martedì 6 agosto 2013

La voce di un triste ricordo

Jack è un bambino di 10 anni dal capello corto e biondo, occhi azzurri ed un grazioso naso a patata, costellato da lentiggini su tutto il viso. Pieno di vita e voglia di fare, adora giocare, correre, saltare... un vero terremoto! È veramente difficile tenerlo a bada quando qualcosa lo colpisce in particolar modo, come del resto la maggior parte dei bambini della sua età. Ma a differenza loro, Jack non ha paura: per lui fantasmi, demoni, diavoli non rappresentano una minaccia o un qualcosa di cui aver pausa, anzi lo incuriosiscono. È per questo motivo che quando Jack cominciò ad udire una voce proveniente dalla mansarda al terzo piano della sua piccola villetta non ebbe alcuna paura.

«Jack.... Jack.... vieni a giocare con me...» diceva quella voce, insistentemente.

«Chi sei?» domandò curiosamente Jack. Il fatto che una voce sconosciuta lo chiamasse nel bel mezzo della notte non lo preoccupava affatto.

«Sono una bambina tanto sola Jack... ho bisogno di un amico.... un amico con cui giocare.... Vieni qui Jack, vieni nella mansarda», disse la voce ricolma di tristezza.

«Non posso, non ho il permesso di andare nella mansarda... mio papà poi la tiene chiusa a chiave», rispose scoraggiato il piccolo Jack.

«Non ti preoccupare... è aperto. Vieni Jack, vieni qui da me»

Jack, incuriosito dall'insistenza di quella voce, scese dal letto e, lentamente e senza far rumore, si diresse verso la mansarda. La sua cameretta era proprio vicino alla camera dei suoi genitori. In punta di piedi, il piccolo bambino avanzò pian piano, fino a raggiungere le scale che portavano al terzo piano e quindi alla mansarda.

«Vieni Jack.... fai presto.... Non vedo l'ora di conoscerti e di diventare amici!»

Il piccolo, preso dall'eccitazione, fece le scale tutto di corsa ed arrivò davanti alla porta della mansarda.

«Coraggio Jack.... apri la porta...» disse ansiosamente la voce.

Jack afferrò la maniglia, la girò e spinse pian piano. La porta si stava lentamente aprendo. Dentro la stanza, riuscì ad intravedere una misteriosa figura nera, con lunghi capelli neri che le coprivano parzialmente il viso.

«CHI C'È?»

La voce di sua madre proveniente dal piano di sotto fece spaventare Jack che chiuse di scatto la porta e scese velocemente le scale, ritrovandosi davanti la madre con una mazza da baseball in mano.

«JACK! COSA CI FAI QUI? ERI TU AD AVER FATTO QUEL RUMORE PER LE SCALE ALLORA?», la donna era sollevata. La preoccupazione si trasformò subito in rabbia.

«Sì, scusa mamma... ho fatto uno strano sogno e non so come mi sono ritrovato davanti la porta della mansarda che era stranamente aperta!» rispose Jack inizialmente timoroso, ma lasciatosi poi prendere dall'entusiasmo.

«Ed uno strano sogno ti ha fatto salire delle scale? Forse è il caso di prendere appuntamento con un dottore.... Ora fila a nanna che è tardi», rispose preoccupata la donna.

«Va bene... buonanotte mamma!»

«Buonanotte Jack». La donna diede un bacio sulla fronte al proprio figlio e si assicurò che entrasse in camera sua. Insospettita da ciò che aveva detto Jack, salì le scale per controllare la porta della mansarda. Chiusa, come sempre.

La notte seguente....

«Jaaaaack.... Jaaaaaaack...», di nuovo quella voce, ancora più insistente del solito.

Il piccolo Jack si svegliò con difficoltà e, sbadigliando, disse: «Sei ancora tu?»

«Sì Jack, sono ancora io.... sono qui in mansarda che ti sto aspettando. Questa volta cerca di non fare rumore e svegliare così i tuoi genitori. Dai sbrigati! Ho qui un regalo per te...»

