venerdì 14 giugno 2013

Dove abitano i sogni? (Ask.fm)

«MAAAAAAAARRRRRKKKK SVEGLIATI O FARAI TARDI A SCUOLA!»

Mark: «Mmmmm ancora cinque minuti mamma...»

«SBRIGATI O TUA SORELLA SI FINIRA' TUTTA LA COLAZIONE!»

"Cavolo quella è peggio delle locuste!", «ARRIVO SUBITO, CERCA DI TRATTENERLA!».

Mark è un bambino di otto anni pieno di sogni e desideri, come del resto sono tutti i bambini della sua età. Vive insieme a sua madre e sua sorella più grande. Suo padre abbandonò la famiglia quando lui era molto piccolo. Per anni Mark ha sempre sognato di incontrare nuovamente suo padre per poterlo riabbracciare. Capitava molto spesso che la notte Mark si svegliasse piangendo alla disperata ricerca di suo padre. La madre quindi, decise di portarlo da uno psicologo che, grazie all'aiuto di una speciale terapia, riuscì a far dimenticare al bambino il ricordo di suo padre e la voglia incessante di riabbracciarlo. Ora Mark riesce a dormire la notte e a fare sogni tranquilli.... il problema è appunto svegliarlo la mattina!

Mark: «ECCOMIIIIII, GIULIA SE TI SEI MANGIATA TUTTO ME LA PAGHI!..... Ma, dov'è Giulia?»

Mamma: «È uscita dieci minuti fa, eheh»

Mark: «Uffa mamma, non è giusto! Non puoi imbrogliarmi così ogni volta!»

Mamma di Mark: «Non ne volevi sapere di alzarti, così ho dovuto giocare sporco»

Mark: «Stavo facendo un bellissimo sogno, ecco perché non volevo svegliarmi!»

Mamma di Mark: «E cosa stavi sognando?»

Mark: «Stavo volando sulla schiena di Iron Man! Mi stava portando a casa sua dove mi avrebbe dato un'armatura tutta per me! Eravamo appena arrivati quando mi hai svegliato.... Non scoprirò mai cosa si prova ad essere come Iron Man»

Mamma di Mark: «Beh dai, magari questa notte continuerai quel sogno. Ora sbrigati o farai tardi a scuola!»


Quella notte...

Mark: «Dove mi trovo? Che posto è questo? Come ci sono finito qui?»

Mark si trovava all'interno di una fitta foresta. Era così fitta che i raggi della luna penetravano a malapena la vegetazione, rendendo il luogo oscuro e sinistro.

Mark: «Io però ho paura... è così buio... e credo di aver visto degli occhi lì giù... voglio la mamma...»

Mark era in procinto di mettersi a piangere, quando all'improvviso comparve un altro bambino dalla siepe. Il bambino corse da Mark e gli disse: «Perché hai paura? Non c'è niente qui!»

Mark: «Ma... potrebbe nascondersi qualsiasi cosa nel buio... ho paura...»

???: «Qualsiasi cosa hai detto bene! Non è detto che sia per forza un qualcosa di spaventoso! Potrebbero perfino uscire degli elefanti rosa in gonnellino scozzese che suonano il tema della bicicletta in Pokémon con la cornamusa!»

Subito dopo uscirono tre elefanti rosa, con gonnellino scozzese e cornamusa, intenti a suonare il motivetto della bicicletta dei videogiochi di Pokémon. Mark rimase strabiliato e divertito allo stesso tempo.

Mark: «WOW! E quelli da dove sono spuntati? E perché stanno suonando la musichetta di Pokémon? Dov'è la bicicletta?»

???: «Ha già, hai ragione!». Il piccolo bambino scioccò le dita ed improvvisamente gli elefanti si ritrovarono ognuno su di una bicicletta. Per la sorpresa non riuscirono a tenersi in equilibrio e si scontrarono tra di loro. Mark scoppiò in una fragorosa risata.

Mark: «AHAHAHAH CHE SPASSO!»

???: «Visto? Te l'avevo detto che il buio non nasconde solo cose spaventose!»

Mark: «Avevi proprio ragione! Ma dimmi, come ti chiami? E dove ci troviamo qui?»

???: «Io sono Clown, e...»

Mark: «Ma non mi sembri un clown!»

Clown: «NON È COLPA MIA SE MI CHIAMO COSI'! E tua madre non ti ha insegnato che è maleducazione interrompere chi sta parlando?»

Mark: «Che nome buffo ppfff»

Clown: «Grazie ma lo sapevo già. È comunque un nome meglio del tuo, caro Mark»

Mark: «Come sai il mio nome?»

Clown: «Ho fatto apparire degli elefanti rosa scozzesi e ti meravigli di come faccia a sapere il tuo nome?.... vabbè in ogni caso, usciamo da questa foresta»

Il giovane Clown portò due dita alla bocca e fischiò con tutto il fiato che aveva in corpo. Improvvisamente apparvero dei pinguini volanti, alcuni neri ed altri rossi, che portarono i due bambini in alto, sopra la foresta.

