lunedì 27 agosto 2018

Androide - Ver. 1.03.99

Due uomini in giacca e cravatta stavano percorrendo un lungo corridoio bianco. Alle pareti non vi era appeso niente: nessun quadro, nessun manifesto. Erano giusto presenti numerose telecamere di sorveglianza ed ogni tanto la scritta "NanoLife: the future is Nano". Alla fine del corridoio erano presenti due guardie armate di mitragliatore pesante che facevano la guardia ad un portone blindato. Sulla sommità del portone vi era una telecamera equipaggiata con un piccolo raggio laser. I due uomini erano sorpresi di tutte quelle misure di sicurezza.

«Caspita, non badano proprio a spese qui alla NanoLife», disse uno dei due.

«Stiamo parlando di una multinazionale che costruisce androidi, mi sembra il minimo come livello di sicurezza», rispose l'altro.

Le due guardie rimasero impassibili. I due uomini non sapevano se fosse il caso di chiedere alle guardie o di rimanere in silenzio, aspettando che qualcuno li ricevesse. Una luce blu sulla sommità della telecamera si accese e cominciò a lampeggiare. La telecamera stessa si staccò dal muro, librandosi in aria e finendo davanti alle facce dei due uomini rimasti increduli. Uno scanner facciale scansionò le facce dei due uomini e, una volta finito, una voce robotica disse:

*IDENTITÀ CONFERMATA. I SIGNORI DAVID BLAME E ALAN CAGE POSSONO ACCOMODARSI*

Dopo quelle parole, la telecamera tornò alla sua postazione ed il cancello cominciò ad aprirsi.

«Una telecamera drone... geniale!», disse entusiasta David.

«Voglio ben sperare che quel miliardo e mezzo di dollari spesi sia valso qualcosa», borbottò Alan.

I due uomini oltrepassarono il portone che, una volta fatti entrare, si richiuse senza esitazione dietro di loro. Erano ora all'interno di una stanza perfettamente circolare, bianca, piena di luci e di apparecchiature elettroniche. C'erano anche due grandi server ai lati della stanza ed una mezza dozzina di uomini con camice bianco intenti a trafficare. Al centro vi era un tavolo con delle sedie, tre per la precisione: due in un lato del tavolo ed una nel lato opposto occupata da una giovane e bella ragazza. Accanto a lei vi era uno degli uomini con il camice bianco. Aveva un tablet tra le mani, forse utilizzato per prendere appunti o dare istruzioni.

«Guarda Alan! C'è una ragazza al centro della stanza... e... e...»

«Sì David... la vedo anche io...»

I due erano visibilmente colpiti, tanto da non riuscire a proferire parola. Ma non per la sua bellezza... quanto perché numerosi cavi e fili le uscivano dalla schiena! Altrettanti fili erano collegati ai suoi arti ed alla testa. L'uomo col camice fece cenno ai due di avvicinarsi e di prendere posto sulle due sedie.

«Buonasera signori e benvenuti nel centro di ricerca di Akihabara della NanoLife! Io sono il Dr. Sakurai, capo del progetto ANSWERS. Ma prego, accomodatevi pure»

Dopo le dovute presentazioni, Sakurai chiese cordialmente: «I signori gradiscono qualcosa da bere?»

David, preso dall'entusiasmo, disse a voce alta: «Vuole dire che ce li farà portare dall'androide?!»

Nella stanza cadde il silenzio. Alan e Sakurai si diedero un'occhiata di sconforto e quest'ultimo disse con molta calma: «Non è stato progettato per portare bevande o cibarie. Le vostre richieste sono state di assistenza al pubblico in una postazione fissa. L'androide non è quindi in grado di muoversi»

«Lo scusi Sakurai, a volte David non sa quello che dice e, in preda all'eccitazione, se ne esce con cose senza senso», Alan lanciò un'occhiataccia a David che divenne rosso dalla vergogna.

«Non importa, posso capire l'eccitazione per questo nuovo androide, ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra... Allora, siete pronti al primo collaudo ufficiale?»

I due uomini annuirono con la testa senza distogliere gli occhi dall'androide.

«Bene. Diamo il via alle danze!». Sakurai fece un cenno ai suoi collaboratori di azionare l'androide. Tutti smisero di fare quello che stavano facendo ed andarono ognuno alle proprie postazioni. C'era chi armeggiava con PC, chi con svariati cavi, chi invece prendeva e controllava appunti, dando direttive. Uno degli uomini col camice abbassò una grossa leva su di un generatore mentre un altro lanciò un comando su di un PC.

