mercoledì 9 novembre 2016

Come una tempesta

Come una tempesta, inizia tutto improvvisamente. O meglio, le avvertenze ci sono: la temperatura che cambia, le nuvole in arrivo, il profumo di bagnato nell’aria... tutti segnali che preannunciano l’arrivo di una tempesta. A questo punto, ci sono due possibili comportamenti: la si affronta a viso aperto oppure ci si ripara, sperando di subire meno danni possibili. Ma qualunque sia la scelta, il danno sarà inevitabile: possiamo illuderci di non bagnarci, di ripararci come meglio possiamo, di affrontare una tale forza della natura... sarà tutto inutile, verremo travolti in ogni caso. Tuoni, lampi e fulmini, pioggia che cade incessante, vento che soffia dalla potenza inaudita. In balia di queste forze, lottiamo per cercare di prevalere, venendo inevitabilmente trascinati. Ci illudiamo di avere un qualche tipo di controllo, specie quando la pioggia è solamente una leggera pioggia primaverile, il vento è un delicato e dolce vento tiepido ed in cielo risplende l’arcobaleno. Ma le cose, pian piano, iniziano a peggiorare, a farsi più serie: il vento soffia più forte e diventa gelido, la pioggia si abbatte con più insistenza e pressione ed il cielo viene oscurato da minacciosi cumulonembi, salvo poi venir illuminato da lampi e fulmini per pochi secondi.


Una volta finita, la tempesta lascia un po’ di tregua, giusto un attimo per riprendere fiato e ricomporsi. Sempre che si abbia la forza per alzarsi in piedi e rimboccarsi le maniche, in attesa della prossima tempesta. Oppure restare a terra stremati, senza un briciolo di speranza e senza la forza per affrontare la successiva. In attesa di un aiuto. In attesa della persona disposta a condividere il proprio ombrello con noi.

martedì 11 ottobre 2016

Sogni

«Aaaahhhhh i sogni. Strane creature i sogni...»

«Creature, Maestro?»

«Certamente! I sogni sono delle creature magiche che si divertono a girovagare nella mente degli esseri umani quando questi sono completamente inermi»

«Intendete dire quando dormono, Maestro?»

«Esattamente! Quando dormono o sono svenuti. È lì che il sogno si insinua nella mente dell'individuo e, connettendosi con il cervello, gli fa vivere una realtà diversa»

«Diversa, Maestro?»

«Sei per caso diventato sordo Morfeo?»

«Affatto, Maestro... mi chiedevo solamente: in che modo i sogni possono far vivere agli esseri umani una realtà diversa?»

«Beh, esistono molte tipologie diverse di sogni: c'è il sogno verosimile, che ripropone una realtà del tutto simile a quella dell'individuo, cambiandone solo pochi piccoli particolari. Per esempio, un individuo che vive in Italia, può ritrovarsi catapultato in India ed interagire con la gente del luogo, benché non conosca la lingua e non sia mai stato in quel Paese. Poi c'è il sogno fantastico: questo può avere un'ambientazione reale oppure fantastica e far vivere esperienze sovrannaturali al suo ospite. In questi sogni, l'ospite può volare, avere dei super poteri, teletrasportarsi e tante altre caratteristiche. Solitamente questi sono i sogni che vengono attirati dai bambini. Poi ci sono i sogni spaventosi... o gli incubi se preferiamo. Questi fanno leva sulle paure dell'individuo per catapultarlo in un'avventura spaventosa. Solitamente lo fanno per cercare di far svegliare l'individuo e ridere di lui alle sue spalle»

«Caspita, che crudeltà!»

«Crudeli? Oh no caro il mio piccolo ed inesperto assistente, gli incubi non sono crudeli. Semplicemente si divertono ai danni degli umani. Non sono pericolosi... almeno non troppo!»

«Volete dire che non ci sono sogni pericolosi, Maestro?»

«Non ho detto questo, Morfeo. Vedi piccolo... esiste una tipologia di sogni...»

«Una tipologia di sogni? Continuate, ve ne prego Maestro»

«Anziché parlartene, te lo mostrerò»

L'anziano individuo allungò una mano verso uno specchio d'acqua che sfiorò con un dito. L'acqua cominciò a creare delle onde concentriche, generando pian piano un'immagine.

«Chi è quella persona, Maestro?»

«Sssshhh, fai silenzio e guarda»

Nell'immagine si intravedeva un ragazzo: non era bello e nemmeno troppo alto, non era atletico e non aveva segni distintivi, a parte i suoi lunghi capelli castani ed il naso abbastanza pronunciato. Era insieme ad una ragazza bellissima, con i capelli lunghi e neri, poco più bassa di lui, con un paio di occhi scuri ed uno splendido sorriso in grado di incantare chiunque. I due giovani passeggiavano, mano nella mano, in riva al mare durante il tramonto. Parlavano, scherzavano, ridevano. Sembravano felici. Ogni tanto si fermavano per ammirare il tramonto, per poi proseguire nella loro camminata.