Mark: «WOW DEI PINGUINI VOLANTI! PROPRIO COME IN INAZUMA ELEVEN!»

Clown: «E questo non è niente, aspetta di vedere quando saremo arrivati alla nostra destinazione. Forza pinguini, non abbiamo tempo da perdere, tra poco sarà mattina!»

Mark: «Ma... quando ti sei cambiato? Cosa sono quei vestiti?»

Clown ora sembrava un vero e proprio folletto.

Clown: «È il mio abbigliamento solito, non potevo indossarlo appena incontrati, ti saresti spaventato o mi avresti preso in giro... insomma, non volevo correre uno di questi rischi!»

Mark: «Ho capito.... mi vuoi dire dove siamo o devo scoprirlo da solo?»

Clown: «Un attimo di pazienza... siamo quasi arrivati. Vedi quell'insegna? È lì che stiamo andando!»

Finalmente la foresta era finita. I pinguini planarono fino a raggiungere la terra e fecero scendere i due bambini. Davanti a loro c'era un ingresso imponente ed un'insegna.

Clown: «Mark... ti do il benvenuto nel PAESE DEI SOGNI!»

L'insegna con la scritta 'PAESE DEI SOGNI' si illuminò e vennero sparati dei fuochi d'artificio mentre la porta si stava aprendo. Dentro era la meraviglia: edifici di ogni forma, dimensioni e consistenza si stagliavano ad oltranza, persone di tutte le età che correvano insieme a tante altre creature fantastiche, animali parlanti che giocavano tra di loro. C'erano robot, fate, unicorni, ma anche demoni, diavoli, fantasmi ed altre cose terrificanti.

Clown: «Questo è il Paese dei Sogni, è qui che dimorano i sogni di TUUUUUTTI gli abitanti del pianeta! Questo è solamente uno dei tantissimi ingressi, quello del tuo quartiere per essere precisi. Questo vuol dire che qui intorno troverai oltre che i tuoi di sogni, anche quelli delle altre persone che abitano vicino a te. Quindi i sogni di tua madre, quelli di tua sorella, quelli dei tuoi amici, dei tuoi vicini... Insomma, qui è dove si può fare tutto, insieme a tutti! Puoi anche andare a trovare o finire nei sogni delle persone che abitano dall'altra parte del mondo rispetto a te, d'altronde qui si può fare di tutto! Ma prima è meglio che ti faccia vedere la tua dimora, seguimi AHAH!»

Durante il tragitto, Mark rimase esterrefatto per quello che stava osservando: vide una casa costruita interamente da budini, con un Molboro come antenna parabolica. Vide dei bambini armati di spade, spadoni, archi e bastoni giocare insieme ad un drago, mentre erano intenti a lanciare magie. Vide dei giganti giocare a calcio e delle fate giocare a morra cinese. Vide anche dei robot vestiti da cameriera intenti a servire delle ragazze in pigiama, mentre si tiravano dei cuscini dai quali fuoriuscivano degli arcobaleni. Poi vide un tizio vestito da Pikachu ed una tizia vestita da Clefairy... beh, vestita non era il termine più adatto! I due andavano in giro, mano nella mano ed il tizio sembrava immensamente felice!

Mark: «Caspita, qui sono davvero tutti felici»

Clown: «Puoi ben dirlo! Anche se non va sempre tutto liscio come l'olio. Devi sapere che anche gli incubi sono comunque dei sogni e quindi è possibile incontrarne anche qui. Per esempio lì, guarda quel bambino»

Vicino ad un muro, c'era un bambino immobilizzato dalla paura. Davanti c'era un demone cornuto che lo fissava, senza fare nient'altro.

Clow: «Vedi, quel bambino ha una paura dei demoni. Questa notte suo fratello gli ha fatto uno scherzo, facendogli vedere un video spaventoso su Youtube, col risultato di aver fatto venire quell'incubo al bambino»

Mark: «Ma è terribile! Nemmeno mia sorella è arrivata a tanto con me. Che cattiveria gratuita... tu non puoi fare nulla Clown?»

Clown: «Certo che posso! 'Sta a vedere!»

Il folletto schioccò le dita ed il demone divenne a pois, con una capigliatura afro variopinta ed un bel tutù. Il bambino scoppiò a ridere, così fece anche il demone ed insieme iniziarono a rincorrersi.

Clown: «Così va meglio?»

Mark: «Molto meglio! Ma come fai a sapere tutto di tutti ed a fare queste magie?»

Clown: «È semplice: io sono il custode di questo mondo e quindi so dei sogni, dei desideri e delle paure di tutti! Oh ma guarda, siamo arrivati! Questa è la tua dimora»

Mark non credeva ai suoi occhi: davanti a lui si stagliava un imponente castello fatto di cioccolata ed amarena, con impresse sulle pareti le immagini dei suoi super eroi preferiti.