Al solo udire la parola 'regalo', Jack si svegliò completamente e scese dal letto. Sempre in punta di piedi percorse il corridoio e le scale fino ad arrivare alla porta della mansarda. Anche questa volta, la porta era aperta. Era la prima volta che Jack entrava in quella stanza: c'era una grossa TV al plasma, una libreria maestosa, un tavolo di vetro con delle sedie, un divano di pelle molto confortevole, uno scaffale con svariati DVD, delle enormi casse per il dolby surround, un mini frigo e dei baulei. Vicino alla TV c'era questo essere di forma umana. Sembrava una bambina, vista anche la sua statura. Era però incredibilmente magra. I capelli le coprivano il viso, lasciando intravedere solamente la parte destra. Il suo occhio con la pupilla completamente nera, dava un senso di inquietudine e tristezza.

«Finalmente... eccoti qua Jack! Io sono Amy, piacere di conoscerti» disse la bambina facendo trasparire un sorriso. Il suo sguardo però, nascondeva tanta tristezza.

«Ciao Amy! Il piacere è tutto mio! Allora, dov'è questo regalo?» disse ansioso Jack.

«Vedo che arrivi subito al punto... ecco qua, tieni». La bambina tirò fuori un pallone da calcio.

«FOOOOOOOORTE!» esclamò Jack dalla felicità.

«So che ti piace il calcio. Perché non facciamo qualche passaggio, ti va?»

«Ma tu sei una femmina, non puoi giocare a calcio!»

«Ah è così che la pensi? Non mi sottovalutare sai!» disse ridendo Amy. Prese la palla e sferrò un violento tiro che colpì lo scaffale dei DVD, facendone cadere molti e provocando un forte rumore. Subito dopo si udì un rumore di passi rapidi e pesanti provenire dal piano di sotto. In pochi secondi comparvero i genitori di Jack davanti alla porta della mansarda.

«JACK! CHE CI FAI TU QUI? CHE DIAVOLO STAI COMBINANDO?» urlò furiosa la madre.

«Come hai fatto ad entrare qui dentro Jack?» domandò il padre visibilmente alterato.

«Non... non è stata colpa mia! È stata lei!»

«LEI CHI?» continuò ad urlare la madre.

«AMY! È stata la mia amica Amy a lanciare il pallone verso i DVD, io non c'entro... lo giuro!» il bambino cercò di difendersi. Nell'udire quel nome, i genitori di Jack si guardarono bisbigliandosi qualcosa, dopodiché rimproverarono Jack e lo riportarono a dormire. Il padre del bambino si assicurò che la porta fosse ben chiusa prima di tornare giù.

Il giorno seguente, Jack fu portato da un particolare dottore specializzato in casi come questo.

«E così tu sei Jack! Mi hanno detto che hai un'amica immaginaria di nome Amy» disse il dottore rivolgendosi al bambino.

«Lei non è immaginaria, lei è una persona in carne ed ossa! Beh, non molto in carne visto che è magrissima... però esiste! Mi ha regalato un pallone e voleva fare qualche passaggio con me. Però una femmina non può giocare a calcio, allora si è arrabbiata e ha tirato la palla contro lo scaffale dei DVD. Non sono stato io, lo giuro!» si difese Jack.

«Capisco... ed ora dove si trova questa Amy?» chiese il dottore.

«Non lo so, solitamente mi chiama la notte chiedendomi di raggiungerla in mansarda. Ed ogni volta che ci vado, trovo la porta della mansarda aperta, non più chiusa a chiave!» rispose Jack.

«Questo non è possibile, tuo padre si assicura sempre che la porta sia ben chiusa a chiave!» disse stizzita la madre di Jack.

«Ma mamma è vero!» replicò il piccolo.

«Ora basta! Non so come tu abbia fatto, ma ti proibisco di entrare ancora una volta lì dentro!»

«Si calmi signora, non è il caso di agitarsi. Il bambino dice di sentire queste voci solo di notte, probabilmente ha un qualche disturbo del sonno. Le prescriverò dei sonniferi così da farlo dormire beatamente senza problemi» disse il dottore. La donna ringraziò e se ne andò, portandosi dietro il bambino.

Quella notte...

«Jaaaaaack... svegliati.... vieni a giocare con me qui in mansarda...»

Jack pian piano si svegliò e le rispose ancora sonnecchiando: «Amy... dopo l'ultima volta che abbiamo 'giocato' insieme mi hanno sgridato... non credo sia una buona idea tornare in mansarda....»