«Li vedi Morfeo? Senti nulla?»

«No Maestro... cosa dovrei sentire di preciso?»

«Sei ancora troppo piccolo... un giorno riuscirai anche tu a sentire la felicità e la gioia che scaturiscono questi sogni»

«Perché dovrei, Maestro?»

«Te lo dirò tra poco.... continua ad osservare»

I due ragazzi si fermarono. Si era fatta sera. Si distesero sulla sabbia a guardare le stelle. Ce n'erano veramente tante quella sera. La ragazza ne era estasiata e non riusciva a distogliere lo sguardo dal cielo. Il ragazzo, al contrario, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Pensava che fosse la creatura più bella che avesse mai visto, e la gioia nei suoi occhi, mentre fissava le stelle, la rendevano ancora più bella. Quando la ragazza si accorse di essere osservata, chinò il capo dall'imbarazzo. Il ragazzo rise, si avvicinò e, con entrambe le mani, le alzò dolcemente la testa. I due si fissarono per qualche secondo e poi si baciarono. Un lungo, appassionato ed interminabile bacio.

«Ora è pronto!»

L'anziano individuo mosse nuovamente la mano, questa volta mimando il gesto di prendere qualcosa dall'acqua. C'era però effettivamente qualcosa nella sua mano, una specie di nube dai colori rosei e celestini.

«Cosa avete fatto Maestro?!»

«Ho catturato il suo sogno. Sai Morfeo, noi siamo degli dei incaricati di sorvegliare i sogni e gli incubi degli esseri umani. Possiamo fare ciò che vogliamo dei sogni e degli incubi, compreso il mangiarli!»

«Mangiarli? Noi mangiamo i sogni?»

«Non necessariamente... però sono buoni! Ogni sogno ha un proprio sapore ed una propria consistenza, dovresti provarne qualcuno prima o poi»

«E se non dovessero piacermi?»

«Impossibile. Tieni, prova ad assaggiare questo»

Il vecchietto diede un pezzo di nube al piccolo Morfeo che la mise in bocca. Subito le sue pupille si dilatarono ed il suo palato scoppiò in un tripudio di sapori.

«MA È... MA È.... MA È LA COSA PIU' BUONA CHE IO ABBIA MAI MANGIATO!» esclamò entusiasta il piccolo Morfeo. Anche il vecchietto mangiò la sua parte di sogno ed esclamò: «Accidenti, è più buono di quanto mi aspettassi!»

«Com'è possibile che esista una cosa così buona al mondo?! Ne voglio un altro po'! Presto Maestro, prendetene ancora!»

«Vedi Morfeo... non è così facile come sembra. Come ti ho detto, ogni sogno ha il suo sapore e la sua consistenza. Questo era particolarmente buono perché era un sogno d'Amore»

«Amore? Cos'è l'amore, Maestro?»

«È un sentimento che provano gli esseri umani nei confronti di altri esseri umani. Un qualcosa così forte e potente che gli permette di fare cose impensabili! Però è anche molto complicato ed ingestibile. Non basta volerlo, è un qualcosa che accade quasi per caso»

«Quindi la bontà dei sogni è data da questa cosa che si chiama amore? Più c'è amore e più i sogni sono buoni?»

«Ti sbagli, Morfeo»

«Mi sbaglio? Perché mai dite così, Maestro?»

«Più nella vita di un individuo non c'è amore e più un sogno d'amore è buono»

«Non credo di capire Maestro»

«Osserva»

L'anziano individuo sfiorò di nuovo lo specchio d'acqua. L'immagine ritraeva il ragazzo di prima, disteso sul suo letto, nel buio della sua stanza, con un braccio sopra la sua faccia.

«Perché... perché quel ragazzo sta piangendo?» chiese il piccolo assistente.

«Perché ha vissuto ciò che nella realtà non potrà mai vivere, ma che spera con tutto il cuore di poter vivere un giorno. Probabilmente la ragazza del sogno era una sua conoscente che ora non fa più parte della sua vita, o che comunque non ne vuole far parte. Oppure un amore non corrisposto che l'ha spinto ad allontanarsi da lei»

«Ma perché continua a soffrire se lei non c'è più?»

«Perché i sentimenti degli esseri umani sono strani... e l'amore è quello più strano di tutti. Il sogno di prima era così buono perché quello era amore puro e vero. Ci sono sogni di amori logorati e feriti che hanno un gusto a dir poco disgustoso»

«Capisco... Maestro, come facciamo con quel ragazzo? Lo lasciamo in quello stato?»

«Vedrai che gli passerà. Magari gli manderemo un altro sogno, questa volta fantastico, per scusarci»

giovedì 11 agosto 2016

Mistake

La trasposizione dell'opening di Erased (Re:Re:) in inglese da parte di Amanda Lee (in arte AmaLee) capita proprio a fagiolo, specialmente per le prime due frasi.




