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martedì 11 settembre 2018

Eroe

"Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta."

Le parole di mio padre rimbombavano nella mia testa in continuazione. Perché proprio in quel momento? Perché proprio mentre affrontavo il temibile Lord Vladkenstein?

«È finita Sir Titan! Getta quello spadone ed arrenditi. Non avrai mai la principessa Luna.»

«MAI! È mio compito che la principessa sia al sicuro da esseri pericolosi come te! Sono il suo personale cavaliere e non lascerò che le tue sporche mani la sfiorino!»

«Allora lascerò che ci pensino i miei tentacoli a sfiorarla, BWAHWAHWAHWAH»

Non stava scherzando. Dalla schiena fuoriuscirono 7 tentacoli viola, in tinta con il suo orrido pelo irto. Alla sommità di ogni tentacolo vi era una specie di corno, come una grossa unghia appuntita. Il viso di Lord Vladkenstein era scoppiato in una smorfia di godimento, con i suoi occhi gialli che quasi fuoriuscivano dalle orbite. I tentacoli cominciarono a battere sull'enorme porta di legno che si trovava alle sue spalle. Era la stanza della principessa, dovevo fare qualcosa! Afferrai il mio spadone e mi gettai in un assalto con tutte le mie forze.

«Scherzi vero? Vuoi davvero affrontarmi? Ti mancano le forze, è solamente un attacco suicida!»

«Pensa agli affaracci tuoi! UUURRRRYYYYAAAAHHHHH»

Diedi il colpo che finì dritto sul collo del mostro, producendo un sonoro fragore metallico. Il mostro rimase tuttavia impassibile.

«Tsk tsk tsk, non lo sapevi? Quasi tutto il mio corpo è di puro acciaio! Non riuscirai di certo a scalfirlo con quell'arma da quattro soldi»

Il mostro mi sferrò un calcio, facendomi volare all'indietro di qualche metro. Caddi di schiena e la mia arma finì a pochi centimetri da me. Dietro di me vi era un fossato con la lava bollente pronta ad inghiottirmi per sempre. Il ponte di legno che segnava l'ingresso a quell'ala del castello era la mia unica salvezza.... anche se voleva dire abbandonare Luna... NO! Non l'abbandonerò mai!


"Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta."


Ancora quelle parole... perché proprio ora?

«Principessa avanti, aprimi. Sono il tuo bel principe azzurro, venuto a salvarti, BWAHWAHWAHWAH»

Quel mostro continuava a battere sulla porta che oramai stava cedendo. La principessa stava urlando dalla paura mentre io a stento riuscivo ancora a tenermi in piedi.

«Oh ma che bravo, riesci ancora a tenerti in piedi! Non dev'essere facile con quell'armatura di ferro, non è vero? Stupido umano, voglio darti un'ultima possibilità. Girati, percorri il ponte e vattene per sempre. Almeno così vivrai.»

Il mostro aveva ragione... non ero abbastanza forte, né abbastanza veloce per poterlo fronteggiare.

Chiusi gli occhi e l'oblio mi avvolse...

Iniziai a ricordare...

Ricordi indelebili di quando eravamo più piccoli...



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«Hey Titan, aspettami, non correre così, non riesco a starti dietro!»

«Sei troppo lenta Luna, così non mi prenderai mai, ahahah!»

Avevamo 7 anni. Lei era l'unica figlia del re e della regina del regno di Roimian. Io l'unico figlio del primo cavaliere al servizio del re. Ricordo i faticosi allenamenti che facevo per poter un giorno diventare come mio padre. Ma ricordo anche i momenti di svago insieme alla principessa Luna. Eravamo adorabili! Giocavamo, ridevamo, chiacchieravamo. Lei mi insegnava le cose sul suo regno mentre io le davo qualche lezione di combattimento. Lei aveva un carattere forte, sicuramente più forte del mio, mentre io ero mite e calmo. Ricordo anche che fu lei a difendermi dall'attacco di un bullo, il figlio del cuoco di corte.

«Ecco dov'eri Titan!»

Mio padre, il primo cavaliere, era il combattente più forte di tutto il regno. Era imbattibile!

«Padre! Stavo vedendo chi tra me e Luna fosse il più veloce. Non c'è storia, la batto su tutti i fronti, ahah»

Ricordo anche il ceffone che ricevetti.

«Non bisogna mai deridere chi si impegna con tutte le proprie forze per raggiungere un traguardo»

Ricordo che piansi tantissimo e che Luna mi consolò. Ma capii la lezione. Mio padre era un uomo estremamente saggio, forse addirittura più saggio del re.



Passarono gli anni, io e Luna eravamo sempre più uniti. D'altronde io ero il suo cavaliere personale. Successe quando avevamo 14 anni...
Eravamo nella sala grande a banchettare per il compleanno di Luna. Era proprio quello il giorno in cui avrebbe compiuto 14 anni. Mentre le ballerine ci deliziavano con un magnifico e pittoresco ballo, ecco che il grande portone della sala si spalancò.... la musica si fermò di colpo, così come tutti gli invitati, volti con lo sguardo verso quella strana creatura che si era presentata.

«Vorrei gentilmente la principessa», disse con tono calmo quella specie di mostro.

Il re ordinò alle sue guardie di attaccare, ma la creatura le sconfisse con estrema facilità.

«Vorrei gentilmente la principessa», disse nuovamente, questa volta con tono più rabbioso.

Il re gli mandò contro altre guardie, ma il risultato non cambiò.

«DATEMI LA PRINCIPESSA!», urlò furibondo.

Mio padre ed io ci precipitammo in mezzo alla sala, mentre tutti gli invitati si rifugiarono ai lati della stessa.

«Perché vuoi la principessa mostro?» disse mio padre senza battere ciglio.

«Non è affar vostro messere. Vogliate gentilmente spostarvi così che possa prendere ciò che è mio di diritto»

Non capimmo cosa volesse dire e mio padre partì all'attacco, ferendo il mostro ad un braccio. Tuttavia quest'ultimo non reagì minimamente, si limitò ad osservare la ferita.

«Perché mi attacchi uomo?» disse il mostro continuando a guardare la ferita ed il sangue viola che sgorgava da essa.

«Perché vuoi fare del male alla principessa e non te lo permetterò!»