«Ti stavo aspettando Mark»

Dall'ingresso principale sbucò fuori un'armatura.

Mark: «Non ci posso credere... IRON MAN!»

Iron Man: «Esatto, sono proprio io. E dentro c'è un'armatura che ti aspetta! Vieni, andiamo a provarla»

Mark seguì Iron Man in preda all'eccitazione. Dentro il castello aveva colori molto vivaci e tutto quello che un bambino di otto anni potesse desiderare: videogiochi, giocattoli, palloni da calcio. Era proprio il paese dei balocchi. I due arrivarono in una stanza al cui centro c'era lei: un'armatura fatta su misura di Mark. Il bambino corse verso l'armatura ma Iron Man lo fermò.

Iron Man: «Non così Mark, devi urlare la parola magica»

Mark: «Ma io non conosco la parola magica!»

Iron Man: «Oh, sì che la conosci. Dai prova»

Mark non stava più nella pelle ed urlò

«AGGANCIAMENTO!»

L'armatura si levò in aria ed andò ad agganciarsi a Mark.

Mark: «FINALMENTE SONO IRON MAN!»

Iron Man: «Ti calza a pennello! Allora, ce lo andiamo a fare un giro?»

Mark: «E me lo chiedi? Sono prontissimo!»

Improvvisamente dalle pareti comparvero centinaia di sveglie che iniziarono a suonare contemporaneamente. Il rumore che producevano era assordante.

Mark: «Noooo ed ora che succede? Perché sta succedendo questo???»

Clown: «È mattina Mark, devi svegliarti per andare a scuola»

Mark: «MA IO NON VOGLIO! IO VOGLIO VOLARE INSIEME AD IRON MAN!»


«MAAAAARRRKKK SVEGLIATI, SEI IN RITARDO PER LA SCUOLA!»

Mark si svegliò nella sua stanza. Il castello era svanito, così come Iron Man e la sua armatura. Si preparò in fretta e furia e poi corse pieno di rabbia in cucina, sbraitando contro sua madre.

Mark: «MAMMA PERCHE' MI HAI SVEGLIATO? STAVO FACENDO UN SOGNO BELLISSIMO! AVEVO FINALMENTE UN'ARMATURA DI IRON MAN TUTTA MIA! MAMMA TI ODIO!»

Detto questo, il bambino uscì di casa senza fare colazione, sbattendo la porta. Sua madre e sua sorella si guardarono con uno sguardo interrogativo ed allibito.


Clown: «Eccoti qui! Certo che sei stato duro questa mattina con tua madre, non dovevi urlarle a quel modo»

Mark: «Sì hai ragione, ma ero furioso... non doveva svegliarmi proprio quando potevo indossare la mia armatura di Iron Man»

Clown: «Beh, ora sei qui, l'armatura è tutta tua. Goditela finché non ti sveglierai nuovamente!»

Mark: «Lo farò.... AGGANCIAMENTO!»

Iron Man: «Bene, sei pronto per la tua prima lezione di volo?»

Mark: «E tu sei pronto a starmi dietro?»

Iron Man: «Cosa?»

Mark attivò i reattori e cominciò a volare per la stanza. Dopo di che sfondò il soffitto e scomparì.

Iron Man: «Come diavolo c'è riuscito?»

Clown: «Beh, siamo nel Paese dei Sogni, tutto è possibile! Evidentemente il suo desiderio di volare è così grande da averlo spinto a sapere immediatamente come si fa!»

Mark era felicissimo: stava volando in un cielo fatto di zucchero filato su quello che somigliava al suo quartiere. C'era la scuola, colorata di rosa e con dei dinosauri tutti intorno, il campo da calcio dove si stavano sfidando i giocatori della Raimon contro quelli della New Team, il supermercato pieno zeppo di zombie caramellati e dentiere giocattolo intenti a mangiarli.

Mark: «Questo posto è incredibile, non finisce mai di stupirti!»

Durante la sua scorrazzata, vide anche molte persone di sua conoscenza. Vide sua sorella che stava cavalcando un unicorno e pensò: "Ma guarda questa, a diciotto anni ancora pensa agli unicorni... la prenderò in giro a vita". Vide poi Billy, il suo migliore amico: non era lo stesso Billy... era molto, ma molto più alto! Superava i due metri d'altezza. "Ma quanto è grande Billy?! Perché è diventato così? Domani a scuola dovrò domandarglielo", pensò Mark tra sé e sé. Durante il suo volo, vide anche un uomo che correva come il vento e saltava come una cavalletta. Con un salto lo raggiunse, lo salutò e tornò a correre per conto suo. "Quel tipo sogna sicuramente di diventare un atleta". Improvvisamente Mark si fermò perché udì una bellissima melodia provenire da una casa nelle vicinanze. Si avvicinò alla finestra ed osservò in silenzio: una bella bambina bionda si stava cimentando al pianoforte in una bellissima e difficilissima melodia. Mark rimase estasiato, anche se non sapeva quale melodia fosse. Quando la bambina ebbe finito, lui applaudì, dicendo: «Diventerai sicuramente una bravissima pianista!», per poi volare via subito dopo. Si stava divertendo un mondo ad andarsene in giro, quando improvvisamente dal cielo comparve un volto gigante avvolto nell'ombra. Non si riusciva bene a distinguerlo. Mark era immobile, incuriosito ed impaurito allo stesso tempo. Il volto aprì la bocca ed urlò:


«SVEGLIAAAAAAAATIIIIIIII»

Mark si svegliò di soprassalto. Davanti a se si trovò sua sorella Giulia con un sorriso a trentadue denti.