I waited for you – And waited for you
And made a mistake I can never undo
I now I look back but then I lose track
I spent so much time I can never get back


Could wait forever, but then I won’t learn
That memories fade, no matter how much it hurts
And on the inside, I feel my heart cry
I’m tearing at the walls in the corners of my mind


Wanna tell you just to hold but now, those days are gone

Hold on – I still regret word every word, that day, I never said


I still remember the tangle we were
But in the end, what did we give it up for?
It was something so small, worth nothing at all
But it was my everything and now I’ve lost it all
Ohh … Now I will never get the chance to tell you


PAUSE


I realized that I’m a witness to time
The change that evolves, as the days all fly by
And on the inside, I feel my heart cry
I’m tearing at the walls in the corners of my mind


I waited for you – And waited for you
And made a mistake I can never undo
And deep in my soul, I’m losing control
Another new day
Yet another painful toll


I realized that I’m a witness to time




Wanna tell you just to hold on
Hold on … Hold on


Nothing will ever bring you harm
Even if we awaken from the darkness
The other side is waiting, the night to be my guide
This city, where once we had found a haven
Grew colder before our eyes, as snow fell from the skies
Know that, there’s a scar with your name in my heart,
That never will heal or fade with time
If it were to vanish, then I’d forget


But this scar in me, stays
As your laughter, it fades
I plead, so it won’t be erased


All long, I was who saw
You past, you now, and future to come
I saw your fears, the flicker of your cheer
Everything


I believed that when we grew up,
The world wouldn’t be cold
But I was mistaken cause it’s all the same


It was me who all long, the one who saw
You past – you now – and future to come

venerdì 24 giugno 2016

Inizio

Un giorno, quasi per caso, ci alziamo in piedi, sulle gambe, ed iniziamo a camminare. Una grande scoperta, che ci apre una serie di possibilità che prima non avevamo. Possiamo andare in molti più posti, combinare molti più disastri, scappare, rifugiarci, avere una prima "indipendenza", con tutti i pericoli che ciò comporta. Ed anche se cadiamo, non smetteremo di camminare.

Un giorno, quasi per caso, pronunciamo la nostra prima parola. Tutti sono fieri di noi, si complimentano e noi, inconsciamente, ne siamo felici. Da quel momento in poi, continuiamo ad imparare sempre nuove parole e ad usarle nelle situazioni più disparate. E non importa se usiamo parole inappropriate in determinate situazioni, non smetteremo di parlare.

Un giorno, quasi per caso, cresciamo. Guardiamo ad altri interessi, nuovi hobby, nuovi modi di vestirsi, senza però dimenticarci di chi eravamo, delle vecchie passioni che, nel bene e nel male, ci hanno fatto diventare ciò che siamo oggi. E se anche prendiamo una strada sbagliata, continuiamo su quella via, magari migliorandola e migliorando.

Un giorno, quasi per caso, ci innamoriamo. Ci innamoriamo e non sappiamo perché. Ci innamoriamo della persona più impensabile, quella che pensiamo sia inarrivabile, quella che non ha niente in comune con noi o che, al contrario, consideriamo la nostra anima gemella in quanto a somiglianza. Ed è proprio l'inizio che ci frega, come per tutte le altre cose. L'inizio in cui vogliamo scoprire quante più cose possibili sull'altra persona. In cui vorremmo passare quanto più tempo possibile con l'altra persona. In cui tutte le cose che abbiamo sempre fatto e che ci sembravano banali fino a quel momento, ora acquistano tutt'altra luce se fatte insieme a quella persona. Scopriamo una persona con cui siamo in qualche modo connessi. Scopriamo nuove energie, nuove sensazioni, nuovi sentimenti. Ed anche se abbiamo paura per questa novità, malgrado le incomprensioni, i litigi, l'egoismo, non smettiamo di esplorarla, di addentrarci sempre di più, finché sarà troppo tardi. Troppo tardi per smettere, troppo tardi per tornare indietro.

D'altronde, come si dice, questo è solo l'Inizio...

venerdì 10 giugno 2016

Tu, tu ed, infine, tu

Tu, il mio primo amore, il primo amore dettato dall'ignoranza e dall'emozione della scoperta di un nuovo sentimento. Un sentimento fino ad allora estraneo, misterioso e potente, molto potente. Tu, che hai smosso le mie fondamenta, che mi hai fatto affacciare nel magico giardino dell'amore, che mi ci hai spinto con prepotenza. Tu, che sapevi come fosse quel mondo, mi hai tenuto per mano solamente i primi tempi, per poi lasciarmi andare e guardarmi impacciato commettere un errore dopo l'altro. Tu che dall'alto del tuo egoismo e della tua presunzione, hai incrinato quella magia. Una doccia fredda, un fulmine a ciel sereno. I maghi non esistono, le favole neppure. Sono uscito da quel giardino, ma sono rimasto comunque a passeggiare nei paraggi.

