giovedì 24 luglio 2014

Mare d'inverno

Onde. Onde gelide, senza vita. Onde che si infrangono a riva. Onde che si infrangono sugli scogli. Senza un perché, accade e basta.

Sabbia. Sabbia fredda. Sabbia soffice, senza vita, che si staglia sotto i miei piedi nudi. Sensazione sgradevole.

Vento. Un vento glaciale, senza vita, che mi sfiora il viso, me lo pizzica. È fastidioso.

Sole. Un sole spento, senza vita, che non riscalda, in questa uggiosa giornata invernale. È triste.

Sguardo. Il mio sguardo, che cerca disperatamente te. Guarda a destra e vede niente. Guarda a sinistra e vede niente. Guarda in avanti, scrutando l'orizzonte, ma non ci sei. Allora guarda indietro e vede i ricordi. Tanti ricordi di noi due insieme.

Felicità. Quella di un tempo, insieme a te. Non ricordo più come sia fatta. Perduta per sempre.

Sogni. Sogni infranti.

Come le onde.

Del mare.

D'inverno.

venerdì 18 luglio 2014

Il sogno di noi due insieme

https://www.youtube.com/watch?v=EsMTLkuMBp4 (la canzone del piano, da usare come sottofondo)

Primavera. Una calda e soleggiata giornata di primavera. Il 15 aprile per la precisione, il giorno del tuo compleanno. Preparai il pranzo per noi due soli, nella nostra bellissima casa in campagna, lontano da tutto e tutti. Mangiammo raccontandoci vari aneddoti della nostra gioventù, di quante ne passammo insieme e da soli. Una volta finito di mangiare, ti diedi il tuo regalo. Un libro illustrato di Yayoi Kusama. Ricordai ti piacesse, ed infatti mi ringraziasti con un lungo e caloroso abbraccio, seguito da un lungo ed interminabile bacio. "Strano ricevere regali anche quando non è il nostro compleanno", pensai in quel momento. Iniziasti a sfogliarlo in preda all'eccitazione, sembravi una bambina il giorno di natale. Ti mettesti nel tuo posto speciale, vicino alla finestra che dava sul campo di girasoli. Indossavi un bellissimo abito bianco di seta, proprio come quelle fate che si leggono nelle fiabe.
Eri lì, seduta su quella sedia di legno che un po' scricchiolava, ma che a te piaceva tanto. Ad ogni pagina, il tuo sorriso si allargava sempre di più. Eri la felicità fatta persona. Mentre sfogliavi il libro, io accompagnavo quel momento con il pianoforte che avevamo in soggiorno, sulle note di "To The Same Heights", dalla ost di Clannad, ripensando a quanto abbiamo pianto quella volta che lo vedemmo insieme. E, mentre suonavo, non potevo fare a meno di ammirarti. Ammirare quel viso angelico illuminato dal sole primaverile alto nel cielo, ammirare i tuoi lunghi capelli neri mossi dalla fresca brezza che entrava dalla finestra, ammirare quel tuo sorriso da fare invidia alla Gioconda di Leonardo, ammirare le tue candide mani che dolcemente sfogliavano quel libro, ammirare le tue gambe accavallate che ti donavano un'aria molto innocente e sensuale al tempo stesso. Continuai a suonare e a guardarti. Tu ogni tanto alzavi lo sguardo e ricambiavi sorridendomi. Quando lo facevi, mancavo una nota tanta era l'emozione. Improvvisamente chiudesti il libro e venisti vicino a me, rimanendo in piedi a guardarmi mentre suonavo.

"Cosa c'è?", ti chiesi senza smettere di suonare.

"Aspetto che tu finisca", mi risposi.

"Perché?"

"Perché ho voglia di abbracciarti"

Terminai di suonare la canzone e mi alzai in piedi. Ci guardammo negli occhi: un lungo ed intenso sguardo. Potevo notare quanta meraviglia ed amore si celasse nei tuoi splenditi occhi scuri. Sono sicuro che tu abbia notato lo stesso nei miei. Entrambi stavamo per pronunciare quelle due parole che mai avremmo smesso di ripeterci, che mai ci sarebbero venute a noia, che ogni volta era come fosse la prima volta.



La canzone finì. Il player di youtube era fermo, pronto per essere riavviato. Riaprii gli occhi. La mia mano tremava. Feci cadere la penna sulla scrivania che rotolò fino a cadere a terra. Rilessi l'ultima frase scritta: "che ogni volta era come fosse la prima volta". Una lacrima scese dal mio viso e si infranse sul foglio, bagnandolo. E così un'altra. Ed un'altra ancora. Molte parole erano illeggibili per quanto fossero sbiadite.
Con la mano ancora tremante, raccolsi la penna da terra e scrissi un'ultima parola, alla fine del foglio, nella parte destra. Una parola, una richiesta, un'esclamazione detta con rabbia o sconforto.






"Perché"

sabato 12 luglio 2014

Specchio

Capelli più lunghi, qualcuno anche bianco.

Qualche ruga qua e la.

Una barba sempre più in crescita.

Occhiaie vistose.

Sorriso spento.

Occhi assenti.

Qualche lacrima che scende lungo le guance.

E lì, dall'altra parte di quello specchio a cui ti affacci ogni mattina, vedi un ragazzo. Non troppo bello, con i segni della pubertà in bella vista, capello corto, sbarbato, poche occhiaie, occhi vispi ed un bel sorriso stampato in volto, malgrado tutto.

È lì che ti osserva, con fare interrogativo. Chissà cosa gli passa per la testa.

Non puoi far altro che osservarlo ed invidiarlo.

"Non avrei mai pensato che saresti diventato così un giorno", esclama lui.

