martedì 2 luglio 2013

Il bene prezioso

Anno 4367. Sono passati dieci anni dalla guerra chimica che ha devastato l'umanità ed il pianeta su cui essa vive. Fu una guerra così grande e distruttiva che fu nominata da tutti 'Armageddon'. Da tutti i sopravvissuti si intende. In quella guerra vennero utilizzate molte armi chimiche che intaccarono l'atmosfera ed il terreno della Terra: le piante cominciarono ad essiccarsi o a marcire, i terreni divennero aridi come deserti, l'acqua di mari, fiumi, torrenti, laghi divenne velenosa. Nuove e terribili malattie cominciarono a generarsi, decimando la popolazione umana ed animale. Il "castigo divino" era quella più micidiale: un virus che, partendo dal piede, risale tutto l'organismo fino ad arrivare al cervello. Una volta al cervello, distrugge tutti i collegamenti nervosi, spegnendo definitivamente il corpo. È come staccare l'alimentazione da un computer, solo che qui non basta riattaccare la spina in quanto i collegamenti nervosi non sono semplicemente staccati, ma bensì distrutti. Come se non bastasse, il virus era invisibile perché grazie ad un particolare composto in combinazione col sangue, genera una reazione che lo rende trasparente. È quindi impossibile sapere se si era infetti oppure no. E quindi, accadeva che improvvisamente un uomo o un animale si accasciassero a terra, esanimi. Ecco perché il nome "castigo divino", come se un Dio onnipotente decidesse, senza alcun preavviso, di togliere la vita a qualcuno. In dieci anni non è ancora stata trovata una cura a questa malattia che continua a mietere vittime: non si sa come si trasmetta né come si generi. Ma questo è solo uno dei problemi che affliggono il mondo odierno. I pochi sopravvissuti rimasti sono stati costretti a rifugiarsi in bunker di sicurezza sigillati dall'ambiente esterno in quanto l'atmosfera terrestre non era più adatta per ospitare la vita. In questi bunker il cibo scarseggia ed è sempre più problematico rimediarlo per sfamare i sopravvissuti. L'unica speranza consisteva nelle squadre di recupero: squadre speciali che, grazie a delle particolari tute in grado di resistere all'atmosfera esterna, avevano il compito di setacciare le rovine delle grandi città, con la speranza di trovare qualcosa di utile, possibilmente commestibile. Erano gli unici in grado di lasciare il bunker, a nessun altro era permesso avventurarsi nel mondo esterno.

Diana faceva parte della quattordicesima squadra di ricerca del Bunker 7. Era una ricercatrice con un sogno: far tornare la razza umana agli antichi splendori. Oltre a lei, c'erano anche un biologo di nome Marco ed un ingegnere elettronico di nome Jack. Un giorno, lei e la sua squadra furono mandati in missione nel laboratorio n° 3, un bunker usato dalla Difesa per creare armi ed addestrare soldati da inviare in guerra.

Diana: «Allora, la missione è semplice: entriamo nel laboratorio, lo setacciamo da cima a fondo e poi torniamo qui, nel nostro bunker. È tutto chiaro? Ci sono domande?»

Marco: «Cosa speriamo di trovare esattamente?»

Diana: «Beh, essendo una base militare atta ad addestrare soldati, spero abbiano una cucina con del cibo in scatola a lunga conservazione»

Jack: «Acuta osservazione. Speriamo solo che il metallo delle scatole non si sia arrugginito, intaccando il cibo»

Diana: «Beh, prima cerchiamo di trovarlo questo cibo....»

I tre si incamminarono verso il laboratorio n° 3.

Diana: «Ogni volta che guardo questo paesaggio, mi sale una rabbia e vengo pervasa dalla tristezza.... come siamo arrivati a ridurci così?»

Marco: «La follia umana non ha limiti.....»