Tu, che sei comparsa all'improvviso e mi hai convinto di nuovo ad entrare in questo bizzarro giardino dell'amore. Questa volta i piedi erano ben saldi al terreno, benché qualche passo falso l'abbia fatto: paradossalmente la mia razionalità mi ha portato a sbagliare. Perché si sa, non v'è ragione alcuna in amore. Ma non bisogna confondere la ragione con la maturità, cosa in cui peccavi. Questo ha portato me a peccare di superbia, credendo di poter tenere salda una coppia con questa grande disparità, con questo grande handicap. Alla fine ci siamo spezzati in malo modo, grazie al tuo doppiogioco. Grazie a te ho potuto assaggiare la punta dell'iceberg del male che può portare l'amore, così bello e così letale. Sono uscito dal giardino, sbattendomi forte il suo cancello alle spalle.

Ed infine tu. Anche tu sei arrivata all'improvviso. La persona più improbabile di questo mondo. La persona che, malgrado tutto, mi ha fatto tornare la voglia di amare. Ti ho vista, in quel giardino e, pian piano, ci sono tornato dentro. Non riuscivo però a raggiungerti, potevo solo parlarti da lontano. Tentavo, con tutte le mie forze, con ogni mezzo di raggiungerti. Non c'è stato nulla da fare. E fu in quel momento che me ne accorsi: quel giardino era pieno di rose. Belle, dolci e profumate rose, ma anche molto, molto pericolose: ad ogni passo, infatti, mi ferivo con le loro spine. Inizialmente non me ne resi conto, ero come accecato dalla tua luce, dal desiderio di raggiungerti. Poi, col tempo, cominciai a provare del dolore. Non era come il normale dolore, era diverso: più profondo, più cupo, più micidiale. Sentii quel dolore... ma non volli fermarmi. Tu eri più importante. Continuai, continuai imperterrito. Finché un giorno, mi arresi. Stremato e con le ultime forze, uscii da quel giardino di morte. Ero letteralmente a pezzi. Come Icaro, ho voluto volare troppo vicino al sole e ne sono rimasto bruciato. Una cicatrice indelebile che ancora oggi fa male, un male atroce. Forse sto solamente aspettando di rimettermi in sesto e tornare lì dentro a cercarti. O forse aspetto che sia tu a venirmi a prendere.

O ancora, forse desidero solo prendere una tazza di thé e godermi la pace e la tranquillità di quel magico giardino.

mercoledì 25 maggio 2016

Onda su onda

“Il mare. Amato e odiato compagno di vita. Quante me ne ha fatte passare. Ricordo le feste in spiaggia, fino a tarda notte. Ricordo i bagni improvvisati, passata la mezzanotte. Ricordo le infinite passeggiate al calar del sole. Ricordo il calore della sabbia che ti coccolava prima di entrare in acqua. Ricordo anche che, inizialmente, l’acqua è sempre fredda, benché sia una giornata calda estiva. Ma basta poco per abituarsi. Ricordo i giochi nell’acqua, le nuotate in solitaria o il semplice rilassarsi. Ricordo poi le onde improvvise, quelle che non ti aspetti e che ti ribaltano il materassino, mentre stai prendendo il sole. Le tempeste! Quelle poi... non sapevi mai se ne saresti uscito vivo. Ma alla fine, in un modo o nell’altro, te la cavavi. Esperienze che potevano cambiarti la vita, nel bene o nel male. Dolci ricordi o terribili incubi, da portare per sempre con se. Ma, nonostante tutto, non puoi proprio fare a meno del mare: del suo profumo, delle sue onde, della sua imprevedibilità. Non puoi farne a meno, anche se sai benissimo del pericolo a cui potresti incorrere”.

La vecchia signora si interruppe per un secondo, tirando un sospiro malinconico.

“Intendi forse la paura di annegare, nonna?”, le chiese il suo giovane nipote di 15 anni.

“Certo. La paura di annegare senza poter far nulla, anche usando tutta la nostra forza e determinazione”

“Se è solo questo il problema, basta non farsi il bagno quando il mare è mosso”, disse convinto il ragazzo.

La vecchietta abbozzò un sorriso, quasi a voler biasimare il nipote. Si voltò verso di lui e disse: ”Non importa quanto tu sia forte o quale sia il tempo. Non importa se ci siano onde alte dieci metri o una calma piatta. Quando hai a che fare con il mare, rischi di annegare in qualsiasi momento”