«Quando ho detto di volerle fare del male?»

Tutti nella sala rimasero di sasso. Vidi per la prima volta mio padre in difficoltà, non sapendo come rispondere. Il mostro cominciò a muoversi ma mio padre gli puntò la spada alla gola.

«Perché vuoi fermarmi? Quella ragazza mi appartiene di diritto»

«Non ti credo, mostro! Come può una così nobile e pura fanciulla appartenere ad un mostro come te?»

«Perché è per merito mio che è nata. La regina non poteva avere figli ed il re era disperato che non potesse dare un erede al regno. Così venne da me in cerca di aiuto. Gli diedi una pozione da far bere alla regina e così, 9 mesi dopo, nacque una bambina. Ma avevamo un accordo: io gli davo la pozione e lui in cambio mi avrebbe dato la bambina non appena avesse raggiunto 14 anni. Ed ora sono qui, ad onorare quel patto»

Sembrava folle, ma il re stava sudando freddo con un'espressione di terrore e vergogna sulla sua faccia, ben visibile da tutti i presenti. La regina scoppiò a piangere, mentre Luna era ancora incredula. Mio padre allora fece una cosa che mai pensai che avrebbe potuto fare: fece cadere la spada e si inginocchiò davanti al mostro, supplicando: «Ti prego, risparmia la principessa e prendi me al suo posto!»

Il mostro ci pensò per qualche secondo ed infine accettò. Quando stavo per intromettermi, mio padre mi fermò abbracciandomi e mi sussurrò all'orecchio

«Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta.»

Mi disse anche che un giorno avrei capito e se ne andò insieme al mostro. Da allora non rividi più mio padre.




Passarono altri anni, ora sia io che la principessa avevamo 21 anni. E fu allora che fu rapita sempre dallo stesso mostro. Combattei ma venni sconfitto, però il mostro mi risparmiò. Decisi allora di seguirlo fino alla sua 'tana', da solo. Non erano necessari altri sacrifici umani!


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Riaprii gli occhi ed analizzai meglio la situazione. Quello che aveva detto il mostro è vero: con l'armatura sono più lento! Mi tolsi l'armatura e ripresi in mano la mia arma.

«Oh bene, ti sei tolto quella zavorra! Ora sarai più veloce... ma anche più debole ai colpi!»

Uno dei suoi tentacoli cercò di colpirmi, ma lo schivai grazie alla mia nuova agilità. Presi l'arma e con un fendente ben assestato riuscii a tagliare quel tentacolo.

«Quindi non sei imbattibile su tutto il corpo!». Avrei dovuto arrivarci da solo, quei tentacoli devono per forza essere meno resistenti visto quanto sono flessibili e sottili. Con uno scatto, arrivai dietro al mostro e tranciai tutti i rimanenti tentacoli. Il mostro sembrava sorridere...

«Allora non sei proprio da scartare! Hai fegato ragazzo.... Ed ora, che intenzione avresti?»

«Quella di farti fuori per aver rapito la principessa!». Con una forte spallata riuscii a spingere il mostro fino al bordo del precipizio, facendomi un gran male a causa della durezza della sua pelle. Infine, afferrai la mia spada con entrambe le mani e, con tutte le mie forze, diedi un sonoro fendente con il quale riuscii a tagliare il polso del mostro, facendolo sbilanciare.

«Sei diventato molto più forte di quanto mi aspettassi. Ma ricorda... Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta. Sarai all'altezza del compito?» furono le ultime parole del mostro prima di precipitare nel mare di lava. Le stesse parole che mio padre mi ripeteva sempre... cosa significa tutto ciò?
Non ebbi il tempo di fermarmi a pensare. Corsi subito verso la stanza dove era tenuta prigioniera Luna. Entrai e la vidi rannicchiata in un angolo, tremante di paura. Aveva un elegantissimo vestito azzurro, degno di una principessa. Risaltava il colore dei suoi occhi e dei suoi bellissimi capelli biondi. Quando mi vide, corse verso di me e mi abbracciò. Io feci altrettanto, ma mentre l'abbracciavo il mio sguardo cadde su di uno specchio li vicino. Uno specchio a grandezza uomo. Ed è in quello specchio che vidi l'immagine di una principessa... e di un uomo qualunque. Senza la mia armatura, ero un poveraccio. Non ero ancora degno del titolo di primo cavaliere, il re non sa nemmeno che sono venuto qui a recuperare sua figlia e a quest'ora avrà incaricato qualche principe di un regno limitrofo di venirla a salvare, dandola in sposa come ricompensa. Abbracciandola potevo sentire il suo profumo, un buonissimo odore di rose. Niente a che vedere con la mia puzza di zolfo e sangue. Quando ci staccammo dall'abbraccio, notai che le ebbi sporcato il vestito. Me ne vergognai. Lei era tutta carina nei modi, educata, istruita. Io invece ero ignorante e maldestro.

«Sapevo che saresti venuto a salvarmi! Certo mi sarei aspettata un qualche noto e bel principe, ma mi accontento» disse ridendo. Sapevo che scherzasse, ma cominciai a pensare. Cominciai a pensare alle nostre diversità. Al fatto che lei fosse una principessa ed io un uomo qualunque. Che lei avesse avuto un'educazione diversa dalla mia. Che i nostri caratteri siano sempre stati diversi, anche ora che siamo cresciuti.

Lei mi prese la mano e, cominciando ad arrossire, disse: «Penso che quando arriveremo a palazzo dovrò dirti una cosa molto importante». Mentre me lo diceva non riusciva a guardarmi in faccia e teneva lo sguardo fisso sul terreno, arrossendo sempre di più. E lì io capii. Capii cosa stesse succedendo. Uno sbaglio. Un tremendo sbaglio.

Non dissi nulla. Allontanai la sua mano, mi girai e mi avviai verso il ponte di legno. Lei mi seguì senza dire una parola, ma con un'espressione sorpresa e delusa.

Arrivati al ponte di legno, mi fermai prima di attraversarlo. Mi girai e la guardai fissa negli occhi. Lei era bellissima e così diversa da me. Eravamo così diversi...
Cominciò a venire verso di me senza capire cosa stesse succedendo, io però glielo impedii, puntandole la lama della mia spada contro. Ora sul suo sguardo notai paura. Feci un passo all'indietro e mi ritrovai all'inizio del ponte di legno. Con un fendente tagliai una parte delle corde che legava il ponte al pavimento di pietra e cominciò ad oscillare pericolosamente.