Jack: «Gli esseri umani sono sostanzialmente degli egoisti: loro vogliono solo il proprio bene personale, fregandosene degli altri. È per questo che è scoppiata la guerra, è per questo che siamo arrivati a questo punto»

Diana scosse la testa e proseguì, seguita dagli altri due membri della squadra. Il viaggio non durò molto e non ci furono sorprese. Del resto, cosa si sperava di trovare in quella terra morta?
Una volta arrivati nel laboratorio n° 3, la squadra si accorse che la porta era sigillata, ma che era ancora funzionante.

Diana: «Dovrebbe essere come il nostro bunker»

Marco: «No, questo qui è diverso: ha una pulsantiera in cui immettere un codice di accesso. È un sistema vecchio rispetto ai moderni bunker a sensori. Beh, direi che non possiamo entrare senza codice...»

Jack: «Sbagliato. Ho qui il mio fidato decodificatore. Con questo possiamo decodificare il codice ed entrare»

Jack estrasse l'aggeggio dalla tasca e lo collegò al terminale. Dopo qualche segnale acustico, la porta si aprì.

Marco: «Wow, chi l'avrebbe mai detto che un congegno così primitivo ci avrebbe salvato?»

Jack: «Bada a come parli! Io e la vecchia 'Betsy' stiamo insieme da una vita e mi ha tirato fuori da situazioni ben peggiori di questa»

"Ha dato un nome a quell'aggeggio? Allora è vero che prima o poi tutti gli ingegneri danno di matto" pensò Marco.

Diana: «Basta discutere, entriamo»

Dentro l'ambiente era sterile, poterono quindi togliersi le tute. Il luogo era desolato e dava una forte sensazione di inquietudine. Fortunatamente c'era ancora elettricità, quindi non dovettero usare le torce.

Jack: «È strano che in questo luogo ci sia ancora elettricità.... chissà da chi viene generata»

Diana: «Non domandartelo, piuttosto cerca bene in giro. Dobbiamo trovare qualsiasi cosa che possa essere commestibile. Del cibo, un animale o una pianta... qualsiasi cosa»

Marco: «Ricevuto! Direi di dividerci, se qualcuno trova qualcosa, avverta gli altri con i walkie talkie»

I tre si separarono. Diana esplorò prima una camera che sembrava una sala di addestramento e poi un dormitorio. Nemmeno una traccia della cucina. "Spero che gli altri abbiano più fortuna", si disse tra sé e sé. Il walkie talkie stava gracchiando.

*QUI MARCO... LA RICEZIONE È PESSIMA... SONO STATO NELLA FABBRICA DELLE ARMI ED INDOVINATE UN PO'.... HO TROVATO SOLO ARMI! UN TEMPO UNA NAZIONE AVREBBE SPESO UNA FORTUNA PER AVERE TUTTE QUESTE ARMI.... OGGI INVECE SONO ACCATASTATE SENZA NESSUNA UTILITA'. CONTINUO A CERCARE, PASSO E CHIUDO*

Diana scosse la testa, ma non si rassegnò e continuò anche lei a cercare. In un armadietto trovò una lettera ancora in buono stato:

"Jhon, figlio di una buona donna!
Domani andrò in guerra, ti lascio il letto di sopra ed il mio armadietto dove potrai mettere i tuoi giornaletti porno, brutto depravato, ahahah! Ah, ti svelo un segreto.... questo armadietto ha un doppio fondo: ti ho lasciato una bella cosa, son sicuro che gradirai! Beh, ci vediamo, vecchia merda. Vedi di non farti ammazzare prima di me, altrimenti verrò a prenderti a calci nel culo fino all'inferno!
Il tuo 'amico', Philip.

P.S. mi son trombato la tua ragazza prima che lo fosse... perdonala, eheh!"

"Ecco perché siamo arrivati a questo punto, finché abbiamo questi elementi come esponenti della razza umana....", pensò Diana. Intanto il walkie talkie riprese a gracchiare.