La faccia del ragazzo era molto confusa. Stava per replicare, ma l’anziana signora, tornando a guardare il mare con nostalgia, disse: “Sei ancora troppo giovane... un giorno capirai. Promettimi solo che non avrai mai paura di annegare, qualsiasi cosa accada. Non commettere il mio stesso errore... finirai per rimpiangerlo per tutta la vita”

giovedì 14 aprile 2016

Buon Compleanno

È difficile iniziare questo post, perché sicuramente non farò altro che alimentare la tua ira ed il tuo odio nei miei confronti. Però non posso fare a meno di scrivere, di dedicarti anche solo un pensiero in questo giorno che spero sia speciale per te. Alla fine, se ci pensi bene, è un giorno come un altro: è il giorno in cui sei nata e senza la tua volontà... Allora perché si viene festeggiati? Perché tutti ci fanno gli auguri, le feste, i regali? Perché sono tutti un po' più carini? Pensaci ancora un po'.... semplicemente perché sei nata e hai portato gioia ed allegria nei loro cuori, nei cuori di chi ha avuto la fortuna di incontrarti. E tra questi ci sono io... che però non ho saputo dosare questa felicità e ne ho inalata un po' troppa... eheh. Perché sì, ti sembrerà strano, ma da quando ti ho conosciuta, il mondo mi è parso un posto più bello, sicuramente più luminoso e, malgrado gli ostacoli, un posto in cui valga la pena vivere. E tutto questo senza che tu facessi nulla di particolare. Perché forse non te ne rendi conto, ma sei davvero speciale. Ed invidio, invidio davvero tanto chi ha ancora la fortuna di starti accanto, di stringerti, di guardarti e specchiarsi in quei tuoi occhi, così belli e profondi. Chi ancora può parlarti, ridere e scherzare con te. Chi può ancora ascoltare i tuoi problemi e cercare di consolarti in tutti i modi possibili solo per poter tornare a vedere il tuo sorriso. Dio il tuo sorriso... non l'ho ancora dimenticato: una luce in grado di illuminare il mondo intero. Ma tutto questo penso tu lo sappia già, ti verrà detto e ridetto in continuazione. Facciamo che sono l'ennesima persona che te lo ripete. L'ennesima persona che si è innamorata di te...
Ero partito con l'intento di farti gli auguri per il tuo compleanno ed invece sono finito a divagare come mio solito... scusami anche per questo. È che quando parlo di te, non riesco a trattenermi. Vorrei poter scrivere un libro sulla gioia che hai portato nella mia vita, ma poi ne uscirebbe un qualcosa che al confronto il signore degli anelli è una fiaba breve per dare la buonanotte ai bambini. Figuriamoci poi se ne dovranno trarre dei film... sicuramente ne verranno fuori minimo 4 parti.
Avrei voluto farti un regalo migliore di queste 4 righe, ma purtroppo la situazione me lo impedisce. Che Destino bastardo eh?
Beh, credo sia meglio chiudere qui. Anche se non lo leggerai... scusami ancora per questo post. Scusami ancora per tutto.
Buon compleanno *********, spero che questa sia una giornata speciale per te, tra il calore e l'affetto di chi ti vuole bene.
Ti auguro tutto il bene di questo mondo.

Il tuo... no, non posso usare quel nomignolo. Scusa.

sabato 13 febbraio 2016

La festa degli innamorati

San Valentino, la festa degli innamorati. DEGLI INNAMORATI, ATTENZIONE, NON DEI FIDANZATI. In quanto tale, ogni innamorato ha il diritto di festeggiarla come meglio crede, sia che amiate qualcuno che è con voi, qualcuno che non c’è più o qualcuno che non potrete mai avere. Non vergognatevene: amare qualcuno è qualcosa di bellissimo, indipendentemente che sia un familiare, un parente, un amico o una persona speciale.
In occasione di questa festa, vorrei solo esprimere il mio amore per te ed esortare tutti gli innamorati a farlo (non solo oggi, ma ogni giorno).
Ti amo perché mi hai cambiato la vita. Sei la prova vivente che ciò che cerco, esiste veramente. Non avrei mai pensato di poter provare un sentimento simile, soprattutto per un’altra persona. Sei arrivata tu, all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno. Inizialmente ero sorpreso e confuso, ma col tempo ho capito cosa mi stava accadendo: mi stavo innamorando di te. Non potevo chiedere di meglio: non c’è stata cosa più bella in vita mia. Questo sentimento, sempre più grande, sempre più potente, mi ha fatto sentire vivo come mai prima d’ora. Mi ha permesso di trovare uno scopo in questa vita.... e quello scopo sei tu. Vorrei abbracciarti, ogni giorno della mia vita, e sussurrarti all’orecchio quanto tu sia speciale. Vorrei darti la forza ed il coraggio per andare avanti. Vorrei essere al tuo fianco nel momento del bisogno o, semplicemente, per ridere e scherzare. In entrambi i casi, farei di tutto per veder spuntare il sorriso sul tuo viso. 
Ti amo.
Malgrado tutti gli ostacoli.
Malgrado tutti gli errori commessi.
Ed anche se mi odi e vorresti che non esista, non riesco a smettere di amarti. So che dovrei passare oltre, dimenticarti... me lo stanno dicendo praticamente tutti. Ma non ci riesco. Questo sentimento è più forte della ragione stessa.
Sono pazzo? Probabilmente sì. 
Mi sto sputtanando pubblicamente? Decisamente sì. 
Perché? Perché voglio che tutti sappiano quello che provo per te, anche a costo di rovinarmi la vita.
E ti prego di perdonarmi, ma non riesco a tenermi tutto dentro.

