ho provato quando me l'hanno portata via! Ed ogni secondo sprecato qui con te, è un secondo prezioso che potrei utilizzare per stare in sua compagnia. Quindi te lo ripeto: lasciami passare o soccomberai!»

Titan: «NON POSSO LASCIARTI PASSARE. FATTI SOTTO!»

Il guerriero alzò la spada al cielo, facendola brillare di una luce purissima. Successivamente tirò un fendente verticale proprio davanti a lui, generando un'onda d'urto di luce che avanzava verso il demone a gran velocità.

Titan: «SPERI DI SCONFIGGERMI CON UN SEMPLICE GIOCO DI LUCE?»

Il demone provò a fermare il colpo, afferrando quella luce.

Titan: «URG... È FORTE... NON RIESCO... A.... AAAAAAAHHHHHHH»

Il demone venne polverizzato con un singolo colpo.

Guerriero: «Ora posso proseguire... sto arrivando!». Lo sguardo nei suoi occhi era pieno di speranza. Arrivato nella prossima stanza, incontrò un altro demone.

«Io sono Leo, il più potente demone mago che sia mai esistito. Il mio padrone, Lord Demon, mi ha incaricato di fermarti a qualunque costo. Ed è quello che farò. Preparati a soccombere»

Guerriero: «Ho sconfitto Titan, sconfiggerò anche te!»

Leo: «Bello sforzo sconfiggere una montagna di muscoli... ma come te la cavi con la magia?»

Il demone lanciò una palla di fuoco contro il guerriero che si parò grazie alla sua spada.

Leo: «Una spada incantata in grado di fermare gli incantesimi eh? Interessante... vediamo come te la cavi con questo: VORTICE SCARLATTO!»

Al centro della stanza si generò un violento vortice di sangue che inghiottì il prode guerriero.

Guerriero: «Non... non riesco a vedere nulla... questo.... ma questo è sangue!»

Leo: «Esatto, è il sangue di tutte le vittime che ho mietuto! Non senti i loro lamenti?»

Guerriero: «Maledetto bastardo!»

Leo: «Perché ti scaldi tanto? Nemmeno li conoscevi. Come fai a sapere che non fossero dei malvagi?»

Guerriero: «Erano degli esseri viventi, non avevi alcun diritto di ucciderli! E non hai alcun diritto di servirtene ora!»

Leo: «E tu che diritto hai di uccidere il nostro signore Lord Demon?»

Guerriero: «È diverso, lui ha rapito la donna che amo. Devo riportarla a casa!»

Leo: «E tu sai perché l'ha fatto? Magari ha le sue buone ragioni»

Guerriero: «Che ragione può esserci per rapire una persona? Questo discorso non ha alcun senso!»

Leo: «Tipica risposta di chi non riesce a vedere oltre il proprio punto di vista. È ora di finirla: INFERNO DI CRISTALLO!»

Il vortice cessò improvvisamente e la stanza divenne incredibilmente fredda di colpo. Le gambe del prode guerriero vennero ghiacciate all'istante.

Guerriero: «Le mie gambe.... non riesco a muovermi!»

Leo: «Inutile agitarsi. Tra pochi secondi sarai congelato, per sempre»

Il ghiaccio si stava propagando rapidamente per tutto il corpo del guerriero. Mancava solamente la testa.

Guerriero: «Non credere di aver vinto! Io ti...»

Leo: «Tu cosa? Non sei altro che una statua di ghiaccio! Ed anche questa è sistemata, andrò ad avvertire Lord Demon»

Il demone si girò e si avviò verso la stanza di Lord Demon, quando sentì un forte dolore allo stomaco.

Leo: «UGH.... ma questa... una spada...?»

Il corpo del demone era stato trapassato dalla spada del prode guerriero.

Guerriero: «Ricorda demone... non c'è niente, NIENTE che potrà mai separarmi da lei.... dalla mia amata... hai capito?»

Leo: «C...come hai fatto a... a liberarti dalla.... mia prigione di ghiaccio?»

Guerriero: «La forza dell'amore è più grande di quanto pensi»

Leo: «C...capisco... quella stessa forza.... ti porterà alla rovina.... capirai tutto quando sarà il momento....»

Il guerriero estrasse la spada dal demone che cadde a terra senza vita.