Giulia: «Finalmente ti sei svegliato! Sono cinque minuti che mamma ti chiama dalla cucina, ha dovuto mandare me per svegliarti visto che non ne volevi sapere!»

Mark: «Stavo facendo un sogno troppo bello....»

Giulia: «Sì immagino, pieno zeppo delle tue stupidaggini da moccioso»

Mark: «Pensa per te e ai tuoi unicorni»

Giulia: «E QUESTO A TE CHI L'HA DETTO!?»

Mark: «Eheh, un folletto!»

Giulia: «SE PROVI AD USCIRTENE CON QUALCUNO, SEI MORTO!»

Mark: «Sai che paura...»

A scuola, durante la ricreazione, Mark e Billy stavano parlando del più e del meno. Ad un certo punto Mark domandò all'amico: «Billy dimmi, qual è il tuo più grande desiderio?»

Billy: «Beh... diventare un medico come mio padre! Perché?»

Mark: «Ne sei sicuro? Io pensavo fosse un qualcosa legata all'altezza, come per esempio giocare a basket»

Billy: «C...come fai a saperlo? Non l'ho mai detto a nessuno!»

Mark: «Me l'ha detto un folletto, eheh. Perché mi hai detto che vuoi fare il medico?»

Billy: «Io non voglio fare il medico! È mio padre che vuole che segua le sue orme. Ma io adoro il basket, voglio diventare un campione di questo bellissimo sport! Ma lui non capisce, per lui dovrò diventare un bravo medico.... non è questo che voglio»

Mark: «Hai provato a parlarci?»

Billy: «Tantissime volte, ma lui pensa che queste siano fissazioni da bambino e non vuole capire ciò che provo... lo destesto!»

Mark: «Non dire così... sai cosa faremo? Questa sera lo andremo a trovare in sogno!»

Billy: «In sogno? E come?»

Mark: «Fidati di me»

Le lezioni finirono e Mark stava tornando a casa, pensando: "Uffa, per domani dobbiamo studiare tanta di quella matematica... so già che questa notte avrò gli incubi!". Improvvisamente notò una faccia conosciuta: era il signore del sogno, quello che con un salto lo aveva raggiunto in volo e l'aveva salutato. Però era diverso: era incredibilmente grasso. Si muoveva goffamente, fermandosi a volte per riprendere fiato. Non riusciva a muoversi agilmente nemmeno volendo. Mark si domandò se non si trattasse semplicemente di un sosia, non era possibile che fosse lo stesso uomo. Proseguendo nel suo tragitto, vide una bambina al di là di un muretto. Riuscì a vederne solo la testa, il resto del corpo era coperto dal muro, però riuscì comunque a riconoscerla: era la bambina del pianoforte! Allora corse verso di lei urlandole: «Hey tu!», attirando così la sua attenzione. Una volta avvicinatosi abbastanza da vederla completamente, Mark si fermò di colpo: quella bambina non aveva le braccia. Mark, in preda alla confusione, chiese alla bambina: «Scusami ma tu... non suoni il pianoforte?». La bambina scoppiò a piangere ed intervenne tempestivamente la madre: «Non ti sembra di essere stato cattivo con lei? Ti sembra che possa suonare il pianoforte nelle sue condizioni! CHIEDILE SUBITO SCUSA!». Mark si scusò e scappò via subito dopo, piangendo a dirotto.


Mark: «Clown dove sei? Ho bisogno di parlarti»

Dal pavimento spuntò il folletto: «Eccomi! Che cosa ti serve?»

Mark: «Ieri qui ho visto due persone: un atleta ed una bambina bravissima a suonare il piano. Erano nelle vicinanze, quindi immagino siano persone del mio stesso quartiere. Però erano diverse da come le ho viste in qui: il primo era una persona molto grassa, incapace a malapena di camminare, figuriamoci di correre! Mentre la seconda era una bambina senza le braccia.... però io quando l'ho vista stava suonando il pianoforte magnificamente! Perché tutto questo?»