mercoledì 27 gennaio 2016

Life is Strange


Ho da poco finito Life is Strange e devo dire che è stata un’esperienza bellissima, che sa appassionare e, soprattutto, riflettere. Senza fare spoiler, questo gioco ha rafforzato l’idea che ho sul Destino: esso esiste e ha già definito la nostra vita, in ogni sua sfumatura. Noi abbiamo solo l’illusione della scelta e, se qualcosa non va come vorremmo, le cose sono due: o lasciamo perdere completamente o ci intestardiamo finché non riusciamo a volere ciò che vogliamo. Ma se non è Destino, non è Destino e quindi ci rinchiudiamo in questa illusione, in questa fantasia che crediamo di poter superare, ci impegniamo e facciamo di tutto perché le cose assumano un altro verso, quello a noi più consono. Ma, come la protagonista del gioco impara a proprie spese, è tutto un bluff. Ogni scelta, ogni azione, ogni energia spesa per raggiungere il nostro scopo, verrà inevitabilmente polverizzata. Questo perché non è quello che il Destino ha scelto per noi. La scelta quindi è: rimanere in un loop illusorio o arrendersi ed accettare il nostro Destino? E a che prezzo? Davvero siamo così forti da arrenderci? O davvero siamo così ostinati, quasi viziati, da non voler mollare? Ne vale davvero la pena?
Su di una cosa però non c’è il minimo dubbio: la vita è strana.

venerdì 15 gennaio 2016

Determinazione

[ATTENZIONE! QUESTA FANFICTION CONTIENE SPOILER SUL FINALE DELLA GENOCIDE RUN DI UNDERTALE]

Era lì, Chara, con lo sguardo perso nel vuoto, rivolto a quello scheletro che una volta era suo amico. Gli occhi sbarrati, gocce di sangue impregnavano il suo viso ed il suo coltello che teneva ben saldo nella mano destra, il respiro sempre più affannoso.

«Alla fine sei arrivato....» disse Sans con un tono di voce disgustato. «Perché ti sei spinto tanto oltre? Cosa ti ha portato ad accanirti contro degli innocenti?»

Chara continuava a fissare Sans, anche se i suoi occhi non sembravano prestare attenzione allo scheletro.

«Hai massacrato degli estranei...»

Il respiro di Chara era ancora affannoso.

«Non hai avuto pietà per nessuno...»

Dalla punta della lama del coltello colavano ancora delle gocce di sangue fresco.

«Non ti sei fermato nemmeno quando erano i tuoi amici a chiederlo...»

Silenzio.

«PERCHE' L'HAI FATTO? PERCHE' CI HAI TRADITI!?» Sans cominciò ad alterarsi.

Chara continuava a non avere la minima reazione.

«NOI TI VOLEVAMO BENE E VOLEVAMO IL TUO BENE! Ma tu... TU HAI DOVUTO ROVINARE TUTTO! E per cosa poi? EH?! PER COSA!?». Ogni singola parola trasudava odio e disprezzo. Chara si limitava a fissarlo. Il respiro si era finalmente regolarizzato.

Il ragazzo chiuse gli occhi.

Fece un respiro profondo.

Strinse il coltello con tutta la forza che aveva e... fece uno scatto verso Sans, pronto a combattere.

Il povero scheletro, preso dallo sconforto, sospirò.

«Perché non vuoi capire?» bisbigliò sottovoce. Sans alzò il braccio destro. Un teschio apparve davanti a lui e sparò un fortissimo raggio laser che colpì in pieno Chara. Il ragazzo cadde a terra, privo di forze.

Sans era lì che lo fissava, dall'alto verso il basso. «Se sei intelligente, non tornerai» disse in tono di superiorità.

Passò un giorno. Chara era di nuovo lì, davanti a Sans. Quest'ultimo sospirò alla vista del ragazzo ed esclamò: «Sono dodici volte che ci provi. Come devo dirtelo che non potrai vincere?»

Chara sorrise e si scagliò contro lo scheletro che, in risposta, evocò delle ossa che tramortirono il ragazzo. «E con questa fanno tredici...» disse sconsolato Sans.

I giorni si susseguirono rapidamente, come rapidamente furono i tentativi di Chara di sopraffare Sans, senza il minimo successo.

"Perché continua a sfidarmi se sa bene di non avere alcuna possibilità? Cosa lo spinge a tanto?" pensava Sans, stupito da quel comportamento sconclusionato.

Erano arrivati a cinquanta sconfitte. Ma Chara non si arrendeva.

"Non posso arrendermi... il mio obiettivo è più importante... devo farcela!" era questo l'unico pensiero di Chara. Era questo che gli dava la forza di rialzarsi ogni volta ed affrontare Sans.