Guerriero: «Un sentimento così bello e puro non potrà mai portarmi alla rovina. Se solo voi demoni poteste provare un sentimento simile...»

Eliminato anche questo demone, il prode guerriero avanzava verso la prossima stanza. Ad ogni passo si avvicinava sempre di più alla sua amata.

Guerriero: «Questa stanza sembra vuota, posso avanzare senza problemi di sorta. Amore mio sto arrivand..»

Una freccia si conficcò nel terreno a pochi passi da lui.

«E tu dove credi di andare?»

Guerriero: «Chi è là? Mostrati se hai il coraggio»

Dal soffitto, un'ombra si posò delicatamente a terra.

«Io sono Khate, il demone che agisce nell'ombra. Il nostro signore Lord Demon ci ha ordinato di fermarti ad ogni costo. Ma toccherà a me fermarti, visto che quegli altri due incapaci non sono riusciti a farlo!»

Guerriero: «Fammi passare se vuoi vivere»

Khate: «Io mi preoccuperei più di quello che ti capiterà a breve!»

Dopo aver pronunciato quelle parole, quattro frecce furono scoccate dai quattro angoli della stanza, tutte in direzione del prode guerriero.

Guerriero: «Barriera di specchi!»

Nella stanza apparvero numerosi specchi. Il guerriero entrò nello specchio di fronte a lui ed uscì da quello situato nella parte opposta della stanza. Le frecce si conficcarono sul primo specchio, mandandolo in frantumi.

Guerriero: «Che te ne pare? Anche io conosco qualche trucco, niente male vero?»

Khate: «È un banale trucco da illusionista»

Guerriero: «Ah sì? Fammi vedere tu di cosa sei capace allora!»

Khate: «Hai scelto l'avversario sbagliato, te ne pentirai amaramente. Io sono maestro nel celarmi nell'ombra!»

Il demone schioccò le dita e sparì, inghiottito nell'ombra.

Guerriero: «COSA?»

Khate: «Sei rimasto di stucco? E non è finita, sta a vedere»

Muovendosi nell'ombra senza essere visto, il demone stava frantumando ad uno ad uno, tutti gli specchi all'interno della stanza..

Khate: «Da quel che ho capito, tu puoi spostarti da uno specchio all'altro. Ma che succede se gli specchi dovessero rompersi? Potrai ancora utilizzarli? Uhuhuh»

"Maledizione, ha scoperto il punto debole di questa tecnica... devo inventarmi qualcosa"

Khate: «E questo è l'ultimo! Ora non potrai più scappare, preparati... STO ARRIVANDO!»

Dopo aver distrutto anche l'ultimo specchio, il demone si avventò contro il prode guerriero che, non riuscendo a vederlo, non poteva difendersi.

Guerriero: «AH... i tuoi graffi fanno piuttosto male....»

Khate: «Tutto grazie al potere delle ombre»

"Potere delle ombre... ma certo!". Il prode guerriero sollevò nuovamente la spada verso cielo che cominciò a brillare.

Guerriero: «La luce sconfigge le tenebre! Con una luce abbastanza potente, le ombre scompaiono!»

Il demone ora era ben visibile.

Khate: «Dannazione....»

Guerriero: «Sei mio!»

La grossa onda d'urto di luce colpì Khate che fece la stessa fine di Titan.

Guerriero: «Riposa in pace. Ed ora a noi due, Lord Demon!»

Il prode guerriero arrivò nella stanza in cima alla torre più alta del castello. E lì c'era lei, la sua amata, all'interno di un solido cristallo d'ambra. Lì vicino, seduto su di un trono, un misterioso individuo con una maschera di ferro in volto. Una maschera con il solo occhio destro e l'espressione triste.

Lord Demon: «Ben arrivato.... in realtà speravo proprio che i miei tre demoni potessero fermarti. Non sarei voluto arrivare a scontrarmi faccia a faccia con te»

Guerriero: «Tu maledetto! Perché l'hai rapita? Dimmi il perché!»

Lord Demon: «Non capiresti le mie ragioni, inutile spiegartele»

Guerriero: «Ad ogni modo sono qui per liberarla. Fatti sotto!»

Lord Demon: «Io non voglio combattere. Voglio solo farti una domanda: sei veramente sicuro di volerla liberare?»

Guerriero: «Che domande, certo che voglio liberarla!»