*Caricamento del sistema...*
*Inizializzazione interfaccia neurale...*
*Collegamento a server NanoLife...*
*Modalità debug attiva...*

...
....
.....

*Inizializzazione riuscita*

«Salve. Io sono l'androide numero 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Cosa posso fare per lei?»

David e Alan rimasero stupefatti. Perfino Alan che non si scompone mai, ebbe sul viso un'espressione di gioia mista ad eccitazione. Sakurai invece lanciò un'occhiataccia ai suoi collaboratori. Uno di loro che aveva la cartellina per prendere appunti si avvicinò a Sakurai che gli sussurrò a bassa voce:

«Cosa posso fare per LEI? L'androide non si accorge se sta parlando con un gruppo di persone, utilizzando quindi il plurale?»

«Mi s-scusi signore, inserirò questa problematica nei bug da correggere con la prossima release» rispose il collaboratore visibilmente imbarazzato.

Sakurai tornò ad interessarsi dell'androide alle prese con i due signori.

«Wow... posso chiederle qualsiasi cosa?» disse Daniel rivolto a Sakurai.

«Certo. Lei può chiedermi qualsiasi cosa. Sono programmata per rispondere a qualsiasi quesito che mi viene posto», rispose prontamente l'androide.

Sakurai lanciò un'altra occhiataccia ai suoi collaboratori.

"Ma cosa hanno fatto questi idioti in tutto questo tempo? Lui stava parlando e guardando me, l'androide non avrebbe dovuto rispondere quando non interpellato!", pensò tra sé e sé. "Faccio prima a fare da solo che ad affidarmi a questi incompetenti". Cominciò quindi a prendere appunti sul suo tablet personale.

«Allora inizio io! Dimmi il senso della vita!» disse spavaldo David. Alan si mise una mano in faccia sconsolato, mentre l'androide rimase impassibile.

«Beh, si è per caso rotta?», chiese in tono sarcastico Alan.

Sakurai prese in mano la situazione: «No, non si è rotta. Semplicemente non può rispondere alle domande di cui non sa la risposta oppure a quelle domande che implicano un ragionamento umano basato sulle preferenze. Ricordiamoci che questo androide ha una coscienza virtuale che non prevede il ragionamento ed i sentimenti, cosa prerogativa degli esseri umani. State a vedere: dimmi SVTrAcY001, cosa preferisci... la pizza o il gelato?». L'androide girò la testa verso Sakurai ma continuò a starsene zitta. «Evidentemente chi di dovere non ha implementato un messaggio d'errore nel caso l'androide non sia in grado di rispondere alla domanda. Questa frecciata fece allontanare un collaboratore che si era allontanato dalla sua postazione per assistere al collaudo.

«Va bene, allora presentati», disse Alan in tono di sfida.

L'androide girò nuovamente la testa, questa volta verso di Alan e disse: «Io sono l'androide numero 333 - 639 - 996, modello SVTrAcY001. Il mio compito è quello di soddisfare ogni sua richiesta finché non sarà soddisfatto del trattamento»

«SVTra.. non è un nome troppo lungo?» chiese David. «Possiamo rinominarti in qualche altro modo?»

«Sì, è possibile. Inserire vocalmente il nuovo nome da utilizzare»

«È possibile fare una cosa del genere?» chiese Alan incuriosito.

«Sì, ma solo perché abbiamo avviato l'androide in modalità debug» rispose Sakurai.

«Il mio nuovo nome è: Èpossibilefareunacosadelgenere?Sìmasoloperchéabbiamoavviatol'androideinmodalitàdebug. Confermare la scelta?»

Tutti e tre alzarono gli occhi al cielo.

«No» disse seccato Sakurai mentre prendeva altri appunti sul suo tablet.

«Scelta annullata. Inserire una nuova scelta o pronunciare la parola 'annulla' per annullare il comando»

I due ci pensarono un attimo, poi David esclamò: «TRACY!»

«Il mio nuovo nome sarà: TRACY. Confermare la scelta?»

«E da dove l'hai tirato fuori questo nome» domandò Alan.

«Quando l'androide si è presentata ha detto il suo modello, troppo complicato da ricordare... però mi è sembrato che tra quelle lettere abbia pronunciato il nome 'Tracy'»

«E Tracy sia»

«Confermare il nome TRACY?» domando nuovamente l'androide.

