sabato 29 marzo 2014

Lacrime

Lacrime. Fiumi e fiumi di lacrime scendono da quel mio viso triste, spento, stanco. Stanco di tutto. Stanco dell'essere forte. Stanco di portare una maschera. Stanco della sofferenza stessa. Dagli occhi ecco scendere una lacrima, poi un'altra e un'altra ancora. Le lacrime si abbracciano, come per farsi forza a vicenda, per darsi coraggio. Ma poi ce n'è qualcuna che, stanca di tutta quella ipocrisia, di quell'illusione, decide di allontanarsi dalle altre, di scappare. Eccole, quelle lacrime. Quelle lacrime che rigano il nostro volto. Che arrivano fino al mento e si infrangono a terra. O che si fermano sul nostro naso, scrutando l'orizzonte. O ancora, che arrivano alle nostre labbra, facendoci assaporare il gusto salino che ha la tristezza. Un ingrediente che, in piccole dosi, riesce a dare sapore alla nostra pietanza, alla nostra vita. Ma che, se usato eccessivamente, può rovinare irrimediabilmente il piatto.

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