Clown: «Beh Mark, qui è dove i sogni si avverano. Quelle persone hanno quei sogni, anche se per loro è impossibile realizzarli. Ed è questo il bello di questo posto: qui tutto può succedere, anche l'impossibile! L'importante però è che non perdano mai la speranza ed il desiderio di realizzare i loro sogni, anche se questo è chiaramente impossibile»

Mark: «Capisco... beh, farò più attenzione a dosare le parole d'ora in poi. Mi è veramente dispiaciuto oggi per quella bambina... spero non se la sia presa»

Clown: «Non sei il primo e non sarai l'ultimo a farle queste domande, oramai ci è abituata. Però è una bambina sensibile, piangere per lei è normale. Almeno si sfoga!»

Mark: «Sono leggermente sollevato, uff. Bene, è ora del mio solito giro, in cerca di gente stravagante! AGGANCIAMENTO!»

Non accadde nulla.

Mark: «.... AGGANCIAMENTO!»

Nessuna armatura in vista.

Mark: «Ma... cosa sta succedendo?»

Clown: «Perché non provi a guardare dietro di te Mark?»

Il bambino si girò e vide un enorme libro di matematica davanti a lui.

Mark: «Ecco, lo sapevo che avrei avuto gli incubi questa notte....»

Libro: «Risolvimi questa operazione: 3 + 5!»

Mark: «Ok questa è facile.... il risultato è 8!»

Libro: «Solo fortuna... il prossimo test: 7 - 4»

Mark: «Una sottrazione eh? Facile, fa 3!»

Libro: «Niente male marmocchio. Vediamo come te la cavi ora: 8 * 4»

Mark: «Una moltiplicazione... sono sempre stato negato nelle moltiplicazioni... vediamo, devo ricordarmi la tabellina dell'otto... otto per uno è otto, otto per due fa sedici, otto per tre fa ventiquattro, quindi se aggiungessi otto al ventiquattro verrebbe.... LA RISPOSTA È 32!»

Libro: «Risposta esatta! Ed ora una divisione: quanto fa 3 / 2?»

Mark: «Oddio mi sento male... mi gira la testa.... non posso avere un aiutino?»

Clown: «Ci penso io Mark!»

Il folletto estrasse dalla tasca un libro di fisica teorica. Dalle sue pagine uscì un signore abbastanza eccentrico.

Einstein: «Salve, io sono Albert Einstein. Ma tu sei troppo giovane per conoscermi. Sono qui per aiutarti con quella divisione. Prendiamo 3 quadrati. Se li mettiamo vicini avremmo un rettangolo giusto? Bene, tagliamo il centro di questo rettangolo, avremmo che i quadrati ai lati rimangono così come sono, mentre quello in mezzo viene diviso a metà. Quindi, se sappiamo che la metà di 1 è 0,5, quale sarà il risultato?»

Mark: «Messa così sembra che il risultato sia 1,5, ho indovinato?»

Libro: «RISPOSTA ESATTA!»

Mark: «Evviva, abbiamo sconfitto l'incubo! Grazie signor Ein...Enin.... signor Albert!»

Einstein: «Non c'è di che figliolo!»

Libro: «Quesito: quanto misura il pi greco?»

Einstein: «Questa domanda è ancora troppo difficile per te... lascialo a me, tu vai pure a giocare. Allora il pi greco misura 3,14159265358979323846.....»

Clown: «Ne avranno ancora per molto.... vai pure Mark»

Mark: «Grazie Clown! AGGANCIAMENTO!»

Questa volta l'armatura apparve subito, segno che l'incubo era oramai stato sconfitto. Mark uscì per il suo solito giretto. Improvvisamente vide una cosa strana: sua madre in ginocchio che piangeva e... un bambino uguale a Mark intendo a dirle 'Ti odio' con uno sguardo pieno di disprezzo. Mark non riusciva a capire cosa stesse succedendo... poi ricordò quella sua uscita due giorni prima, quando era arrabbiato ed aveva detto a sua madre di odiarla. "Quelle parole devono averla ferita pesantemente...", pensò Mark, continuando con: "Devo porre rimedio a tutto questo!". Il bambino di ferro si scagliò contro il suo sosia e con un colpo ben assestato lo scaraventò via. La madre rimase interdetta.

Mark: «Signora non deve piangere, quello non era suo figlio. Era soltanto un robot mandato dal Mandarino per conquistare il mondo, annientando tutti gli adulti con questi subdoli metodi. Il vero Mark non le direbbe mai quelle cose, lui le vuole un bene dell'anima ed anche se a volte si arrabbia, non vorrebbe mai dirle quelle brutte parole. Stia tranquilla, si asciughi le lacrime e torni in casa da suo figlio!»

Madre di Mark: «G-grazie... ma tu chi sei?»

Mark: «Io? Io sono Iron Kid!»

Detto questo, Mark volò via. "Ed ora andiamo da Billy!". Quando Mark arrivò da lui, vide che il bambino stava venendo sgridato dal padre, circondati da medici in camice con bisturi in mano.

Padre di Billy: «Tu dei fare il medico Billy. Smettila di pensare al basket, è uno stupido sport che non ti porterà a niente!»