«Vedo che anche oggi sei qui. Sei pronto all'ennesima sconfitta?» disse Sans con un ghigno in volto.

Chara si limitò a sorridere e a prepararsi alla battaglia.

Quel sorriso pieno di speranza mandò su tutte le furie Sans.

«PENSI CHE BASTI UN PO' DI BUONA VOLONTA' PER VEDERE REALIZZATI I PROPRI SOGNI!?» urlò scagliando contro al ragazzo una serie di attacchi dalla potenza inaudita. Questa volta era Sans a respirare affannosamente. "Spero che ora avrai capito con chi hai a che fare..."

Il respirò pian piano si tranquillizzò.

"Non tornare... ti prego...". Sans non voleva continuare quello scontro. Non voleva ogni giorno dover sistemare quel ragazzo. Non voleva vedere ogni volta quel sorriso carico di speranza. Ed anche se sapeva ciò che aveva fatto ai suoi amici, lui non riusciva ad odiarlo.

Nuovo giorno, nuovo scontro. Questa volta Chara aveva resistito a ben due attacchi prima di cadere a terra esanime. Stava diventando più resistente. E più aggressivo. E più passavano i giorni, più la sua aggressività e resistenza aumentavano.

La sua Determinazione cresceva.

"Determinazione... è forse questo che lo spinge a tentare l'impossibile?" si chiedeva Sans.

Un giorno, prima del consueto scontro, Sans volle parlare con Chara, capire il perché di quel comportamento.

«Prima che ti faccia fuori per l'ennesima volta, vorrei una risposta da te: perché ti comporti così? Perché continui a sfidarmi se sai che non potrai mai battermi? Perché vai contro il tuo Destino?»

Calò un improvviso silenzio. I due avversarsi si fissarono intensamente. Chara stava per fare il suo solito sorrisetto quando Sans lo interruppe con voce affranta: «Non voglio sorrisi ambigui. Non voglio favolette. Voglio soltanto la verità. Ciò che hai fatto è stato orribile... ma se l'hai fatto, ci sarà un motivo. Ed io voglio sapere quel motivo»

Il sorriso sulla faccia di Chara scomparve e la sua espressione si fece seria. Aprì la bocca e, lentamente, disse: «Ho un obiettivo da perseguire a cui non posso assolutamente rinunciare»

Sans annuì. «Questo l'avevo intuito. Ma perché non puoi rinunciarvi?»

«Perché è troppo importante»

«Non puoi cambiare obiettivo?»

«No»

«Non puoi ridimensionarlo?»

«No»

«Non puoi trovare altre vie per portarlo a termine?»

«Ci ho provato, ma non c'è altra soluzione»

«Capisco». Sans si passò la mano sul suo cranio scheletrico e, sospirando, esclamò: «Beh, temo proprio che il tuo obiettivo rimarrà una chimera... perché non ho intenzione di farti vincere»

Chara non proferì parola. Si limitò a fissare Sans.

«Da questo momento utilizzerò il 90% della mia forza, sconfiggendoti ogni volta con un colpo soltanto» sentenziò Sans.

Il ragazzo annuì e si scaglò contro Sans che, in tutta risposta, lo rinchiuse in una gabbia di ossa, trafiggendolo con alcune di esse. Il giorno dopo invece lo folgorò con una ventina dei suoi laser più potenti. Il giorno dopo ancora lo frantumò sempre con delle ossa. E così per molte, moltissime altre volte.

Avevano superato i duecento scontri e Chara non dava segni di cedimento.

Sans era al limite. «Ragazzo... smettila. Io lo so qual è il tuo obiettivo, lo so benissimo. Proprio per questo sto tentando di fermarti con ogni mezzo a mia disposizione. Poi benissimo trovare la tua felicità altrove, non devi per forza seguire quell'obiettivo. Non sai nemmeno se sarai felice veramente una volta raggiunto.»

«Questo non si può sapere finché prima non si prova» tagliò corto Chara.

«Vale la pena impegnarsi così tanto per una scommessa?»

«Sì»

«Allora perché non percorri altre strade?» replicò Sans.

«Perché l'ho già fatto e non è servito a niente. Anzi, ho solamente peggiorato la situazione»

«Ma hai percorso TUTTE le altre strade possibili? Come fai ad essere così spavaldo?»

«...». Chara non aggiunse nulla. Si limitò a fissare Sans con uno sguardo pieno di Determinazione. Lo scheletro fissò a sua volta il ragazzo negli occhi ed esclamò: «Lo sai che dovrò farti fuori un'altra volta, vero?». Chara continuava a non distogliere lo sguardo. Un osso comparve dall'alto e gli fracassò il cranio. Uno schizzo di sangue colpì una guancia di Sans. L'altra guancia, invece, venne rigata da una lacrima.