"Perché, cosa ti immaginavi?", gli domandi.

"Immaginavo saresti diventato più brutto, quello sì"

Accenni un sorrisetto.

"Ma perdere il sorriso... quello non l'avrei mai detto. Ne hai passate tante, ma il sorriso non ti è mai venuto meno"

"È la vita, non sai mai cosa può capitarti"

"Cose brutte?"

"Cose TERRIBILI"

"Tanto da ridurti in questo stato?"

"Già"

"Mi dispiace..."

"Ci ho fatto l'abitudine", menti.

"Vedrai che andrà meglio!", non ne era molto sicuro nemmeno lui.

"Lo spero"

Ogni mattina, prima di andare a lavoro, osservavi in quello specchio il tuo passavo. E la domanda che ti ponevi era sempre la stessa, oramai da diversi anni:

"Come ho fatto a ridurmi così?"

Quello che desideravo

Eccomi qui, mentre cado nel vuoto. Il terreno si è letteralmente aperto sotto ai miei piedi, ed io sto cadendo.

Cado, cado senza mai fermarmi. Cado per decine di centinaia di metri ed ancora non si vede la fine.

L'oscurità sta diventando sempre più fitta. Non si vede nulla. Non si sente nulla. Mi agito, ma c'è solo vuoto intorno a me. E quel buco in lontananza, da cui arriva ancora una flebile luce. Da cui mi sto allontanando sempre più.

E ripenso a come sia finito qui, in questo baratro di tristezza e disperazione.

Ripenso a te. Ripenso a noi. A ciò che potevamo essere. A ciò che non siamo e non saremo mai stati. Alla paura che ci ha colpito. Alla distanza che ci ha fermato. Alle differenze che ci hanno bloccato. A quel sentimento che solo me ha invaso.

Troppi "se". Troppi interrogativi. Troppi dubbi. Tanto rammarico. Tanta tristezza.

Quello che desideravo, era solo una possibilità.

Ti avrei dimostrato che avremmo potuto farcela, malgrado le diversità, malgrado le difficoltà, malgrado tutto e tutti. E se anche avessi fallito, non avrei avuto rimpianti, perché ci avrei comunque provato. Ci avremmo comunque provato.

Ti avrei protetta. Ti avrei amata. Ti avrei fatta sentire importante. Ti avrei accompagnata per questo lungo cammino che è la vita, tenendoti per mano. Ti avrei incoraggiata nelle tue scelte. Ti avrei consolata nei tuoi sbagli. Avrei sorriso per ogni tuo successo. Ti avrei abbracciata per ogni tua sconfitta, sussurrandoti "non fa niente, la prossima volta andrà meglio". Avrei fatto tutto il possibile per renderti felice.

Ma ora sono qui, che continuo a cadere. E con lo sguardo rivolto verso quella flebile luce, ti cerco. Ti cerco ancora.

Fai presto.

Prima che l'oscurità mi avvolga completamente. Prima che sia troppo tardi.

Afferra la mia mano e tirami fuori da qui.

Ti prometto che ne varrà la pena. Non te ne pentirai. Non ce ne pentiremo.

Quello che desideravo... eri tu, solamente tu.

domenica 6 luglio 2014

Con te

Con te, la giornata inizia con il sole che risplende e mi sveglia, anche se fuori è nuvoloso e la tapparella alla finestra è abbassata

Con te, la colazione ha il sapore più dolce di tutti, ma non posso gustarmelo a causa delle farfalle nello stomaco

Con te, gli uccellini sembrano Ghiandaie Imitatrici che intonano la tua bellissima voce

Con te, uscire di casa equivale a stare con la testa tra le nuvole, rischiando di sbatterla contro qualche palo o di urtare qualche passante

Con te, il cellulare diventa un'ossessione

Con te, il tempo passa anche troppo velocemente

Con te, non ho bisogno di inutili distrazioni

Con te, le passioni assumono un nuovo significato, da provare insieme

Con te, ogni viaggio è un'avventura

Con te, la notte la si passa in bianco

Con te, i sogni sono solo un simpatico ornamento mentre si dorme

Ed il mondo risuona di una melodia nuova, che sveglia il cuore e la voglia di vivere

Con te

Senza te

Senza te, la giornata non inizia

Senza te, la colazione ha un sapore amaro

Senza te, gli uccellini intonano una straziante melodia

Senza te, non ha senso uscire di casa

Senza te, il cellulare è solo un ornamento

Senza te, le ore non passano mai

Senza te, le distrazioni diventano necessità

Senza te, le passioni perdono di significato

Senza te, viaggiare diventa noioso

Senza te, la notte fa paura

Senza te, i sogni diventano salvezza o distruzione

Ed il mondo è il posto peggiore che possa esistere

Senza te

venerdì 4 luglio 2014

Sei bellissima

Sei bellissima, tu.

Non per il tuo sorriso radioso.

Non per i tuoi occhi scuri e profondi.

Nemmeno per quei capelli neri che si adagiano delicatamente sulle tue spalle.

Né per quelle guance soffici o per quel naso grazioso che hai.

Queste cose ti rendono semplicemente bella. 

Ma tu sei bellissima.

Il tuo carattere, i tuoi modi di fare, la tua dolcezza, la tua gentilezza, il tuo animo così puro ed altruista, le tue idee, i tuoi sogni, le tue emozioni… tutto questo ti rende bellissima.

E se non te ne rendi conto, permettimi di essere il tuo specchio.

Permettimi di dirti ogni mattina, appena ti svegli, senza trucco, con i capelli stropicciati e l’espressione ancora assonata, mentre mi fissi sorridendo

“anche oggi sei bellissima”