domenica 30 giugno 2013

I sentimenti dello Scrittore - parte 1

«Ero uno scrittore di fama mondiale. Le mie storie piacevano a tutti e venivano tradotte in diversi Paesi nel mondo. Avevo articoli su riviste e giornali, anche in prima pagina. Venivo invitato ad eventi e trasmissioni televisive in cui parlavo dei miei libri. Tenevo delle lezioni a scuole ed università, in cui parlavo agli alunni della bellezza dello scrivere e le sensazioni che si potevano provare e far provare a chi legge le nostre storie, i nostri pensieri, le nostre emozioni. Ma ora.... ora non ci riesco, non riesco più a scrivere! È terribile: mi metto davanti al pc e niente... il foglio di word rimane bianco. Allora esco, vado a fare una passeggiata, in attesa che l'ispirazione mi colpisca. Vado al parco, mi siedo su una panchina, vedo la gente passare: coppie di innamorati, bambini che giocano, anziani che passeggiano, ragazzi o ragazze che portano a spasso il proprio cane... ed io sono lì, con un taccuino in una mano e la penna nell'altra. Taccuino destinato a rimanere vuoto. Eppure sento che dentro di me, nel profondo, la voglia di scrivere c'è. Lei cosa ne pensa dottore? È grave? Esiste un rimedio?»

Jacob McCansey fu un talentuoso scrittore. Per due anni è stato sulla cresta dell'onda, restando sempre nelle prime posizioni delle classifiche. I suoi libri vendevano tanto, le sue storie appassionavano grandi e piccini di qualunque sesso e religione. Ma da qualche mese oramai non riusciva più a scrivere nulla. Era nella tipica fase del 'blocco dello scrittore' in cui uno scrittore vorrebbe scrivere, ma non riesce a tirare fuori nulla. Neppure una misera idea. Si era quindi rivolto ad uno psicologo, il Dr. Mennell, per riuscire a guarire da questo blocco.

Mennell: «Beh caro signor McCansey, sembra proprio il classico caso del blocco dello scrittore. Purtroppo non esistono cure, deve aspettare che passi. Lei deve comunque impegnarsi ogni giorno, cercando di trovare ispirazione ovunque, anche nelle piccole cose»

Jacob: «Ma è quello che faccio! Le ho provate davvero tutte, ma di risultati ancora nulla. La prego, deve esserci almeno un modo!»

Mennell: «Beh, un modo ci sarebbe... però non è sicuro»

Jacob: «La prego, farei qualsiasi cosa!»

Mennell: «Si tratta di utilizzare una tecnica di ipnotismo: grazie a questa, quando lei dormirà, potrà colloquiare direttamente con il suo subconscio. Non si hanno ancora testimonianze certe dell'avvenuta riuscita del colloquio, è una tecnica ancora in fase sperimentale...»

Jacob: «Va bene, proviamola subito!»

Mennell: «Ne è sicuro? Deve firmarmi questi documenti, non voglio assumermi la responsabilità delle conseguenze»

Jacob: «Firmerò ogni cosa, basta che possiamo procedere!»

Dopo aver firmato quei documenti, il Dr. Mennell fece la seduta di ipnotismo a Jacob, il quale ringraziò e tornò a casa. Era sera e Jacob non vedeva l'ora di andare a dormire.

Jacob: «Bene, è ora di dormire! Però sono troppo eccitato.... non riesco! Vediamo.. proviamo a contare le pecore.... una... due... tre....»

«quattro... cinque... sei... set...AIO! Stai più attenta! Stupida... p-pecora? Dove diavolo sono capitato?»

Jacob era stato appena colpito da una pecora intenta a saltare una staccionata in un giardino che pareva infinito.

«Stai sognando»

Jacob: «Ah, alla fine sono riuscito ad addormentarmi! Chi sei tu?»

«Sono il tuo subconscio. Puoi chiamarmi Alias»

La figura che Jacob aveva davanti era quella di un essere umano tutto scuro, ma non si riusciva a capire se fosse un uomo o una donna.

Jacob: «Che fortuna trovarti subito! Hai qualche storia interessante da raccontarmi?»

Alias: «Vai subito al punto tu, eh? Sì, ho delle storie che potrei raccontarti, però devo avvertirti: non abusarne. Posso anche darti qualche dritta, ma questo è un problema che devi risolvere tu stesso. Siamo intesi?»