«Fermo! Cosa stai facendo, sei forse impazzito?!»

«Non possiamo stare insieme» dissi freddamente.

«Ma che... che stai dicendo? Cosa ti salta in mente?». Ora era rossa in volto, ma dalla rabbia.

«Dovrai rimanere qui finché un principe non verrà a salvarti. Solo così potrai... anzi, potremmo essere entrambi felici»

«Fermati Titan, ti prego! Io ti amo, non puoi dire una cosa simile!»

«Ma io no Luna. Le nostre strade si dividono qui. Ti auguro tanta felicità».

Tagliai le restanti corde e mi aggrappai al ponte che oscillò come un pendolo fino a sbattere al muro opposto. Mentre oscillavo, notai il volto rigato dalle lacrime di Luna. Sentivo le sue parole di odio contro di me. Sentivo il suo odio dentro di me. E faceva male. Faceva malissimo.

"Un vero eroe non è colui che fa del bene o del male. Un vero eroe è colui che fa la cosa giusta."

Sapevo di aver fatto la cosa giusta...


Una volta rientrato a palazzo, presi la mia roba senza essere visto e me ne andai. Cominciai a vagare tra le contee del regno, in cerca di qualche occupazione. Seppi poi che Luna fu salvata da un noto principe di un regno non molto distante dal nostro e che andò a vivere da lui. Fui contento di sapere che stesse bene.

Ma da quel momento, ogni volta che visitavo una città, ricevevo solo una marea di insulti.

«Sei quello che ha lasciato la principessa Luna da sola in quel castello!»
«Sei un vigliacco e traditore!»
«Dov'è finito il tuo orgoglio di cavaliere? La principessa poteva morire!»
«Di la verità, te la sei fatta sotto non è vero?»

E tanti altri insulti e minacce. La gente non voleva nemmeno avvicinarsi a me a meno che non offrissi loro dell'oro. Perché tutto questo? Solo per aver pensato al nostro bene? Solo per aver pensato al meglio per entrambi? Perché devo ricevere tutta questa cattiveria?

Soprattutto: possibile che sia stata proprio lei a mettermi in cattiva luce!? Anche dopo tutto il tempo passato insieme? Anche dopo essere cresciuti insieme, tra gioie e dolori?

Mentre mi scervellavo per venirne a capo, ricordai un'altra tipica frase che era solito dire mio padre

"Sei libero di scegliere, ma non sarai mai libero dalle conseguenze della tua scelta"

Ho fatto una scelta a fin di bene... ed ora devo pagarne le conseguenze.

giovedì 11 luglio 2013

I Tre Demoni Bianchi - capitolo 9

CAPITOLO 9: LA TRAPPOLA

Dopo un'ora abbondante di cavalcata, ecco intravedere lo sconfinato deserto di Bruna.

Leonora: «Dannazione, non siamo ancora arrivate e già sento un caldo infernale»

Kate: «E non ci siamo portate nemmeno molta acqua.... come faremo?»

Titania: «Possibile che il caldo vi abbia già dato alla testa? Leonora, sei una maga....»

Leonora: «Ah già, che sciocca! GELUM REPAGULA!»

Una coltre di aria gelida circondò le ragazze ed i loro cavalli.

Kate: «Aaaahhhh, ora va molto meglio!»

Titania: «Muoviamoci, lo Sfingeleone si trova proprio nel mezzo del deserto. Spero che i cavalli ce la facciano a resistere»

Diablo sbuffò come per dire "ma per chi mi hai preso? Certo che ce la faccio!". Cominciò la lunga cavalcata verso la tana dello Sfingeleone. Il deserto di Bruma era un luogo inospitale: senza acqua, senza vita. Faceva così caldo che non crescevano nemmeno piante grasse. Era solo un saliscendi di dune. Dovettero fare diverse soste perché Luna non ce la faceva a tenere il passo in quel terreno così accidentato, un paio di volte rischiò anche di cadere.

Kate: «Ma non siamo ancora arrivate? La povera Luna non ce la fa più»

Titania: «Sssshhhh.... ho sentito un rumore»

L'unico rumore che si sentiva era il lieve spirare di un vento caldo che smuoveva un po' di sabbia. Diablo cominciò ad essere irrequieto. «Presto, via di qui!» disse Titania, cavalcando verso una duna particolarmente alta. Leonora seguì la sorella, mentre la povera Kate rimase indietro a causa della spossatezza di Luna. In quel preciso momento, la sabbia si aprì sotto le zampe della cavalla e le due vennero inesorabilmente inghiottite. Titania in sella a Diablo si avvicinò a quella voragine e vi saltò dentro, lasciando il cavallo sul bordo. Dopo pochi secondi, un urlo straziante ruppe il silenzio del paesaggio. Luna e Kate vennero sbalzate fuori dalla voragine, mentre una grossa creatura dall'aspetto di uno scarafaggio ma con una coda e delle zampe da leone e dei capelli come quelli di una sfinge, fuoriuscì dimenandosi ed urlando dal dolore. Sulla schiena della creatura vi era Titania, che aveva conficcato il suo spadone nella carne del mostro. «Kate, allontanati e prendi posizione. Leonora, comincia ad usare i tuoi attacchi magici. Io lo colpirò direttamente da qui su. Buttiamo a terra questo bestione! E mi raccomando.... occhi aperti, sapete a cosa mi riferisco»

«RICEVUTO!» dissero all'unisono le altre due.

Lo Sfingeleone uscì completamente dalla sabbia. Non era poi così grosso come si supponeva. Aveva però artigli affilati e delle lunghe zanne che fuoriuscivano dalla bocca.

«Ma che razza di animale sei?» disse Titania mentre per non cadere si reggeva al suo spadone conficcato nella carne del mostro.

Leonora: «GELIDUS INFERI!»

La sabbia sottostante lo Sfingeleone si raffreddò all'istante, congelandosi e congelando anche le zampe del mostro.

Titania: «Finalmente ti sei fermato. Ottimo lavoro Leonora. Ed ora diamogli il colpo di gra...»