Billy: «Ma papà, io amo il basket! Voglio diventare un grande campione, non voglio fare il medico!»

Padre di Billy: «Dici così solo perché sei piccolo, col tempo imparerai che fare il medico è una bellissima esperienza!»

Billy: «Ma papà...»

Padre di Billy: «Niente MA! Tu farai il medico, il discorso è chiuso!»

Mark: «FERMIIIIIII TUTTIIIIII!»

Il bambino atterrò proprio tra Billy e suo padre.

Mark: «Perché non capisce che suo figlio non vuole fare il medico, ma che vuole invece giocare a basket?»

Billy: «.... Mark, sei tu?»

Mark: «Certo che sono io amico, te l'ho detto che avremmo parlato con tuo padre in sogno!»

Padre di Billy: «Non so chi tu sia, ma non dovresti intrometterti nei discorsi altrui. Mio figlio farà il medico, non cambierò idea!»

Mark: «Ma lei ha mai visto suo figlio giocare a basket? Ha mai visto il volto di suo figlio mentre palleggia? Ha mai provato a mettersi nei suoi panni?»

Padre di Billy: «....»

Mark: «Dai Billy, fagli vedere come giochi a basket»

Billy: «Ma... ne sei sicuro Mark?»

Mark: «Sicurissimo!»

Padre di Billy: «.... TU FARAI IL MEDICO!»

I medici cominciarono ad accerchiare Mark e Billy, avvicinandosi con aria minacciosa.

Mark: «Billy, aggrappati a me!»

Billy si aggrappò e Mark prese il volo

Mark: «Siamo fuori dalla portata di quei medici, ora ti faccio scendere, tu dovrai fare il resto»

Billy: «Non so se ne sono capace....»

Mark: «DEVI BILLY, NE VA DEL TUO FUTURO!»

Mark fece atterrare il suo amico ed una palla da basket cadde dal cielo. Billy la prese e disse: «Hai ragione... io... io.... IO AMO IL BASKET!»

Cominciò a palleggiare, a correre, saltare, palleggiare, fare delle evoluzioni. Il suo viso sprizzava gioia da tutti i pori. L'uomo era rimasto colpito. Mentre Billy correva, un canestro si materializzò dal nulla. Billy si girò verso suo padre e disse: «Questo è per te, papà!». Primo passo.... secondo passo.... al terzo passo, Billy spiccò il volo, diventando istantaneamente alto più di 2 metri, concludendo il tutto con una sonora schiacciata ed urlando a squarciagola «SLAAAAAAM DUUUUUUUUNK!». Il padre di Billy provò un brivido lungo la schiena.

Padre di Billy: «Ragazzo di ferro.... devo ringraziarti. Stavo per commettere un errore madornale. Ora se vuoi scusarci, io e mio figlio dobbiamo parlare... grazie ancora, spero di rivederti»

Mark: «Non c'è di che! Ci vediamo a scuola Billy, ciaooo!», disse spiccando il volo.

Billy salutò l'amico saltellando dalla felicità.

Mark: «Ed anche questa è fatta, ora cosa.... cos'è quello?». Mark vide una zona completamente in ombra. Era diversa dalla foresta dove si trovava la prima volta, quest'area era apparentemente immensa e completamente coperta dalle ombre. Non si riusciva a vedere cosa ci fosse dentro.

«Quello è il Cimitero degli Elefanti, il territorio delle iene. Non devi mai andare lì, Simba»

Mark: «Eh?»

Girandosi, vide che c'era Clown.

Clown: «Scusa scusa, è che non ho resistito, ahahah! So a cosa stai pensando: vorresti sapere cos'è quella zona in ombra. Beh, vieni con me».

I due si diressero all'ingresso di quella misteriosa zona.

Clown: «Questo è il Cimitero dei Sogni»

Mark: «Cioè dove i sogni muoiono?»

Clown: «Esattamente! Vedi Mark, tutti hanno dei sogni, dei desideri che vorrebbero vedere realizzati. Che si tratti di sogni impossibili o meno, tutti cercano comunque di realizzarli. Quando si è piccoli per esempio si vuole essere come i propri beniamini e magari saper volare. È un sogno impossibile, ma i bambini ci credono e questo fa si che nel Paese dei Sogni, questi sogni si avverino. Quando si cresce però, si desiderano cose più alla nostra portata, come diventare un famoso pianista, o un programmatore o un atleta.... insomma cose fattibili. Malgrado tutti gli sforzi però, è probabile che un nostro desiderio non si riesca proprio a realizzare. E quindi cominciamo a perdere lentamente le speranze, fino a farle scomparire del tutto. E quando non c'è più speranza, il sogno muore e viene a finire qui, nel Cimitero dei Sogni. Se vuoi un consiglio, non entrare, potresti trovare delle brutte sorprese».

Ma Mark era troppo curioso ed entrò ugualmente.

Clown: «Io ti avevo avvertito». Detto questo, sparì con uno schiocco di dita.