*QUI JACK. HO TROVATO LA CUCINA! MA.... NON C'E' NIENTE DI NIENTE. HO CONTROLLATO OVUNQUE MA SONO RIUSCITO SOLO A TROVARE UN SACCHETTO DI DIAMANTI NASCOSTO IN UNA PENTOLA. FORSE È MERCE DI CONTRABBANDO, NON SAPREI. UN TEMPO MI CI SAREI SISTEMATO A VITA, ORA LI SCAMBIEREI VOLENTIERI CON UN BEL PIATTO DI MINESTRA.... CONTINUO LA MIA ISPEZIONE, PASSO E CHIUDO*

"Niente cibo nella cucina... 'solo' dei diamanti. Perché quando cucinavo io non trovavo queste cose?", ironizzò Diana. La donna si fece coraggio e, piena di speranza, guardò nel doppio fondo dell'armadietto. "Fa che sia del cibo.... fa che sia del cibo....". Allungò una mano e sentì una cosa metallica. Con forza tolse definitivamente il coperchio e le vide: ben quattro scatole di carne in scatola, non ancora scadute ed in perfette condizioni. Tremando, Diana prese in mano il walkie talkie: «QUI DIANA! RAGGIUNGETEMI SUBITO AL DORMITORIO! SI TROVA VICINO AL CENTRO DI ADDESTRAMENTO, SUBITO A DESTRA DALL'ENTRATA. FATE PRESTO, PASSO E CHIUDO!». Diana non riusciva ancora a crederci: del cibo, autentico cibo. Non c'era nessuno nella stanza... ne approfittò per infilare una di quelle scatolette dentro al suo zaino. "Nessuno lo verrà mai a sapere" si disse.

Marco: «Eccomi qui! Cosa hai trovato Diana?»

Jack: «Ci sono anche io! Ho fatto più in fretta che ho potuto» disse ansimando.

Diana: «Guardate cos'ho trovato!»

I due uomini rimasero con gli occhi spalancati. Marco si diede un pizzicotto.

Marco: «Aiaiai... allora non è un sogno!»

Diana: «No non lo è! È del cibo, del VERO cibo! Dobbiamo subito portarlo in laboratorio, forse riusciamo a clonarlo!»

Jack: «E se invece... ce lo tenessimo per noi?»

Marco: «Eh? Cosa stai dicendo Jack?»

Jack: «Il processo di clonazione del cibo è ancora in fase sperimentale. Se lasciamo che sperimentino su queste scatolette potremmo perderle definitivamente»

Diana: «Ma se non sperimentiamo con del cibo vero, non arriveremo mai ad un risultato soddisfacente! Dobbiamo fare questi piccoli sacrifici per....»

Jack: «Piccoli? PICCOLI? Mi stai chiedendo di rinunciare ad un pasto, non è un PICCOLO SACRIFICIO! Io prenderò la mia razione, voi fate come vi pare»

Marco: «Hey, aspetta un attimo!» disse afferrando la spalla di Jack. Quest'ultimo lo colpì fortemente alla testa con 'Betsy', facendolo cadere in un lago di sangue.

Jack: «Te l'ho detto che la vecchia 'Betsy' non era inutile. Cosa vuoi fare Diana, vuoi darmi quelle scatolette con le buone o con le cattive?»

Diana: «Non avrai mai queste scatolette, dovrai passare sul mio cad...»

Jack colpì Diana alla testa sempre con 'Betsy': «Detesto picchiare una donna... ma non mi hai lasciato scelta». L'ultima cosa che Diana vide prima di svenire, era Jack che prendeva tutte e tre le scatolette di cibo e se ne andava.

Passarono diverse ore prima che Diana potesse riprendersi. "Aia... la mia testa, che male.... maledetto Jack....". La donna si avvicinò al corpo di Marco e constatò che fosse morto. "Ha perso troppo sangue... poverino, che brutta fine. Jack, dovrai pagare anche per questo. Diana prese il corpo e lo adagiò su di un letto. "Ora potrai riposare in pace". Girandosi, vide che c'era un foro nel punto in cui era caduto Marco. Tirò fuori dallo zaino un piccolo piccone e cominciò a rompere il restante pavimento. Le mattonelle vennero via facilmente essendo vecchie e logorate. Davanti alla donna, c'era un lungo tunnel scavato nel terreno. "Chi diavolo potrà mai averlo scavato...." pensò Diana che ci si infilò subito dentro per vedere dove conducesse. Fece pochi metri quando vide uno strano oggetto a terra. Lo raccolse e vide che era un robot grande quanto un forno a microonde, dotato di mani e piedi. "Che strano, non ne avevo mai visti di così... dev'essere un vecchio robot. Però sembra in perf...", Diana si fermò non appena notò un particolare: all'altezza dello stomaco c'era un vetro che faceva intravedere cosa ci fosse al suo interno. E lì c'era una cosa che mai avrebbe sperato di trovare: un melograno. Integro. Sano. Diana iniziò a tremare. Inavvertitamente premette un pulsante che attivò il robot.