Jacob: «Sì sì, ma adesso dammi la storia!»

Alias: «Sigh, è incorreggibile... d'accordo, seguimi»

I due entrarono in una folta nube... per poi risbucare in un luogo incantato, con boschi fatati, magiche creature ed un fantastico castello.

Alias: «Per cominciare direi che possiamo prendere in considerazione una storia per bambini. C'era una volta....»

Alias iniziò a raccontare e tutto ciò che raccontava, Jacob poteva viverlo in prima persona.

"C'era una volta, una piccola ranocchia di nome Anya. Non era molto bella ed in più la sua voce era rauca e sgradevole. Gli altri animali non volevano giocare con lei a causa di questi difetti anzi, la prendevano in giro.
'Sei veramente brutta' disse il rinoceronte, 'la tua voce mi fa venire il mal di testa' lamentò l'usignolo, 'quando entri tu nell'acqua, sporchi tutti' sentenziò il coccodrillo. La povera ranocchia era triste per tutte le cose cattive che le dicevano e quindi piangeva. Pianse così tanto da allagare l'intero regno. Il livello dell'acqua si alzò fino ad arrivare alla stanza più alta del castello, dimora del principe Gaspare di soli 6 anni. Il principe, udendo questo pianto straziante, si affacciò alla finestra e vide la ranocchia sopra una foglia di ninfea che continuava a piangere.

'Ciao! Posso chiederti perché stai piangendo?' chiese il principe.
'Tutti mi prendono in giro per il mio aspetto e la mia voce, dicono che sono orrenda'
'Ma non è vero, non starli ad ascoltare'
'Non trovi che io sia orrenda?'
'No, affatto. Perché non entri nella mia camera e giochiamo un po', ti va?'

Anya non se lo fece ripetere due volte. I due giocarono per tutto il giorno e nacque subito una splendida amicizia.

'Sai, ho sentito una storia: parla di una principessa che baciò un ranocchio e questo si trasformò in un bellissimo principe. Magari se provassimo, io potrei diventare bellissima!' disse Anya.
'Perché mai dovremmo fare una cosa simile? Sei perfetta così come sei. E poi da tempo desideravo una vera amica. Mia madre mi fa giocare sempre con principi e principesse.... non è divertente!' rispose il principe.

La ranocchia fu contenta di sentire quelle parole. I due rimasero per sempre amici e non si lasciarono mai!"

Alias: «Fine della storia. Allora, che ne dici? Può funzionare?»

Jacob: «Sì sì, non è affatto male! Preparatevi, Jacob McCansey sta tornando!»

Giunse la mattina, Jacob si svegliò di ottimo umore: si mise al pc e cominciò a scrivere ciò che aveva vissuto la sera prima. Mandò la storia subito al suo editore che provvedé a mandarla in stampa immediatamente. La storia fu un successo tra i giovanissimi e Jacob tornò sulla cresta dell'onda. "Il ritorno in gran stile di McCansey" scrivevano i giornali. Alla radio la notizia veniva trasmessa con regolarità. Ci fu anche un servizio su diversi TG. Jacob era finalmente felice... ma non gli bastava! Voleva ancora di più: più fama, più successo, più visibilità. Voleva essere al centro dell'attenzione.

Passò qualche giorno ed una sera....

Jacob: «Alt, brutte pecoracce! Oh... ma non c'è nessuno»

Alias: «Eh già, oggi niente pecore. Allora, sei rimasto soddisfatto del successo ottenuto?»

Jacob: «Certo che sì, ma non mi basta! Hai qualche altra storia?»

Alias: «Beh, a dir la verità sì, ma dovresti pensare tu stesso ad inventarne delle altre...»

Jacob: «Ma tu sei "me stesso"! Quindi se le chiedo a te è come chiederle a me»

Alias: «Quello che sto cercando di dirti è che potrebbe diventare pericoloso...»

Jacob: «Suvvia, per due storie che mi racconti! Andiamo, raccontamene un'altra!»

Alias: «... e va bene. Ma che sia l'ultima! Andiamo»

Questa volta l'ambientazione era medievale: principesse, cavalieri, castelli, battaglie.... non era più roba per bambini.