La bestia si liberò facilmente dalla morsa di ghiaccio e riprese a dimenarsi, facendo quasi cadere Titania dal suo dorso.

Leonora: «Ma... è impossibile! Come ha fatto a liberarsi così presto?»

Titania: «Temo che sia a causa delle temperature.... se il giorno in questo deserto fa un caldo infernale, di notte la temperatura deve abbassarsi così tanto fino a ghiacciarne la superficie. Ecco perché non ci sono piante né altre forme di vita. Questo Sfingeleone è l'unica creatura che vive in questo territorio, avrà sviluppato delle caratteristiche particolari di resistenza alle basse ed alte temperature»

Leonora: «Quindi se non posso colpirlo con il fuoco o con il ghiaccio... mi rimane il fulmine!»

Titania: «Aspetta prima di colpirlo, non vorrei trovarmi ancora qui sopra e venire folgorata!»

Leonora: «Mi hai preso per una stupida? Intanto carico il colpo, voglio colpirlo con un incantesimo bello potente....»

Titania: «Va bene... ah, quanto si dimena. Devo farlo calmare altrimenti rischi di mancarlo»

Leonora: «Ho un'idea! Lascia la tua spada conficcata nella sua schiena, la userò come conduttore!»

Titania: «Ottima idea! Aaaaahhhh, stavo per cadere. ADESSO MI HAI PROPRIO SCOCCIATO!». La ragazza spiccò un balzo fino ad arrivare alla testa ed assestò un sonoro pugno sulla testa del mostro che, stordito, si calmò. Successivamente Titania saltò via dalla bestia ed urlò: «ORA LEONORA!»

Leonora: «Annienta i miei nemici con la tua furia divina... PUNICEUS FULGUR!»

Il cielo sopra lo Sfingeleone divenne cupo: grosse nuvole apparvero dal nulla e cominciarono ad accatastarsi. Un grosso fulmine scarlatto si materializzò da quelle nuvole e si scagliò inesorabile sullo spadone di Titania, propagandosi per tutto il corpo del mostro.

«È IL TUO TURNO KATE!» urlò Titania.

 Non molto lontano da lì, in una duna solitaria, Kate stava osservando la situazione, guardandosi nel frattempo intorno, in cerca di questo fantomatico nemico. "Come fanno anche solo minimamente a pensare che sia Marcus il colpevole di tutto... mah, forse avranno capito tutto e sono semplicemente gelose.... Ah il segnale di Titania, tocca a me!". La ragazza stava facendo uno dei suoi ragionamenti, portandola a distrarsi. L'amore le aveva proprio dato alla testa. Ma ora toccava a lei finire la bestiaccia: "Una sola freccia alla testa dovrebbe bastare. Devo concentrarmi, non posso sbagliare... il bersaglio è anche immobilizzato grazie alla magia di Leonora. Devo stare calma, non è la prima volta.... perché sono così agitata? Che mi succede?»

«ALLORA KATE, TI VUOI MUOVERE?» incitò Titania.

"Ecco ecco! Odio quando mi mettono fretta! Allora, un bel respiro profondo, contiamo fino a tre..... uno.... due...."

Kate scoccò la freccia che però prese tutt'altra direzione, andando dritta verso Titania.

Leonora: «Titania, attenta!»

Titania afferrò la freccia al volo, bloccandola a pochi centimetri dal suo naso: "MA CHE STA COMBINANDO QUELLA SCEMA? DOPO FACCIAMO I CONTI!" pensò furibonda. Mise due dita in bocca e fischiò per richiamare Diablo che corse subito da lei. La ragazza montò in sella al volo ed insieme cavalcarono verso una zampa della bestia che nel frattempo si era ripresa dal colpo di Leonora. Con la sua coda colpì la maga, che si attaccò ai peli della stessa, urlando: «FATEMI SCENDEREEEEE, MI VIENE DA VOMITAREEEE». Nel frattempo, Diablo con una serie di salti si arrampicò sulla zampa dello Sfingeleone, arrivando sul suo dorso. «Andiamo Diablo, facciamola finita!». Il cavallo corse in direzione della spada che Titania afferrò senza fermarsi e, successivamente, si diresse verso la testa del mostro che provò un sospiro di sollievo non avendo più quello spadone conficcato nel dorso. «Questo è stato il tuo ultimo sospiro!», all'altezza del collo, Titania saltò via da Diablo ed atterrò sulla testa della bestia, conficcandole lo spadone direttamente nel cervello. Lo Sfingeleone si accasciò a terra esanime. Leonora poté scendere a terra, frastornata come non mai. Titania estrasse lo spadone dalla testa del mostro, salì in sella a Diablo e, rivolgendosi a Leonora, disse: «Prendi Fenrir ed andiamo da Kate, IMMEDIATAMENTE!». Leonora non aveva ancora piena padronanza dei suoi arti, ma riuscì comunque a montare in sella a Fenrir ed a seguire Titania.

Arrivate sulla duna dove si era appostata Kate, notarono che Luna era irrequieta. Avvicinandosi ancora di più alla cavalla, videro Kate a terra, immobile.

Titania: «Alzati, non è il momento di riposare! C'è mancato poco che compromettessi l'esito della missione. Mi spieghi cosa ti passa per la testa? EH? ED ALZATI MALEDIZIONE!»

Kate non mosse un muscolo.

Titania: «Non sperare di cavartela in questo modo, non sei più una bambina e...»

Leonora: «ASPETTA TITANIA, GUARDA LI'!». La ragazza indicò la gamba di Kate: c'era un piccolo graffio che però aveva dato origine ad un grosso gonfiore che non accennava a diminuire. A pochi centimetri nelle vicinanze, un rarissimo esemplare di 'scorpione dorato' si aggirava tranquillamente. «Quello è un esemplare di scorpione dorato.... è già raro di suo, non può trovarsi qui, nel modo più assoluto. Poche gocce del suo veleno sono in grado di addormentare un elefante, mentre una dose più massiccia può arrivare ad uccidere una balena adulta! Per fortuna Kate è stata presa solamente di striscio, ma anche a giudicare dal gonfiore sulla gamba, ha assorbito troppo veleno per un essere umano giovane come lei. Rischia di morire se non la curiamo subito!»