Il giorno seguente, Chara arrivò come sempre puntuale al suo appuntamento. Questa volta, però, Sans era in un angolo, appoggiato con le spalle al muro, gli occhi chiusi e la testa un po' chinata verso il basso.

«Sembrerebbe che la tua Determinazione abbia avuto la meglio perfino su di me» disse Sans mantenendo gli occhi chiusi.

Chara si stava avvicinando, con il coltello ben saldo nella sua mano destra.

«Allo stesso modo degli altri, ho voluto decidere io per te. So per certo che il tuo è un obiettivo impossibile e sbagliato e per questo ho voluto proteggerti»

Chara continuava ad avvicinarsi a Sans, iniziando pian piano a tremare.

«Ho tentato di farti ragionare in tutti i modi, ma non ci son state ragioni. Per te, il tuo obiettivo è più importante di qualsiasi altra cosa»

Il ragazzo era oramai di fronte a Sans. I loro visi erano distanti solamente pochi centimetri. Alzò il suo braccio destro, tenendo la lama bene in alto.

«Spero solo che questa non sia stata una pessima decisione. Addio ragazzo, spero riuscirai nel tuo intento». Sans aprì gli occhi ed alzò leggermente il capo, giusto il tempo di vedere la lama sopra di lui abbassarsi e colpirlo. Un colpo secco che non lasciò vie di scampo.

Quel ragazzo continuò per la sua strada, convinto in ciò in cui crede.

Niente e nessuno poteva abbattere la sua Determinazione.

domenica 3 gennaio 2016

Destino VS Determinazione


Ok, sono arrivato a questo punto di Undertale e devo fare una considerazione. Il tizio in questione, stando allo scan, ha 1 HP e 1 di difesa. Una perfetta schiappa in sostanza. Ecco, vorrei paragonare questa “perfetta schiappa” al Destino che tanto mi è “caro” e che tanto si diverte a importunarmi (o forse sono io che non lo lascio in pace proprio come il protagonista di Undertale si ostina ad affrontare il tizio di cui sopra?). Il qui presente, non solo è fortissimo, ma è anche imprevedibile. Uno pensa “con un colpo lo faccio fuori, che ci vuole”... proprio come noi di fronte al Destino: noi pensiamo di poterlo controllare, pensiamo di poterlo affrontare e, con l’impegno, riuscire a sconfiggerlo... ma la verità è che lui è più forte di noi.
O meglio.
C’è una cosa su cui lui non potrà mai sopraffarci. È la nostra DETERMINAZIONE.
Esatto.
È grazie alla Determinazione se affrontiamo, giorno dopo giorno, le sfide che la vita, che il Destino ci propone. Ed è forse grazie a questo che sono qui oggi. Che, dopo tante parole, tanti consigli, tanti rimproveri, io non ho ancora cambiato idea. O forse non ho voluto cambiare idea. O, ancora, non ho potuto. Perché la mia Determinazione è, semplicemente, troppo grande e non riesco a controllarla. È come fosse nel mio subconscio e, senza che io me ne accorga, mi porta a fare determinate scelte. 
Quindi sono qui. Sono quasi due anni che combatto questa battaglia, giorno dopo giorno. E, giorno dopo giorno, faccio un passo più avanti.... scoprendo una nuova sfida che, prontamente, mi ferma. 
Ma, come ho detto prima, la mia Determinazione non mi fa arrendere, mi porta a continuare a provare, finchè anche quella sfida non sia superata.
E così ancora e ancora e ancora....
Prima o poi uno dei due cederà. Sarà il Destino, o sarò io.... o meglio, la mia Determinazione?

venerdì 1 gennaio 2016

Anno nuovo, vita nuova

Innanzitutto vorrei augurare a tutti voi un buon 2016. Non sappiamo ancora se sarà o no un bell’anno (il 2160 di Schrödinger), ma comunque diamogliela una possibilità. Come dissi nei post addietro, quest’anno vorrei apportare qualche cambiamento. Vorrei quest’anno essere più positivo, meno arrabbiato e depresso, vorrei poter impegnarmi nel presente per poter guardare al futuro con gioia e serenità. 
MA!
Tutto questo passa in secondo piano se prima non risolvo una cosa. Sì perché proprio ieri, mi è capitata una cosa: una telefonata del tutto inaspettata che mi ha dato modo di riflettere. È probabile che sia stato solo un caso, che non ricapiti più.... ma giuro che se dovesse capitarmi la possibilità, metterei tutto me stesso per sistemare le cose, dovesse essere l’ultima cosa che faccio.
“Vedi, l'amore è mettere il bene di qualcun altro prima del tuo.” come dice il buon Olaf. Ed io in passato, questa cosa l’ho totalmente ignorata, pensando solo a me stesso, rovinando così non una ma bensì due vite. E voglio assolutamente rimediare a questo mio imperdonabile errore. Purtroppo però questo non dipende solo da me.... ma confido che le cose possano sistemarsi col tempo.
Confido in te.