«Ti prometto che questa volta farò la brava... non avevo intenzione di farti sgridare da loro... poi mi sono spaventata e mi sono nascosta... ti prego, dammi un'altra possibilità», Amy stava quasi implorando il piccolo Jack.

«E va bene... mi hai convinto». Jack scese dal letto e, senza far rumore, raggiunse la mansarda dove ad attenderlo c'era Amy seduta sul divano.

«Eccoti qui! Sono veramente felice che tu sia venuto. Ho in mente di fare un gioco calmo e tranquillo.... nascondino! Visto che prima ho parlato di nascondersi...»

«Wow, mi piace un sacco il nascondino! E sono anche fortissimo!» disse Jack entusiasta.

«Bene! Allora visto che sei forte e che la volta scorsa mi sono nascosta io, questa volta ti nasconderai tu. Io conterò fino a 10, mi raccomando trova un bel posto o altrimenti ti troverò subito!»

«Puoi contarci! Chiudi gli occhi ed inizia a contare» disse pieno di entusiasmo Jack.

Amy chiuse gli occhi e, molto lentamente, iniziò a contare.... «Uuuuuuunooooooooooo............ duuuuuuuuuuuuueeeeeeeeee.........»

Jack notò immediatamente i due baulei: ne aprì uno ma conteneva altri DVD ed altri oggetti strani. Fu scartato, avrebbe fatto troppo rumore per svuotarlo e poi, con tutta la roba fuori, sarebbe stato facile capire dove si fosse nascosto. L'altro baule invece, conteneva solo delle coperte. C'era spazio a sufficienza per Jack per nascondervisi e così fece: entrò nel baule e lo richiuse. "Qui dentro non mi troverà mai" pensò, "yawn... che sonno... forse è colpa di quelle strane caramelle che mi ha dato la mamma prima di andare a dormire.... mi riposerò per qualche minuto... tanto non mi troverà mai....". Jack si addormentò su quelle soffici coperte all'interno del baule chiuso ermeticamente.

La mattina seguente....

«Jack alzati che è pronta la colazione. Hai visto che con quelle caramelle sei riuscito a.... Jack? JACK!? DOVE SEI FINITO? JACK! RISPONDIMI!». Entrando in camera di Jack, la donna trovò solamente il letto vuoto. Corse subito in mansarda, ma la porta era chiusa a chiave. Con l'aiuto del marito perlustrarono tutta la casa, ma senza risultato. Decisero quindi di controllare la mansarda. Quando aprirono la porta, grazie alla chiave del marito, trovarono delle coperte fuori da un baule. Si precipitarono quindi ad aprire il baule. Lì, trovarono Jack paonazzo, quasi asfissiato. Corsero quindi all'ospedale, dove riuscirono a salvarlo per miracolo. I due coniugi non si spiegarono come ciò fosse possibile.

«Forse i sonniferi non hanno fatto subito effetto....» ipotizzò la madre.

«Sì ma non riesco ancora a capire come abbia fatto ad entrare nuovamente nella mansarda.... dovrò comprare un lucchetto» disse il padre. Dopo un giorno di osservazione, il piccolo Jack poté tornare a casa. Suo padre comprò un robusto lucchetto che installò sulla porta della mansarda: «Ecco fatto, ora voglio proprio vedere come riuscirai ad entrare» disse l'uomo rivolgendosi al figlio, «con questo lucchetto potrai scordarti la mansarda per un bel po' di tempo».

Quella notte....

«Jaaaaaaaack..... Jaaaaaaack.... »

Jack, aprì debolmente gli occhi e disse: «Amy.... cosa c'è?»

«Volevo complimentarmi con te per aver vinto a nascondino: non sono proprio riuscita a trovarti! Cavolo sei stato bravissimo! Però ora devi darmi la rivincita. Vieni subito qui che facciamo un altro gioco»

«Mi dispiace Amy ma anche volendo non potrei: papà ha messo un lucchetto alla porta e non conosco la combinazione» disse sconsolato Jack.

«Di questo non devi preoccuparti.... tu vieni e basta», tagliò corto Amy.