«Beh, tutto qui? Doveva essere questa la trappola? O voi siete cadute nella mia? Uhuhuh», una voce proveniente da una duna molto alta e poco distante da loro attirò l'attenzione delle due sorelle. La sagoma di un individuo si ergeva sulla cima della duna. Avendo il sole contro però, le ragazze non erano in grado di vedere la sua identità. Potevano capire solamente dal tono di voce che si trattasse di un individuo maschile.

Titania: «Chi sei tu, maledetto!»

«Sono solo uno che si annoia, tutto qui» rispose il misterioso individuo.

"Allora non mi sbagliavo.... c'è veramente qualcuno che ci vuole morte. Ma perché? Perché questo accanimento?" pensò Titania.

Leonora: «Sei stato tu a portare qui questo esemplare di scorpione dorato?»

«Forse sì, forse no, chi lo sa....» rispose divertito.

«SMETTILA DI FARE L'IDIOTA!» tuonò Titania. La sua voce risuonò per tutto il deserto. «Non capisco come tu abbia fatto a prendere alla sprovvista mia sorella, ma ti assicuro che la pagherai molto cara»

«Beh è stato facile, mi è bastato celare lo scorpione dorato nell'ombra grazie alla mia magia. In questo modo la ragazza non ha potuto avvertirne la presenza ed è stata punta, proprio nel momento di scagliare la freccia! Ironia della sorte la freccia è andata proprio nella tua direzione»

Titania: «Quindi ci hai spiate»

«Ho visto tutto il combattimento contro quel bestione, aspettando il momento adatto per intervenire». il misterioso individuo non sembrava spaventato da Titania che ribolliva di rabbia. «Vi consiglio di portarla subito da qualche medico, prima che sia troppo tardi.... uhuhuh» detto questo, l'individuo schioccò le dita e sparì nel nulla.

Titania: «Giuro che me la pagherà....». La ragazza stringeva i pugni con rabbia.

Leonora: «Non c'è tempo per farsi prendere dalla collera, dobbiamo portare nostra sorella da un medico!». Allungò una mano verso lo scorpione dorato, congelandolo all'istante. Prese successivamente il cubetto di ghiaccio e lo mise in una sacca: «Questo ci sarà utile per creare un antitodo. Ed ora muoviamoci!». Leonora saltò in sella a Fenrir, mentre Titania adagiava il corpo di Kate su Luna, legandola bene facendo in modo che non potesse cadere. «Conto su di te Luna, non mi deludere» disse la ragazza guardando negli occhi la cavalla.

Luna: «HHHHHIIIIII!»

Titania, montando in sella a Diablo, disse: «Dirigiamoci subito verso Cornelia, la città imperiale. Lì troveremo senz'altro un medico in grado di curare Kate. Non abbiamo tempo da perdere.... siate veloci come il vento!». Detto questo, il gruppo partì alla volta della città imperiale Cornelia.

La dura lotta contro il tempo ha avuto inizio.

lunedì 8 luglio 2013

Le avventure del pirata Rick - capitolo 1

CAPITOLO 1: SOGNANDO IL MARE

Il mare. Una distesa d'acqua sconfinata piena di isole, di tesori, di misteri.... Un luogo dove l'avventura ne fa da padrone. Perfino una semplice battuta di pesca può trasformarsi in uno scontro all'ultimo sangue contro un mostro marino. Per questo le sue acque più profonde sono solcate solamente dagli impavidi, i più coraggiosi, quelli che non hanno paura di affondare con la propria nave. Questi soggetti vengono definiti 'pirati'. Un pirata solitamente è un individuo che indossa abiti stravaganti, è rozzo, arrogante ed egoista. Viaggia per il mondo con la sua ciurma in cerca di tesori rari e preziosi, in grado di accrescerne la fama per tutti i sette mari! Un pirata non ha paura di niente anzi, è proprio lui a volersi cacciare nei guai, nella speranza di trovare qualche oggetto prezioso.

La nostra storia comincia nell'isola di Tora, dove un ragazzo di nome Rick si ritrova ad osservare il mare durante il tramonto. Sospirando, disse debolmente: «Chissà cosa c'è oltre l'orizzonte....»

«Beh, perché non salpi e lo scopri?»

Una voce proveniente dalla sua sinistra lo fece girare, ma non vide nessuno. «Forse è la mia immaginazione che mi gioca brutti scherzi»

«SONO QUI SOTTO!»

Rick abbassò la testa e vide un pappagallo che lo stava osservando. «Ma che bel pappagallo che sei! Così rosso e bianco, con delle belle sfumature nere e verdi. Mi dispiace ma non ho un biscotto»

«Non voglio uno dei tuoi sudici biscotti» rispose l'animale.

Rick: «Come hai detto?»

«Ho detto: NON.VOGLIO.UNO.DEI.TUOI.SUDICI.BISCOTTI!» ripeté l'animale, questa volta scandendo bene le parole.

Rick: «Sai parlare?»

«Certo che so parlare, sono un pappagallo!»

Rick: «Non intendevo questo.... sei intelligente, sai fare delle frasi di senso compiuto!»

«Sì, e allora? Perché ti sorprendi tanto?»

Rick: «Credevo che voi pappagalli sapeste solamente ripetere ciò che vi viene detto»

«Beh, credevi male. O almeno io sono in grado di ragionare e rispondere a tono. Certo, normalmente le mie conversazioni sono di un livello più alto e con gente che conta, ma a volte fa bene far riposare la mente abbassando il livello»

Rick: «Hey mi stai forse offendendo?»

«Allora non sei così stupido come sembri! Ok senti, sono qui per un motivo preciso: il mio sogno è quello di poter solcare i mari, ma da solo non posso comandare una nave né posso volare da un'isola all'altra. Ed è qui che entri in scena tu!»

Rick: «Prima mi offendi e poi pretendi che ti faccia dei favori?»

«'Offendere'... che parolone! Prima stavo solamente scherzando, non te la sarai mica presa, suvvia! Ad ogni modo, tu andrai per mare ed io verrò con te! Insieme solcheremo tutti e sette i mari, troveremo rari tesori dal valore inestimabile, diverremo i pirati più famosi di tutti i tempi!»

Rick: «Mi dispiace rovinare i tuoi sogni di gloria caro... ehm come hai detto che ti chiami?»

«Non l'ho detto! Il mio nome è Pagu. Il tuo invece?»