Il Cimitero dei Sogni era un posto orribile: tetro, cupo, oscuro, sembrava un cimitero a notte fonda. C'erano dei fuochi fatui che giravano qua e la, ma nessuna forma di vita. Mark gironzolava fiducioso che non poteva accadergli nulla fin quando indossasse la sua armatura. Ad un tratto vide una giovane donna con una maschera, seduta al bordo di una fontana spenta e piena di muffa. Mark le si avvicinò e la salutò: «Ciao! Chi sei tu?»

La ragazza smise di singhiozzare, si voltò verso di lui e disse: «Ciao... io sono un sogno infranto. C'è un ragazzo nella tua città che ha sempre desiderato trovare la sua anima gemella, solamente che i suoi interessi sono particolari e quindi non riesce a trovare nessuna che abbia i suoi stessi gusti. In più, le ragazze non sono interessate a lui proprio a causa di questi suoi interessi. Ed è un vero peccato, perché lui è una persona veramente meravigliosa e di buon cuore, che farebbe di tutto per la persona che ama. Il suo più grande desiderio era appunto di trovare una ragazza da amare e che lo amasse a sua volta. Col tempo e le delusioni però, questo desiderio si è smorzato poco a poco, fino a scomparire. Ed io sono finita qui. Ora sono costretta a stare qui, finché la speranza non torni in vita e lui torni a credere a quel suo sogno»

Mark: «Credo di essere troppo piccolo per questo genere di cose... mi dispiace, avrei tanto voluto aiutarti»

Ragazza: «Oh, non ha importanza piccolo.... anzi, grazie per aver ascoltato la mia storia»

Mark: «Non scoraggiarti, vedrai che prima o poi quel ragazzo riacquisterà la fiducia in se stesso e tu uscirai da questo postaccio. Ti auguro buona fortuna!».

La ragazza lo salutò con la mano mentre lui si allontanava. Girando per quel luogo vide diverse persone: un atleta, un cuoco, un avvocato, un medico.... ed un cane.

Mark: «E tu che ci fai qui?»

Cane: «Io volevo solamente trovare una famiglia che mi accogliesse....»

Mark: «Povero cagnolino... perché nessuno ti vuole?»

Cane: «Perché dicono che ho un carattere troppo vivace. Adoro fare le feste a voi umani, rotolare nel fango, bere l'acqua del vostro water....»

Mark: «Bleah! Se fai queste cose ci credo che nessuno ti vuole!»

Cane: «Ma io sono cambiato! Solo che oramai nel quartiere tutti mi conoscono e nessuno mi vuole.... non posso dimostrare di essere cambiato. Ho perso le speranze oramai....»

Mark: «Ci penso io! Lascia fare a me ok? Domani io....»

Mark si fermò improvvisamente. Aveva visto un uomo che pensava di conoscere. Si allontanò senza più dare confidenza al cane.

Cane: «Ci penserai tu.... si certo come no....»

Mark stava correndo dietro all'uomo.

Mark: «Hey tu, aspetta, fermati!»

L'uomo si fermò e lentamente si girò verso il bambino. L'espressione di Mark si fece tetra.

Mark: «P....papà? Che ci fai tu qui???»

Padre di Mark: «Oh, ciao figliolo. Mi chiedi cosa ci faccia io qui? Ma non eri tu che mi hai dimenticato? Non eri tu che volevi riabbracciarmi ed invece hai finito per dimenticarmi?»

Mark: «Ma io veramente... non volevo papà....»

Padre di Mark: «Anche se non volevi, oramai il danno è fatto!»

Mark: «P...perché non torniamo a casa insieme... eh papà?»

Padre di Mark: «Ormai è troppo tardi....»

Improvvisamente l'uomo si trasformò in una bestia gigantesca, con denti aguzzi, corna e dei tentacoli che gli uscivano da dietro la schiena. Uno dei tentacoli afferrò Mark.

Mark: «no papà, cosa fai? Smettila ti prego!»

Padre di Mark: «Smetterla? Sì, la smetterò, come tu hai smesso di credere in me! Addio Mark!»

La bocca del padre di Mark stava quasi per inghiottirlo.


Mark: «PAPA' NOOOOOOOOO!»

Si risvegliò tutto sudato. Sua madre accorse subito.

Mamma di Mark: «Cos'è successo Mark? Ti ho sentito gridare»

Mark: «Ho.... ho avuto un incubo.... c'era papà e...»

Mamma di Mark: «Tuo padre? Ancora con questa storia? Mark, devo riportarti dal signor Smith? Vuoi ancora parlare con lui?»

Mark: «No mamma... sto bene.... voglio solo sapere una cosa: dov'è andato papà?»

Madre di Mark: «Se serve a farti star buono... te lo dico. Tuo padre è andato a Londra, una città dell'Inghilterra»

Mark: «E dove si trova?»

Madre di Mark: «In Europa»

Mark: «Ed è lontano come posto?»