«Sì» rispose David.

«Scelta confermata. Da oggi in poi il mio nome sarà Tracy. Cosa posso fare per lei?»

«Da dove vieni Tracy?» domandò Alan.

«Sono un androide progettato e costruito dalla NanoLife per la PowerTech, azienda leader che si occupa di diversi settori, dal turismo fino al commercio di generi alimentali»

«Perché hai l'aspetto di una donna?» chiese David.

«Il mio aspetto è quello di una donna di 25 anni, bella e giovane, per rassicurare tutte le possibili persone con cui dovrò interfacciarmi. Da una ricerca di mercato è emerso che le giovani donne sono quelle con la più alta percentuale di compatibilità con i vari individui, con un valore del 78%. Gli uomini hanno un valore del 14%, i bambini e gli anziani rispettivamente del 6% e 2%. Non erano quindi adatti ad un lavoro di interazione con il pubblico»

«Però, ci sa fare la ragazza» disse stupito Alan.

«Grazie, spero che il mio lavoro venga sempre apprezzato»

«Riconosce anche i modi di dire?» chiese Alan ancora più di stucco.

«Certamente. Ci sono molti algoritmi nel sistema dell'androide atti a riconoscere il tono di voce e le varie forme verbali» rispose prontamente Sakurai.

"Affascinante", pensò Alan.

«Hey Tracy, mi racconteresti una barzelletta?», domandò divertito David.

«Che tipo di genere preferisce?»

«Uhm... non saprei... fai tu»

«Selezionato: genere casuale. Elaborazione.... Un signore entra in un caffè... SPLASH»

«Ma questa è vecchissima... e non fa ridere»

«Il signore era una persona di colore nero. Perché questa era una barzelletta di genere BLACK HUMOR. Ah ah ah»

«Però... non male, mi è piaciuta!»

«Piantala David, fai la persona matura per una volta!» sbraitò Alan. «Allora Tracy, dimmi un po' le tue specifiche tecniche»

«Sono un androide di ultima generazione, progettato e realizzato per il problem solving di uso comune. Posso parlare 151 lingue diverse, inviare e-mail, riprodurre video grazie al proiettore olografico che ho installato sul petto, riprodurre musica, ricevere telefonate multiple»

«Quante telefonate alla volta?»

«Circa 20»

«Mmmm non male». Alan era comunque pensieroso. Cominciò a mangiarsi le unghie delle mani, cosa che faceva quando era nervoso. «La data di presentazione è il primo dicembre, per allora dovrà essere pronta e senza nessun bug o problema di sorta. Mi sono spiegato?». Il tono di Alan si era fatto serio e minaccioso. Sakurai scrisse qualcosa sul suo tablet, lo ripose sul tavolo e disse guardando l'androide: «Non dovrete preoccuparvi. Sappiamo quanto avete speso per questo progetto e per il suo utilizzo. Vedrete, la NanoLife non vi deluderà»

«Lo spero. Noi della PowerTech puntiamo molto su questi 'aggeggi'. Gli android saranno la prossima corsa all'oro e noi vogliamo essere i primi in assoluto per accaparrarci ogni vantaggio possibile. Noi oggi siamo qui in rappresentanza del consiglio di amministrazione della PowerTech. Dovremmo stilare un rapporto su quanto avvenuto oggi. E, in tutta sincerità, mi aspettavo di meglio»

«Come capo del progetto, mi scuso in prima persona per come è andato questo collaudo. Vi assicuro che per il primo dicembre avrete un androide perfettamente funzionante, altrimenti saremo pronti a pagare la penale da voi richiesta»

«... Sarà meglio. Andiamo David, lasciamo che i signori risolvano le loro questioni in sospeso»

I due si alzarono dalle rispettive sedie e si diressero verso l'uscita senza dire una parola.

Sakurai guardò l'androide e disse: «Beh, poteva andare peggio. Ora puoi disattivarti»

«Non posso disattivarmi se non dice di essere soddisfatto del trattamento»

«MALEDIZIONE IO... io sono soddisfatto del trattamento»

Sakurai diede un'ultima occhiataccia ai suoi collaboratori e se ne andò sbraitando: «Riceverete un'e-mail con le modifiche e le correzioni da effettuare. E togliete quello stupido easter egg per spegnere quel coso!»

«Disattivazione in corso...»

*Dati inviati al server di cloud*
*Androide disattivato*

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