Rick: «Io sono Rick e come ti stavo dicendo prima non ho alcuna intenzione di salpare e navigare per i sette mari»

Pagu: «Ma come!? Prima ti ho sentito benissimo che sei curioso di scoprire cosa si cela dietro l'orizzonte!»

Rick: «È soltanto una curiosità, tutto qui....»

Pagu: «Mmmm stai mentendo, me lo dicono i tuoi occhi. In te c'è tanta passione e voglia di prendere il largo. Vorresti scoprire quante più cose possibili di questo mondo, incontrare tante persone diverse, vedere posti nuovi e...»

Rick: «HO PAURA, VA BENE?»

Pagu: «Paura di cosa?»

Rick: «Non so bene di preciso, forse sarà per via di quella storia...»

Pagu: «Quale storia?»

Rick: «È una faccenda privata, non vado certo a raccontarla al primo pappagallo parlante che incontro!»

Pagu: «Ma oramai noi due siamo due vecchi amici!»

Rick:«Sì, da ben dieci minuti!»

Pagu: «Non importa da quanto tempo si conosce una persona, importa il legame che si viene a creare con essa! Ed io sento che tra noi due c'è un forte, fortissimo legame! Avanti, confidati pure con il vecchio Pagu»

Rick: «Sigh.... va bene, hai vinto. Quando avevo 5 anni, mia madre prese una barca e salpò. Non fece più ritorno, abbandonando me e mio padre. Probabilmente sarà morta, inghiottita dal mare»

Pagu: «Cavolo, mi dispiace ragazzo.... posso domandarti come si chiamava tua madre?»

Rick: «Catherina»

Pagu: «....! Non sarà Catharina occhio del Diavolo per caso?!»

Rick: «Chi???»

Pagu: «Ma dove hai vissuto fin'ora? Catharina occhio del Diavolo è il pirata più famoso di tutti i tempi. Colei che ha sconfitto il Kraken, il leggendario mostro marino. La leggenda narra che perse un occhio combattendo proprio contro il Kraken e che, alla fine dello scontro, prese un occhio della bestia e se lo impiantò lei stessa! Ecco perché il nomignolo 'occhio del Diavolo'. È una figura molto autoritaria: tutti la temono, uomini, donne o mostri che siano»

Rick: «In effetti, da quel che ricordo, la mamma era molto autoritaria. Riprendeva spesso me e papà per gli sbagli che facevamo»

Pagu: «È sicuramente lei allora! Coraggio, salpiamo!»

Rick: «Non lo so....»

Pagu: «Non vuoi incontrarla di nuovo?»

Rick: «Se è così forte e temuta come tu dici, che speranza ho di incontrarla? Non posso mica andare da lei e dirle 'ciao, sono tuo figlio! Ti ricordi di me? Mi hai abbandonato quando avevo 5 anni!'. Come minimo mi taglierà la testa!»

Pagu: «Ed allora non ci resta altro da fare che diventare più forti e temuti di lei!»

Rick: «Non ti sembra di esagerare?»

Pagu: «Per niente! Se si crede veramente a qualcosa, niente è impossibile!»

Rick: «....»

Pagu: «Andiamo! Non so più che altro inventarmi per convincerti! Vai da tuo padre, avvertilo che dovrai andare ad incontrare tua madre e che quindi starai via per un bel po'. Ci ritroviamo qui tra un'ora. Sii puntuale, mi raccomando!»

Il ragazzo si allontanò a passo lento, non ancora del tutto convinto. Pagu rimase lì in attesa. Passò la fatidica ora, ma del ragazzo ancora nulla. "Avrà avuto problemi con il padre... aspetterò ancora un po'". Passò un'altra mezz'ora. "Uff, ma quanto ci mette? Sto cominciando a spazientirmi!". Il ritardo accumulato aveva oramai passato i 60 minuti. "A questo punto non credo che verrà.... sono stato uno stupido a fidarmi. Dovrò cercare qualcun altro che voglia accompagnarmi per i sette mari. Peccato, mi ero affezionato a quel ragazzo...."

«HHHHEEEEEEYYYYYY!». Una voce in lontananza attirò l'attenzione del pappagallo. Era Rick con uno zaino enorme sulle spalle.

"Ma allora è venuto davvero!" pensò Pagu.

Il ragazzo arrivò davanti al pennuto, completamente esausto. Ansimando disse: «Hai visto... sono arrivato alla fine....»

Pagu: «Vedo vedo. Come mai mi hai fatto aspettare tutto questo tempo? Hai avuto problemi con tuo padre?»

Rick: «No no, anzi! È stato lui a convincermi ad andare, ad aiutarmi a preparare questo zaino pesantissimo pieno di provviste, vestiti ed oggetti utili alla navigazione. Mi ha anche detto di dire una cosa alla mamma per quando la rivedrò»

Pagu: «E cosa ti ha detto di dirle?», chiese curiosamente.

Rick sorrise e poi disse: «Lo saprai non appena glielo dirò di persona!»

giovedì 27 giugno 2013

La battaglia dei Guardiani

In origine fu il caos. Nell'universo non vi era nessuna regola, nessuna legge. Tutto era in disordine. L'essere Onnipotente che creò quell'universo decise allora di porvi rimedio: generò i pianeti, le leggi fisiche, le forme di vita... diede finalmente un ordine alle cose. Infine creò quattro guardiani in modo che anche il ciclo vitale avesse un suo ordine: Gaia, lo spirito della madre, aveva il compito di prendersi cura degli esseri viventi e crescerli forti e sani. Thanatos, lo spirito della guerra, aveva il compito di portare morte e distruzione decimando vite qualora fossero in abbondanza. Despiro, lo spirito della disperazione, aveva il compito di far provare forti sensazioni negative in modo da annientare definitivamente un essere vivente. Ed infine Hoop, lo spirito della speranza, aveva il compito di portare a nuova vita coloro che avevano perso la voglia di vivere. E questo è il grande cerchio vitale: Gaia si prende cura degli esseri viventi, Thanatos li danneggia, Despiro li distrugge, Hoop li porta a nuova vita. Questo cerchio continua in un loop infinito. I Guardiani però non erano d'accordo e si lamentarono più volte con l'Onnipotente.