Madre di Mark: «Molto lontano. Ora però basta con questo discorso, alzati che tra poco è pronta la colazione. Forse per un giorno arriverai in orario a scuola!»

A scuola, durante l'ora di ricreazione.

Billy: «Questa mattina mio padre mi ha iscritto a basket! Sono al settimo cielo, ed è tutto merito tuo Mark!»

Mark: «Non c'è di che Billy! Ora però ho bisogno del tuo aiuto. Devi aiutarmi a capire dove si trova Londra!».

I due bambini presero un libro di geografia dalla biblioteca e cominciarono a consultarlo. Finalmente trovarono l'ubicazione di Londra e Mark prese degli appunti su di un foglio.

Mark: «Bene, so cosa fare questa sera!»

Billy: «Buona fortuna Mark!»

Al termine delle lezioni, Mark fece un giro per il quartiere.

Mark: «Eccoti finalmente! Forza, vieni con me!»

Una volta arrivato a casa, bussò alla porta. La madre aprì ed esclamò: «E tu quello dove l'hai preso?»

Mark: «È un randagio, l'ho trovato vicino alla strada e per poco non lo mettevano sotto. Possiamo tenerlo?»

Mamma di Mark: «Mark... lo sai che non abbiamo lo spazio e...»

Mark: «Questo potrebbe aiutarmi a superare il dolore per la perdita di mio padre....»

Mamma di Mark: «.... quanto odio quando fai così. E sia, però devi pensare tu a tutto!»

Mark: «Grazie Mamma! Vieni, entra pure Bastion!»


Bastion: «Bastion? Sì, mi piace! Bau bau, Bastion il cane è pronto a seguirti ovunque mio padroncino Mark!»

Clown: «Hey Mark, un sogno infranto è appena sparito dal Cimitero dei Sogni... tu ne sai qualcosa? E chi è questo cane?»

Mark: «Non ora Clown, devo andare a Londra!»

Clown: «Londra? E che ci vai a fare a Londra?»

Mark: «Devo trovare mio padre! Vieni Bastion!»

Bastion: «Eccomi, AUUUUUUU!»

I due presero il volo.

Clown: «..... non troverai quello che cerchi»

Arrivati nel Paese dei Sogni di Londra, Mark cominciò a cercare disperatamente notizie su suo padre, ma senza successo. Cercò in lungo ed in largo, facendosi aiutare anche dal prode Bastion, ma niente. I due non trovarono nulla.


Mark: "Mamma, dobbiamo parlare»

Mamma di Mark: «Mark! Come mai già sveglio a quest'ora? È anche sabato, non hai scuola. Torna a dormire avanti»

Mark: «No mamma, io voglio delle risposte e le voglio subito. Papà non è a Londra, mi hai mentito»

Mamma di Mark: «Che ne può sapere un bambino di otto anni? Torna a dormire avanti»

Mark: «LO SO E BASTA! HO LE MIE FONTI! ED ANCHE SE SONO UN BAMBINO, IO HO IL DIRITTO DI SAPERE LA VERITA'!»

Mamma di Mark: «.... va bene Mark. Ti racconterò tutto. Vedi, non è vero che tuo padre se ne è andato lasciandoci soli. Tuo padre aveva una brutta malattia....». La donna cominciò a singhiozzare. «Prima di morire, si raccomandò di dirti che era partito per un viaggio di lavoro, non sapendo quando sarebbe tornato»

Mark: «Quindi... il papà non ci ha abbandonato per il lavoro... vero mamma?», Mark aveva gli occhi lucidi. Sua mamma scoppiò a piangere: «No Mark, tuo padre ci amava tutti. Amava me, tua sorella e soprattutto amava te. Eri la luce dei suoi occhi, avrebbe voluto vederti crescere, giocare con te, portarti a fare delle gite.... trascorrere tutto il suo tempo con te. Ma non ha potuto *sniff*»

Anche se stava piangendo, un sorriso comparve sul viso di Mark.

Mark: «Grazie mamma per avermi detto la verità. Ora finalmente posso riabbracciarlo. Torno a dormire»

La donna si asciugò gli occhi, diede un bacio al figlio e tornò a trafficare in cucina.


Clown: «Eccoti finalmente! C'è una persona che ti cerca!»

Bastion: «Che bello, da che non avevo nemmeno una famiglia ora ne ho ben due: una nella vita reale ed una qui, nel Paese dei Sogni. Sono troppo contento, AUUUUUUU!»

Mark: «Ben tornato.... PAPA'!»

Mark corse ad abbracciare finalmente suo padre.

Papà di Mark: «Si figliolo.... finalmente sono qui. E nessuno potrà più separarci»

I due uscirono dal castello, l'uno sulle spalle dell'altro.

Mark: «Staremo sempre insieme, vero papà?»

Padre di Mark: «Certo figliolo... insieme. Per sempre», disse l'uomo sorridendo.

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