*Programma avviato, preservazione del soggetto M E L O G R A N O in corso...*

Una piccola luce all'interno del robot si accese ed una spia indicava la temperatura: 16°C. "È come un piccolo frigorifero" pensò stupefatta Diana, ancora lievemente sotto shock. "Con questo frutto... potremmo salvare l'umanità!". Uscì fuori dal tunnel e tornò subito nel suo bunker.

Una volta tornata, vide che alcuni degli abitanti del bunker la guardavano con sguardo incredulo.

Diana: «Beh, cosa vi prende? Avete per caso visto un fantasma?»

«È che.... Jack ci aveva detto che tu e Marco eravate morti in seguito ad un brutto incidente!», disse un uomo.

Diana: «Ha già, Jack.... voglio indire una riunione nella sala generale, chiamate tutti e che ci sia anche Jack. Non dite però che sono stata io, inventatevi una scusa. Ah, una volta che tutti saranno entrati nella stanza, assicuratevi di chiudere le porte a chiave in modo che nessuno possa entrare o uscire»

Gli uomini non capirono ma fecero ciò che gli fu chiesto. La stanza era piena, c'erano tutti e venti gli abitanti del Bunker 7. Diana salì su una sedia per farsi vedere bene da tutti. Jack, non appena la vide, provò subito a scappare, ma purtroppo le porte erano tutte chiuse come da richiesta della donna. Gli altri si meravigliarono di vederla ancora in vita.

Diana: «Bene bene, guardate chi sta tentando di scappare. Jack perché te ne vai di già? Non vuoi sentire quello che ho da dire?»

La gente si girò verso l'uomo che chinò la testa e stette zitto.

Diana: «Ah, non gliel'hai detto? Beh, lo farò io»

Jack: «No ti prego, ero disperato!»

Diana: «Non è una scusa per uccidere un tuo compagno e rubare del cibo!»

Un grido di stupore si levò dalla stanza.

«Che diavolo hai fatto Jack?» disse un uomo.
«Avete trovato del cibo e tu l'hai rubato?» domandò una donna.

Jack non rispose, continuando a tenere la testa bassa.

Diana: «È così. Siamo riusciti a trovare ben tre scatolette di cibo in scatola perfettamente conservata. Io e Marco volevamo portarla qui per provare a clonarla, ma lui non ha voluto. Quando io e Marco ci siamo opposti, lui ci ha attaccati. Il povero Marco è deceduto a causa del colpo alla testa ricevuto, io per fortuna sono solamente svenuta. Probabilmente avrà già mangiato tutto il cibo contenut..»

«APRIAMOGLI LA PANCIA! FORSE RIUSCIREMO A TROVARE ANCORA QUALCHE FRAMMENTO DI CIBO!» gridò un uomo mentre afferrava Jack.

Jack: «NO, VI PREGO FERMATEVI!»

La gente si stava accalcando contro di lui ed alcuni avevano già preso dei coltelli.

«Fermi tutti, non ce ne sarà bisogno» disse Diana con estrema calma, «Ho qualcosa di meglio». Estrasse il piccolo robot dal suo zaino e lo poggiò sul tavolo di fronte a lei. Tutti i presenti lo guardarono con stupore. In realtà stavano guardando cosa c'era al suo interno.

«Q...q...quello è q...q...quello che penso che s...s....sia?»
«Non ci credo... un frutto!?»
«Ma.... è impossibile!»
«L'umanità è salva!»