Gaia: «Mio Signore, io sono stufa di crescere ed accudire i miei figli e vederli soffrire a causa di Thanatos e Despiro!»

Thanatos: «Ed io che devo dire che ogni volta che faccio il mio lavoro arriva Hoop ed è stato come se non fosse successo nulla? Diglielo anche tu Despiro»

Despiro: «È vero, mi impegno tanto a far disperare le forme di vita, poi arriva Hoop e quelli tornano più forti di prima»

Hoop era in silenzio, l'unico che non aveva nulla da obiettare.

Onnipotente: «Capisco il vostro punto di vista, ma questo è il ciclo vitale, non si può cambiare. Ho creato appositamente un meccanismo perfetto che non si inceppasse»

Gaia: «Ma se ci lamentiamo, vuol dire che tanto perfetto non è»

Onnipotente: «COME OSI MANCARMI DI RISPETTO?»

Thanatos: «Non è mancanza di rispetto mio Signore, però avremmo anche noi diritto di scegliere, giusto?»

Onnipotente: «E tu cosa avresti in mente, sentiamo?»

Thanatos: «Beh ecco... veramente non saprei... »

Despiro: «Io un'idea ce l'avrei: organizziamo una battaglia. Ognuno dei guardiani potrà incarnarsi in qualcosa e combatterà per avere la supremazia sugli altri, che ne dite?»

Thanatos: «Ma così non c'è storia, io sono il Guardiano della guerra e combattere è il mio pane quotidiano!»

Gaia: «Che c'è Thanatos, hai paura di perdere?»

Thanatos: «Io? Paura? Organizziamo questa battaglia, poi non venite a lamentarvi, ahah!»

Despiro: «Allora è deciso. Ci da il permesso o mio Signore?»

Onnipotente: «Beh, Hoop non ha ancora espresso il suo parere e se non siete tutti d'accordo non posso permettere una simile cosa»

Hoop: «.... per me potete tranquillamente fare ciò che volete»

Thanatos: «Perfetto, anche il piccoletto è d'accordo!», mentre pensava tra se e se: "Poveri stolti, l'unica possibilità che avevate era che Hoop non fosse d'accordo, ed invece quel pazzo si è scavato la fossa con le sue stesse mani. La vittoria è praticamente mia!".

Onnipotente: «Bene, questa sarà la battaglia di Armageddon. Che vinca il migliore!»

Però l'Onnipotente sapeva che chiunque avesse vinto, avrebbe alterato definitivamente l'equilibrio della vita. Ma lui continuava a sperare che le cose potessero sistemarsi.

I quattro guardiani scelsero la Terra come luogo della loro battaglia. Ognuno poi scelse una forma in cui incarnarsi: Thanatos scelse di diventare un essere umano gigante, con la faccia da teschio formata da tantissime altre facce umane. Gaia divenne una lupa, il simbolo della maternità, un animale che dimostra una grande forza nel proteggere i propri piccoli. Despiro si tramutò in una zebra, capace di correre senza mai fermarsi. Infine Hoop scelse di diventare una fenice, l'animale sacro in grado di tornare in vita dalle proprie ceneri. La battaglia era iniziata.

La prima a muoversi fu Gaia che doveva prendersi la rivincita contro Thanatos.

Gaia: «Pagherai per tutto il dolore e la sofferenza che hai portato ai miei figli, Thanatos!»

Thanatos: «Ma non farmi ridere, cosa può fare una piccola lupa in confronto ad un gigante come me». Il colosso sferrò un pugno verso Gaia, ma quest'ultima, con un balzo, lo evitò, finendo sul suo braccio. La lupa percorse tutto il braccio fino ad arrivare al collo di Thanatos e lo addentò. Il gigante gridò dal dolore.

Gaia: «Hai visto? Anche se sono piccola, non vuol dire che sia meno forte!»

Thanatos: «Tu, maledetta!». Il bestione cercò di scrollarsi di dosso Gaia, ma senza successo.

Thanatos: «Despiro aiutami avanti!»

Despiro: «Arrivo!»

Dall'orizzonte arrivò ad elevata velocità una zebra gigante che, con tutta la forza che aveva in corpo, diede un forte calcio a Thanatos, facendolo sbalzare e cadere all'indietro. Gaia riuscì a saltare giù prima, senza riportare troppi danni.

Thanatos: «Ma sei impazzito?! Ti avevo chiesto di aiutarmi, non di danneggiarmi!»

Despiro: «Questa è una battaglia, non ci sono legami»

Intanto Hoop si godeva la scena dall'alto.

Thanatos: «Ora vi faccio vedere io». Estrasse due grosse pistole dal terreno e cominciò a sparare dove gli capitava. Gaia, essendo piccola, riuscì ad evitare i colpi ed a nascondersi. Il povero Despiro invece era troppo grande per poter fuggire e venne colpito ripetutamente. Infine, Thanatos puntò le armi in cielo e disse: «E tu dove credi di andare?», prese la mira e sparò una decina di colpi. Uno solo riuscì a colpire in pieno Hoop che cadde a terra, lontano da loro.

Thanatos: «Fuori uno! Ne restano tr...»

Un forte calcio lo raggiunse in pieno viso, facendolo cadere di nuovo.

Thanatos: «Ancora tu Despiro? Ma ti avevo colpito più volte, come fai ad essere già in piedi?»

Despiro: «Dimentichi che io sono lo spirito della disperazione.... quando qualcuno è disperato, è in grado di fare tutto non curandosi di nulla!»

La disperazione di Despiro però lo portava anche a non ragionare: stava infatti correndo a testa bassa verso una città, intento a distruggerla. Gaia però si era accorta della cosa e si mise tra lui e la città.

Gaia: «Non ti lascerò distruggere i miei figli!». Detto questo, divenne gigante anche lei e si scontrò con Despiro, riuscendo a fermarlo. Thanatos intanto si era ripreso ed aveva puntato la città anch'egli.

Thanatos: «E se distruggessimo questa bella città? D'altronde è compito della guerra portare morte e distruzione nei centri abitati, AHAHAH!». Il colosso puntò le sue pistole verso gli edifici e premette il grilletto.... ma Gaia si interpose tra lui e la città, venendo colpita dalle pallottole. Era a terra sanguinante.

Gaia: «N...non ti permetterò di uccidere i miei figli.... non di nuovo....»