Il bambino obbedì ad Amy ed andò in mansarda. Stranamente la porta era spalancata: niente lucchetti, niente porte chiuse a chiave. La bambina era lì che lo aspettava, dietro al tavolo di vetro.

«Questa volta giocheremo ad acchiapparella! Tu cercherai di prendermi mentre io scapperò. Ovviamente cercando di non fare rumore o altrimenti si sveglieranno e ci sgrideranno...» disse Amy entusiasta.

«Posso farti una domanda? Quanti anni hai?» chiese Jack.

«Ne ho 12... perché?» rispose interdetta Amy.

«Non sei un po' troppo grande per questi giochi? Anche per me che ne ho 10 acchiapparella è un gioco oramai superato» rispose seccato Jack.

«Beh ma io non ci ho mai giocato e volevo provarlo almeno una volta! Ti prego ti prego ti preeeeegooooooooo» Amy implorò Jack di giocare a quel gioco.

«Uff... e va bene. Ma solo una volta» disse sbuffando Jack.

«Grazie Jack, sei un vero amico!»

Amy corse subito verso la libreria e ci si arrampicò, raggiungendo facilmente la cima.

«Hai praticamente perso, non hai vie di scampo lì sopra!» disse ridendo Jack, sicuro della sua vittoria.

«Sempre se riesci ad arrivare fin quassù» disse Amy in tono di sfida. Il piccolo Jack iniziò a scalare la libreria ma, arrivato quasi in cima, si accorse che qualcosa non andava. La libreria si stava sbilanciando. Fu preso dal panico, ma oramai era troppo tardi: la libreria iniziò a cadere.

Un sonoro tonfo svegliò di soprassalto i due coniugi.

«Cos'è stato?» disse la donna.

«Proveniva dalla mansarda!» urlò l'uomo.

Entrambi scesero dal letto e raggiunsero in fretta e furia la mansarda. L'uomo mise la combinazione.... che però risultò errata. Provo quattro o cinque volte, ma il risultato era sempre lo stesso.

«COM'È POSSIBILE? NON ERI STATO TU A PROGRAMMARE QUEST'AFFARE?» urlò la donna in preda ad una crisi di panico.

L'uomo senza dire nulla corse giù per le scale. Dopo pochi minuti tornò imbracciando un'ascia. Iniziò a sfondare la robusta porta di legno. Dopo una serie di colpi ben assestati, riuscì ad aprire una breccia. I due coniugi entrarono e lo spettacolo che gli si parò davanti fu agghiacciante: la libreria era caduta sul tavolo di vetro, fracassandolo completamente. Da sotto la libreria, spuntava un braccio.

«OH MIO DIO, JACK!» urlò la donna. Entrambi si precipitarono verso la libreria e, a fatica, riuscirono a spostarla, liberando il corpo di Jack da quell'eccessivo peso. Purtroppo però, sulla schiena del povero bambino vi erano conficcati tanti frammenti di vetro: la libreria lo aveva fatto infrangere proprio contro il tavolo di vetro che, frantumandosi, lo aveva infilzato con i vari frammenti. Per il piccolo Jack non c'era più nulla da fare. Forse un intervento tempestivo lo avrebbe potuto salvare, ma così non fu. Sull'enorme TV al plasma vi erano dei graffiti fatti con il sangue: un pentacolo ed una scritta: 'Voi non mi volevate. Ora siamo pari'. Al centro del pentacolo una ricetta medica era attaccata alla TV con del nastro adesivo. Era un documento che riportava i dati di un aborto. La data era di 12 anni fa. La donna alla vista di tutto questo, scoppiò a piangere. L'uomo invece rimase paralizzato dalla paura. E nell'ombra, la piccola Amy osservava la scena in silenzio. Improvvisamente bisbigliò: «Non mi volevate. Diceste che fu un errore, che all'epoca non aveste abbastanza denaro e disponibilità per crescere un figlio. Tutte scuse. Sarebbe bastato fare dei sacrifici, delle rinunce.... ed invece avete deciso di rinunciare a me. In due anni vi siete sistemati: avete trovato un lavoro, una bella casa e vi siete permessi tanti lussi.... perfino un bambino! Il mio piccolo fratellino Jack... devo ammettere che è stato divertente giocare con lui». Un ghigno comparve sulla sua faccia e, successivamente, Amy sparì.

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