venerdì 18 luglio 2014

Il sogno di noi due insieme

https://www.youtube.com/watch?v=EsMTLkuMBp4 (la canzone del piano, da usare come sottofondo)

Primavera. Una calda e soleggiata giornata di primavera. Il 15 aprile per la precisione, il giorno del tuo compleanno. Preparai il pranzo per noi due soli, nella nostra bellissima casa in campagna, lontano da tutto e tutti. Mangiammo raccontandoci vari aneddoti della nostra gioventù, di quante ne passammo insieme e da soli. Una volta finito di mangiare, ti diedi il tuo regalo. Un libro illustrato di Yayoi Kusama. Ricordai ti piacesse, ed infatti mi ringraziasti con un lungo e caloroso abbraccio, seguito da un lungo ed interminabile bacio. "Strano ricevere regali anche quando non è il nostro compleanno", pensai in quel momento. Iniziasti a sfogliarlo in preda all'eccitazione, sembravi una bambina il giorno di natale. Ti mettesti nel tuo posto speciale, vicino alla finestra che dava sul campo di girasoli. Indossavi un bellissimo abito bianco di seta, proprio come quelle fate che si leggono nelle fiabe.
Eri lì, seduta su quella sedia di legno che un po' scricchiolava, ma che a te piaceva tanto. Ad ogni pagina, il tuo sorriso si allargava sempre di più. Eri la felicità fatta persona. Mentre sfogliavi il libro, io accompagnavo quel momento con il pianoforte che avevamo in soggiorno, sulle note di "To The Same Heights", dalla ost di Clannad, ripensando a quanto abbiamo pianto quella volta che lo vedemmo insieme. E, mentre suonavo, non potevo fare a meno di ammirarti. Ammirare quel viso angelico illuminato dal sole primaverile alto nel cielo, ammirare i tuoi lunghi capelli neri mossi dalla fresca brezza che entrava dalla finestra, ammirare quel tuo sorriso da fare invidia alla Gioconda di Leonardo, ammirare le tue candide mani che dolcemente sfogliavano quel libro, ammirare le tue gambe accavallate che ti donavano un'aria molto innocente e sensuale al tempo stesso. Continuai a suonare e a guardarti. Tu ogni tanto alzavi lo sguardo e ricambiavi sorridendomi. Quando lo facevi, mancavo una nota tanta era l'emozione. Improvvisamente chiudesti il libro e venisti vicino a me, rimanendo in piedi a guardarmi mentre suonavo.

"Cosa c'è?", ti chiesi senza smettere di suonare.

"Aspetto che tu finisca", mi risposi.

"Perché?"

"Perché ho voglia di abbracciarti"

Terminai di suonare la canzone e mi alzai in piedi. Ci guardammo negli occhi: un lungo ed intenso sguardo. Potevo notare quanta meraviglia ed amore si celasse nei tuoi splenditi occhi scuri. Sono sicuro che tu abbia notato lo stesso nei miei. Entrambi stavamo per pronunciare quelle due parole che mai avremmo smesso di ripeterci, che mai ci sarebbero venute a noia, che ogni volta era come fosse la prima volta.



La canzone finì. Il player di youtube era fermo, pronto per essere riavviato. Riaprii gli occhi. La mia mano tremava. Feci cadere la penna sulla scrivania che rotolò fino a cadere a terra. Rilessi l'ultima frase scritta: "che ogni volta era come fosse la prima volta". Una lacrima scese dal mio viso e si infranse sul foglio, bagnandolo. E così un'altra. Ed un'altra ancora. Molte parole erano illeggibili per quanto fossero sbiadite.
Con la mano ancora tremante, raccolsi la penna da terra e scrissi un'ultima parola, alla fine del foglio, nella parte destra. Una parola, una richiesta, un'esclamazione detta con rabbia o sconforto.






"Perché"

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