Lord Demon: «E perché vuoi liberarla?»

Guerriero: «Perché io la amo, con tutto me stesso!»

Lord Demon: «Ed è sufficiente? Basta veramente solo questo?»

Guerriero: «Certo che basta! Ho superato deserti, foreste, mari e monti, ho combattuto contro ogni genere di mostro o creatura. Tutto solo per lei, per poterla salvare!»

Lord Demon:  «Capisco... a te basta salvarla, giusto?»

Guerriero: «Certo, così potrò stare con lei»

Lord Demon: «Come semplici amici»

Guerriero: «Sì beh... ora siamo solo amici, ma in futuro potremmo essere qualcosa di più!»

Lord Demon: «E questo cosa te lo fa pensare?»

Guerriero: «Io... ecc....»

Lord Demon: «Sei solamente uno stupido senza esperienza. Anche se fai del bene alla gente, non è detto che poi questa ti ricompensi. Cosa ti fa credere che una volta liberata, lei ti ringrazi semplicemente? Tu speri che cada ai tuoi piedi per tutto quello che hai fatto per lei, ma la realtà potrebbe essere ben diversa da come speri che sia. Quindi ti ripeto per l'ultima volta: vuoi veramente salvarla?»

Guerriero: «.... sì, non posso ignorare i sentimenti che provo»

Lord Demon: «Io ti ho avvertito. Libererò la tua amata dal sigillo, dopo di che sparirò per sempre. Addio.... mi dispiace»

Lord Demon schioccò le dita ed il sigillo sparì, facendo cadere la ragazza a terra. Successivamente scomparve senza lasciare traccia. Il guerriero corse da lei per prestarle soccorso.

Ragazza: «....mmmm dove mi trovo? Che posto è questo?»

Guerriero: «Va tutto bene, ora ci sono io qui con te. Eri stata rapita da un demone malvagio»

Ragazza: «Tu! Tu mi hai salvata, non è vero? Non so proprio come ringraziarti!»

Guerriero: «Non ce n'è bisogno, ti avrei salvata comunque... perché sai.... io ti.... »

Ragazza: «Stanno bene gli altri al villaggio? Non ha attaccato altre persone vero? Giulius come sta?»

Guerriero: «No le altre persone stanno be.... un momento, perché ti preoccupi di quel teppista di Giulius? Non fa altro che perdere tempo a bighellonare e disturbare gli altri!»

Ragazza: «Beh ma è bellissimo... e son sicura che in realtà è dolcissimo. Fa lo scontroso solo per difendersi dalla cattiveria della gente, è il suo modo di difendersi»

Guerriero: «Ma se non si è nemmeno accorto che sei stata rapita!»

Ragazza: «Beh, magari aveva da fare, era così impegnato che non si è accorto di nulla»

Guerriero: «Ma cosa dici? Perché lo stai difendendo così?»

Ragazza: «Beh.... non l'ho detto a nessuno, ma penso di essermi innamorata!»

Una lacrima scese lungo il viso del prode guerriero.


«Hey, svegliati! Avanti pigrone svegliati!»

Guerriero: «Eh? Cosa c'è? Ah sei tu....»

Ragazza: «Stavi urlando e piangendo nel sonno... cosa stavi sognando?»

Il guerriero si asciugò la lacrima lungo il suo viso e rispose stizzito: «Niente, non sono affari tuoi. Scusa, ora devo andare»

La ragazza non capiva e continuò chiedendo: «Stai andando a fare i tuoi allenamenti? Volevo domandarti se per caso avevi visto Giulius.... è da questa mattina che lo sto cercando, devo dirgli una cosa molto importante».

Una fitta colpì il cuore del giovane.

Guerriero: «No non l'ho visto. Ora scusami ma devo andare. Ci vediamo».

Il prode guerriero si allontanò velocemente. Una volta abbastanza lontano, si sedette sul ciglio della strada e cominciò a ripensare alle parole di quel demone. Un carro pieno di merce stravagante stava passando su quella strada. Uno scossone, dato dalla malformazione del terreno, fece cadere una maschera a terra. Il prode guerriero si avvicino incuriosito, raccolse la maschera da terra e vide che aveva solamente un occhio ed un'espressione triste. Immediatamente pensò:

"Lord Demon.... non male come nome"