Frasi di stupore si alternavano a frasi di gioia e felicità. Ma non tutti la pensavano allo stesso modo.

«Del cibo... del cibo finalmente....»
«Ho aspettato per troppo tempo di assaggiare un cibo VERO.... ed ora è lì davanti a me...»
«Il mio stomaco sta brontolando.... devo azzannarlo....»

La situazione stava precipitando. La gente del bunker si divise in due gruppi: c'era chi voleva mangiare quel frutto e chi invece voleva darlo ai ricercatori per sperimentare il metodo della clonazione o provare a piantarne i semi nella serra artificiale. Bastarono pochi attimi perché scattasse la rissa.

Diana: «Fermi, cosa state facendo!? Non dobbiamo combattere tra di noi, dobbiamo rimanere uniti!»

Un uomo venne lanciato contro Diana che finì a terra. Un altro finì sul tavolo, facendo volare il robottino proprio in mezzo alla rissa. I troppi colpi ricevuti fecero attivare il sistema di sicurezza:

*L'esoscheletro sta ricevendo troppi urti. Pericolo probabile tentativo di scasso. Programma di autodistruzione attivato. Autodistruzione tra 3..... 2......*

Diana: «NOOOOO STATE FERMI!»

*.....1..... BOOOM*

Il robottino esplose finendo in mille pezzi, ferendo qualche persona. Il melograno era andato distrutto.

Diana era su tutte le furie: «SIETE UN BRANCO DI IDIOTI! MERITERESTE DI MORIRE DI FAME!». La donna se ne andò adirata, mentre scoppiò un'accesa discussione tra i restanti su chi fosse il responsabile. Diana andò da Jack e si fece consegnare 'Betsy', indossò nuovamente la tuta e tornò al laboratorio n° 3. Si intrufolò dentro quel passaggio, intenta ad arrivare fino alla fine. "Se ne ho trovato uno, forse ce ne saranno anche degli altri.... vediamo dove mi porterà questo tunnel". Camminò per svariati metri, fino ad arrivare ad un enorme portone blindato. "E questo? Chi ce l'ha messo? Non credo di poterlo aprire, non ha nemmeno una console dove immettere qualche codice.... niente, devo tornare al bunker ed organizzare una spedizione. Sicuramente dietro questa porta si annida qualcosa di importante..." pensò Diana che tornò subito indietro. Non appena uscì dal tunnel, improvvisamente si accasciò a terra. Non si rialzò più.

«Ho ma guarda, il 'castigo divino' deve averla colpita... povera ragazza. Ma se non fosse stato per il virus, ci avrei pensato io a farla fuori, con questo». Un misterioso uomo era seduto su di una poltrona davanti ad una grossa console e ad un maxi schermo suddiviso in tanti piccoli schermi. Premette un pulsante ed un'esplosione distrusse completamente la stanza dove si trovava Diana, seppellendo sia lei che il cadavere di Marco. «Ho osservato il comportamento degli umani grazie alla telecamera posta su RD5443-F oltre ad aver visto la patetica scena di quell'uomo per del cibo in scatola grazie alle telecamere posizionate in tutto il laboratorio n° 3 e sono giunto alla conclusione che l'umanità non è ancora pronta per risorgere. Finché non imparerete un po' di umiltà, non verrete salvati». L'uomo sorseggiò del succo di arancia e si affacciò ad una grande finestra che dava su uno spazio immenso. Un sole artificiale illuminava l'area ricoperta di vegetazione e di acqua potabile, dove tanti piccoli robot come RD5443-F coltivavano e conservavano ortaggi, frutta e verdura. Un vero e proprio paradiso.

«Se, ora come ora, l'umanità sapesse dell'esistenza di questo posto, saremmo veramente spacciati». L'uomo tornò alla sua postazione, controllando le diverse finestrelle del monitor. In una si poteva notare la scritta "VACCINI" dove venivano inquadrate varie fiale con un nome scritto sopra: 'peste uranica', 'sclerosi complessa', 'febbre del diavolo', 'castigo divino'.....

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