Despiro e Thanatos si accanirono in maniera disumana contro la povera Gaia. Intanto dalla foresta vicino, apparve Hoop.

Hoop: «Facile due contro uno vero?»

Despiro: «E questo che ci fa qui? Thanatos, non l'avevi fatto fuori?»

Thanatos: «L'avevo colpito in pieno sì!»

Despiro: «Bah, le tue armi non valgono nulla.... ci penso io!». La zebra assestò un potentissimo calcio al povero Hoop che precipitò lontano da lì: «Questa volta è sicuramente morto. Torniamo ad occuparci di questa cagna»

Gaia: «S...sono una lupa... e NON MI FARO' BATTERE DA VOI, DIFENDERO' I MIEI FIGLI!»

Con uno scatto, la lupa azzannò al collo Thanatos e lo fece volare lontano. Con un balzo poi, azzannò il fianco di Despiro, facendolo urlare dal dolore. La zebra però non sembrava arrendersi e cominciò ad agitarsi e saltare, arrivando a buttarsi contro le montagne pur di ferire Gaia. Alla fine la lupa, stremata, mollò la presa. Despiro assestò un ulteriore calcio al volto di lei, mandandola definitivamente K.O.

Despiro: «Ora capisci chi è il più forte?»

*click*

«Certo che lo capisco.... SONO IO!»

*BANG*

Thanatos spuntò improvvisamente da dietro Despiro e gli sparò a bruciapelo alla tempia, facendolo crollare.

Thanatos: «HO VINTO IO! SONO IL PIU' FORTE TRA I GUARDIANI E POSSO COMANDARE IO FINALMENTE! AHAHAHAH»

«Non starai cantando vittoria troppo presto?»

Una voce provenire da dietro Thanatos fece sobbalzare il colosso. Era Hoop.

Hoop: «Lo spirito della guerra che si spaventa per così poco... davvero comico»

Thanatos: «Tu... maledetto. Quante volte ancora dobbiamo ucciderti?»

Hoop: «Non lo so... perché non lo scopriamo?»

Thanatos: «NON PRENDERTI GIOCO DI ME, RAGAZZINO!». Il colosso cominciò a crivellarlo di colpi, colpendolo ripetutamente. Si fermò solo dopo averne sparati un centinaio.

Thanatos: «Anf... anf... ce... ce l'ho fatta, ho vinto io!»

Il corpo della fenice prese fuoco e bruciando, tornò a nuova vita.

Hoop: «Stavi dicendo?»

Thanatos: «.... non è possibile! Come diavolo ci riesci?»

Hoop: «Te lo spiego dopo... ora fammi il favore di farti sconfiggere!». Detto ciò, la piccola fenice generò un vortice di fiamme che avvolse il colosso e lo carbonizzò per bene.

«BASTA COSI'!»

L'Onnipresente accorse a mettere fine allo scontro: «Mi sembra chiaro ed evidente che il vincitore sia Hoop. Ora vi riporterò nella nostra casa così potremmo decidere il da farsi». Con un battito di mani fece sparire tutti.

Thanatos: «Aaaahhhh la mia testa... dove siamo?»

Despiro: «A te fa male la testa? Amico, mi hai sparato in faccia!»

Gaia: «E tu che mi hai mollato quel calcio? Ma ti sembra il modo di trattare una signora?»

Onnipresente: «SILENZIO! Hoop è il vincitore della sfida, quindi spetta a lui decidere cosa fare. Prego Hoop, a te la parola»

Hoop: «Grazie mio Signore. Come avete potuto ben vedere ho vinto la sfida. Volete sapere come ho fatto? Perché sono lo spirito della speranza. E come si dice: 'la speranza è l'ultima a morire'. È la speranza che ci permette di andare avanti, sia nei momenti belli che, specialmente, in quelli brutti. Anche se la situazione è tragica, anche se non sembra esserci una soluzione, con la speranza noi riusciamo ad andare avanti. Voi non avreste mai potuto sconfiggermi. Tu Gaia, senza la speranza non puoi sperare in un futuro per i tuoi figli. E voi, Thanatos e Despiro, potete distruggere ed annientare gli esseri viventi quante volte volete, ma loro si alzeranno sempre in piedi grazie alla speranza. Ecco perché non siete stati in gradi di distruggermi»

Thanatos: «Cavolo... ma allora è lui il più forte di tutti.... ora quindi ci toccherà vivere in un mondo fatto solo di speranza? Sai che noia....»

Hoop: «È qui che ti sbagli Thanatos. Provo a spiegarti meglio la situazione: se avesse vinto Gaia, l'universo si sarebbe sovrappopolato sotto la sua guida e presto ci sarebbero stati problemi per sfamare tutte quelle forme di vita»

Gaia: «Non dire sciocchezze, avrei senz'altro trovato il cibo per sfamare tutti i miei figli, qualsiasi numero fossero stati!»

Onnipotente: «Gaia, non mentire a te stessa. E comunque, non interromperlo»

Hoop: «E tu Thanatos, se l'universo fosse stato sempre in guerra, prima o poi sarebbe morto, senza più forme di vita. Un discorso simile si può fare anche per te Despiro, un universo pieno di disperazione non avrebbe portato a nulla di buono»

Despiro: «Beh, sarebbe stato senz'altro interessante, eheh»

Hoop: «Ed infine giungiamo a me.... un universo pieno di speranza, senza difficoltà. La speranza come ho detto prima ci da la forza per andare avanti, specialmente nei momenti brutti.... ma se non ci sono momenti brutti, a cosa serve la speranza? Gli esseri viventi devono continuare a lottare contro le difficoltà, grazie alla speranza. Ecco perché il ciclo vitale creato dall'Onnipotente era perfetto: un equilibrio destinato a durare in eterno, dove bene e male coesistono in maniera alchemica. Quindi io chiedo che tutto torni com'era prima e di non provare mai più a scombinare i piani dell'Onnipotente»

Onnipotente: «Sapevo che saresti stata la mia speranza Hoop, ben fatto! E voi, prendete esempio da lui, più giovane e più saggio di voi tre messi assieme»

Gli altri guardiani non sapevano cosa dire per la vergogna. E fu così che il ciclo vitale venne ripristinato, riportando l'universo alla normalità.