Jacob: «Figo, finalmente si inizia a ragionare! Vediamo un po' cosa ci propone questo scenario»

"Melissa era la principessa del regno di Tamaral. Era bella, era aggraziata, era.... FORTE! Così forte che non doveva essere salvata anzi, era lei a salvare i principi in pericolo o in difficoltà, finendo poi per avere una fila di spasimanti. Lei però rifiutava tutti: non voleva che il suo sposo fosse più debole di lei. I vari principi e cavalieri che chiedevano la sua mano erano soliti sfidarla a duello: chi l'avrebbe sconfitta, avrebbe avuto la sua mano. Nessuno però riusciva a sconfiggerla. Un bel giorno, mentre era ad allenarsi sopra i tetti delle stalle, mise il piede in malo modo e cadde.... per fortuna un uomo in armatura stava passando di lì e la prese al volo... beh, non proprio: Melissa gli cadde letteralmente addosso.

'Che male.... per fortuna che passavate di qua messere! Mi avete salvato la vita!' disse Melissa con profonda ammirazione per quel giovane.
'Beh, non ho fatto niente, mi siete solo caduta addosso mia principessa....', rispose il giovane.
'Posso sapere il nome del mio salvatore?'
'Ehm, Lancer'
'Oh prode Lancer, accetti questo mio umile dono come ringraziamento'. Melissa porse al ragazzo un candido fazzoletto di seta. In quel momento, i loro sguardi si incrociarono. Lancer era un ragazzetto con una faccia non troppo sveglia, le lentiggini, un naso a patata, capelli corti e biondi ed occhi castani. Non era proprio il tipo che potesse interessare a Melissa. Ma a lei questo non importava: le aveva salvato la vita, quindi doveva diventare suo marito! Cominciò quindi a pedinarlo in ogni cosa che facesse, cercando di sedurlo il più possibile. Ma Lancer sembrava non vederla. Questa cosa dava sui nervi a Melissa che si domandava come mai non provasse interesse per lei. Provò a donargli dei fiori, a dedicargli un sonetto, dandogli ogni genere di dono... tutte cose che vennero brutalmente respinte. Alla fine Melissa scoppiò: 'Non è possibile che rifiuti tutte le mie attenzioni! Cosa c'è che non va in me?'
'Non c'è nulla che non va, mia principessa. È solo che a me non piacciono le donne' disse Lancer.
'Come non ti piacciono le donne? E come mai sei un cavaliere?' chiese sorpresa Melissa.
'Non ho mai detto di essere un cavaliere' replicò Lancer.
'Ma indossi un'armatura!', Melissa cominciò ad agitarsi.
'Oh, questa non è mia: è di Sir Nicolas, il mio fidanzato. Ogni tanto la indosso per andare a fargliela lucidare o per aggiustarla, così si trasporta più facilmente. Ora dovete scusarmi mia principessa, ma il mio pucci pucci  mi sta aspettando. I miei omaggi'. Detto questo, Lancer si allontanò saltellando in maniera molto poco virile.
'Sir Nicolas... una volta ci provai con lui e mi rifiutò... ora capisco il perché... Voglio morire. PERCHE' DEVO ESSERE COSI' SFIGATA!'
'Hai sentito qualcosa tesorino?' disse Lancer
'Forse è una capra che urla, non farci caso... guarda piuttosto la luna, non è bellissima? Certo, non bella quanto te....' esclamò Nicolas."

Alias: «Fine! Che ne dici? È abbastanza originale, non trovi? Sicuramente troverà il consenso dei più grandicelli»

Jacob: «A me ha un po' inquietato... però devo ammettere che è divertente tutto sommato! Appena mi sveglio, mi metterò subito al lavoro»

Alias: «Beh, allora cosa aspetti? SVEGLIATI!»

Jacob si svegliò nella sua stanza. Era mattina ed alcuni raggi di sole penetravano lievemente le tende alla finestra della sua stanza.

Jacob: «Devo mettermi subito al lavoro!»

In men che non si dica, il racconto era subito pronto. Il suo agente approvò e venne mandato subito in stampa. Anche qui, successo clamoroso. "Un'avventura nello humor e la malizia: il grande scrittore McCansey colpisce ancora!", le recensioni dei giornali erano entusiaste! Jacob era felice, ma non ancora pienamente soddisfatto del risultato. Voleva ancora più fama, ancora più visibilità.

Jacob: «Tutto ciò non mi basta ancora. Voglio di più. VOGLIO ANCORA PIU' FAMA E GLORIA! ANCORA, ANCORA ED ANCORA!»

Jacob ancora non sapeva di aver intrapreso una strada di non ritorno....

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